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損 損 la repubblica che verr
Una nuova ricostruzione
損 損 Vito Gamberale
Per l'assetto economico ed industriale del paese i settanta
anni trascorsi dal 1946 presentano un profilo chiaro nella
loro evoluzione di base, sia pure con le oscillazioni e le
confusioni che naturalmente fanno da contorno a periodi cos狸
lunghi. La nascita della Repubblica trovava un paese artigiano
e contadino fiaccato da una lunga ed avvilente guerra, con forti
segni di distruzione nelle pi湛 importanti citt, e con le infrastrutture
primarie (strade e ferrovie) arretrate, scarse e malandate. Pochi
gli esempi indusuiali importanti: la Fiat a Torino ed una prima
base siderurgica nel Nord-Ovest. Dal punto di vista sociale, un
analfabetismo ancora alto (13%), una scolarizzazione limitata.
Oggi, nel voltarci indietro, possiamo immaginare la Repubblica
che nasceva come una bambina che doveva crescere in fretta.
Doveva infatti sistemare parecchie cose, per riallineare l'assetto
economico ed industriale del paese a quello delle nazioni con
le quali l'Italia aveva iniziato a confrontarsi, dopo l'Unit,
cio竪 a partire dai settant'anni precedenti. Il profilo evolutivo
si pu嘆 riassumere chiaramente in tre periodi. I primi tre
decenni hanno visto risorgere il paese: un moderno ed avan-
zatissimo sistema infrastnitturale (le autostrade migliori al
mondo); un tessuto industriale forte e solido, sia pure concentrato
nel centro-nord; un avanzato sistema energetico (l'Eni divenuta,
inaspettatamente, una delle potenze petrolifere mondiali; il
nucleare che ci pose all'avanguardia rispetto a Ultra l'Europa).
In parallelo cresceva una classe dirigente e maturava una
classe impiegatizia ed operaia forti e diffuse. Se nella prima
fase prevalsero i doveri, nella seconda parte si accompagnarono
i diritti, favoriti da governi che seppero coniugare sviluppo
e rispetto sociale. Furono anni e decenni durante i quali
tutto il paese si sentiva impegnato ad esprimere qualcosa di
eccezionale: accadeva non solo nell'economia e nell'industria;
ma anche nelle varie forme dell'arte (dalla musica al cinema),
della scienza (il Nobel a Natta), dello sport. Quindi un
paese che dal disastro totale seppe riscattarsi e riposizionarsi
con autorevolezza, che seppe leggere il futuro e seppe anti-
ciparlo: fu cos狸 che divenne vero ed ammirato protagonista
in un'Europa che andava delineandosi.
Il decennio successivo, gli anni ottanta, 竪 stato il periodo
degli "'strappi": il terrorismo, le contrapposizioni sociali esa-
sperate, la politica che cominciava a dare segni di inadeguatezza.
Sono seguiti tre decenni (dagli anni novanta ad oggi) di pro-
gressiva confusione a tutti i livelli: la distruzione dei partiti
politici storici (il cui epilogo 竪 stato scritto dai vincitori e mai
竪 stato raccontato dai vinti, che ne sarebbero i pi湛 naturali e
veritieri narratori); l'inarrestabile crescita del debito pubblico,
che ha posto il paese in una condizione di precariet molto pe-
ricolosa e mai affrontata nella realt; un assetto industriale
che ha perso la spinta propulsiva e si 竪 venuto a trovare senza
un riferimento strategico adeguato; una politica interpretata
pi湛 da teatranti che da leader responsabili, consapevoli e co-
raggiosi (per lo meno fin quasi ai giorni nostri); un continuo
scontro tra Istituzioni, con talune pericolose invasivit.
Oggi 竪 come se il paese fosse nelle stesse
condizioni di diffusa criticit in cui si trovava
quando la Repubblica nasceva
Oggi 竪 come se il paese fosse nelle stesse condizioni di
diffusa criticit in cui si trovava quando la Repubblica nasceva.
Allora, quali idee per una nuova ricostruzione? Prima di tutto
un assetto istituzionale che consenta di governare. Occorre
porre fine alle negoziazioni al ribasso, al consociativismo,
alla frantumazione delle responsabilit e delle competenze.
Bene quindi la revisione della Costituzione. La stragrande
maggioranza degli italiani, com'竪 naturale, non l'ha mai letta.
Ma tutti dobbiamo condividere il semplice concetto che la
Costituzione di un paese 竪 come lo Statuto di un'azienda. E
come quest'ultimo 竪 aperto ai continui adattamenti che i
tempi e le circostanze richiedono. Non pu嘆 esistere una Costi-
tuzione immutabile nel tempo e nei contenuti.  come
inchiodare un paese ad un assetto che i tempi rendono inevita-
bilmente superato. Per cui dovrebbe maturare una profonda
disistima, una irrisione, una denigrazione verso i conservatorismi
IL PRESIDENTE
che si celano dietro "la pi湛 bella Costituzione del mondo".
Serve una governabilit in forma snella e accentrata. Da questo
punto di vista 竪 di buon auspicio la riforma del bicamerahsmo.
Forse si sarebbe poUito abolire il Senato. Ma visto che non si 竪
fatto, si pu嘆 rimandare. Anche perch辿 una riflessione seria an-
drebbe fatta sulle Regioni. Sono state fonte di crescita del
paese o centri di confusione, di maggiore corruzione politica,
di pericoloso decentramento dei poteri? E da questa domanda
discende un altro consenso alle recenti riforme che tendono a
riportare al centro talune competenze tipiche di uno Stato.
Dinanzi a queste riforme necessarie e urgenti, e ormai avviate,
sarebbe da auspicare una vera e profonda riforma delle "Parti
sociali": dai sindacati alle organizzazioni industriali; alle miriadi
di enti che sopravvivono a se stessi non esprimendo pi湛 nulla;
a taluni apparati finanziari e para-bancari ormai superati nei
ruoli ed opachi nella gestione.
Occorre poi (ma pi湛 prima che poi) affrontare con coraggio il
debito pubblico.  assurdo e da incoscienti affidare la riduzione
del debito alla combinazione della crescita del Pil e dell'infla-
zione. Non ci sono le condizioni, checch辿 se ne dica, perch辿 i
due fattori si portino su livelli virtuosi (3% di crescita e 2% di
inflazione). E' un sogno impossibile. E se anche fosse possibile
(cosa che assolutamente non 竪), ci vorrebbero, matematicamente,
ben 15 anni di quei livelli siderali per dimezzare l'attuale
rapporto del debito sul Pil, che 竪 del 132%: ossia 15 anni per
riportarlo ad un livello ancora superiore alla quota del 60%,
ritenuta di sicurezza per un paese avanzato.
Dobbiamo capire che questo livello di debito ci rende deboli
come fiducia dall'estero, come tenuta sociale, come credibilit.
E' come se il paese vivesse su una palafitta poggiata su
pilastri snelli e molto alti: un qualsiasi colpo di vento svergola
il sistema e lo mette a terra. Un governo forte ed autorevole
deve avere il coraggio di porsi e di porre il problema. La
ricetta non sar una sola. Sar necessaria una combinazione di
iniziative, ardite e delicate, in grado di non fiaccare il sistema
economico, ma anzi di dargli la spinta per un traguardo da
conseguire. L'Italia non 竪 l'America: non 竪 la pi湛 grande
potenza economica e militare, che pu嘆 permettersi un debito
anomalo senza rischiare di doverne subire gravi conseguenze.
L'Italia rischia di essere la seconda Grecia: lo dobbiamo avere
presente proprio per scongiurarlo.
Occorre rimuovere radicalmente la sensazione
della complicit e della tolleranza istituzionale
verso l'evasione fiscale
Di sicuro un primo e forte segnale per abbattere il debito
richiede una seria e feroce lotta all'evasione fiscale. Quella
che ci viene raccontata oggi come debellazione dell'evasione
fiscale non ha nemmeno il carattere di una cura omeopatica,
ossia lenta e naturale. Serve inculcare il principio che il non
pagare le tasse equivale ad una rapina perpetrata verso tutta
l'intera societ italiana. L'evasore deve andare in carcere e
deve restarci. Gli esercizi pubblici che non rilasciano un reale
scontrino, una nonnaie ricevuta fiscale (e non un pro-forma),
devono essere inevocabilmente chiusi. Occone risalire l'intera
piramide dell'evasione, dalle forme pi湛 minute e diffuse (quindi
piccoli importi singoli per grosse quantit, che fanno sempre
grandi cifre), alle forme pi湛 apicali e pi湛 concentrate: comprese
le pseudo domiciliazioni delle holding societarie, tenute all'estero
ma basate su attivit economiche svolte in Italia.
Questa s狸 che potrebbe essere una grande battaglia, da
combattere con leggi adeguate, con giudici che ne siano
rigorosi interpreti, con forze dell'ordine leali e motivate.
Occone rimuovere radicalmente la sensazione della complicit
e della tolleranza istituzionale verso l'evasione fiscale.
L'evasione va fatta assurgere ad una forma di delinquenza
gravissima. Da sola una vera lotta all'evasione 竪 in grado di
assicurare allo Stato introiti maggiori per decine di miliardi:
anche fino a 100 all'anno. Sono cifre che rappresentano fino a
6-7 punti di Pil. Allora s狸 che si darebbero vere picconate al
debito pubblico, e un governo acquisirebbe l'autorevolezza
IL PRESIDENTE
per procedere ad altri interventi che richiederanno, per forza,
un sacrificio proporzionato alle disponibilit.
Connesso all'evasione fiscale c'竪 il tema della corruzione.
Questa 竪 una piaga molto pi湛 diffusa di quanto si pensi, di
quanto si riconosca o si voglia riconoscere. La coixuzione non
竪 solo quella dei politici, messi quotidianamente alla gogna da
iniziative giuste e meno giuste. La comizione si annida negli
uffici pubblici, e non 竪 solo quella dei plurimi cartellini di
presenza marcati da una sola persona. La conuzione, come
l'evasione, 竪 assurta a forma di furbizia, quasi che fosse una
dote particolare. N辿 basta, a combatterla, l'avere istituito
l'Anac. Quella istituzione sta funzionando ed 竪 nata per fun-
zionare solo per taluni ambiti. La conuzione va conosciuta e
perseguita dovunque si annidi: nelle attivit economiche, nelle
professioni, nella burocrazia, nelle coperture spesso tollerate
(si pensi alle innumerevoli Onlus presenti nel nostro paese).
Evasione e correzione portano un'altra riflessione: recuperare
la responsabilit dei doveri, da antepone a quella dei diritti.
Occone riconoscere che, in tema di diritti il nostro paese non
竪 anetrato. Tutt'altro. Il nostro paese ha un grave deficit nella
coscienza dei doveri. Qui possiamo prendere spunto dalle
societ nord-europee, talune delle quali rappresentano veramente
delle best practices. Basti pensare alla Danimarca, alla
Finlandia, alla Norvegia. Un paese che non pretende il rispetto
dei doveri sar costretto ad essere soffocato dalla sola rivendi-
cazione dei diritti, che finiranno per rappresentare dei soprusi,
se non coniugati con i doveri.
Il paese deve prepararsi alle imminenti e
progressive nuove rivoluzioni epocali
Poi l'Italia deve darsi un "piano B" qualora l'Europa saltasse.
Anche l'Europa 竪 divenuta fragile e vulnerabile. Non 竪 mai stata
uno Stato vero. Le visioni illuminate dei politici europei costituenti
(Adenauer, De Gasperi, de Gaulle) o di quelh che ne hanno
favorito lo sviluppo (Schmidt, Mittenand, Craxi), non trovano
pi湛 interpreti adeguati o all'altezza. Di sicuro molti guai li ha
creati la burocrazia di Braxelles, i cos狸 detti Eurocrati, che
hanno introdotto regole e vincoli tra Stati che - per numerosit e
diversissima storia - non possono essere legati dalla stessa
corda. Le recenti crisi - quella economica, quella degli immigrati
e quella del tenorismo - hanno creato barriere e contrapposizioni
molto pi湛 forti dei muri che taluni Stati realizzano o minacciano.
In pochi mesi siamo passati dal rischio Grexit (da debito) al
rischio Brexit (da vincoli e pretese). Quanti altri exit ci
saranno? Potr resistere l'Europa a queste riconenti minacce?
Prima o poi qualcuno uscir. Sar allora molto probabile che
saremo all'inizio della fine. Sia ben chiaro: l'Europa per noi
oggi, nelle condizioni date, 竪 un obbligo ed una obiettiva ne-
cessit. Ma un piano d'emergenza non pu嘆 mancarci. La vita
ci chiede, come obbligo, la messa a punto di piani emergenziali
per catastrofi di qualsiasi tipo. Va fatto anche per l'Eurexit.
Poi il paese deve prepararsi alle imminenti e progressive
nuove rivoluzioni epocali. Le biotecnologie, le nanotecnologie,
la robotica, l'invasivit dell'It porteranno ad un riassetto in-
dustriale e sociale ancor pi湛 stravolgente di quello che ha se-
gnato il passaggio dall'artigianato all'industria. Cambieranno
radicalmente i modi di produne, di stare in fabbrica (fin
quando sar necessario?), di stare in azienda, di essere lavo-
ratori, impiegati, manager. E' una rivoluzione che un governo
deve guardare come possibile nell'orizzonte del paese.
Sarebbe molto utile che gli apparati tecnici degli stessi
governi si aggiornassero periodicamente sui cambiamenti
che ci riserva il futuro. Le maggiori societ di consulenza
mondiale, da questo punto di vista, costituiscono delle fonti
d'informazione preziose ed utili.
IL PRESIDENTE
Poi c'竪 il problema della scuola. Il paese dovrebbe essere con-
sapevole che anche la scuola deve subire una radicale trasfor-
mazione, per preparare i giovani a vivere da contemporanei il
futuro (ma anche il presente) che li attende. Di sicuro se una
persona della seconda met dell'800 potesse ritornare tra noi
proverebbe uno choc da ambientamento in casa, per strada,
nel mondo del lavoro, degli uffici, della mobilit. L'unico am-
biente in cui si troverebbe a proprio agio 竪 la scuola. Troverebbe
infatti, entrando in un'aula, pressoch辿 la stessa attrezzatura,
con la medesima disposizione: cattedra, banchi, lavagna, libri,
quaderni, fogli appesi alle pareti, carta geografica.
Emerge l'esigenza di una scuola che non sia basata, necessa-
riamente, sull'adunanza scolastica quotidiana, che non sia per
forza costituita da giovani dalla comune residenza e che parlano
la stessa lingua. Le stesse discipline scolastiche cambieranno:
sar richiesta una consapevolezza ed una pi湛 stretta interattivit
col mondo esterno. Quindi i vari conservatorismi che hanno
sempre frenato l'evoluzione della scuola dovranno lasciare
spazio alle esigenze dei tempi. In questo senso la riforma della
"Buona Scuola" qualche passo l'ha fatto. Peccato che sia stata
poco percepita dalla popolazione, anche perch辿 accompagnata
e soffocata da opposizioni prevenute e di sicuro poco consapevoli
del futuro che attende le prossime generazioni.
Un altro settore basilare da adeguare ai tempi futuri 竪 senz'altro
il sistema bancario. La globalizzazione rende quotidiano il
contatto con banche nazionali ed estere. Il paese oggi affronta
il grave pericolo connesso alla vastit dei crediti in sofferenza.
E' una criticit alla quale non si riesce a dare una dimensione
precisa, anche perch辿 le stesse banche usano scale termometriche
non realistiche per misurare la temperaUrra dei vari crediti,
ossia della possibilit di recuperare veramente quei soldi dai
soggetti (fisici o societari) a cui hanno dato fiducia.
Va tenuto sempre presente che un credito bancario inesigibile
si riflette in un parallelo rischio di chi ha depositato i soldi in
quella banca. La banca 竪 un semplice pass throngh dal rispar-
miatore all'affidato. E' importante quanto si sta cercando di
fare per fronteggiare questa grave criticit, che appare pi湛 un
iceberg che una piattaforma (nell'iceberg la parte che non si
vede 竪 molto pi湛 grande della parte visibile). Ma alle banche
occone impone il ripristino del merito del credito, che non
pu嘆 essere quello fatto a tavolino sulla base di indici desunti
da bilanci non sempre probabili, ma quasi mai verificati sul
posto. Occorre saper valutare la reale sussistenza delle
condizioni per dare fiducia nel prestare quei soldi.
L'Italia poi deve salvaguardare i rispanni dei propri cittadini
dai gravi problemi che hanno le banche estere. I derivati sono
molto spesso dei cancri nel sistema finanziario. Quella dei
derivati 竪 una bolla che rischia di far diventare tutti poveri.
Come il governo deve rispondere verso l'Estero del debito
Pubblico, cos狸 lo stesso governo deve pretendere risposte, ed
adeguate azioni, dagli altri governi rappresentanti Stati in cui
risiedono le Banche cancerose.
In conclusione, non si pu嘆 avere la presunzione di delineare
tutti i problemi da affrontare per preparare i prossimi settan-
tanni della nostra Repubblica. Di sicuro occone avere la
consapevolezza che la situazione attuale, per criticit e peri-
colosit, non 竪 diversa da quella che vide nascere nel 1946
la fanciulla che rappresentava la Repubblica Italiana. Oggi
c'竪 bisogno di governanti che abbiano la stessa consapevolezza
e lo stesso coraggio da cui furono animati coloro che si as-
sunsero la responsabilit di ricostraire un paese fiaccato ed
avvilito dalla guena, indebolito nell'economia, bisognoso di
speranza e futuro. E c'竪 bisogno di creare una coscienza col-
lettiva che partecipi e collabori, che possa credere negli
sforzi e negli impegni richiesti, per poter correre verso un
futuro meno precario e da vivere da protagonisti.
IL PRESIDENTE

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Vito Gamberale

Vito Gamberale - Articolo "Mondoperaio"

  • 1. 損 損 la repubblica che verr Una nuova ricostruzione 損 損 Vito Gamberale Per l'assetto economico ed industriale del paese i settanta anni trascorsi dal 1946 presentano un profilo chiaro nella loro evoluzione di base, sia pure con le oscillazioni e le confusioni che naturalmente fanno da contorno a periodi cos狸 lunghi. La nascita della Repubblica trovava un paese artigiano e contadino fiaccato da una lunga ed avvilente guerra, con forti segni di distruzione nelle pi湛 importanti citt, e con le infrastrutture primarie (strade e ferrovie) arretrate, scarse e malandate. Pochi gli esempi indusuiali importanti: la Fiat a Torino ed una prima base siderurgica nel Nord-Ovest. Dal punto di vista sociale, un analfabetismo ancora alto (13%), una scolarizzazione limitata. Oggi, nel voltarci indietro, possiamo immaginare la Repubblica che nasceva come una bambina che doveva crescere in fretta. Doveva infatti sistemare parecchie cose, per riallineare l'assetto economico ed industriale del paese a quello delle nazioni con le quali l'Italia aveva iniziato a confrontarsi, dopo l'Unit, cio竪 a partire dai settant'anni precedenti. Il profilo evolutivo si pu嘆 riassumere chiaramente in tre periodi. I primi tre decenni hanno visto risorgere il paese: un moderno ed avan- zatissimo sistema infrastnitturale (le autostrade migliori al mondo); un tessuto industriale forte e solido, sia pure concentrato nel centro-nord; un avanzato sistema energetico (l'Eni divenuta, inaspettatamente, una delle potenze petrolifere mondiali; il nucleare che ci pose all'avanguardia rispetto a Ultra l'Europa). In parallelo cresceva una classe dirigente e maturava una classe impiegatizia ed operaia forti e diffuse. Se nella prima fase prevalsero i doveri, nella seconda parte si accompagnarono i diritti, favoriti da governi che seppero coniugare sviluppo e rispetto sociale. Furono anni e decenni durante i quali tutto il paese si sentiva impegnato ad esprimere qualcosa di eccezionale: accadeva non solo nell'economia e nell'industria; ma anche nelle varie forme dell'arte (dalla musica al cinema), della scienza (il Nobel a Natta), dello sport. Quindi un paese che dal disastro totale seppe riscattarsi e riposizionarsi con autorevolezza, che seppe leggere il futuro e seppe anti- ciparlo: fu cos狸 che divenne vero ed ammirato protagonista in un'Europa che andava delineandosi. Il decennio successivo, gli anni ottanta, 竪 stato il periodo degli "'strappi": il terrorismo, le contrapposizioni sociali esa- sperate, la politica che cominciava a dare segni di inadeguatezza. Sono seguiti tre decenni (dagli anni novanta ad oggi) di pro- gressiva confusione a tutti i livelli: la distruzione dei partiti politici storici (il cui epilogo 竪 stato scritto dai vincitori e mai 竪 stato raccontato dai vinti, che ne sarebbero i pi湛 naturali e veritieri narratori); l'inarrestabile crescita del debito pubblico, che ha posto il paese in una condizione di precariet molto pe- ricolosa e mai affrontata nella realt; un assetto industriale che ha perso la spinta propulsiva e si 竪 venuto a trovare senza un riferimento strategico adeguato; una politica interpretata pi湛 da teatranti che da leader responsabili, consapevoli e co- raggiosi (per lo meno fin quasi ai giorni nostri); un continuo scontro tra Istituzioni, con talune pericolose invasivit. Oggi 竪 come se il paese fosse nelle stesse condizioni di diffusa criticit in cui si trovava quando la Repubblica nasceva Oggi 竪 come se il paese fosse nelle stesse condizioni di diffusa criticit in cui si trovava quando la Repubblica nasceva. Allora, quali idee per una nuova ricostruzione? Prima di tutto un assetto istituzionale che consenta di governare. Occorre porre fine alle negoziazioni al ribasso, al consociativismo, alla frantumazione delle responsabilit e delle competenze. Bene quindi la revisione della Costituzione. La stragrande maggioranza degli italiani, com'竪 naturale, non l'ha mai letta. Ma tutti dobbiamo condividere il semplice concetto che la Costituzione di un paese 竪 come lo Statuto di un'azienda. E come quest'ultimo 竪 aperto ai continui adattamenti che i tempi e le circostanze richiedono. Non pu嘆 esistere una Costi- tuzione immutabile nel tempo e nei contenuti. come inchiodare un paese ad un assetto che i tempi rendono inevita- bilmente superato. Per cui dovrebbe maturare una profonda disistima, una irrisione, una denigrazione verso i conservatorismi IL PRESIDENTE
  • 2. che si celano dietro "la pi湛 bella Costituzione del mondo". Serve una governabilit in forma snella e accentrata. Da questo punto di vista 竪 di buon auspicio la riforma del bicamerahsmo. Forse si sarebbe poUito abolire il Senato. Ma visto che non si 竪 fatto, si pu嘆 rimandare. Anche perch辿 una riflessione seria an- drebbe fatta sulle Regioni. Sono state fonte di crescita del paese o centri di confusione, di maggiore corruzione politica, di pericoloso decentramento dei poteri? E da questa domanda discende un altro consenso alle recenti riforme che tendono a riportare al centro talune competenze tipiche di uno Stato. Dinanzi a queste riforme necessarie e urgenti, e ormai avviate, sarebbe da auspicare una vera e profonda riforma delle "Parti sociali": dai sindacati alle organizzazioni industriali; alle miriadi di enti che sopravvivono a se stessi non esprimendo pi湛 nulla; a taluni apparati finanziari e para-bancari ormai superati nei ruoli ed opachi nella gestione. Occorre poi (ma pi湛 prima che poi) affrontare con coraggio il debito pubblico. assurdo e da incoscienti affidare la riduzione del debito alla combinazione della crescita del Pil e dell'infla- zione. Non ci sono le condizioni, checch辿 se ne dica, perch辿 i due fattori si portino su livelli virtuosi (3% di crescita e 2% di inflazione). E' un sogno impossibile. E se anche fosse possibile (cosa che assolutamente non 竪), ci vorrebbero, matematicamente, ben 15 anni di quei livelli siderali per dimezzare l'attuale rapporto del debito sul Pil, che 竪 del 132%: ossia 15 anni per riportarlo ad un livello ancora superiore alla quota del 60%, ritenuta di sicurezza per un paese avanzato. Dobbiamo capire che questo livello di debito ci rende deboli come fiducia dall'estero, come tenuta sociale, come credibilit. E' come se il paese vivesse su una palafitta poggiata su pilastri snelli e molto alti: un qualsiasi colpo di vento svergola il sistema e lo mette a terra. Un governo forte ed autorevole deve avere il coraggio di porsi e di porre il problema. La ricetta non sar una sola. Sar necessaria una combinazione di iniziative, ardite e delicate, in grado di non fiaccare il sistema economico, ma anzi di dargli la spinta per un traguardo da conseguire. L'Italia non 竪 l'America: non 竪 la pi湛 grande potenza economica e militare, che pu嘆 permettersi un debito anomalo senza rischiare di doverne subire gravi conseguenze. L'Italia rischia di essere la seconda Grecia: lo dobbiamo avere presente proprio per scongiurarlo. Occorre rimuovere radicalmente la sensazione della complicit e della tolleranza istituzionale verso l'evasione fiscale Di sicuro un primo e forte segnale per abbattere il debito richiede una seria e feroce lotta all'evasione fiscale. Quella che ci viene raccontata oggi come debellazione dell'evasione fiscale non ha nemmeno il carattere di una cura omeopatica, ossia lenta e naturale. Serve inculcare il principio che il non pagare le tasse equivale ad una rapina perpetrata verso tutta l'intera societ italiana. L'evasore deve andare in carcere e deve restarci. Gli esercizi pubblici che non rilasciano un reale scontrino, una nonnaie ricevuta fiscale (e non un pro-forma), devono essere inevocabilmente chiusi. Occone risalire l'intera piramide dell'evasione, dalle forme pi湛 minute e diffuse (quindi piccoli importi singoli per grosse quantit, che fanno sempre grandi cifre), alle forme pi湛 apicali e pi湛 concentrate: comprese le pseudo domiciliazioni delle holding societarie, tenute all'estero ma basate su attivit economiche svolte in Italia. Questa s狸 che potrebbe essere una grande battaglia, da combattere con leggi adeguate, con giudici che ne siano rigorosi interpreti, con forze dell'ordine leali e motivate. Occone rimuovere radicalmente la sensazione della complicit e della tolleranza istituzionale verso l'evasione fiscale. L'evasione va fatta assurgere ad una forma di delinquenza gravissima. Da sola una vera lotta all'evasione 竪 in grado di assicurare allo Stato introiti maggiori per decine di miliardi: anche fino a 100 all'anno. Sono cifre che rappresentano fino a 6-7 punti di Pil. Allora s狸 che si darebbero vere picconate al debito pubblico, e un governo acquisirebbe l'autorevolezza IL PRESIDENTE
  • 3. per procedere ad altri interventi che richiederanno, per forza, un sacrificio proporzionato alle disponibilit. Connesso all'evasione fiscale c'竪 il tema della corruzione. Questa 竪 una piaga molto pi湛 diffusa di quanto si pensi, di quanto si riconosca o si voglia riconoscere. La coixuzione non 竪 solo quella dei politici, messi quotidianamente alla gogna da iniziative giuste e meno giuste. La comizione si annida negli uffici pubblici, e non 竪 solo quella dei plurimi cartellini di presenza marcati da una sola persona. La conuzione, come l'evasione, 竪 assurta a forma di furbizia, quasi che fosse una dote particolare. N辿 basta, a combatterla, l'avere istituito l'Anac. Quella istituzione sta funzionando ed 竪 nata per fun- zionare solo per taluni ambiti. La conuzione va conosciuta e perseguita dovunque si annidi: nelle attivit economiche, nelle professioni, nella burocrazia, nelle coperture spesso tollerate (si pensi alle innumerevoli Onlus presenti nel nostro paese). Evasione e correzione portano un'altra riflessione: recuperare la responsabilit dei doveri, da antepone a quella dei diritti. Occone riconoscere che, in tema di diritti il nostro paese non 竪 anetrato. Tutt'altro. Il nostro paese ha un grave deficit nella coscienza dei doveri. Qui possiamo prendere spunto dalle societ nord-europee, talune delle quali rappresentano veramente delle best practices. Basti pensare alla Danimarca, alla Finlandia, alla Norvegia. Un paese che non pretende il rispetto dei doveri sar costretto ad essere soffocato dalla sola rivendi- cazione dei diritti, che finiranno per rappresentare dei soprusi, se non coniugati con i doveri. Il paese deve prepararsi alle imminenti e progressive nuove rivoluzioni epocali Poi l'Italia deve darsi un "piano B" qualora l'Europa saltasse. Anche l'Europa 竪 divenuta fragile e vulnerabile. Non 竪 mai stata uno Stato vero. Le visioni illuminate dei politici europei costituenti (Adenauer, De Gasperi, de Gaulle) o di quelh che ne hanno favorito lo sviluppo (Schmidt, Mittenand, Craxi), non trovano pi湛 interpreti adeguati o all'altezza. Di sicuro molti guai li ha creati la burocrazia di Braxelles, i cos狸 detti Eurocrati, che hanno introdotto regole e vincoli tra Stati che - per numerosit e diversissima storia - non possono essere legati dalla stessa corda. Le recenti crisi - quella economica, quella degli immigrati e quella del tenorismo - hanno creato barriere e contrapposizioni molto pi湛 forti dei muri che taluni Stati realizzano o minacciano. In pochi mesi siamo passati dal rischio Grexit (da debito) al rischio Brexit (da vincoli e pretese). Quanti altri exit ci saranno? Potr resistere l'Europa a queste riconenti minacce? Prima o poi qualcuno uscir. Sar allora molto probabile che saremo all'inizio della fine. Sia ben chiaro: l'Europa per noi oggi, nelle condizioni date, 竪 un obbligo ed una obiettiva ne- cessit. Ma un piano d'emergenza non pu嘆 mancarci. La vita ci chiede, come obbligo, la messa a punto di piani emergenziali per catastrofi di qualsiasi tipo. Va fatto anche per l'Eurexit. Poi il paese deve prepararsi alle imminenti e progressive nuove rivoluzioni epocali. Le biotecnologie, le nanotecnologie, la robotica, l'invasivit dell'It porteranno ad un riassetto in- dustriale e sociale ancor pi湛 stravolgente di quello che ha se- gnato il passaggio dall'artigianato all'industria. Cambieranno radicalmente i modi di produne, di stare in fabbrica (fin quando sar necessario?), di stare in azienda, di essere lavo- ratori, impiegati, manager. E' una rivoluzione che un governo deve guardare come possibile nell'orizzonte del paese. Sarebbe molto utile che gli apparati tecnici degli stessi governi si aggiornassero periodicamente sui cambiamenti che ci riserva il futuro. Le maggiori societ di consulenza mondiale, da questo punto di vista, costituiscono delle fonti d'informazione preziose ed utili. IL PRESIDENTE
  • 4. Poi c'竪 il problema della scuola. Il paese dovrebbe essere con- sapevole che anche la scuola deve subire una radicale trasfor- mazione, per preparare i giovani a vivere da contemporanei il futuro (ma anche il presente) che li attende. Di sicuro se una persona della seconda met dell'800 potesse ritornare tra noi proverebbe uno choc da ambientamento in casa, per strada, nel mondo del lavoro, degli uffici, della mobilit. L'unico am- biente in cui si troverebbe a proprio agio 竪 la scuola. Troverebbe infatti, entrando in un'aula, pressoch辿 la stessa attrezzatura, con la medesima disposizione: cattedra, banchi, lavagna, libri, quaderni, fogli appesi alle pareti, carta geografica. Emerge l'esigenza di una scuola che non sia basata, necessa- riamente, sull'adunanza scolastica quotidiana, che non sia per forza costituita da giovani dalla comune residenza e che parlano la stessa lingua. Le stesse discipline scolastiche cambieranno: sar richiesta una consapevolezza ed una pi湛 stretta interattivit col mondo esterno. Quindi i vari conservatorismi che hanno sempre frenato l'evoluzione della scuola dovranno lasciare spazio alle esigenze dei tempi. In questo senso la riforma della "Buona Scuola" qualche passo l'ha fatto. Peccato che sia stata poco percepita dalla popolazione, anche perch辿 accompagnata e soffocata da opposizioni prevenute e di sicuro poco consapevoli del futuro che attende le prossime generazioni. Un altro settore basilare da adeguare ai tempi futuri 竪 senz'altro il sistema bancario. La globalizzazione rende quotidiano il contatto con banche nazionali ed estere. Il paese oggi affronta il grave pericolo connesso alla vastit dei crediti in sofferenza. E' una criticit alla quale non si riesce a dare una dimensione precisa, anche perch辿 le stesse banche usano scale termometriche non realistiche per misurare la temperaUrra dei vari crediti, ossia della possibilit di recuperare veramente quei soldi dai soggetti (fisici o societari) a cui hanno dato fiducia. Va tenuto sempre presente che un credito bancario inesigibile si riflette in un parallelo rischio di chi ha depositato i soldi in quella banca. La banca 竪 un semplice pass throngh dal rispar- miatore all'affidato. E' importante quanto si sta cercando di fare per fronteggiare questa grave criticit, che appare pi湛 un iceberg che una piattaforma (nell'iceberg la parte che non si vede 竪 molto pi湛 grande della parte visibile). Ma alle banche occone impone il ripristino del merito del credito, che non pu嘆 essere quello fatto a tavolino sulla base di indici desunti da bilanci non sempre probabili, ma quasi mai verificati sul posto. Occorre saper valutare la reale sussistenza delle condizioni per dare fiducia nel prestare quei soldi. L'Italia poi deve salvaguardare i rispanni dei propri cittadini dai gravi problemi che hanno le banche estere. I derivati sono molto spesso dei cancri nel sistema finanziario. Quella dei derivati 竪 una bolla che rischia di far diventare tutti poveri. Come il governo deve rispondere verso l'Estero del debito Pubblico, cos狸 lo stesso governo deve pretendere risposte, ed adeguate azioni, dagli altri governi rappresentanti Stati in cui risiedono le Banche cancerose. In conclusione, non si pu嘆 avere la presunzione di delineare tutti i problemi da affrontare per preparare i prossimi settan- tanni della nostra Repubblica. Di sicuro occone avere la consapevolezza che la situazione attuale, per criticit e peri- colosit, non 竪 diversa da quella che vide nascere nel 1946 la fanciulla che rappresentava la Repubblica Italiana. Oggi c'竪 bisogno di governanti che abbiano la stessa consapevolezza e lo stesso coraggio da cui furono animati coloro che si as- sunsero la responsabilit di ricostraire un paese fiaccato ed avvilito dalla guena, indebolito nell'economia, bisognoso di speranza e futuro. E c'竪 bisogno di creare una coscienza col- lettiva che partecipi e collabori, che possa credere negli sforzi e negli impegni richiesti, per poter correre verso un futuro meno precario e da vivere da protagonisti. IL PRESIDENTE