ºÝºÝߣshows by User: maxcorradi / http://www.slideshare.net/images/logo.gif ºÝºÝߣshows by User: maxcorradi / Sun, 12 Mar 2023 11:27:17 GMT ºÝºÝߣShare feed for ºÝºÝߣshows by User: maxcorradi Storia della Nautica /slideshow/storia-della-nautica/256414330 screenshot2023-03-05alle23-230312112717-85ef0d59
Massimo Corradi & Claudia Tacchella. Storia della Nautica. Dalle origini agli inizi del X secolo. In distribuzione su : www.lulu.com In questo saggio si vuole raccontare la storia della nautica, dalle origini agli inizi del XX secolo, con alcuni cenni sulla nascita dello yacht e dei primi yacht club dal XVI al XIX secolo. Una particolare attenzione è stata dedicata allo sviluppo delle imbarcazioni a vela e dei loro progressi nei secoli XVII-XIX, cercando anche di offrire una panoramica delle imbarcazioni mercantili che sono state gli archetipi di quelle da diporto. Al fine di rendere la trattazione meno tecnica e più illustrativa si è fatto uso di un ricco apparato iconografico utile a far meglio comprendere caratteristiche, particolarità e differenze tra i diversi tipi di imbarcazioni utilizzati per li trasporto delle merci, per la pesca e, infine, per il diporto. Inoltre, si è ritenuto utile sviluppare argomenti minori - come le imbarcazioni da pesca e da lavoro soprattutto olandesi, antenate dello yacht moderno, le tipologie di imbarcazioni nella Russia di Pietro I, l'invenzione della deriva, e altro - con l'intento di raccontare microstorie meno note, e che hanno visto un minor interesse da parte degli studiosi, ma che riteniamo possano essere utili per arricchire la conoscenza del mondo della nautica e dell'arte della navigazione.]]>

Massimo Corradi & Claudia Tacchella. Storia della Nautica. Dalle origini agli inizi del X secolo. In distribuzione su : www.lulu.com In questo saggio si vuole raccontare la storia della nautica, dalle origini agli inizi del XX secolo, con alcuni cenni sulla nascita dello yacht e dei primi yacht club dal XVI al XIX secolo. Una particolare attenzione è stata dedicata allo sviluppo delle imbarcazioni a vela e dei loro progressi nei secoli XVII-XIX, cercando anche di offrire una panoramica delle imbarcazioni mercantili che sono state gli archetipi di quelle da diporto. Al fine di rendere la trattazione meno tecnica e più illustrativa si è fatto uso di un ricco apparato iconografico utile a far meglio comprendere caratteristiche, particolarità e differenze tra i diversi tipi di imbarcazioni utilizzati per li trasporto delle merci, per la pesca e, infine, per il diporto. Inoltre, si è ritenuto utile sviluppare argomenti minori - come le imbarcazioni da pesca e da lavoro soprattutto olandesi, antenate dello yacht moderno, le tipologie di imbarcazioni nella Russia di Pietro I, l'invenzione della deriva, e altro - con l'intento di raccontare microstorie meno note, e che hanno visto un minor interesse da parte degli studiosi, ma che riteniamo possano essere utili per arricchire la conoscenza del mondo della nautica e dell'arte della navigazione.]]>
Sun, 12 Mar 2023 11:27:17 GMT /slideshow/storia-della-nautica/256414330 maxcorradi@slideshare.net(maxcorradi) Storia della Nautica maxcorradi Massimo Corradi & Claudia Tacchella. Storia della Nautica. Dalle origini agli inizi del X secolo. In distribuzione su : www.lulu.com In questo saggio si vuole raccontare la storia della nautica, dalle origini agli inizi del XX secolo, con alcuni cenni sulla nascita dello yacht e dei primi yacht club dal XVI al XIX secolo. Una particolare attenzione è stata dedicata allo sviluppo delle imbarcazioni a vela e dei loro progressi nei secoli XVII-XIX, cercando anche di offrire una panoramica delle imbarcazioni mercantili che sono state gli archetipi di quelle da diporto. Al fine di rendere la trattazione meno tecnica e più illustrativa si è fatto uso di un ricco apparato iconografico utile a far meglio comprendere caratteristiche, particolarità e differenze tra i diversi tipi di imbarcazioni utilizzati per li trasporto delle merci, per la pesca e, infine, per il diporto. Inoltre, si è ritenuto utile sviluppare argomenti minori - come le imbarcazioni da pesca e da lavoro soprattutto olandesi, antenate dello yacht moderno, le tipologie di imbarcazioni nella Russia di Pietro I, l'invenzione della deriva, e altro - con l'intento di raccontare microstorie meno note, e che hanno visto un minor interesse da parte degli studiosi, ma che riteniamo possano essere utili per arricchire la conoscenza del mondo della nautica e dell'arte della navigazione. <img style="border:1px solid #C3E6D8;float:right;" alt="" src="https://cdn.slidesharecdn.com/ss_thumbnails/screenshot2023-03-05alle23-230312112717-85ef0d59-thumbnail.jpg?width=120&amp;height=120&amp;fit=bounds" /><br> Massimo Corradi &amp; Claudia Tacchella. Storia della Nautica. Dalle origini agli inizi del X secolo. In distribuzione su : www.lulu.com In questo saggio si vuole raccontare la storia della nautica, dalle origini agli inizi del XX secolo, con alcuni cenni sulla nascita dello yacht e dei primi yacht club dal XVI al XIX secolo. Una particolare attenzione è stata dedicata allo sviluppo delle imbarcazioni a vela e dei loro progressi nei secoli XVII-XIX, cercando anche di offrire una panoramica delle imbarcazioni mercantili che sono state gli archetipi di quelle da diporto. Al fine di rendere la trattazione meno tecnica e più illustrativa si è fatto uso di un ricco apparato iconografico utile a far meglio comprendere caratteristiche, particolarità e differenze tra i diversi tipi di imbarcazioni utilizzati per li trasporto delle merci, per la pesca e, infine, per il diporto. Inoltre, si è ritenuto utile sviluppare argomenti minori - come le imbarcazioni da pesca e da lavoro soprattutto olandesi, antenate dello yacht moderno, le tipologie di imbarcazioni nella Russia di Pietro I, l&#39;invenzione della deriva, e altro - con l&#39;intento di raccontare microstorie meno note, e che hanno visto un minor interesse da parte degli studiosi, ma che riteniamo possano essere utili per arricchire la conoscenza del mondo della nautica e dell&#39;arte della navigazione.
Storia della Nautica from Università degli Studi di Genova
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AT THE ORIGINS OF SHIPBUILDING TREATISES: JOSEPH FURTTENBACH AND THE ARCHITECTURA NAVALIS /slideshow/at-the-origins-of-shipbuilding-treatises-joseph-furttenbach-and-the-architectura-navalis-126866970/126866970 corradi-tacchellarina-181227233133
SUMMARY In the XVII century, when one of the naval culture development center was focused mainly in the Mediterranean area, disciplines such as geometry, mathematics, static and hydrodynamics had not yet been studied and early naval architecture treatises were still influenced by empirical and descriptive knowledge typical of an oral rather than a scientific tradition. Precisely is in this context that, in 1626, that Joseph Furttenbach (1591 - 1667) published Architectura Navalis in Ulm. In his treatise he provides a summary of technical descriptions and a detailed account of the construction of sailing boats, according to the Italian way of building, based on direct observation of shipyards. Furttenbach relies on geometric drawings and a metric system of proportions to describe these techniques. Exactly for this reason, the Architectura Navalis is considered one of the first shipbuilding treaties, and it has been used as a model for many authors of the seventeenth and early eighteenth century.]]>

SUMMARY In the XVII century, when one of the naval culture development center was focused mainly in the Mediterranean area, disciplines such as geometry, mathematics, static and hydrodynamics had not yet been studied and early naval architecture treatises were still influenced by empirical and descriptive knowledge typical of an oral rather than a scientific tradition. Precisely is in this context that, in 1626, that Joseph Furttenbach (1591 - 1667) published Architectura Navalis in Ulm. In his treatise he provides a summary of technical descriptions and a detailed account of the construction of sailing boats, according to the Italian way of building, based on direct observation of shipyards. Furttenbach relies on geometric drawings and a metric system of proportions to describe these techniques. Exactly for this reason, the Architectura Navalis is considered one of the first shipbuilding treaties, and it has been used as a model for many authors of the seventeenth and early eighteenth century.]]>
Thu, 27 Dec 2018 23:31:33 GMT /slideshow/at-the-origins-of-shipbuilding-treatises-joseph-furttenbach-and-the-architectura-navalis-126866970/126866970 maxcorradi@slideshare.net(maxcorradi) AT THE ORIGINS OF SHIPBUILDING TREATISES: JOSEPH FURTTENBACH AND THE ARCHITECTURA NAVALIS maxcorradi SUMMARY In the XVII century, when one of the naval culture development center was focused mainly in the Mediterranean area, disciplines such as geometry, mathematics, static and hydrodynamics had not yet been studied and early naval architecture treatises were still influenced by empirical and descriptive knowledge typical of an oral rather than a scientific tradition. Precisely is in this context that, in 1626, that Joseph Furttenbach (1591 - 1667) published Architectura Navalis in Ulm. In his treatise he provides a summary of technical descriptions and a detailed account of the construction of sailing boats, according to the Italian way of building, based on direct observation of shipyards. Furttenbach relies on geometric drawings and a metric system of proportions to describe these techniques. Exactly for this reason, the Architectura Navalis is considered one of the first shipbuilding treaties, and it has been used as a model for many authors of the seventeenth and early eighteenth century. <img style="border:1px solid #C3E6D8;float:right;" alt="" src="https://cdn.slidesharecdn.com/ss_thumbnails/corradi-tacchellarina-181227233133-thumbnail.jpg?width=120&amp;height=120&amp;fit=bounds" /><br> SUMMARY In the XVII century, when one of the naval culture development center was focused mainly in the Mediterranean area, disciplines such as geometry, mathematics, static and hydrodynamics had not yet been studied and early naval architecture treatises were still influenced by empirical and descriptive knowledge typical of an oral rather than a scientific tradition. Precisely is in this context that, in 1626, that Joseph Furttenbach (1591 - 1667) published Architectura Navalis in Ulm. In his treatise he provides a summary of technical descriptions and a detailed account of the construction of sailing boats, according to the Italian way of building, based on direct observation of shipyards. Furttenbach relies on geometric drawings and a metric system of proportions to describe these techniques. Exactly for this reason, the Architectura Navalis is considered one of the first shipbuilding treaties, and it has been used as a model for many authors of the seventeenth and early eighteenth century.
AT THE ORIGINS OF SHIPBUILDING TREATISES: JOSEPH FURTTENBACH AND THE ARCHITECTURA NAVALIS from Università degli Studi di Genova
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AT THE ORIGINS OF SHIPBUILDING TREATISES: JOSEPH FURTTENBACH AND THE ARCHITECTURA NAVALIS /slideshow/at-the-origins-of-shipbuilding-treatises-joseph-furttenbach-and-the-architectura-navalis/126866658 2018rinalondon-181227232110
SUMMARY In the XVII century, when one of the naval culture development center was focused mainly in the Mediterranean area, disciplines such as geometry, mathematics, static and hydrodynamics had not yet been studied and early naval architecture treatises were still influenced by empirical and descriptive knowledge typical of an oral rather than a scientific tradition. Precisely is in this context that, in 1626, that Joseph Furttenbach (1591 - 1667) published Architectura Navalis in Ulm. In his treatise he provides a summary of technical descriptions and a detailed account of the construction of sailing boats, according to the Italian way of building, based on direct observation of shipyards. Furttenbach relies on geometric drawings and a metric system of proportions to describe these techniques. Exactly for this reason, the Architectura Navalis is considered one of the first shipbuilding treaties, and it has been used as a model for many authors of the seventeenth and early eighteenth century.]]>

SUMMARY In the XVII century, when one of the naval culture development center was focused mainly in the Mediterranean area, disciplines such as geometry, mathematics, static and hydrodynamics had not yet been studied and early naval architecture treatises were still influenced by empirical and descriptive knowledge typical of an oral rather than a scientific tradition. Precisely is in this context that, in 1626, that Joseph Furttenbach (1591 - 1667) published Architectura Navalis in Ulm. In his treatise he provides a summary of technical descriptions and a detailed account of the construction of sailing boats, according to the Italian way of building, based on direct observation of shipyards. Furttenbach relies on geometric drawings and a metric system of proportions to describe these techniques. Exactly for this reason, the Architectura Navalis is considered one of the first shipbuilding treaties, and it has been used as a model for many authors of the seventeenth and early eighteenth century.]]>
Thu, 27 Dec 2018 23:21:10 GMT /slideshow/at-the-origins-of-shipbuilding-treatises-joseph-furttenbach-and-the-architectura-navalis/126866658 maxcorradi@slideshare.net(maxcorradi) AT THE ORIGINS OF SHIPBUILDING TREATISES: JOSEPH FURTTENBACH AND THE ARCHITECTURA NAVALIS maxcorradi SUMMARY In the XVII century, when one of the naval culture development center was focused mainly in the Mediterranean area, disciplines such as geometry, mathematics, static and hydrodynamics had not yet been studied and early naval architecture treatises were still influenced by empirical and descriptive knowledge typical of an oral rather than a scientific tradition. Precisely is in this context that, in 1626, that Joseph Furttenbach (1591 - 1667) published Architectura Navalis in Ulm. In his treatise he provides a summary of technical descriptions and a detailed account of the construction of sailing boats, according to the Italian way of building, based on direct observation of shipyards. Furttenbach relies on geometric drawings and a metric system of proportions to describe these techniques. Exactly for this reason, the Architectura Navalis is considered one of the first shipbuilding treaties, and it has been used as a model for many authors of the seventeenth and early eighteenth century. <img style="border:1px solid #C3E6D8;float:right;" alt="" src="https://cdn.slidesharecdn.com/ss_thumbnails/2018rinalondon-181227232110-thumbnail.jpg?width=120&amp;height=120&amp;fit=bounds" /><br> SUMMARY In the XVII century, when one of the naval culture development center was focused mainly in the Mediterranean area, disciplines such as geometry, mathematics, static and hydrodynamics had not yet been studied and early naval architecture treatises were still influenced by empirical and descriptive knowledge typical of an oral rather than a scientific tradition. Precisely is in this context that, in 1626, that Joseph Furttenbach (1591 - 1667) published Architectura Navalis in Ulm. In his treatise he provides a summary of technical descriptions and a detailed account of the construction of sailing boats, according to the Italian way of building, based on direct observation of shipyards. Furttenbach relies on geometric drawings and a metric system of proportions to describe these techniques. Exactly for this reason, the Architectura Navalis is considered one of the first shipbuilding treaties, and it has been used as a model for many authors of the seventeenth and early eighteenth century.
AT THE ORIGINS OF SHIPBUILDING TREATISES: JOSEPH FURTTENBACH AND THE ARCHITECTURA NAVALIS from Università degli Studi di Genova
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2017 October, 07-14_Shiraz-Isfahan-Tehran /slideshow/2017-october-0414shirazisfahantehran/80451486 2017shiraz-isfahan-tehransmallfile-171004120306
Architecture: from Engineering to Nature Build with natural materials, from experimentation to construction.]]>

Architecture: from Engineering to Nature Build with natural materials, from experimentation to construction.]]>
Wed, 04 Oct 2017 12:03:06 GMT /slideshow/2017-october-0414shirazisfahantehran/80451486 maxcorradi@slideshare.net(maxcorradi) 2017 October, 07-14_Shiraz-Isfahan-Tehran maxcorradi Architecture: from Engineering to Nature Build with natural materials, from experimentation to construction. <img style="border:1px solid #C3E6D8;float:right;" alt="" src="https://cdn.slidesharecdn.com/ss_thumbnails/2017shiraz-isfahan-tehransmallfile-171004120306-thumbnail.jpg?width=120&amp;height=120&amp;fit=bounds" /><br> Architecture: from Engineering to Nature Build with natural materials, from experimentation to construction.
2017 October, 07-14_Shiraz-Isfahan-Tehran from Università degli Studi di Genova
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2017 Tehran (12 October 2017) /slideshow/2017-tehran-12-october-2017/80427232 2017tehran-171003211602
Relations between Materials and Structures in the Architecture of the 19th and 20th Centuries.]]>

Relations between Materials and Structures in the Architecture of the 19th and 20th Centuries.]]>
Tue, 03 Oct 2017 21:16:02 GMT /slideshow/2017-tehran-12-october-2017/80427232 maxcorradi@slideshare.net(maxcorradi) 2017 Tehran (12 October 2017) maxcorradi Relations between Materials and Structures in the Architecture of the 19th and 20th Centuries. <img style="border:1px solid #C3E6D8;float:right;" alt="" src="https://cdn.slidesharecdn.com/ss_thumbnails/2017tehran-171003211602-thumbnail.jpg?width=120&amp;height=120&amp;fit=bounds" /><br> Relations between Materials and Structures in the Architecture of the 19th and 20th Centuries.
2017 Tehran (12 October 2017) from Università degli Studi di Genova
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Between utopia and reality: visions and pre-visions in Machinae Novae by Fausto Veranzio. /slideshow/between-utopia-and-reality-visions-and-previsions-in-machinae-novae-by-fausto-veranzio/75890507 betweenutopiaandreality-170511145229
Fausto Veranzio (Faust VranÄić, 1551 - 1617) humanist, philosopher and Dalmatian historian, known for its Dictionarium Quinque Nobilissimarum Europae linguarum, Latinae, Italicae, Germanicae, Dalmaticae et Ungaricae (Venetiis, 1595) and Logica Nova (Venetiis, 1616) was, curiously, a forerunner of the Machine revolution, that will own the revolution of science and technical progress during the Industrial Revolution. Trained at the University of Padua also in mathematics, lover of science and the progress of mechanics and engineering, he publishes at the end of the sixteenth century a “visionary†treaty, where instead his visions will translate in actually built. His treatise on Machinae Novae (Venetiis, c. 1595 or 1616) is anticipating scientific and technological advances that will find fertile ground in the eighteenth and nineteenth centuries. The Veranzio design is not only imaginative illustration of a machine or a work of engineering, is rather precursor sign of a refined technology that will be developed in the following centuries. The suspension bridges imagined and designed by Veranzio are, for example, precognitions of an engineering that will be declined, with infinite facets of sign and design, with the introduction of cast iron, iron and steel in Architecture, almost two centuries after publication of his treatise. In this short note we will tell the traces, the visions and pre-visions of a Renaissance man who anticipates, with his ideas and his projects, the Iron architecture design and especially the suspension bridges.]]>

Fausto Veranzio (Faust VranÄić, 1551 - 1617) humanist, philosopher and Dalmatian historian, known for its Dictionarium Quinque Nobilissimarum Europae linguarum, Latinae, Italicae, Germanicae, Dalmaticae et Ungaricae (Venetiis, 1595) and Logica Nova (Venetiis, 1616) was, curiously, a forerunner of the Machine revolution, that will own the revolution of science and technical progress during the Industrial Revolution. Trained at the University of Padua also in mathematics, lover of science and the progress of mechanics and engineering, he publishes at the end of the sixteenth century a “visionary†treaty, where instead his visions will translate in actually built. His treatise on Machinae Novae (Venetiis, c. 1595 or 1616) is anticipating scientific and technological advances that will find fertile ground in the eighteenth and nineteenth centuries. The Veranzio design is not only imaginative illustration of a machine or a work of engineering, is rather precursor sign of a refined technology that will be developed in the following centuries. The suspension bridges imagined and designed by Veranzio are, for example, precognitions of an engineering that will be declined, with infinite facets of sign and design, with the introduction of cast iron, iron and steel in Architecture, almost two centuries after publication of his treatise. In this short note we will tell the traces, the visions and pre-visions of a Renaissance man who anticipates, with his ideas and his projects, the Iron architecture design and especially the suspension bridges.]]>
Thu, 11 May 2017 14:52:29 GMT /slideshow/between-utopia-and-reality-visions-and-previsions-in-machinae-novae-by-fausto-veranzio/75890507 maxcorradi@slideshare.net(maxcorradi) Between utopia and reality: visions and pre-visions in Machinae Novae by Fausto Veranzio. maxcorradi Fausto Veranzio (Faust VranÄić, 1551 - 1617) humanist, philosopher and Dalmatian historian, known for its Dictionarium Quinque Nobilissimarum Europae linguarum, Latinae, Italicae, Germanicae, Dalmaticae et Ungaricae (Venetiis, 1595) and Logica Nova (Venetiis, 1616) was, curiously, a forerunner of the Machine revolution, that will own the revolution of science and technical progress during the Industrial Revolution. Trained at the University of Padua also in mathematics, lover of science and the progress of mechanics and engineering, he publishes at the end of the sixteenth century a “visionary†treaty, where instead his visions will translate in actually built. His treatise on Machinae Novae (Venetiis, c. 1595 or 1616) is anticipating scientific and technological advances that will find fertile ground in the eighteenth and nineteenth centuries. The Veranzio design is not only imaginative illustration of a machine or a work of engineering, is rather precursor sign of a refined technology that will be developed in the following centuries. The suspension bridges imagined and designed by Veranzio are, for example, precognitions of an engineering that will be declined, with infinite facets of sign and design, with the introduction of cast iron, iron and steel in Architecture, almost two centuries after publication of his treatise. In this short note we will tell the traces, the visions and pre-visions of a Renaissance man who anticipates, with his ideas and his projects, the Iron architecture design and especially the suspension bridges. <img style="border:1px solid #C3E6D8;float:right;" alt="" src="https://cdn.slidesharecdn.com/ss_thumbnails/betweenutopiaandreality-170511145229-thumbnail.jpg?width=120&amp;height=120&amp;fit=bounds" /><br> Fausto Veranzio (Faust VranÄić, 1551 - 1617) humanist, philosopher and Dalmatian historian, known for its Dictionarium Quinque Nobilissimarum Europae linguarum, Latinae, Italicae, Germanicae, Dalmaticae et Ungaricae (Venetiis, 1595) and Logica Nova (Venetiis, 1616) was, curiously, a forerunner of the Machine revolution, that will own the revolution of science and technical progress during the Industrial Revolution. Trained at the University of Padua also in mathematics, lover of science and the progress of mechanics and engineering, he publishes at the end of the sixteenth century a “visionary†treaty, where instead his visions will translate in actually built. His treatise on Machinae Novae (Venetiis, c. 1595 or 1616) is anticipating scientific and technological advances that will find fertile ground in the eighteenth and nineteenth centuries. The Veranzio design is not only imaginative illustration of a machine or a work of engineering, is rather precursor sign of a refined technology that will be developed in the following centuries. The suspension bridges imagined and designed by Veranzio are, for example, precognitions of an engineering that will be declined, with infinite facets of sign and design, with the introduction of cast iron, iron and steel in Architecture, almost two centuries after publication of his treatise. In this short note we will tell the traces, the visions and pre-visions of a Renaissance man who anticipates, with his ideas and his projects, the Iron architecture design and especially the suspension bridges.
Between utopia and reality: visions and pre-visions in Machinae Novae by Fausto Veranzio. from Università degli Studi di Genova
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A short history of the rainbow /maxcorradi/a-short-history-of-the-rainbow 10-160530212710
The history of the rainbow is as old as that of science. The ancient Greek philosophers tried to describe the rainbow, and Aristotle was the first to fully include it among the phenomena studied by physicists. Sunlight reflected in the clouds, the incidence of light rays, the reason for the rainbow’s circular shape, the optical effect of an infinite depth are aspects that have for centuries intrigued scholars, who studied the rainbow with a mixture science and alchemy, sense and sensibility. In the 17th century the rainbow became a strictly physical phenomenon, the object of rigorous investigations according to the law of reflection and refraction. Here we survey this often forgotten history, from ancient Greeks to modern scientists, the rainbow’s colours belonging to the world of physics but also—as Thomas Young wrote in 1803—to the world of speculation and imagination.]]>

The history of the rainbow is as old as that of science. The ancient Greek philosophers tried to describe the rainbow, and Aristotle was the first to fully include it among the phenomena studied by physicists. Sunlight reflected in the clouds, the incidence of light rays, the reason for the rainbow’s circular shape, the optical effect of an infinite depth are aspects that have for centuries intrigued scholars, who studied the rainbow with a mixture science and alchemy, sense and sensibility. In the 17th century the rainbow became a strictly physical phenomenon, the object of rigorous investigations according to the law of reflection and refraction. Here we survey this often forgotten history, from ancient Greeks to modern scientists, the rainbow’s colours belonging to the world of physics but also—as Thomas Young wrote in 1803—to the world of speculation and imagination.]]>
Mon, 30 May 2016 21:27:10 GMT /maxcorradi/a-short-history-of-the-rainbow maxcorradi@slideshare.net(maxcorradi) A short history of the rainbow maxcorradi The history of the rainbow is as old as that of science. The ancient Greek philosophers tried to describe the rainbow, and Aristotle was the first to fully include it among the phenomena studied by physicists. Sunlight reflected in the clouds, the incidence of light rays, the reason for the rainbow’s circular shape, the optical effect of an infinite depth are aspects that have for centuries intrigued scholars, who studied the rainbow with a mixture science and alchemy, sense and sensibility. In the 17th century the rainbow became a strictly physical phenomenon, the object of rigorous investigations according to the law of reflection and refraction. Here we survey this often forgotten history, from ancient Greeks to modern scientists, the rainbow’s colours belonging to the world of physics but also—as Thomas Young wrote in 1803—to the world of speculation and imagination. <img style="border:1px solid #C3E6D8;float:right;" alt="" src="https://cdn.slidesharecdn.com/ss_thumbnails/10-160530212710-thumbnail.jpg?width=120&amp;height=120&amp;fit=bounds" /><br> The history of the rainbow is as old as that of science. The ancient Greek philosophers tried to describe the rainbow, and Aristotle was the first to fully include it among the phenomena studied by physicists. Sunlight reflected in the clouds, the incidence of light rays, the reason for the rainbow’s circular shape, the optical effect of an infinite depth are aspects that have for centuries intrigued scholars, who studied the rainbow with a mixture science and alchemy, sense and sensibility. In the 17th century the rainbow became a strictly physical phenomenon, the object of rigorous investigations according to the law of reflection and refraction. Here we survey this often forgotten history, from ancient Greeks to modern scientists, the rainbow’s colours belonging to the world of physics but also—as Thomas Young wrote in 1803—to the world of speculation and imagination.
A short history of the rainbow from Università degli Studi di Genova
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La balistica di-segna la città:� l’arte delle fortificazioni nell’età moderna /slideshow/la-balistica-disegna-la-citt-larte-delle-fortificazioni-nellet-moderna/62066911 2016di-segnare-160516173237
The Art of War is a subject that has enthusiast for centuries not only the military but also historians, architects, engineers, mathematicians and scholars of other disciplines that have produced a large number of articles, essays and books. Nevertheless, the Art of War has gone through all periods of history, from antiquity to the present day, gradually adapting to the evolution of techniques and weapons technologies, tactics and military strategy, thanks to what we call a particular “passion†of man to prevaricate his fellows. Simultaneously, in Architecture and Urban Planning, the will to fortify cities and towns, castles and fortresses, create defensive and offensive works, stimulated the intelligence of leaders and military men, architects, engineers and mathematicians who have offered their speculative abilities to compose treaties of fortification and military architecture, introducing what will be the “Star Fort†or “tracé à l'italienne†in the Renaissance. The purpose of this note is retraces, in that span of time ranging from the sixteenth century to the eighteenth century and face even briefly the developments, the steps and the interferences between art and architecture, empirical science and applied sciences, in a big tourbillon studies and research which, although carried out in the fields and distant disciplines together, they have a common denominator in the more general science applied to the architecture of the fortifications and defensive systems.]]>

The Art of War is a subject that has enthusiast for centuries not only the military but also historians, architects, engineers, mathematicians and scholars of other disciplines that have produced a large number of articles, essays and books. Nevertheless, the Art of War has gone through all periods of history, from antiquity to the present day, gradually adapting to the evolution of techniques and weapons technologies, tactics and military strategy, thanks to what we call a particular “passion†of man to prevaricate his fellows. Simultaneously, in Architecture and Urban Planning, the will to fortify cities and towns, castles and fortresses, create defensive and offensive works, stimulated the intelligence of leaders and military men, architects, engineers and mathematicians who have offered their speculative abilities to compose treaties of fortification and military architecture, introducing what will be the “Star Fort†or “tracé à l'italienne†in the Renaissance. The purpose of this note is retraces, in that span of time ranging from the sixteenth century to the eighteenth century and face even briefly the developments, the steps and the interferences between art and architecture, empirical science and applied sciences, in a big tourbillon studies and research which, although carried out in the fields and distant disciplines together, they have a common denominator in the more general science applied to the architecture of the fortifications and defensive systems.]]>
Mon, 16 May 2016 17:32:37 GMT /slideshow/la-balistica-disegna-la-citt-larte-delle-fortificazioni-nellet-moderna/62066911 maxcorradi@slideshare.net(maxcorradi) La balistica di-segna la città:� l’arte delle fortificazioni nell’età moderna maxcorradi The Art of War is a subject that has enthusiast for centuries not only the military but also historians, architects, engineers, mathematicians and scholars of other disciplines that have produced a large number of articles, essays and books. Nevertheless, the Art of War has gone through all periods of history, from antiquity to the present day, gradually adapting to the evolution of techniques and weapons technologies, tactics and military strategy, thanks to what we call a particular “passion†of man to prevaricate his fellows. Simultaneously, in Architecture and Urban Planning, the will to fortify cities and towns, castles and fortresses, create defensive and offensive works, stimulated the intelligence of leaders and military men, architects, engineers and mathematicians who have offered their speculative abilities to compose treaties of fortification and military architecture, introducing what will be the “Star Fort†or “tracé à l'italienne†in the Renaissance. The purpose of this note is retraces, in that span of time ranging from the sixteenth century to the eighteenth century and face even briefly the developments, the steps and the interferences between art and architecture, empirical science and applied sciences, in a big tourbillon studies and research which, although carried out in the fields and distant disciplines together, they have a common denominator in the more general science applied to the architecture of the fortifications and defensive systems. <img style="border:1px solid #C3E6D8;float:right;" alt="" src="https://cdn.slidesharecdn.com/ss_thumbnails/2016di-segnare-160516173237-thumbnail.jpg?width=120&amp;height=120&amp;fit=bounds" /><br> The Art of War is a subject that has enthusiast for centuries not only the military but also historians, architects, engineers, mathematicians and scholars of other disciplines that have produced a large number of articles, essays and books. Nevertheless, the Art of War has gone through all periods of history, from antiquity to the present day, gradually adapting to the evolution of techniques and weapons technologies, tactics and military strategy, thanks to what we call a particular “passion†of man to prevaricate his fellows. Simultaneously, in Architecture and Urban Planning, the will to fortify cities and towns, castles and fortresses, create defensive and offensive works, stimulated the intelligence of leaders and military men, architects, engineers and mathematicians who have offered their speculative abilities to compose treaties of fortification and military architecture, introducing what will be the “Star Fort†or “tracé à l&#39;italienne†in the Renaissance. The purpose of this note is retraces, in that span of time ranging from the sixteenth century to the eighteenth century and face even briefly the developments, the steps and the interferences between art and architecture, empirical science and applied sciences, in a big tourbillon studies and research which, although carried out in the fields and distant disciplines together, they have a common denominator in the more general science applied to the architecture of the fortifications and defensive systems.
La balistica di-segna la città: l’arte delle fortificazioni nell’età moderna from Università degli Studi di Genova
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BREVE STORIA DELL'ARCOBALENO /slideshow/breve-storia-dellarcobaleno-61048024/61048024 lm9617-25corradi-160418144734
La storia dell’arcobaleno è antica quanto la storia della scienza. Già Alessandro di Afrodisia (III sec. – II sec a.C.) aveva cercato di descrivere l’arcobaleno come fenomeno di luce e colori e a lui si assegna la paternità della scoperta della zona scura tra l’arcobaleno primario e quello secondario. Si deve invece ad Aristotele (384 o 383 – 322 a.C.) una prima completa descrizione del fenomeno ottico: «L’arcobaleno non forma mai un’intera circonferenza e nemmeno un arco maggiore di una semicirconferenza. Al tramonto e all’alba lo spessore dell’arco è stretto e l’arco ha la massima estensione. Quando il sole si alza maggiormente nel cielo lo spessore si allarga e la lunghezza dell’arco si riduce. Dopo l’equinozio d’autunno, nei giorni più corti, può essere visto a qualunque ora del giorno; in estate non può essere visto nelle ore del mezzogiorno. Non ci sono mai più di due arcobaleni nello stesso tempo. Ognuno di essi ha tre colori. I colori sono gli stessi in entrambi e il loro numero è identico, ma nell’arcobaleno esterno sono più deboli e la loro posizione è invertita. Nell’arcobaleno interno la prima e più larga striscia è rossa; in quello esterno la striscia più vicina a quello interno è dello stesso colore ma più stretta. Per le altre strisce vale lo stesso principio. Queste hanno gli unici colori che i pittori non possono fabbricarsi, dato che ci sono colori da essi creati con misture, ma nessuna mistura può dare il rosso, il verde e il blu. Questi sono i colori dell’arcobaleno, per quanto talora tra il rosso e il verde si possa vedere il giallo » [Aristotele, Meteorologia: Libro III]. In questo modo, l’arcobaleno entra a pieno titolo tra i fenomeni oggetto di studio da parte dei fisici anche se, secondo Lee e Fraser: « Despite its many flaws and its appeal to Pythagorean numerology, Aristotle’s qualitative explanation showed an inventiveness and relative consistency that was unmatched for centuries. After Aristotle’s death, much rainbow theory consisted of reaction to his work, although not all of this was uncritical » [Raymond L. Lee, Alistair B. Fraser. The rainbow bridge: rainbows in art, myth, and science. Penn State Press, 2001 p. 109 ]. La descrizione aristotelica dei colori dell’arcobaleno riduce a tre il loro numero e questa interpretazione fu accettata per molto tempo, con sottili differenze numerologiche associando i tre colori alla Trinità o altrimenti quattro colori associati ai quattro elementi della tradizione empedoclea. La riflessione della luce del sole tra le nuvole, lo studio dell’angolo di incidenza dei raggi luminosi, la spiegazione della forma circolare dell’arcobaleno, l’effetto ottico di profondità infinita rispetto all’origine del fenomeno luminoso sono tutte questioni che hanno incuriosito per secoli studiosi di differenti discipline.]]>

La storia dell’arcobaleno è antica quanto la storia della scienza. Già Alessandro di Afrodisia (III sec. – II sec a.C.) aveva cercato di descrivere l’arcobaleno come fenomeno di luce e colori e a lui si assegna la paternità della scoperta della zona scura tra l’arcobaleno primario e quello secondario. Si deve invece ad Aristotele (384 o 383 – 322 a.C.) una prima completa descrizione del fenomeno ottico: «L’arcobaleno non forma mai un’intera circonferenza e nemmeno un arco maggiore di una semicirconferenza. Al tramonto e all’alba lo spessore dell’arco è stretto e l’arco ha la massima estensione. Quando il sole si alza maggiormente nel cielo lo spessore si allarga e la lunghezza dell’arco si riduce. Dopo l’equinozio d’autunno, nei giorni più corti, può essere visto a qualunque ora del giorno; in estate non può essere visto nelle ore del mezzogiorno. Non ci sono mai più di due arcobaleni nello stesso tempo. Ognuno di essi ha tre colori. I colori sono gli stessi in entrambi e il loro numero è identico, ma nell’arcobaleno esterno sono più deboli e la loro posizione è invertita. Nell’arcobaleno interno la prima e più larga striscia è rossa; in quello esterno la striscia più vicina a quello interno è dello stesso colore ma più stretta. Per le altre strisce vale lo stesso principio. Queste hanno gli unici colori che i pittori non possono fabbricarsi, dato che ci sono colori da essi creati con misture, ma nessuna mistura può dare il rosso, il verde e il blu. Questi sono i colori dell’arcobaleno, per quanto talora tra il rosso e il verde si possa vedere il giallo » [Aristotele, Meteorologia: Libro III]. In questo modo, l’arcobaleno entra a pieno titolo tra i fenomeni oggetto di studio da parte dei fisici anche se, secondo Lee e Fraser: « Despite its many flaws and its appeal to Pythagorean numerology, Aristotle’s qualitative explanation showed an inventiveness and relative consistency that was unmatched for centuries. After Aristotle’s death, much rainbow theory consisted of reaction to his work, although not all of this was uncritical » [Raymond L. Lee, Alistair B. Fraser. The rainbow bridge: rainbows in art, myth, and science. Penn State Press, 2001 p. 109 ]. La descrizione aristotelica dei colori dell’arcobaleno riduce a tre il loro numero e questa interpretazione fu accettata per molto tempo, con sottili differenze numerologiche associando i tre colori alla Trinità o altrimenti quattro colori associati ai quattro elementi della tradizione empedoclea. La riflessione della luce del sole tra le nuvole, lo studio dell’angolo di incidenza dei raggi luminosi, la spiegazione della forma circolare dell’arcobaleno, l’effetto ottico di profondità infinita rispetto all’origine del fenomeno luminoso sono tutte questioni che hanno incuriosito per secoli studiosi di differenti discipline.]]>
Mon, 18 Apr 2016 14:47:34 GMT /slideshow/breve-storia-dellarcobaleno-61048024/61048024 maxcorradi@slideshare.net(maxcorradi) BREVE STORIA DELL'ARCOBALENO maxcorradi La storia dell’arcobaleno è antica quanto la storia della scienza. Già Alessandro di Afrodisia (III sec. – II sec a.C.) aveva cercato di descrivere l’arcobaleno come fenomeno di luce e colori e a lui si assegna la paternità della scoperta della zona scura tra l’arcobaleno primario e quello secondario. Si deve invece ad Aristotele (384 o 383 – 322 a.C.) una prima completa descrizione del fenomeno ottico: «L’arcobaleno non forma mai un’intera circonferenza e nemmeno un arco maggiore di una semicirconferenza. Al tramonto e all’alba lo spessore dell’arco è stretto e l’arco ha la massima estensione. Quando il sole si alza maggiormente nel cielo lo spessore si allarga e la lunghezza dell’arco si riduce. Dopo l’equinozio d’autunno, nei giorni più corti, può essere visto a qualunque ora del giorno; in estate non può essere visto nelle ore del mezzogiorno. Non ci sono mai più di due arcobaleni nello stesso tempo. Ognuno di essi ha tre colori. I colori sono gli stessi in entrambi e il loro numero è identico, ma nell’arcobaleno esterno sono più deboli e la loro posizione è invertita. Nell’arcobaleno interno la prima e più larga striscia è rossa; in quello esterno la striscia più vicina a quello interno è dello stesso colore ma più stretta. Per le altre strisce vale lo stesso principio. Queste hanno gli unici colori che i pittori non possono fabbricarsi, dato che ci sono colori da essi creati con misture, ma nessuna mistura può dare il rosso, il verde e il blu. Questi sono i colori dell’arcobaleno, per quanto talora tra il rosso e il verde si possa vedere il giallo » [Aristotele, Meteorologia: Libro III]. In questo modo, l’arcobaleno entra a pieno titolo tra i fenomeni oggetto di studio da parte dei fisici anche se, secondo Lee e Fraser: « Despite its many flaws and its appeal to Pythagorean numerology, Aristotle’s qualitative explanation showed an inventiveness and relative consistency that was unmatched for centuries. After Aristotle’s death, much rainbow theory consisted of reaction to his work, although not all of this was uncritical » [Raymond L. Lee, Alistair B. Fraser. The rainbow bridge: rainbows in art, myth, and science. Penn State Press, 2001 p. 109 ]. La descrizione aristotelica dei colori dell’arcobaleno riduce a tre il loro numero e questa interpretazione fu accettata per molto tempo, con sottili differenze numerologiche associando i tre colori alla Trinità o altrimenti quattro colori associati ai quattro elementi della tradizione empedoclea. La riflessione della luce del sole tra le nuvole, lo studio dell’angolo di incidenza dei raggi luminosi, la spiegazione della forma circolare dell’arcobaleno, l’effetto ottico di profondità infinita rispetto all’origine del fenomeno luminoso sono tutte questioni che hanno incuriosito per secoli studiosi di differenti discipline. <img style="border:1px solid #C3E6D8;float:right;" alt="" src="https://cdn.slidesharecdn.com/ss_thumbnails/lm9617-25corradi-160418144734-thumbnail.jpg?width=120&amp;height=120&amp;fit=bounds" /><br> La storia dell’arcobaleno è antica quanto la storia della scienza. Già Alessandro di Afrodisia (III sec. – II sec a.C.) aveva cercato di descrivere l’arcobaleno come fenomeno di luce e colori e a lui si assegna la paternità della scoperta della zona scura tra l’arcobaleno primario e quello secondario. Si deve invece ad Aristotele (384 o 383 – 322 a.C.) una prima completa descrizione del fenomeno ottico: «L’arcobaleno non forma mai un’intera circonferenza e nemmeno un arco maggiore di una semicirconferenza. Al tramonto e all’alba lo spessore dell’arco è stretto e l’arco ha la massima estensione. Quando il sole si alza maggiormente nel cielo lo spessore si allarga e la lunghezza dell’arco si riduce. Dopo l’equinozio d’autunno, nei giorni più corti, può essere visto a qualunque ora del giorno; in estate non può essere visto nelle ore del mezzogiorno. Non ci sono mai più di due arcobaleni nello stesso tempo. Ognuno di essi ha tre colori. I colori sono gli stessi in entrambi e il loro numero è identico, ma nell’arcobaleno esterno sono più deboli e la loro posizione è invertita. Nell’arcobaleno interno la prima e più larga striscia è rossa; in quello esterno la striscia più vicina a quello interno è dello stesso colore ma più stretta. Per le altre strisce vale lo stesso principio. Queste hanno gli unici colori che i pittori non possono fabbricarsi, dato che ci sono colori da essi creati con misture, ma nessuna mistura può dare il rosso, il verde e il blu. Questi sono i colori dell’arcobaleno, per quanto talora tra il rosso e il verde si possa vedere il giallo » [Aristotele, Meteorologia: Libro III]. In questo modo, l’arcobaleno entra a pieno titolo tra i fenomeni oggetto di studio da parte dei fisici anche se, secondo Lee e Fraser: « Despite its many flaws and its appeal to Pythagorean numerology, Aristotle’s qualitative explanation showed an inventiveness and relative consistency that was unmatched for centuries. After Aristotle’s death, much rainbow theory consisted of reaction to his work, although not all of this was uncritical » [Raymond L. Lee, Alistair B. Fraser. The rainbow bridge: rainbows in art, myth, and science. Penn State Press, 2001 p. 109 ]. La descrizione aristotelica dei colori dell’arcobaleno riduce a tre il loro numero e questa interpretazione fu accettata per molto tempo, con sottili differenze numerologiche associando i tre colori alla Trinità o altrimenti quattro colori associati ai quattro elementi della tradizione empedoclea. La riflessione della luce del sole tra le nuvole, lo studio dell’angolo di incidenza dei raggi luminosi, la spiegazione della forma circolare dell’arcobaleno, l’effetto ottico di profondità infinita rispetto all’origine del fenomeno luminoso sono tutte questioni che hanno incuriosito per secoli studiosi di differenti discipline.
BREVE STORIA DELL'ARCOBALENO from Università degli Studi di Genova
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LES RAPPORTS ENTRE GEOMETRIE ET ARITHMETIQUE DANS L’HISTOIRE DE L’« ART DU BATIR » ET DE LA « SCIENCE DES CONSTRUCTIONS » https://fr.slideshare.net/slideshow/les-rapports-entre-geometrie-et-arithmetique-dans-lhistoire-de-l-art-du-batir-et-de-la-science-des-constructions/54974041 2002corradipeyresq-151110223713-lva1-app6891
Nombres et grandeurs, arithmétique et géométrie ont toujours accompagné les développements de la Mécanique appliquée aux constructions. Les études poursuivies par Aristote et Stevin, par Varignon et Galilée, par Huygens et Euler, et encore celles de Jacques Bernoulli et de Leibniz, jusqu’à Lagrange et à Coulomb, ont permis la rencontre de l’Architecture et de la Géométrie, des Mathématiques et de la Mécanique, en déterminant, ainsi un véritable entrelacement de principes et de règles, de nombres et de grandeurs. À partir des fondements de la Mécanique médiévale, et parallèlement aux ‘préceptes’ de l’Art et de la Science du Bâtir, un fil conducteur s’est distingué, qui a su mener, pas à pas, à la découverte des principes de la Mécanique et, par la suite, à la formulation des bases de la Science des Constructions. Un parcours linguistique a traversé la théorie des proportions et la géométrie euclidienne, le calcul des isopérimètres et le calcul différentiel et intégral, en révolutionnant en peu de peu de temps, un siècle et demi à peu-près, les méthodes d’interprétation des principes statiques et mécaniques (en 1638 Galilée publie ses Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze, en 1744 Euler publie son traité Methodus inveniendi lineas curvas…, en 1773 Coulomb écrit son Essai sur une application des Règles de Maximis & Minimis à quelques Problèmes de Statique, relatifs à l’Architecture) Il ne s’agit plus là de principes qui ne sont tirés que de l’interprétation du comportement mécanique de machines simples et, par l’emploi des mathématiques élémentaires, ayant l’objectif de comprendre le comportement structural des constructions, mais de l’emploi du calcul mathématique dans le but de décrire les phénomènes et d’introduire des instruments d’analyse, généralement valables, à même de représenter les fondements mécaniques de la science du bâtir. Un parcours nettement plus « rationnel » et plus « scientifique », qui a dépassé le « savoir de l’ancien constructeur » qui, n’utilisant que l’arithmétique, l’algèbre élémentaire et la géométrie euclidienne, avait été, jusqu’à ce moment là, le guide et l’âme, la raison et la logique nécessaires pour « faire » de l’architecture, dans le but d’utiliser les principes mécaniques afin de gagner cette « immense » lutte entre la pesanteur et la résistance qui constitue à elle seule l’intérêt de la belle architecture [Schopenhauer]. Pouvoir reparcourir le déroulement de cet écheveau si emmêlé, ne peut donc que représenter un encouragement nécessaire et remarquable permettant la redécouverte des connexions, des interférences et des contrastes que les mathématiques ont su mettre en relief entre géométrie et construction, entre arithmétique et résistance des matériaux, entre mécanique et architecture, en apportant, en même temps, une petite contribution au débat concernant le rôle de la pensée mathématique dans les développements de la Mécanique appliquée aux constructions et de l’Architecture.]]>

Nombres et grandeurs, arithmétique et géométrie ont toujours accompagné les développements de la Mécanique appliquée aux constructions. Les études poursuivies par Aristote et Stevin, par Varignon et Galilée, par Huygens et Euler, et encore celles de Jacques Bernoulli et de Leibniz, jusqu’à Lagrange et à Coulomb, ont permis la rencontre de l’Architecture et de la Géométrie, des Mathématiques et de la Mécanique, en déterminant, ainsi un véritable entrelacement de principes et de règles, de nombres et de grandeurs. À partir des fondements de la Mécanique médiévale, et parallèlement aux ‘préceptes’ de l’Art et de la Science du Bâtir, un fil conducteur s’est distingué, qui a su mener, pas à pas, à la découverte des principes de la Mécanique et, par la suite, à la formulation des bases de la Science des Constructions. Un parcours linguistique a traversé la théorie des proportions et la géométrie euclidienne, le calcul des isopérimètres et le calcul différentiel et intégral, en révolutionnant en peu de peu de temps, un siècle et demi à peu-près, les méthodes d’interprétation des principes statiques et mécaniques (en 1638 Galilée publie ses Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze, en 1744 Euler publie son traité Methodus inveniendi lineas curvas…, en 1773 Coulomb écrit son Essai sur une application des Règles de Maximis & Minimis à quelques Problèmes de Statique, relatifs à l’Architecture) Il ne s’agit plus là de principes qui ne sont tirés que de l’interprétation du comportement mécanique de machines simples et, par l’emploi des mathématiques élémentaires, ayant l’objectif de comprendre le comportement structural des constructions, mais de l’emploi du calcul mathématique dans le but de décrire les phénomènes et d’introduire des instruments d’analyse, généralement valables, à même de représenter les fondements mécaniques de la science du bâtir. Un parcours nettement plus « rationnel » et plus « scientifique », qui a dépassé le « savoir de l’ancien constructeur » qui, n’utilisant que l’arithmétique, l’algèbre élémentaire et la géométrie euclidienne, avait été, jusqu’à ce moment là, le guide et l’âme, la raison et la logique nécessaires pour « faire » de l’architecture, dans le but d’utiliser les principes mécaniques afin de gagner cette « immense » lutte entre la pesanteur et la résistance qui constitue à elle seule l’intérêt de la belle architecture [Schopenhauer]. Pouvoir reparcourir le déroulement de cet écheveau si emmêlé, ne peut donc que représenter un encouragement nécessaire et remarquable permettant la redécouverte des connexions, des interférences et des contrastes que les mathématiques ont su mettre en relief entre géométrie et construction, entre arithmétique et résistance des matériaux, entre mécanique et architecture, en apportant, en même temps, une petite contribution au débat concernant le rôle de la pensée mathématique dans les développements de la Mécanique appliquée aux constructions et de l’Architecture.]]>
Tue, 10 Nov 2015 22:37:13 GMT https://fr.slideshare.net/slideshow/les-rapports-entre-geometrie-et-arithmetique-dans-lhistoire-de-l-art-du-batir-et-de-la-science-des-constructions/54974041 maxcorradi@slideshare.net(maxcorradi) LES RAPPORTS ENTRE GEOMETRIE ET ARITHMETIQUE DANS L’HISTOIRE DE L’« ART DU BATIR » ET DE LA « SCIENCE DES CONSTRUCTIONS » maxcorradi Nombres et grandeurs, arithmétique et géométrie ont toujours accompagné les développements de la Mécanique appliquée aux constructions. Les études poursuivies par Aristote et Stevin, par Varignon et Galilée, par Huygens et Euler, et encore celles de Jacques Bernoulli et de Leibniz, jusqu’à Lagrange et à Coulomb, ont permis la rencontre de l’Architecture et de la Géométrie, des Mathématiques et de la Mécanique, en déterminant, ainsi un véritable entrelacement de principes et de règles, de nombres et de grandeurs. À partir des fondements de la Mécanique médiévale, et parallèlement aux ‘préceptes’ de l’Art et de la Science du Bâtir, un fil conducteur s’est distingué, qui a su mener, pas à pas, à la découverte des principes de la Mécanique et, par la suite, à la formulation des bases de la Science des Constructions. Un parcours linguistique a traversé la théorie des proportions et la géométrie euclidienne, le calcul des isopérimètres et le calcul différentiel et intégral, en révolutionnant en peu de peu de temps, un siècle et demi à peu-près, les méthodes d’interprétation des principes statiques et mécaniques (en 1638 Galilée publie ses Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze, en 1744 Euler publie son traité Methodus inveniendi lineas curvas…, en 1773 Coulomb écrit son Essai sur une application des Règles de Maximis & Minimis à quelques Problèmes de Statique, relatifs à l’Architecture) Il ne s’agit plus là de principes qui ne sont tirés que de l’interprétation du comportement mécanique de machines simples et, par l’emploi des mathématiques élémentaires, ayant l’objectif de comprendre le comportement structural des constructions, mais de l’emploi du calcul mathématique dans le but de décrire les phénomènes et d’introduire des instruments d’analyse, généralement valables, à même de représenter les fondements mécaniques de la science du bâtir. Un parcours nettement plus « rationnel » et plus « scientifique », qui a dépassé le « savoir de l’ancien constructeur » qui, n’utilisant que l’arithmétique, l’algèbre élémentaire et la géométrie euclidienne, avait été, jusqu’à ce moment là, le guide et l’âme, la raison et la logique nécessaires pour « faire » de l’architecture, dans le but d’utiliser les principes mécaniques afin de gagner cette « immense » lutte entre la pesanteur et la résistance qui constitue à elle seule l’intérêt de la belle architecture [Schopenhauer]. Pouvoir reparcourir le déroulement de cet écheveau si emmêlé, ne peut donc que représenter un encouragement nécessaire et remarquable permettant la redécouverte des connexions, des interférences et des contrastes que les mathématiques ont su mettre en relief entre géométrie et construction, entre arithmétique et résistance des matériaux, entre mécanique et architecture, en apportant, en même temps, une petite contribution au débat concernant le rôle de la pensée mathématique dans les développements de la Mécanique appliquée aux constructions et de l’Architecture. <img style="border:1px solid #C3E6D8;float:right;" alt="" src="https://cdn.slidesharecdn.com/ss_thumbnails/2002corradipeyresq-151110223713-lva1-app6891-thumbnail.jpg?width=120&amp;height=120&amp;fit=bounds" /><br> Nombres et grandeurs, arithmétique et géométrie ont toujours accompagné les développements de la Mécanique appliquée aux constructions. Les études poursuivies par Aristote et Stevin, par Varignon et Galilée, par Huygens et Euler, et encore celles de Jacques Bernoulli et de Leibniz, jusqu’à Lagrange et à Coulomb, ont permis la rencontre de l’Architecture et de la Géométrie, des Mathématiques et de la Mécanique, en déterminant, ainsi un véritable entrelacement de principes et de règles, de nombres et de grandeurs. À partir des fondements de la Mécanique médiévale, et parallèlement aux ‘préceptes’ de l’Art et de la Science du Bâtir, un fil conducteur s’est distingué, qui a su mener, pas à pas, à la découverte des principes de la Mécanique et, par la suite, à la formulation des bases de la Science des Constructions. Un parcours linguistique a traversé la théorie des proportions et la géométrie euclidienne, le calcul des isopérimètres et le calcul différentiel et intégral, en révolutionnant en peu de peu de temps, un siècle et demi à peu-près, les méthodes d’interprétation des principes statiques et mécaniques (en 1638 Galilée publie ses Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze, en 1744 Euler publie son traité Methodus inveniendi lineas curvas…, en 1773 Coulomb écrit son Essai sur une application des Règles de Maximis &amp; Minimis à quelques Problèmes de Statique, relatifs à l’Architecture) Il ne s’agit plus là de principes qui ne sont tirés que de l’interprétation du comportement mécanique de machines simples et, par l’emploi des mathématiques élémentaires, ayant l’objectif de comprendre le comportement structural des constructions, mais de l’emploi du calcul mathématique dans le but de décrire les phénomènes et d’introduire des instruments d’analyse, généralement valables, à même de représenter les fondements mécaniques de la science du bâtir. Un parcours nettement plus « rationnel » et plus « scientifique », qui a dépassé le « savoir de l’ancien constructeur » qui, n’utilisant que l’arithmétique, l’algèbre élémentaire et la géométrie euclidienne, avait été, jusqu’à ce moment là, le guide et l’âme, la raison et la logique nécessaires pour « faire » de l’architecture, dans le but d’utiliser les principes mécaniques afin de gagner cette « immense » lutte entre la pesanteur et la résistance qui constitue à elle seule l’intérêt de la belle architecture [Schopenhauer]. Pouvoir reparcourir le déroulement de cet écheveau si emmêlé, ne peut donc que représenter un encouragement nécessaire et remarquable permettant la redécouverte des connexions, des interférences et des contrastes que les mathématiques ont su mettre en relief entre géométrie et construction, entre arithmétique et résistance des matériaux, entre mécanique et architecture, en apportant, en même temps, une petite contribution au débat concernant le rôle de la pensée mathématique dans les développements de la Mécanique appliquée aux constructions et de l’Architecture.
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Tra “Philosophia naturalis†e “Resistentia solidorum†/maxcorradi/tra-philosophia-naturalis-e-resistentia-solidorum corraditraphilosophianaturaliseresistentiasolidorum-150808151451-lva1-app6891
La lettura verte su una tematica che si rivela fondamentale per tutti i campi dell’Ingegneria, la Resistenza dei solidi e, più in generale la Meccanica dell’Ingegneria nelle ricerche dal XVII al XVIII secolo, un periodo che è da considerare tra i più fervidi e ricchi di risultati, fondante; l’argomento è studiato e visto però non solo nella sostanza applicativa così come si è sedimentato nelle conoscenze attuali che fanno parte del bagaglio culturale e scientifico degli Ingegneri e degli Architetti ma soprattutto, come si è detto, nell’analisi dei meccanismi, delle incentivazioni, degli intenti ora ideali o speculativi, ora pratici, che hanno determinato le linee di sviluppo dell’ingegneria, della ricerca, della formazione degli ingegneri, al fine di ricostituire la continuità degli sviluppi disciplinari soprattutto per un segmento significativo della storia dell’ingegneria. È da rilevare, a questo proposito, che l'Autore pone opportunamente in evidenza, tra l’altro, quanto complesse e profonde siano le basi teoriche e le stesse motivazioni umane oltre che applicative sulle quali si fonda l’ingegneria e quanto estese siano le specializzazioni che questa comprende sino a raggiungere portata per molti versi globalizzante. La lezione è quindi, in sostanza, un vero trattato di fondamenti della “scienza dell’ingegnereâ€, perché sono presi in considerazione gli aspetti filosofici, matematici, geometrici, fisici, teorici e applicativi e perfino, per quanto concerne le relazioni tra i vari ricercatori, sociali e umani, restituendo l’attività dell’ingegnere al più vasto ambito di attento studioso della natura, interprete delle leggi naturali secondo le esigenze ideali, filosofiche e civili oltre che tecniche e scientifiche, della società. Le sue argomentazioni inducono la fondata convinzione che le ricerche sui temi della costruzione, cioè di un settore modesto, neppure prioritario o centrale, basato sull’empirismo, abbiano assunto carattere paradigmatico ed anzi che esse si siano incentrate sulla conoscenza della realtà; ciò che dava il senso, dell’ingegneria del mondo esperibile, nella più vasta accezione di tale espressione, e in fondo, modificabile oltre che acquisibile con l’intelletto, assegnando all’Ingegnere e all’Architetto il compito di ideatore e costruttore del modello della natura. La conoscenza della storia dell’Ingegneria è dunque uno dei fondamenti del progresso scientifico e tecnologico.]]>

La lettura verte su una tematica che si rivela fondamentale per tutti i campi dell’Ingegneria, la Resistenza dei solidi e, più in generale la Meccanica dell’Ingegneria nelle ricerche dal XVII al XVIII secolo, un periodo che è da considerare tra i più fervidi e ricchi di risultati, fondante; l’argomento è studiato e visto però non solo nella sostanza applicativa così come si è sedimentato nelle conoscenze attuali che fanno parte del bagaglio culturale e scientifico degli Ingegneri e degli Architetti ma soprattutto, come si è detto, nell’analisi dei meccanismi, delle incentivazioni, degli intenti ora ideali o speculativi, ora pratici, che hanno determinato le linee di sviluppo dell’ingegneria, della ricerca, della formazione degli ingegneri, al fine di ricostituire la continuità degli sviluppi disciplinari soprattutto per un segmento significativo della storia dell’ingegneria. È da rilevare, a questo proposito, che l'Autore pone opportunamente in evidenza, tra l’altro, quanto complesse e profonde siano le basi teoriche e le stesse motivazioni umane oltre che applicative sulle quali si fonda l’ingegneria e quanto estese siano le specializzazioni che questa comprende sino a raggiungere portata per molti versi globalizzante. La lezione è quindi, in sostanza, un vero trattato di fondamenti della “scienza dell’ingegnereâ€, perché sono presi in considerazione gli aspetti filosofici, matematici, geometrici, fisici, teorici e applicativi e perfino, per quanto concerne le relazioni tra i vari ricercatori, sociali e umani, restituendo l’attività dell’ingegnere al più vasto ambito di attento studioso della natura, interprete delle leggi naturali secondo le esigenze ideali, filosofiche e civili oltre che tecniche e scientifiche, della società. Le sue argomentazioni inducono la fondata convinzione che le ricerche sui temi della costruzione, cioè di un settore modesto, neppure prioritario o centrale, basato sull’empirismo, abbiano assunto carattere paradigmatico ed anzi che esse si siano incentrate sulla conoscenza della realtà; ciò che dava il senso, dell’ingegneria del mondo esperibile, nella più vasta accezione di tale espressione, e in fondo, modificabile oltre che acquisibile con l’intelletto, assegnando all’Ingegnere e all’Architetto il compito di ideatore e costruttore del modello della natura. La conoscenza della storia dell’Ingegneria è dunque uno dei fondamenti del progresso scientifico e tecnologico.]]>
Sat, 08 Aug 2015 15:14:51 GMT /maxcorradi/tra-philosophia-naturalis-e-resistentia-solidorum maxcorradi@slideshare.net(maxcorradi) Tra “Philosophia naturalis†e “Resistentia solidorum†maxcorradi La lettura verte su una tematica che si rivela fondamentale per tutti i campi dell’Ingegneria, la Resistenza dei solidi e, più in generale la Meccanica dell’Ingegneria nelle ricerche dal XVII al XVIII secolo, un periodo che è da considerare tra i più fervidi e ricchi di risultati, fondante; l’argomento è studiato e visto però non solo nella sostanza applicativa così come si è sedimentato nelle conoscenze attuali che fanno parte del bagaglio culturale e scientifico degli Ingegneri e degli Architetti ma soprattutto, come si è detto, nell’analisi dei meccanismi, delle incentivazioni, degli intenti ora ideali o speculativi, ora pratici, che hanno determinato le linee di sviluppo dell’ingegneria, della ricerca, della formazione degli ingegneri, al fine di ricostituire la continuità degli sviluppi disciplinari soprattutto per un segmento significativo della storia dell’ingegneria. È da rilevare, a questo proposito, che l'Autore pone opportunamente in evidenza, tra l’altro, quanto complesse e profonde siano le basi teoriche e le stesse motivazioni umane oltre che applicative sulle quali si fonda l’ingegneria e quanto estese siano le specializzazioni che questa comprende sino a raggiungere portata per molti versi globalizzante. La lezione è quindi, in sostanza, un vero trattato di fondamenti della “scienza dell’ingegnereâ€, perché sono presi in considerazione gli aspetti filosofici, matematici, geometrici, fisici, teorici e applicativi e perfino, per quanto concerne le relazioni tra i vari ricercatori, sociali e umani, restituendo l’attività dell’ingegnere al più vasto ambito di attento studioso della natura, interprete delle leggi naturali secondo le esigenze ideali, filosofiche e civili oltre che tecniche e scientifiche, della società. Le sue argomentazioni inducono la fondata convinzione che le ricerche sui temi della costruzione, cioè di un settore modesto, neppure prioritario o centrale, basato sull’empirismo, abbiano assunto carattere paradigmatico ed anzi che esse si siano incentrate sulla conoscenza della realtà; ciò che dava il senso, dell’ingegneria del mondo esperibile, nella più vasta accezione di tale espressione, e in fondo, modificabile oltre che acquisibile con l’intelletto, assegnando all’Ingegnere e all’Architetto il compito di ideatore e costruttore del modello della natura. La conoscenza della storia dell’Ingegneria è dunque uno dei fondamenti del progresso scientifico e tecnologico. <img style="border:1px solid #C3E6D8;float:right;" alt="" src="https://cdn.slidesharecdn.com/ss_thumbnails/corraditraphilosophianaturaliseresistentiasolidorum-150808151451-lva1-app6891-thumbnail.jpg?width=120&amp;height=120&amp;fit=bounds" /><br> La lettura verte su una tematica che si rivela fondamentale per tutti i campi dell’Ingegneria, la Resistenza dei solidi e, più in generale la Meccanica dell’Ingegneria nelle ricerche dal XVII al XVIII secolo, un periodo che è da considerare tra i più fervidi e ricchi di risultati, fondante; l’argomento è studiato e visto però non solo nella sostanza applicativa così come si è sedimentato nelle conoscenze attuali che fanno parte del bagaglio culturale e scientifico degli Ingegneri e degli Architetti ma soprattutto, come si è detto, nell’analisi dei meccanismi, delle incentivazioni, degli intenti ora ideali o speculativi, ora pratici, che hanno determinato le linee di sviluppo dell’ingegneria, della ricerca, della formazione degli ingegneri, al fine di ricostituire la continuità degli sviluppi disciplinari soprattutto per un segmento significativo della storia dell’ingegneria. È da rilevare, a questo proposito, che l&#39;Autore pone opportunamente in evidenza, tra l’altro, quanto complesse e profonde siano le basi teoriche e le stesse motivazioni umane oltre che applicative sulle quali si fonda l’ingegneria e quanto estese siano le specializzazioni che questa comprende sino a raggiungere portata per molti versi globalizzante. La lezione è quindi, in sostanza, un vero trattato di fondamenti della “scienza dell’ingegnereâ€, perché sono presi in considerazione gli aspetti filosofici, matematici, geometrici, fisici, teorici e applicativi e perfino, per quanto concerne le relazioni tra i vari ricercatori, sociali e umani, restituendo l’attività dell’ingegnere al più vasto ambito di attento studioso della natura, interprete delle leggi naturali secondo le esigenze ideali, filosofiche e civili oltre che tecniche e scientifiche, della società. Le sue argomentazioni inducono la fondata convinzione che le ricerche sui temi della costruzione, cioè di un settore modesto, neppure prioritario o centrale, basato sull’empirismo, abbiano assunto carattere paradigmatico ed anzi che esse si siano incentrate sulla conoscenza della realtà; ciò che dava il senso, dell’ingegneria del mondo esperibile, nella più vasta accezione di tale espressione, e in fondo, modificabile oltre che acquisibile con l’intelletto, assegnando all’Ingegnere e all’Architetto il compito di ideatore e costruttore del modello della natura. La conoscenza della storia dell’Ingegneria è dunque uno dei fondamenti del progresso scientifico e tecnologico.
Tra “Philosophia naturalis†e “Resistentia solidorum†from Università degli Studi di Genova
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La basilica di S.Gaudenzio a Novara: Architettura di luci, forme e strutture /slideshow/la-basilica-di-sgaudenzio-a-novara-architettura-di-luci-forme-e-strutture/51267624 2009cnhc635-150804153349-lva1-app6892
La cupola di S. Gaudenzio a Novara, opera di Alessandro Antonelli, è la più completa sintesi architettonica dei profondi rapporti che intercorrono tra meccanica e geometria, tra materia e costruzione, tra scienza e tecnica, un compendio costruito di scienza e arte del costruire. Le complesse interrelazioni tra forma e struttura, tra immagine dell’architettura e costruzione materica, in un complesso giuoco di forme geometriche ed elementi strutturali sono perfettamente evidenti nella complessa costruzione del sistema architettonico-strutturale che costituisce l’ossatura muraria e portante della cupola antonelliana.]]>

La cupola di S. Gaudenzio a Novara, opera di Alessandro Antonelli, è la più completa sintesi architettonica dei profondi rapporti che intercorrono tra meccanica e geometria, tra materia e costruzione, tra scienza e tecnica, un compendio costruito di scienza e arte del costruire. Le complesse interrelazioni tra forma e struttura, tra immagine dell’architettura e costruzione materica, in un complesso giuoco di forme geometriche ed elementi strutturali sono perfettamente evidenti nella complessa costruzione del sistema architettonico-strutturale che costituisce l’ossatura muraria e portante della cupola antonelliana.]]>
Tue, 04 Aug 2015 15:33:48 GMT /slideshow/la-basilica-di-sgaudenzio-a-novara-architettura-di-luci-forme-e-strutture/51267624 maxcorradi@slideshare.net(maxcorradi) La basilica di S.Gaudenzio a Novara: Architettura di luci, forme e strutture maxcorradi La cupola di S. Gaudenzio a Novara, opera di Alessandro Antonelli, è la più completa sintesi architettonica dei profondi rapporti che intercorrono tra meccanica e geometria, tra materia e costruzione, tra scienza e tecnica, un compendio costruito di scienza e arte del costruire. Le complesse interrelazioni tra forma e struttura, tra immagine dell’architettura e costruzione materica, in un complesso giuoco di forme geometriche ed elementi strutturali sono perfettamente evidenti nella complessa costruzione del sistema architettonico-strutturale che costituisce l’ossatura muraria e portante della cupola antonelliana. <img style="border:1px solid #C3E6D8;float:right;" alt="" src="https://cdn.slidesharecdn.com/ss_thumbnails/2009cnhc635-150804153349-lva1-app6892-thumbnail.jpg?width=120&amp;height=120&amp;fit=bounds" /><br> La cupola di S. Gaudenzio a Novara, opera di Alessandro Antonelli, è la più completa sintesi architettonica dei profondi rapporti che intercorrono tra meccanica e geometria, tra materia e costruzione, tra scienza e tecnica, un compendio costruito di scienza e arte del costruire. Le complesse interrelazioni tra forma e struttura, tra immagine dell’architettura e costruzione materica, in un complesso giuoco di forme geometriche ed elementi strutturali sono perfettamente evidenti nella complessa costruzione del sistema architettonico-strutturale che costituisce l’ossatura muraria e portante della cupola antonelliana.
La basilica di S.Gaudenzio a Novara: Architettura di luci, forme e strutture from Università degli Studi di Genova
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Considerazioni critiche sulle tecniche di consolidamento tradizionali dell'architettura /slideshow/considerazioni-critiche-sulle-tecniche-di-consolidamento-tradizionali-dellarchitettura/51267367 2000cnhc3028-150804152734-lva1-app6892
L'insegnamento che la Storia della Scienza e della Tecnica del costruire ha direttamente o indirettamente dispensato nei secoli, e dispensa tutt'oggi attraverso il considerevole patrimonio architettonico tramandatoci, ha sempre più messo in evidenza la sua caratteristica di strumento indispensabile per operare scelte consapevoli negli interventi di consolidamento statico degli edifici storici. La riscoperta degli antichi magisteri, fondati sovente più sull'esperienza e sulla sperimentazione diretta del costruire che sulla conoscenza scientifica e tecnica di particolari metodi di analisi e strumenti di calcolo, diventa dunque indispensabile quando ci troviamo di fronte a quel complesso e variegato insieme d'interventi che riguardano il restauro del patrimonio architettonico e monumentale.]]>

L'insegnamento che la Storia della Scienza e della Tecnica del costruire ha direttamente o indirettamente dispensato nei secoli, e dispensa tutt'oggi attraverso il considerevole patrimonio architettonico tramandatoci, ha sempre più messo in evidenza la sua caratteristica di strumento indispensabile per operare scelte consapevoli negli interventi di consolidamento statico degli edifici storici. La riscoperta degli antichi magisteri, fondati sovente più sull'esperienza e sulla sperimentazione diretta del costruire che sulla conoscenza scientifica e tecnica di particolari metodi di analisi e strumenti di calcolo, diventa dunque indispensabile quando ci troviamo di fronte a quel complesso e variegato insieme d'interventi che riguardano il restauro del patrimonio architettonico e monumentale.]]>
Tue, 04 Aug 2015 15:27:34 GMT /slideshow/considerazioni-critiche-sulle-tecniche-di-consolidamento-tradizionali-dellarchitettura/51267367 maxcorradi@slideshare.net(maxcorradi) Considerazioni critiche sulle tecniche di consolidamento tradizionali dell'architettura maxcorradi L'insegnamento che la Storia della Scienza e della Tecnica del costruire ha direttamente o indirettamente dispensato nei secoli, e dispensa tutt'oggi attraverso il considerevole patrimonio architettonico tramandatoci, ha sempre più messo in evidenza la sua caratteristica di strumento indispensabile per operare scelte consapevoli negli interventi di consolidamento statico degli edifici storici. La riscoperta degli antichi magisteri, fondati sovente più sull'esperienza e sulla sperimentazione diretta del costruire che sulla conoscenza scientifica e tecnica di particolari metodi di analisi e strumenti di calcolo, diventa dunque indispensabile quando ci troviamo di fronte a quel complesso e variegato insieme d'interventi che riguardano il restauro del patrimonio architettonico e monumentale. <img style="border:1px solid #C3E6D8;float:right;" alt="" src="https://cdn.slidesharecdn.com/ss_thumbnails/2000cnhc3028-150804152734-lva1-app6892-thumbnail.jpg?width=120&amp;height=120&amp;fit=bounds" /><br> L&#39;insegnamento che la Storia della Scienza e della Tecnica del costruire ha direttamente o indirettamente dispensato nei secoli, e dispensa tutt&#39;oggi attraverso il considerevole patrimonio architettonico tramandatoci, ha sempre più messo in evidenza la sua caratteristica di strumento indispensabile per operare scelte consapevoli negli interventi di consolidamento statico degli edifici storici. La riscoperta degli antichi magisteri, fondati sovente più sull&#39;esperienza e sulla sperimentazione diretta del costruire che sulla conoscenza scientifica e tecnica di particolari metodi di analisi e strumenti di calcolo, diventa dunque indispensabile quando ci troviamo di fronte a quel complesso e variegato insieme d&#39;interventi che riguardano il restauro del patrimonio architettonico e monumentale.
Considerazioni critiche sulle tecniche di consolidamento tradizionali dell'architettura from Università degli Studi di Genova
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From the «Architecture hydraulique» to the «Science des ingénieurs»: Hydrostatics and Hydrodynamics in the XIXth century /slideshow/from-the-architecture-hydraulique-to-the-science-des-ingnieurs-hydrostatics-and-hydrodynamics-in-the-xixth-century-51258378/51258378 2003cihc1061corradim-150804114839-lva1-app6892
Hydraulics, notwithstanding its ancient origins, is very young as a discipline. It has been founding and consolidating its scientific bases onIy for the last three centuries as pure science, like mechanics, and its application to engineering. The «discovery» of basic principles, the fundamentals of hydraulic science, required many efforts throughout the 17th and 18th century. ]]>

Hydraulics, notwithstanding its ancient origins, is very young as a discipline. It has been founding and consolidating its scientific bases onIy for the last three centuries as pure science, like mechanics, and its application to engineering. The «discovery» of basic principles, the fundamentals of hydraulic science, required many efforts throughout the 17th and 18th century. ]]>
Tue, 04 Aug 2015 11:48:39 GMT /slideshow/from-the-architecture-hydraulique-to-the-science-des-ingnieurs-hydrostatics-and-hydrodynamics-in-the-xixth-century-51258378/51258378 maxcorradi@slideshare.net(maxcorradi) From the «Architecture hydraulique» to the «Science des ingénieurs»: Hydrostatics and Hydrodynamics in the XIXth century maxcorradi Hydraulics, notwithstanding its ancient origins, is very young as a discipline. It has been founding and consolidating its scientific bases onIy for the last three centuries as pure science, like mechanics, and its application to engineering. The «discovery» of basic principles, the fundamentals of hydraulic science, required many efforts throughout the 17th and 18th century. <img style="border:1px solid #C3E6D8;float:right;" alt="" src="https://cdn.slidesharecdn.com/ss_thumbnails/2003cihc1061corradim-150804114839-lva1-app6892-thumbnail.jpg?width=120&amp;height=120&amp;fit=bounds" /><br> Hydraulics, notwithstanding its ancient origins, is very young as a discipline. It has been founding and consolidating its scientific bases onIy for the last three centuries as pure science, like mechanics, and its application to engineering. The «discovery» of basic principles, the fundamentals of hydraulic science, required many efforts throughout the 17th and 18th century.
From the «Architecture hydraulique» to the «Science des ingénieurs»: Hydrostatics and Hydrodynamics in the XIXth century from Università degli Studi di Genova
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A brief comparison between mechanical aspects and construction of Arch Bridges during the XVIIIth and XIXth centuries /slideshow/a-brief-comparison-between-mechanical-aspects-and-construction-of-arch-bridges-during-the-xviiith-and-xixth-centuries/50684926 2004abriefcomparisonbetweenmechanicalaspectsandconstructionofarchbridgesduringthexviiithandxixthcent-150719141244-lva1-app6891
The aim of this paper is to compare the development of theoretical research on the collapse analysis of arches and vaults, with some significant constructions of arch bridges, in French and Italy during the XVIIIth and XIXth centuries. On this subject, the authors would develop a brief outline of most important researches about mechanical aspects of the arch bridge theory in the same centuries. Then it will be developed some considerations on the construction, behaviour and assessment of a little number of significant arch bridges, to verify the corresponding between construction, theoretical and mechanical approach, collapse mode and conservation approach of these architectures.]]>

The aim of this paper is to compare the development of theoretical research on the collapse analysis of arches and vaults, with some significant constructions of arch bridges, in French and Italy during the XVIIIth and XIXth centuries. On this subject, the authors would develop a brief outline of most important researches about mechanical aspects of the arch bridge theory in the same centuries. Then it will be developed some considerations on the construction, behaviour and assessment of a little number of significant arch bridges, to verify the corresponding between construction, theoretical and mechanical approach, collapse mode and conservation approach of these architectures.]]>
Sun, 19 Jul 2015 14:12:44 GMT /slideshow/a-brief-comparison-between-mechanical-aspects-and-construction-of-arch-bridges-during-the-xviiith-and-xixth-centuries/50684926 maxcorradi@slideshare.net(maxcorradi) A brief comparison between mechanical aspects and construction of Arch Bridges during the XVIIIth and XIXth centuries maxcorradi The aim of this paper is to compare the development of theoretical research on the collapse analysis of arches and vaults, with some significant constructions of arch bridges, in French and Italy during the XVIIIth and XIXth centuries. On this subject, the authors would develop a brief outline of most important researches about mechanical aspects of the arch bridge theory in the same centuries. Then it will be developed some considerations on the construction, behaviour and assessment of a little number of significant arch bridges, to verify the corresponding between construction, theoretical and mechanical approach, collapse mode and conservation approach of these architectures. <img style="border:1px solid #C3E6D8;float:right;" alt="" src="https://cdn.slidesharecdn.com/ss_thumbnails/2004abriefcomparisonbetweenmechanicalaspectsandconstructionofarchbridgesduringthexviiithandxixthcent-150719141244-lva1-app6891-thumbnail.jpg?width=120&amp;height=120&amp;fit=bounds" /><br> The aim of this paper is to compare the development of theoretical research on the collapse analysis of arches and vaults, with some significant constructions of arch bridges, in French and Italy during the XVIIIth and XIXth centuries. On this subject, the authors would develop a brief outline of most important researches about mechanical aspects of the arch bridge theory in the same centuries. Then it will be developed some considerations on the construction, behaviour and assessment of a little number of significant arch bridges, to verify the corresponding between construction, theoretical and mechanical approach, collapse mode and conservation approach of these architectures.
A brief comparison between mechanical aspects and construction of Arch Bridges during the XVIIIth and XIXth centuries from Università degli Studi di Genova
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La science du mouvement au XVIIe et XVIIIe siècles ou les fondements de la Mécanique analytique https://fr.slideshare.net/slideshow/la-science-du-mouvement-au-xviie-et-xviiie-sicles-ou-les-fondements-de-la-mcanique-analytique/50667090 2004corradiucl-1-150718174934-lva1-app6891
Lagrange écrit dans l’Avertissement de sa Méchanique Analytique (Paris, 1788): «On a déjà plusieurs Traités de Méchanique, mais le plan de celui-ci est entièrement neuf. Je me suis proposé de réduire la théorie de cette science et l’art de résoudre les problèmes qui s’y rapportent, à des formules générales, dont le simple développement donne toutes les équations nécessaires pour la solution de chaque problème». Cette «nouvelle vision du monde », qui sera celle du XVIIe siècle et encore plus celle du siècle suivant et qui tente d’établir un dialogue entre la Méchanique physique proposée par S.D. Poisson et la Mécanique analytique de Lagrange (reprise au XIXe siècle en termes plus précis par le courant des « axiomaticiens »), constitue un vaste et important projet scientifique qui dépasse les principes généraux de la Mécanique pour investir des lieux de recherche et des disciplines plus spécialisées et plus particulières comme, par exemple, la balistique et l’hydraulique.]]>

Lagrange écrit dans l’Avertissement de sa Méchanique Analytique (Paris, 1788): «On a déjà plusieurs Traités de Méchanique, mais le plan de celui-ci est entièrement neuf. Je me suis proposé de réduire la théorie de cette science et l’art de résoudre les problèmes qui s’y rapportent, à des formules générales, dont le simple développement donne toutes les équations nécessaires pour la solution de chaque problème». Cette «nouvelle vision du monde », qui sera celle du XVIIe siècle et encore plus celle du siècle suivant et qui tente d’établir un dialogue entre la Méchanique physique proposée par S.D. Poisson et la Mécanique analytique de Lagrange (reprise au XIXe siècle en termes plus précis par le courant des « axiomaticiens »), constitue un vaste et important projet scientifique qui dépasse les principes généraux de la Mécanique pour investir des lieux de recherche et des disciplines plus spécialisées et plus particulières comme, par exemple, la balistique et l’hydraulique.]]>
Sat, 18 Jul 2015 17:49:34 GMT https://fr.slideshare.net/slideshow/la-science-du-mouvement-au-xviie-et-xviiie-sicles-ou-les-fondements-de-la-mcanique-analytique/50667090 maxcorradi@slideshare.net(maxcorradi) La science du mouvement au XVIIe et XVIIIe siècles ou les fondements de la Mécanique analytique maxcorradi Lagrange écrit dans l’Avertissement de sa Méchanique Analytique (Paris, 1788): «On a déjà plusieurs Traités de Méchanique, mais le plan de celui-ci est entièrement neuf. Je me suis proposé de réduire la théorie de cette science et l’art de résoudre les problèmes qui s’y rapportent, à des formules générales, dont le simple développement donne toutes les équations nécessaires pour la solution de chaque problème». Cette «nouvelle vision du monde », qui sera celle du XVIIe siècle et encore plus celle du siècle suivant et qui tente d’établir un dialogue entre la Méchanique physique proposée par S.D. Poisson et la Mécanique analytique de Lagrange (reprise au XIXe siècle en termes plus précis par le courant des « axiomaticiens »), constitue un vaste et important projet scientifique qui dépasse les principes généraux de la Mécanique pour investir des lieux de recherche et des disciplines plus spécialisées et plus particulières comme, par exemple, la balistique et l’hydraulique. <img style="border:1px solid #C3E6D8;float:right;" alt="" src="https://cdn.slidesharecdn.com/ss_thumbnails/2004corradiucl-1-150718174934-lva1-app6891-thumbnail.jpg?width=120&amp;height=120&amp;fit=bounds" /><br> Lagrange écrit dans l’Avertissement de sa Méchanique Analytique (Paris, 1788): «On a déjà plusieurs Traités de Méchanique, mais le plan de celui-ci est entièrement neuf. Je me suis proposé de réduire la théorie de cette science et l’art de résoudre les problèmes qui s’y rapportent, à des formules générales, dont le simple développement donne toutes les équations nécessaires pour la solution de chaque problème». Cette «nouvelle vision du monde », qui sera celle du XVIIe siècle et encore plus celle du siècle suivant et qui tente d’établir un dialogue entre la Méchanique physique proposée par S.D. Poisson et la Mécanique analytique de Lagrange (reprise au XIXe siècle en termes plus précis par le courant des « axiomaticiens »), constitue un vaste et important projet scientifique qui dépasse les principes généraux de la Mécanique pour investir des lieux de recherche et des disciplines plus spécialisées et plus particulières comme, par exemple, la balistique et l’hydraulique.
from Università degli Studi di Genova
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I fondamenti della Meccanica medievale e il «Trattato di Meccanica» nella Architettura di Jacopo Barozzi da Vignola /slideshow/i-fondamenti-della-meccanica-medievale-e-il-trattato-di-meccanica-nella-architettura-di-jacopo-barozzi-da-vignola/50666791 2005cnhc4028-150718173516-lva1-app6891
Jacopo Barozzi da Vignola (1507–1573), pittore di formazione e architetto di «mestiere», ha lasciato —oltre ad un cospicuo patrimonio architettonico interprete del maturo linguaggio Rinascimentale, ricco di una precisa grammatica e una rigorosa sintassi costruttiva e formale— un’opera di gran pregio anche per la «scienza meccanica». Come il linguaggio vitruviano della firmitas, più o meno ricco e raffinato, riprende i temi della meccanica antica —pre-galileiana, aristotelica e archimedea—, dove i princìpi elementari e le macchine semplici sono gli strumenti indispensabili per la comprensione del vasto mondo della meccanica applicata alle costruzioni, così il linguaggio architettonico di Vignola si spoglia di quell’apparato formale che contraddistingue la trattatistica Rinascimentale, per rendere parimenti «puri» e scevri da elementi complessi i canoni e le regole del buon costruire.]]>

Jacopo Barozzi da Vignola (1507–1573), pittore di formazione e architetto di «mestiere», ha lasciato —oltre ad un cospicuo patrimonio architettonico interprete del maturo linguaggio Rinascimentale, ricco di una precisa grammatica e una rigorosa sintassi costruttiva e formale— un’opera di gran pregio anche per la «scienza meccanica». Come il linguaggio vitruviano della firmitas, più o meno ricco e raffinato, riprende i temi della meccanica antica —pre-galileiana, aristotelica e archimedea—, dove i princìpi elementari e le macchine semplici sono gli strumenti indispensabili per la comprensione del vasto mondo della meccanica applicata alle costruzioni, così il linguaggio architettonico di Vignola si spoglia di quell’apparato formale che contraddistingue la trattatistica Rinascimentale, per rendere parimenti «puri» e scevri da elementi complessi i canoni e le regole del buon costruire.]]>
Sat, 18 Jul 2015 17:35:16 GMT /slideshow/i-fondamenti-della-meccanica-medievale-e-il-trattato-di-meccanica-nella-architettura-di-jacopo-barozzi-da-vignola/50666791 maxcorradi@slideshare.net(maxcorradi) I fondamenti della Meccanica medievale e il «Trattato di Meccanica» nella Architettura di Jacopo Barozzi da Vignola maxcorradi Jacopo Barozzi da Vignola (1507–1573), pittore di formazione e architetto di «mestiere», ha lasciato —oltre ad un cospicuo patrimonio architettonico interprete del maturo linguaggio Rinascimentale, ricco di una precisa grammatica e una rigorosa sintassi costruttiva e formale— un’opera di gran pregio anche per la «scienza meccanica». Come il linguaggio vitruviano della firmitas, più o meno ricco e raffinato, riprende i temi della meccanica antica —pre-galileiana, aristotelica e archimedea—, dove i princìpi elementari e le macchine semplici sono gli strumenti indispensabili per la comprensione del vasto mondo della meccanica applicata alle costruzioni, così il linguaggio architettonico di Vignola si spoglia di quell’apparato formale che contraddistingue la trattatistica Rinascimentale, per rendere parimenti «puri» e scevri da elementi complessi i canoni e le regole del buon costruire. <img style="border:1px solid #C3E6D8;float:right;" alt="" src="https://cdn.slidesharecdn.com/ss_thumbnails/2005cnhc4028-150718173516-lva1-app6891-thumbnail.jpg?width=120&amp;height=120&amp;fit=bounds" /><br> Jacopo Barozzi da Vignola (1507–1573), pittore di formazione e architetto di «mestiere», ha lasciato —oltre ad un cospicuo patrimonio architettonico interprete del maturo linguaggio Rinascimentale, ricco di una precisa grammatica e una rigorosa sintassi costruttiva e formale— un’opera di gran pregio anche per la «scienza meccanica». Come il linguaggio vitruviano della firmitas, più o meno ricco e raffinato, riprende i temi della meccanica antica —pre-galileiana, aristotelica e archimedea—, dove i princìpi elementari e le macchine semplici sono gli strumenti indispensabili per la comprensione del vasto mondo della meccanica applicata alle costruzioni, così il linguaggio architettonico di Vignola si spoglia di quell’apparato formale che contraddistingue la trattatistica Rinascimentale, per rendere parimenti «puri» e scevri da elementi complessi i canoni e le regole del buon costruire.
I fondamenti della Meccanica medievale e il «Trattato di Meccanica» nella Architettura di Jacopo Barozzi da Vignola from Università degli Studi di Genova
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Alle origini della costruzione navale. /maxcorradi/alle-origini-della-costruzione-navale uniiiietascn-150604204855-lva1-app6892
«I vascelli cartaginesi erano costruiti in modo da potersi muovere in tutti i sensi con molta leggerezza; i loro rematori erano esperti. Quando il nemico avanzava per inseguirli loro si giravano, gli volteggiavano attorno o gli piombavano sul fianco e lo urtavano, mentre il vascello romano poteva appena virare nuovamente per la sua pesantezza e la scarsa esperienza dei rematori» [Polibio, 206 - 124 a.C.].]]>

«I vascelli cartaginesi erano costruiti in modo da potersi muovere in tutti i sensi con molta leggerezza; i loro rematori erano esperti. Quando il nemico avanzava per inseguirli loro si giravano, gli volteggiavano attorno o gli piombavano sul fianco e lo urtavano, mentre il vascello romano poteva appena virare nuovamente per la sua pesantezza e la scarsa esperienza dei rematori» [Polibio, 206 - 124 a.C.].]]>
Thu, 04 Jun 2015 20:48:55 GMT /maxcorradi/alle-origini-della-costruzione-navale maxcorradi@slideshare.net(maxcorradi) Alle origini della costruzione navale. maxcorradi «I vascelli cartaginesi erano costruiti in modo da potersi muovere in tutti i sensi con molta leggerezza; i loro rematori erano esperti. Quando il nemico avanzava per inseguirli loro si giravano, gli volteggiavano attorno o gli piombavano sul fianco e lo urtavano, mentre il vascello romano poteva appena virare nuovamente per la sua pesantezza e la scarsa esperienza dei rematori» [Polibio, 206 - 124 a.C.]. <img style="border:1px solid #C3E6D8;float:right;" alt="" src="https://cdn.slidesharecdn.com/ss_thumbnails/uniiiietascn-150604204855-lva1-app6892-thumbnail.jpg?width=120&amp;height=120&amp;fit=bounds" /><br> «I vascelli cartaginesi erano costruiti in modo da potersi muovere in tutti i sensi con molta leggerezza; i loro rematori erano esperti. Quando il nemico avanzava per inseguirli loro si giravano, gli volteggiavano attorno o gli piombavano sul fianco e lo urtavano, mentre il vascello romano poteva appena virare nuovamente per la sua pesantezza e la scarsa esperienza dei rematori» [Polibio, 206 - 124 a.C.].
Alle origini della costruzione navale. from Università degli Studi di Genova
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Les femmes fatales. Parole e immagini /slideshow/8195483-cover/48862084 8195483cover-150601213355-lva1-app6892
L’immagine della femme fatale è l'immagine di una donna particolare forse più eterea che reale, concentrato di bellezza, sensualità, voluttà, peccato, lussuria, ma sempre e soltanto ‘donna’. Per descrivere la femme fatale abbiamo scelto la strada principale delle immagini che come un fiume raccoglie rivoli di pensieri e parole sull’universo femminile; perché se la donna ideale si sogna, si immagina in un mondo irreale e irraggiungibile, la donna è invece reale, presente, viva nella nostra vita così come lo è stato nella vita degli artisti che l’hanno voluta rappresentare attraverso le diverse forme d’arte che nei secoli sono state utilizzate per presentare i propri pensieri, i propri sogni, i propri desideri, la propria volontà di trasmettere ai posteri un pensiero, un immagine, un sogno che è quello della donna: la femme fatale. ISBN 9781445266640 - 2010]]>

L’immagine della femme fatale è l'immagine di una donna particolare forse più eterea che reale, concentrato di bellezza, sensualità, voluttà, peccato, lussuria, ma sempre e soltanto ‘donna’. Per descrivere la femme fatale abbiamo scelto la strada principale delle immagini che come un fiume raccoglie rivoli di pensieri e parole sull’universo femminile; perché se la donna ideale si sogna, si immagina in un mondo irreale e irraggiungibile, la donna è invece reale, presente, viva nella nostra vita così come lo è stato nella vita degli artisti che l’hanno voluta rappresentare attraverso le diverse forme d’arte che nei secoli sono state utilizzate per presentare i propri pensieri, i propri sogni, i propri desideri, la propria volontà di trasmettere ai posteri un pensiero, un immagine, un sogno che è quello della donna: la femme fatale. ISBN 9781445266640 - 2010]]>
Mon, 01 Jun 2015 21:33:54 GMT /slideshow/8195483-cover/48862084 maxcorradi@slideshare.net(maxcorradi) Les femmes fatales. Parole e immagini maxcorradi L’immagine della femme fatale è l'immagine di una donna particolare forse più eterea che reale, concentrato di bellezza, sensualità, voluttà, peccato, lussuria, ma sempre e soltanto ‘donna’. Per descrivere la femme fatale abbiamo scelto la strada principale delle immagini che come un fiume raccoglie rivoli di pensieri e parole sull’universo femminile; perché se la donna ideale si sogna, si immagina in un mondo irreale e irraggiungibile, la donna è invece reale, presente, viva nella nostra vita così come lo è stato nella vita degli artisti che l’hanno voluta rappresentare attraverso le diverse forme d’arte che nei secoli sono state utilizzate per presentare i propri pensieri, i propri sogni, i propri desideri, la propria volontà di trasmettere ai posteri un pensiero, un immagine, un sogno che è quello della donna: la femme fatale. ISBN 9781445266640 - 2010 <img style="border:1px solid #C3E6D8;float:right;" alt="" src="https://cdn.slidesharecdn.com/ss_thumbnails/8195483cover-150601213355-lva1-app6892-thumbnail.jpg?width=120&amp;height=120&amp;fit=bounds" /><br> L’immagine della femme fatale è l&#39;immagine di una donna particolare forse più eterea che reale, concentrato di bellezza, sensualità, voluttà, peccato, lussuria, ma sempre e soltanto ‘donna’. Per descrivere la femme fatale abbiamo scelto la strada principale delle immagini che come un fiume raccoglie rivoli di pensieri e parole sull’universo femminile; perché se la donna ideale si sogna, si immagina in un mondo irreale e irraggiungibile, la donna è invece reale, presente, viva nella nostra vita così come lo è stato nella vita degli artisti che l’hanno voluta rappresentare attraverso le diverse forme d’arte che nei secoli sono state utilizzate per presentare i propri pensieri, i propri sogni, i propri desideri, la propria volontà di trasmettere ai posteri un pensiero, un immagine, un sogno che è quello della donna: la femme fatale. ISBN 9781445266640 - 2010
Les femmes fatales. Parole e immagini from Università degli Studi di Genova
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Biblioteca di Storia della costruzione navale /slideshow/biblioteca-di-storia-della-costruzione-navale/48862001 10865845-bcover-150601213129-lva1-app6892
La costruzione navale è un’arte antica che quasi sicuramente risale alle origini dell’uomo. Nei secoli si è sviluppata fino a diventare scienza e ha consentito all’uomo di solcare i mari, esplorare nuove terre, scoprire nuovi continenti e mettere a contatto popolazioni diverse e molto distanti tra loro. Ma la scienza navale, nel senso moderno del termine, è una disciplina nuova che trae le sue origini dai trattati di costruzione navale, prima manoscritti, e poi a stampa che a partire dal XVI secolo sono sono stati resi pubblici e a disposizione degli studiosi, degli architetti e degli ingegneri navali. In questo volume vogliamo fornire al lettore una raccolta bibliografica sull'arte e l'architettura navale, sulla costruzione e sulla scienza navale, altrimenti uno strumento che si auspica utile per successive ricerche. ISBN 9781447762027 - 2012]]>

La costruzione navale è un’arte antica che quasi sicuramente risale alle origini dell’uomo. Nei secoli si è sviluppata fino a diventare scienza e ha consentito all’uomo di solcare i mari, esplorare nuove terre, scoprire nuovi continenti e mettere a contatto popolazioni diverse e molto distanti tra loro. Ma la scienza navale, nel senso moderno del termine, è una disciplina nuova che trae le sue origini dai trattati di costruzione navale, prima manoscritti, e poi a stampa che a partire dal XVI secolo sono sono stati resi pubblici e a disposizione degli studiosi, degli architetti e degli ingegneri navali. In questo volume vogliamo fornire al lettore una raccolta bibliografica sull'arte e l'architettura navale, sulla costruzione e sulla scienza navale, altrimenti uno strumento che si auspica utile per successive ricerche. ISBN 9781447762027 - 2012]]>
Mon, 01 Jun 2015 21:31:29 GMT /slideshow/biblioteca-di-storia-della-costruzione-navale/48862001 maxcorradi@slideshare.net(maxcorradi) Biblioteca di Storia della costruzione navale maxcorradi La costruzione navale è un’arte antica che quasi sicuramente risale alle origini dell’uomo. Nei secoli si è sviluppata fino a diventare scienza e ha consentito all’uomo di solcare i mari, esplorare nuove terre, scoprire nuovi continenti e mettere a contatto popolazioni diverse e molto distanti tra loro. Ma la scienza navale, nel senso moderno del termine, è una disciplina nuova che trae le sue origini dai trattati di costruzione navale, prima manoscritti, e poi a stampa che a partire dal XVI secolo sono sono stati resi pubblici e a disposizione degli studiosi, degli architetti e degli ingegneri navali. In questo volume vogliamo fornire al lettore una raccolta bibliografica sull'arte e l'architettura navale, sulla costruzione e sulla scienza navale, altrimenti uno strumento che si auspica utile per successive ricerche. ISBN 9781447762027 - 2012 <img style="border:1px solid #C3E6D8;float:right;" alt="" src="https://cdn.slidesharecdn.com/ss_thumbnails/10865845-bcover-150601213129-lva1-app6892-thumbnail.jpg?width=120&amp;height=120&amp;fit=bounds" /><br> La costruzione navale è un’arte antica che quasi sicuramente risale alle origini dell’uomo. Nei secoli si è sviluppata fino a diventare scienza e ha consentito all’uomo di solcare i mari, esplorare nuove terre, scoprire nuovi continenti e mettere a contatto popolazioni diverse e molto distanti tra loro. Ma la scienza navale, nel senso moderno del termine, è una disciplina nuova che trae le sue origini dai trattati di costruzione navale, prima manoscritti, e poi a stampa che a partire dal XVI secolo sono sono stati resi pubblici e a disposizione degli studiosi, degli architetti e degli ingegneri navali. In questo volume vogliamo fornire al lettore una raccolta bibliografica sull&#39;arte e l&#39;architettura navale, sulla costruzione e sulla scienza navale, altrimenti uno strumento che si auspica utile per successive ricerche. ISBN 9781447762027 - 2012
Biblioteca di Storia della costruzione navale from Università degli Studi di Genova
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https://cdn.slidesharecdn.com/profile-photo-maxcorradi-48x48.jpg?cb=1718918169 Prof. associato di STORIA DELLA SCIENZA E DELLE TECNICHE (SSD M-STO/05 ) insegna: - SCIENZA DELLE COSTRUZIONI (CDL Ingegneria Nautica) - STORIA DELLA SCIENZA E DELLA TECNICA (CDLM Design Navale e Nautico) - STORIA DELLA SCIENZA E DELLE TECNICHE COSTRUTTIVE (CLM Architettura) - STORIA E TECNICHE DELL'INGEGNERIA NATURALISTICA (CDLM Progettazione delle aree verdi e del paesaggio) Visiting professor: - Université catholique de Louvain U.C.L. (Belgique) - Open University London (Great Britain) - Universidade de Brasilia (Brasil) - Istituto Universitario di Architettura di Venezia (IUAV) Research fellowships: - Università di Genova, Chargé de recherche presso Ecole Polytechnique, Paris Researc... www.arch.unige.it https://cdn.slidesharecdn.com/ss_thumbnails/screenshot2023-03-05alle23-230312112717-85ef0d59-thumbnail.jpg?width=320&height=320&fit=bounds slideshow/storia-della-nautica/256414330 Storia della Nautica https://cdn.slidesharecdn.com/ss_thumbnails/corradi-tacchellarina-181227233133-thumbnail.jpg?width=320&height=320&fit=bounds slideshow/at-the-origins-of-shipbuilding-treatises-joseph-furttenbach-and-the-architectura-navalis-126866970/126866970 AT THE ORIGINS OF SHIP... https://cdn.slidesharecdn.com/ss_thumbnails/2018rinalondon-181227232110-thumbnail.jpg?width=320&height=320&fit=bounds slideshow/at-the-origins-of-shipbuilding-treatises-joseph-furttenbach-and-the-architectura-navalis/126866658 AT THE ORIGINS OF SHIP...