ArcheoBot è un esperimento che vede le comuni esperienze digitali convergere per offrire uno strumento rapido, potente, facile da utilizzare, al servizio dell’indagine archeologica (e altro). Telegram, grazie alla sua diffusione e alla possibilità di creare bot con diversi linguaggi di programmazione, offre una flessibilità e una comodità di interazione ottenibile con una app solo a scapito di una compilazione specifica e un’installazione ad hoc. È possibile utilizzarlo, anziché per consultare banche dati come nel caso dei miei precedenti bot [DBCAR, Fasti Romani], per inserire informazioni consequenziali e strutturate? È possibile sfruttarne comodità e potenzialità per mettere a punto uno strumento a supporto di attività specifiche che richiedono velocità e puntualità di annotazione e documentazione, come uno scavo di emergenza o una ricognizione, memorizzando informazioni che possano poi essere rielaborate in un secondo momento con più calma e agio? Cosa succede se un’app di messaggistica e una plugin di QGis iniziano a comunicare tra loro?