Come valutare la mobilità della sacro iliaca? Quanto è importante? questo articolo risponderà a queste ed altre domande
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Sacro iliaca e mobilità del bacino
1. 70/Scienza&Sport
in loco dalle numerose strutture
legamentose e muscolari che hanno
relazione con questo. Infatti, molti
muscoli di arti superiori e inferiori
trovano inserzione proprio in uno o più
punti del bacino. La principale
responsabilità dell’articolazione
sacro-iliaca (SI) è quella di trasferire
il peso del corpo superiore alle estremità
inferiori (Snijders et al., 1993; 1997;
Vleeming et al., 1990; 1997 – figura 2).
L’articolazione sacro-iliaca deve
anche sopportare le forze esercitate
dal tronco quando questo si gira, si torce,
tira o spinge. Quando questi movimenti
esercitano una forza eccessiva sui
legamenti che tengono insieme
l’articolazione e sui muscoli che la
connettono (come quando si sollevano
dei pesi), così una forte tensione si
sviluppa sull’articolazione (Mosbys,
2009).
Diversamente da molte altre
articolazioni, non vi sono muscoli che
agiscono direttamente sulla sacro-iliaca.
Il movimento che si verifica è il risultato
dell’azione dell’ileo tramite le forze
provenienti dalle anche e dal tronco
(Gudgel, 2007). L’articolazione
sacro-iliaca è poi “diartrodiale” vera.
Le superfici articolari sono a forma di
orecchio e contengono creste e
depressioni irregolari. Nelle ossa iliache,
la superficie articolare che interagisce
Abstract
IL BACINO È UNA STRUTTURA
CHIAVE NELLA VALUTAZIONE
BIOMECCANICA DEL MOVIMENTO
UMANO. EVENTUALI RIDUZIONI
DI MOBILITÀ POSSONO ALTERARE
LA FUNZIONE E LA LUNGHEZZA
DI MOLTI GRUPPI MUSCOLARI SIA
DEGLI ARTI SUPERIORI SIA DI
QUELLI INFERIORI. IN QUESTO
ARTICOLO SARÀ DESCRITTO UN
TEST CHE ANALIZZA SIA LA
MOBILITÀ DELL’ARTICOLAZIONE
SACRO-ILIACA SIA DI QUELLA
LOMBO-SACRALE E CHE CI
PERMETTE DI VALUTARLA
RISPETTO A QUELLA TORACICA E
CERVICALE. SARANNO USATI NEL
TEST LO STRUMENTO DEL SIT
AND REACH E UNA PEDANA DI
PRESSIONE.
• Bacino
• Articolazione sacro-iliaca
• Mobilità
• Prevenzione degli infortuni
A
natomicamente il bacino,
nella nostra struttura
scheletrica, ha un ruolo
importante nell’esprimere un
gesto di qualità ed è altrettanto rilevante
per la prevenzione degli infortuni.
Perché questo? Perché il bacino è un
insieme di componenti che ha sub-
componenti; ciò significa che si muove
come un’unità, ma comunque c’è
un’azione comune fra le strutture e le
articolazioni che compongono il
complesso e che lo formano.
Il bacino è un osso formato dall’ileo
destro e sinistro, dalla zona ischiatica
destra e sinistra, dalle ossa del pube e dal
sacro che si incunea tra le due parti
iliache (figura 1).
Quando il soggetto è in stazione eretta il
bacino è anatomicamente “sospeso”,
cioè sostenuto inferiormente
dall’articolazione coxo-femorale e
superiormente si relaziona tramite
l’articolazione lombo-sacrale con la
colonna vertebrale. Quindi, è un osso
che nel cadavere a secco non è vincolato
ad alcuna struttura, ma viene mantenuto
La valutazione della
mobilità del bacino
come prevenzione
degli infortuni
allenamento e prevenzione
2. Scienza&Sport/71
con l’osso sacro è orientata verso
l’interno. Nella porzione superiore
dell’articolazione, il sacro e l’ileo non
sono in contatto, ma collegati da potenti
legamenti posteriori, interossei e
anteriori (figura 3). La metà anteriore e
inferiore è un’articolazione sinoviale
tipica con cartilagine ialina sulle
superfici articolari. L’articolazione
sacro-iliaca è pertanto un’articolazione
assiale con una superficie
approssimativa di 17,5 cm quadrati.
La sua superficie è liscia nei giovani e
diviene irregolare nel tempo.
Il movimento (principalmente di
rotazione) si riduce con l’età, mentre
un aumento del movimento è associato
alla gravidanza.
L’articolazione (SI) è stabilizzata, come
già accennato, da una rete di legamenti e
muscoli, che limitano anche la mobilità
in tutti i piani di movimento. Quella
normale prevede un
movimento di piccola
entità di circa 2-4 mm in
ogni direzione (Sashin,
1930). I legamenti sacro-
iliaci nelle donne sono
meno rigidi rispetto agli
uomini, in modo da
consentire la mobilità
necessaria per il parto.
I movimenti
I movimenti del bacino, grazie
all’articolazione sacro-iliaca, sono
(Lavignolle, 1983):
1. l’inclinazione in avanti
contemporanea di entrambe le ossa
iliache rispetto all’osso sacro;
2. la retroversione (o inclinazione
all’indietro) contemporanea di
entrambe le ossa iliache rispetto
all’osso sacro;
3. l’inclinazione in avanti di un osso
iliaco e la contemporanea
retroversione dell’altro osso iliaco.
Questo movimento ha luogo durante
la deambulazione oppure la corsa;
4. la nutazione (o flessione sacrale).
Durante questo movimento, la base
del sacro (è la parte superiore di
quest’osso) si sposta in basso e in
avanti, mentre l’apice del sacro (è la
parte inferiore) si muove all’indietro.
Ciò comporta la diminuzione, in
termini di diametro, dello stretto
inferiore del bacino e l’ampliamento, xxxxxxxxxxxxx
Mauro Testa
• RESPONSABILE SCIENTIFICO DI BIOMOOVE
LAB E BIOMECCANICO
• HA LAVORATO COME BIOMECCANICO
AL BELLINZONA, AL CHIEVO, AL PARMA
E PER ULTIMO AL BOLOGNA
M
Figura 1
Le parti che compongono
il bacino.
Figura 2
Forze che agiscono
sull’articolazione
sacro-iliaca.
Figura 3
Il legamenti
dell’articolazione
sacro-iliaca.
1
2
3 legamento ant. longitudinale
ileo lombare
inguinale
IVvertebra
pube
ischio
ileo
sacro-iliaca
OSSA DEL BACINO
cresta iliacacresta iliaca
leg. sacro-liaco ant.
gran trocantere
leg. pubico sup
fibro cartilagine
interpubica
membrana
dell’otturatore
capsula articolare
legamento
ileo-femorale
leg.
arquato
spina iliaca
anteriore-
superiore
3. 72/Scienza&Sport
sempre in termini di diametro, dello
stretto superiore del bacino;
5. la contronutazione (o estensione
sacrale). Durante questo movimento,
la base del sacro si sposta in alto e
indietro, mentre l’apice del sacro va
in avanti e in basso. Ciò causa
l’aumento, in termini di diametro,
dello stretto superiore del bacino e la
diminuzione, sempre in termini di
diametro, dello stretto inferiore
(figura 4).
Anatomicamente gli Autori descrivono
numerosi assi attorno ai quali avvengono
i movimenti del sacro
(Lee et al., XXXX):
1. verticale (o asse di rotazione);
2. di Zaglas;
3. assile;
4. respiratorio;
5. obliqui (o assi di torsione).
Nella figura 5 gli assi di movimento
dell’osso sacro.
L’asse verticale è un asse ipotetico
attorno al quale il sacro effettuata
movimenti di rotazione destra e sinistra.
Sono movimenti generalmente
conseguenti a malformazioni o situazioni
post-traumatiche (individuabili
radiograficamente).
L’asse di Zaglas è un asse trasverso
attorno al quale il sacro effettua
movimenti di flessione ed estensione e
sono presenti, a differenza dei
movimenti meccanici,
indipendentemente dalla posizione
spaziale del sacro.
L’asse assile è un asse meccanico che
corrisponde per alcuni Autori al
legamento assile e per altri al punto di
convergenza dei bracci delle auricole
(istmo). Attorno a questo asse il sacro
effettua la maggior ampiezza dei
movimenti di nutazione e
contronutazione.
L’asse respiratorio è un asse trasverso
attorno al quale avvengono movimenti di
nutazione e contronutazione durante atti
respiratori profondi.
L’asse obliquo, o asse di torsione,
rappresenta l’asse attorno al quale
avvengono i movimenti funzionali
maggiori dell’articolazione sacroiliaca.
L’asse obliquo di sinistra parte dalla
parte superiore del braccio corto
dell’auricola di sinistra ed esce nella
parte inferiore del braccio lungo
dell’auricola di destra. L’asse obliquo di
destra parte dalla parte superiore del
braccio corto dell’auricola di destra ed
esce nella parte inferiore del braccio
lungo dell’auricola di sinistra. Il sacro
può effettuare, attorno a ciascun asse
obliquo, movimenti di torsione in
allenamento
e prevenzione
LE PATOLOGIE
Lo sforzo meccanico e le lesioni
all’articolazione sacro-iliaca sono
prodotti da una combinazione di
compressione verticale e rapida
rotazione (ad esempio, trasporto
di oggetti pesanti, torsione, balzi,
cambi di direzione) o da cadute
sul fondoschiena. Lesioni di
questo tipo possono produrre
lassità legamentosa e consentono
movimenti anomali dolorosi.
L’instabilità può anche derivare da
interventi chirurgici sulla colonna
lombare in cui viene lesionata
una grande porzione del
legamento ileo-lombare. Il dolore
all’articolazione sacro-iliaca può
anche essere provocato da
discrepanza della lunghezza delle
gambe, anomalie di andatura,
esercizio intenso e prolungato,
traumi, parto traumatico e fusioni
al sacro da forte scoliosi.
Un’articolazione sacro-iliaca non
libera non consente la naturale
distribuzione dei carichi e diventa
dunque un altro fattore
predisponente la patologia.
BOX
■ Contro nutazione
■ Nutazione
■ Anteroversione
■ Retroversione
4
5
torsione
rotazione
assile
zaglas
torsione
iliaco
respiratorio
flessione estensione
Figura 4
I movimenti di
nutazione.
Figura 5
Gli assi di movimento
dell’osso sacro.
4. Scienza&Sport/73
direzione della nutazione e della
contronutazione. Nel movimento di
torsione attorno all’asse obliquo di
sinistra, l’emibase sacrale di destra si
sposta anteriormente e l’angolo infero-
laterale del sacro (AIL) di sinistra
posteriormente (sacro in nutazione),
oppure l’emibase di destra si
posteriorizza e l’AIL di sinistra si muove
anteriormente (sacro in
contronutazione). Nel movimento di
torsione attorno all’asse obliquo di
destra, in nutazione l’emibase sacrale di
sinistra si anteriorizza e l’AIL di destra
si posteriorizza; in contronutazione
l’emibase di sinistra si posteriorizza e
l’AIL di destra si anteriorizza.
Il bacino durante
le fasi dinamiche
Nella figura 6 sono indicati i movimenti
del bacino con corsa, torsione e
oscillazione aumentate dal movimento
delle braccia. Durante la deambulazione
il sacro, racchiuso tra le iliache, effettua
movimenti di torsione attorno agli assi
obliqui di destra e sinistra (movimento
sacro-iliaco). Per consentire un normale
schema del passo, le due ossa iliache
effettuano un movimento opposto,
passando da una condizione di
anteriorità a una posteriorità, attorno a
un asse anteriore in corrispondenza della
sinfisi pubica e attorno a un asse
posteriore a livello del sacro
(movimento ileo-sacrale). Nella
rotazione anteriore dell’osso iliaco
quest’ultimo ruota in avanti rispetto al
sacro con la spina iliaca anterosuperiore
che viene portata anteriormente, in basso
e verso l’esterno, mentre la spina iliaca
posterosuperiore si sposta in direzione
anterosuperiore e il pube verso il basso.
Nella rotazione posteriore dell’osso
iliaco la spina iliaca anterosuperiore
viene portata verso posteriormente, in
alto e verso l’interno, la spina iliaca
posterosuperiore in direzione
posteroinferiore e il pube verso l’alto. I
movimenti descritti a livello del sacro
corrispondono, in maniera inversa, a
quelli effettuati dall’iliaca. È facile
quindi comprendere come le
articolazioni sacro-iliache sono
sollecitate in senso opposto a ogni passo.
Nella marcia, il piede al suolo trasmette
una forza ascendente lungo l’arto che si
applica a livello dell’articolazione coxo-
femorale. Poiché l’articolazione
sacro-iliaca si trova posteriormente,
questo si manifesta a livello dell’iliaca
con un movimento di posteriorità. Il
peso del tronco trasmette una forza
discendente che tende a rendere
orizzontale l’emisacro. Riassumendo,
durante l’appoggio monopodalico si
registra, dalla parte dell’appoggio al
suolo, un sacro che si “orizzontalizza” e
un’iliaca che si “posteriorizza”. Dalla
parte dell’arto inferiore sospeso, il peso
di questo genera una forza discendente
sull’iliaca, a partire dalla coxo-femorale:
l’iliaca subisce così un movimento di
allenamento
e prevenzione
6
5. 74/Scienza&Sport
anteriorità e l’emisacro di questo lato
tende a verticalizzarsi. Ne consegue una
sollecitazione di taglio della sinfisi
pubica che tende a innalzare il pube dal
lato portante e ad abbassarlo dal lato
sospeso. La cintura pelvica deve avere,
pertanto, una propria mobilità di insieme
e al tempo stesso una certa
deformabilità, al fine di adattarsi agli
sforzi asimmetrici che nella quotidianità
si presentano. Le ali iliache costituiscono
importanti bracci di leva per tutte quelle
catene muscolo-fasciali che vi si
inseriscono a partire dal tronco e dagli
arti inferiori. È del tutto evidente che la
mobilità dell’articolazione sacro-iliaca
(SI) condiziona la statica e la dinamica
del bacino nel suo insieme e
conseguentemente degli arti inferiori e
del tronco. Per molti anni era consolidata
l’opinione che la SI fosse priva di
movimento, oggi sappiamo che non è
così: i movimenti legati al fulcro di
questa importante articolazione sono
definiti come abbiamo visto “nutazione e
contronutazione”. Durante la corsa o
anche semplicemente la camminata, gli
ilei e il sacro si muovono tra loro
torsionalmente e obliquamente; questa
mobilità è importante per evitare alla
muscolatura del bacino allungamenti
eccesivi dovuti a una zona inserzionale
rigida. Ad esempio, un bicipite
massimamente allungato in uno sprint o
in un balzo deve trovare la sua emiparte
di ileo in grado di fare tilt (nutazione
monolaterale) posteriore, riducendo così
il rischio di stiramento del muscolo
stesso. Da quanto sopra, comprendiamo
l’importanza della valutazione del gesto
sportivo, ad esempio della corsa o dello
sprint (ricordando che questi atti motori
sono spesso generati a seguito di
importanti valori di forza espressa per
l’esecuzione del gesto stesso): sarà
semplice così per lo specialista in
biomeccanica trovare la relazione tra la
dinamica del bacino e la prevenzione da
infortuni in quest’area. Vale la pena
ancora una volta sottolineare il ruolo
determinante di un’articolazione SI ben
funzionante, in ambito preventivo, su
muscoli come gli ischiocrurali o altri
delle pelvi che trovano nel bacino una o
più zone di inserzione. Possiamo quindi
dire che pattern motori della parte alta
del tronco alterati o di quella bassa
possano trovare nel bacino la sede del
loro compenso? E come valutiamo la
mobilità della SI?
Stato dell’arte
della valutazione della SI
Lo studio della mobilità e della funzione
della sacro iliaca parte nel 1905 da
Lovett sui cadaveri a secco; vengono poi
introdotte tecniche in vivo più moderne
come radiografie, risonanze magnetiche,
TAC, ricostruzioni al computer con
elementi finiti, stereofotogrammetria,
elettromiografia e tecniche di palpazioni
varie. I test sono ovviamente diversi per
i pazienti sani rispetto a quelli che
soffrono di mal di schiena localizzato
nella parte inferiore della stessa. La
scarsità di strumenti utili a valutare
un’area della macchina biologica umana
per noi così importante oltre alla
complessità e al costo degli strumenti
utilizzati ci ha indotto a pensare a un
nuovo test che vorremmo proporre come
elemento di valutazione della mobilità
della sacro-iliaca.
Il test Biomoove,
la biomeccanica
Siamo partiti per sviluppare il nuovo test
da uno già esistente, ma utilizzato
normalmente per la valutazione della
flessibilità della colonna e del cingolo
scapolare. Il test in questione è il Sit and
Reach test; storicamente questo viene
descritto per la prima volta da Wells &
Dillon nel 1952 (foto A).
Biomeccanicamente il test in questione
(sebbene molti ne evidenzino
allenamento
e prevenzione
6. Scienza&Sport/75
giustamente i limiti) ha dei vantaggi.
Uno di questi è che viene eseguito a
catena cinetica chiusa. Quindi, se il
posizionamento è corretto e controllato
dall’operatore, il test è fortemente
ripetibile, poco operatore-dipendente e
poco atleta-dipendente. In questo modo,
non è richiesta alcuna tecnica esecutiva a
quest’ultimo. Pertanto, non
coinvolgendo aspetti coordinativi e
tecnici, la ripetibilità è alta. È un test
semplice che necessita di attrezzatura
ridotta, dura pochi secondi e non è per
nulla invasivo. Per alcuni sport a catena
cinetica chiusa (come ciclismo) è
addirittura sport specifico.
Il Sit and Reach richiede che il soggetto
sia seduto con la schiena dritta, quindi
con un angolo pelvico di circa 90°, con
le gambe allungate e distese e
appoggiate sotto un ripiano facente parte
dello strumento usato per la valutazione
in questo test. Lo stesso piano è usato
dall’atleta per scivolare con le mani
poste sopra lo stesso al fine di riuscire
ad allungarsi il più possibile senza
piegare le ginocchia.
La misura rilevata sul piano di appoggio
delle mani rappresenterà il valore di
mobilità della schiena e delle spalle del
soggetto in esame. Nel test Biomoove
il soggetto è posto come nel test appena
descritto, ma seduto su una pedana
capacitiva di pressione normalmente
usata per la posturografica o la
baropodometria (foto B e C).
A differenza del Sit and Reach il test ha
una durata di 1 min, nel quale
l’individuo con entrambe le braccia
parallele cerca in avanti la posizione
massima per poi tornare a una con la
schiena “a squadra”.
L’alternativa a questa dinamica sempre
nell’arco del minuto è il soggetto che si
spinge avanti e torna, ma
alternativamente con un braccio, mentre
l’altro resta fermo incrementando in
questo modo le torsioni del cingolo
pelvico e scapolare, quasi a riprodurre il
gesto di torsione del tronco effettuato
durante i cambi di direzione.
La ragione della durata di un minuto del
test è duplice; raccogliamo più
movimenti di flessione ed estensione del
tronco, ottenendo una media del dato che
riduce gli errori esecutivi; inoltre, siamo
in grado di leggere la capacità del
sistema motorio in esame di fare riuso
elastico o in termini più fisici di saper
stoccare energia potenziale elastica nel
suo sistema, restituendoci così un dato
più significativo sulla reale mobilità del
soggetto nell’area sacrale.
Perché insistiamo nell’affermare che
riusciamo a leggere in questo modo la
mobilità sacro-iliaca? Il soggetto seduto
grava con il proprio peso sulle due
tuberosità ischiatiche. Questa posizione
“àncora” tramite le due tuberosità i due
ilei, riducendone la mobilità sia nel
senso torsionale sia nei movimenti di tilt
anteriore o posteriore degli stessi. In
pratica, questi risultano stabilizzati dal
carico del peso del soggetto.
Quando viene richiesto al soggetto di
piegarsi in avanti con il tronco e poi
di ritornare in posizione per un minuto,
la parte che può maggiormente garantire
questa mobilità è quella nell’area della
sacro-iliaca. Sarà cioè il sacro a fare
nutazione e contronutazione durante
il test, evidenziando la capacità
posseduta dall’atleta di ottenere questo
movimento. La pedana registra il
movimento dei CoP, cioè dei Centri
di Pressione dei due punti in appoggio
(le tuberosità ischiatiche),
manifestandoli graficamente con un
rettangolo (il rettangolo pelvico),
che indica un’eventuale differenza di
mobilità tra parte destra e sinistra del
soma, ma anche informando l’operatore
grazie a dei dati sulla quantità (in mm)
di percorso effettuato dal CoP centrale
durante il test.
Questo ultimo valore indica chiaramente
allenamento
e prevenzione
Foto A
Il test
Sit and Reach.
Foto B e C
Il test Biomoove
nelle due modalità.
A
B
C
7. 76/Scienza&Sport
una sacro-iliaca in blocco e ci informa
anche sul lato in cui il blocco è
maggiormente presente. Dai dati sin qui
registrati un valore inferiore ai 10 mm di
movimento del CoP generale indica un
bacino fortemente in blocco, mentre
valori superiori a 30 mm evidenziano un
bacino libero in questa zona. Per
verificare l’attendibilità del dato
ripetiamo sempre sia in giorni differenti
sia in orari diversi il test, ritrovando
sempre la stessa indicazione. Così siamo
in grado di registrare miglioramenti
anche significativi su soggetti sottoposti
a trattamento fisioterapico di sblocco
oppure trattati con esercizi di mobilità
specifici per quest’area.
Il test è facilmente ripetibile, non
operatore-dipendente e all’atleta sono
richiesti due soli aspetti per eseguirlo in
modo soddisfacente: non piegare le
ginocchia durante la flessione anteriore
del tronco mantenendo le caviglie a
squadra e i piedi ben appoggiati allo
strumento del Sit and Reach; inoltre,
nella fase di ritorno alla verticale del
tronco si chiede di evitare
l’iperestensione posteriore. Per
controllare questo usiamo inserire un
ostacolino alto alle spalle dietro alla
schiena del soggetto in modo tale che
l’individuo non alteri il dato di mobilità
a motivo di un’iperestensione posteriore.
Materiali e metodi
Sono stati valutati 22 soggetti calciatori
professionisti di serie A nella stagione
2016-2017 a cui era riscontrata una
scarsa mobilità della sacro-iliaca e
rivalutati dopo lavoro di mobilizzazione
del bacino. Ognuno di loro ha svolto più
volte il test come descritto ed è stata
verificata la qualità esecutiva del
movimento. Abbiamo usato una pedana
Sensor medica maxi e uno strumento
Sit and Reach dalle dimensioni di
60 x 60 x 70 cm (lunghezza del piano
superiore) per lato. L’altezza dello
strumento di 60 cm è stata scelta per
essere utilizzata dal 95 percentile degli
atleti senza che questi partano già con la
schiena piegata. Abbiamo correlato in
tutti i soggetti della rosa gli infortuni
precedenti con problematiche di blocco
o di troppa mobilità del bacino.
I valori espressi in mm e contrassegnati
con il rosso sono quelli considerati
ipomobili di bacino, quelli in giallo
rappresentano atleti anche loro poco
flessibili e quelli contrassegnati in verde
sono considerati con valori ottimali (si
ricorda che si tratta di dati elaborati dal
software della pedana e che registrano il
movimento del COP del soggetto
durante il test rappresentato dalla
lunghezza dell’ellisse posturale).
La LAI è la larghezza del bacino ed
è anch’essa valutata per escludere che
le forze verticali derivate dal peso
in un soggetto con bacino piccolo
potessero essere causa di infortuni da
allenamento
e prevenzione
GIOCATORI VALORI
MM
LAI PREV.
INF.
ARTO
LUNGO
NOTE
XXXX 12,28 138 sn blocco a sn
XXXX 9,18 134 sn sn ipomobile a dx
XXXX 16,32 132 sn sn blocco a sn
XXXX 32,45 142 sn blocco a destra
XXXX 11,09 133 sn blocco a dx
XXXX 3,72 132 dx blocco dx
XXXX 10,77 130 blocco a dx
XXXX 10,98 132 dx dx blocco a dx
XXXX 32,89 135 ant rot sn
XXXX 4,84 126
XXXX 7,88 140 dx
XXXX 18,48 135 dx dx
XXXX 7,94 143 dx dx blocco dx
XXXX 17,28 118 dx dx
XXXX 5,22 134 dx blocco dx
XXXX
XXXX 8,62 124 sn dx blocco sn
XXXX 16,69 145 dx blocco a dx
XXXX 8,33 146 sn blocco dx
XXXX 7,34 126 sn
XXXX 4,29 134 sn dx
XXXX 10,93 123 dx
Tabella A
I dati del test.
8. Scienza&Sport/77
sovraccarico. Per “Prev. Inf.” sono
indicati gli infortuni precedenti (non
classificati per tipologia ma solo per area
del corpo), mentre per “Arto lungo” le
situazioni in cui il soggetto ha
un’ipometria vera o presunta. Nelle note
sono stati inseriti i blocchi evidenziati
dal rettangolo posturale ricavato durante
il test (tabella A).
I soggetti evidenziati in rosso sono anche
quelli che generalmente lamentavano
maggiore affaticamento muscolare in
particolare alla catena posteriore della
gamba. Si possono notare, inoltre, in
molti casi, delle ripetizioni trovate grazie
alla correlazione tra i fattori di rischio in
tabella e le precedenti aree del soma
infortunato; ad esempio, arto lungo
destro con prevalenza di infortuni a
destra e magari blocco del bacino in
anteroversione o tilt o inclinazione dallo
stesso lato. Non crediamo, insomma, che
l’articolazione sacro-iliaca sia una causa
di infortunio primario, ma che funzioni
più come “salvavita” se il soggetto è
portatore di fattori di rischio. A 8 di
questi giocatori contrassegnati in rosso
(la casella in assenza di dato indica un
valore inferiore a 4) è stato proposto un
allenamento personalizzato
comprendente esercizi di miglioramento
della mobilità del bacino con cadenza
settimanale da eseguire a inizio
settimana (ad esempio, martedì e
mercoledì), prima e dopo la sessione e
prima della gara nella fase di
riscaldamento. I miglioramenti hanno
registrato un incremento medio di 1,5
mm per mese con differenze ovviamente
personali tra diversi giocatori e con una
riduzione marcata del senso di “pieno”
alle catene posteriori lamentato da questi
soggetti (figura 7 e 8, il dato di esempio
di un atleta).
Discussione
Sinceramente è necessario continuare a
investigare in questa direzione
continuando a utilizzare questo
approccio e magari migliorando
ulteriormente il test, rendendolo più
semplice e accessibile a tutti.
I dati così come le correlazioni non sono
ad oggi sufficienti per affermare
l’esistenza di una stretta causa/effetto
tra infortuni dei muscoli con inserzione
nell’area del bacino e una disfunzione
della sacro-iliaca. Ma sono sufficienti
per inserire questa tra le potenziali cause
che possono generare uno stop forzato
dell’atleta o una sua provvisoria
inabilità; pertanto occorre inserire la
sacro-iliaca tra le zone del soggetto
importanti da monitorare non
escludendola come invece purtroppo
accade oggi. I
allenamento
e prevenzione
7
8
www.scienzaesport.it
La bibliografia completa
alle pagine 85-97