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La cultura cartacea al servizio dellinformatica

In Italia possiamo considerare il 1946 come data davvio dei rapporti tra i
testi letterari e linformatica, anno in cui per la prima volta il gesuita
Roberto Busa progetta di realizzare un indice delle opere di San Tommaso
DAquino utilizzando proprio linformatica.

E pochi anni dopo inizia anche una riflessione teorica sullapplicazione di
un metodo scientifico, quale 竪 linformatica, ad un qualunque testo,
quello letterario in primis. Gi nel 1962, infatti, lAlmanacco Bompiani
dedica un numero a Le applicazioni dei calcolatori elettronici alle scienze
morali e alla letteratura.

Linformatica pu嘆 essere definita come 束la scienza teorica che si occupa
del trattamento automatico dellinformazione損1. Pertanto, affinch辿 il
processo sia automatico, occorre sviluppare dei sistemi di codici che
permettano di utilizzare i caratteri dellalfabeto al posto delle cifre.
Nascono cos狸 i primi codici standard per la codifica dei caratteri e da l狸 allo
sviluppo dei programmi per elaborare testi, i cosiddetti linguaggi di
marcatura, il passo 竪 breve.

Di contro, la diffusione del personal computer e di Internet hanno
contribuito a rendere il processo sempre pi湛 alla portata di tutti. Non va
dimenticato, per嘆,che gli strumenti informatici hanno una natura logico-
matematica da cui non si pu嘆 prescindere, pertanto richiedono un
notevole sforzo intellettuale e soprattutto un cambio di mentalit non
indifferente, soprattutto per un umanista, a cui il mondo dei numeri
pu嘆 sembrare lontano anni luce dal proprio.

Nonostante pregiudizi e diffidenze iniziali, ci si 竪 resi conto della portata
innovativa di questo nuovo approccio ai testi, e dei vantaggi che
linformatica poteva apportare alle materie umanistiche: possibilit di
avere una quantit di dati innumerevole a portata di mano; versatilit

1
    G. Gigliozzi, Introduzione alluso del computer negli studi letterari, Milano, Mondadori, 2003, p.VI
nella rappresentazione dei fenomeni comunicativi e capacit illimitata di
diffusione; sviluppo di nuove tecnologie di comunicazione.

Nata nel 1984, Lindice dei libri del mese 竪 una delle riviste italiane di
informazione culturale che propone mensilmente riflessioni e recensioni
sulle novit editoriali. Nel numero 5 dellanno 2000 竪 stato inserito il
dossier Il documento immateriale. Ricerca storica e nuovi linguaggi, un
inserto di dodici pagine a cura di Guido Abbattista e Andrea Zorzi. Scopo
delliniziativa: unattenta analisi del fenomeno rivoluzione telematica, dei
mutamenti che sta provocando e, non senza riserve, degli aspetti positivi
del cambiamento.

Si parte con un po di storia, considerando la seconda met del
Novecento come linizio della diffusione dei nuovi media e di un tipo di
testo cosiddetto aperto, che a differenza d quello gutemberghiano pu嘆
essere modificato anche dopo lultima revisione e che anzi con un
semplice click pu嘆 essere collegato ad una serie illimitata di collegamenti
esterni.

Ecco cosa scrive Michele Ansani: 束un corpus di testi, difficilmente
potranno essere ingabbiati dentro strutture logico-semantiche o di
semplici descrizioni uniformi e ripetitive, se non rinunciando a
esplicitarne, nella scelta della codifica, gli elementi legati alle rispettive
specificit e storicit損2. Pertanto la rete non pu嘆 che mettere ancora di
pi湛 in risalto la funzione cruciale delleditore come organizzatore di
cultura, dal momento che le illimitate informazioni che viaggiano nel web
hanno bisogno di essere ordinate.

Nascono cos狸 i filtri, motori selettivi in grado di orientare la domanda in
funzione dellofferta. Ciascuno di noi pu嘆 prendere un testo dalla rete,
modificarlo o riprodurlo un numero illimitato di volte; in altre parole,
come diceva Walter Benjamin, il confine tra autore e lettore 竪 sempre pi湛

2
    M. Ansani, Una leggerezza complicata, in 束Lindice dei libri del mese損, anno XII, num.5, p.VIII
labile e ogni consumatore pu嘆 diventare un potenziale concorrente
dellimprenditore-editore.

E dallepoca della copia deriva la pirateria di massa e sorge cos狸 un nuovo
problema: il passaggio, come lo definisce Marco Ricolfi nel suo contributo
al dossier, dallanarchia al copyright. Tuttavia noi lettori, dopo meno di un
decennio dal quellarticolo, potremmo rassicurare Ricolfi elencandogli i
passi avanti che sono stati fatti dalla tecnologia, con la nascita ad esempio
delle creative commons, licenze di diritto dautore redatte e messe a
disposizione a partire dal 2002. Ispirate al modello copyleft diffusosi negli
anni precedenti in ambito informatico, nascono per poter usufruire di
opere dingegno altrui nel pieno rispetto delle leggi esistenti e soprattutto
senza abusare della legge sul copyright.

Aveva ragione Guido Abbattista che nel suo intervento su LIndice
considera il cyber essay di Robert Darnton sui caf竪 parigini e il celebre
Plan Turgot come un apripista verso una nuova trasmissione
dellinformazione storica attraverso lipermedialit. Il dossier non
dimentica di citare lUniversity Press, progetto sperimentale di editoria
digitale che ha lo scopo di produrre e distribuire contenuti tra i vari
atenei; e dedica unintera pagina alle biblioteche digitali e agli archivi,
fornendo al lettore un elenco completo di cataloghi OPAC, banche dati e
indirizzi di biblioteche digitali.

Sembra quasi che il messaggio che voglia trasmetterci questo inserto
contenuto proprio in una delle pi湛 autorevoli riviste del nostro Paese, sia
che la cultura cartacea voglia mettersi al servizio dellinformatica e che,
nonostante la diffidenza iniziale e soprattutto le difficolt di
coordinazione incontrate, abbia colto la portata innovativa e i vantaggi
che la rete pu嘆 apportare alla produzione, alla distribuzione e alla
conservazione delle risorse umanistiche.

Nel XXI secolo la conoscenza non pu嘆 pi湛 prescindere dalla
comunicazione e LIndice vuole fungere da guida e al tempo stesso da
filtro per tutti quei lettori che vogliono approcciarsi ai nuovi media e
trarne tutti i benefici possibili.

In questo clima cos狸 positivistico c竪 purtroppo un elemento che ci riporta
alla dura realt, in un mondo dove la convivenza tra testi letterari e
informatica ancora presenta delle difficolt. Infatti sono pochi i forum
presenti sul web che pubblicizzano la rivista; i portali di letteratura che ne
parlano offrono solo una sterile descrizione e gli articoli che si trovano on
line non sono altro che una mera scannerizzazione del cartaceo, senza
offrire quella multimedialit e quella ipertestualit che tanto abbiamo
apprezzato della rete.

E solo grazie a wikipedia, una delle enciclopedie pi湛 cliccate del web,
veniamo a conoscenza di un indirizzo web, www.lindice.com, che
probabilmente 竪 stato il sito della rivista. Carichi di speranze copiamo
questo link sulla nostra barra di navigazione ma il nostro sogno svanisce
subito dopo il click: il sito non 竪 pi湛 attivo.

Ed ecco che quella che poteva essere uninterazione fruttuosa tra una
rivista mensile e un sito web, quella che poteva unire due tipologie di
lettori in apparenza tanto lontani, si rivela lennesimo tentativo fallito.
Rendiamo per嘆 a LIndice il merito di averci consentito in poche pagine
una full immersion nelledizione informatica, di averci mostrato una
nuova prospettiva da cui guardare le cose e di averci dato uno spunto di
riflessione verso una strada s狸 aperta, ma non ancora percorsa del tutto.

Daria Contrada

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La cultura cartacea al servizio dell'informatica

  • 1. La cultura cartacea al servizio dellinformatica In Italia possiamo considerare il 1946 come data davvio dei rapporti tra i testi letterari e linformatica, anno in cui per la prima volta il gesuita Roberto Busa progetta di realizzare un indice delle opere di San Tommaso DAquino utilizzando proprio linformatica. E pochi anni dopo inizia anche una riflessione teorica sullapplicazione di un metodo scientifico, quale 竪 linformatica, ad un qualunque testo, quello letterario in primis. Gi nel 1962, infatti, lAlmanacco Bompiani dedica un numero a Le applicazioni dei calcolatori elettronici alle scienze morali e alla letteratura. Linformatica pu嘆 essere definita come 束la scienza teorica che si occupa del trattamento automatico dellinformazione損1. Pertanto, affinch辿 il processo sia automatico, occorre sviluppare dei sistemi di codici che permettano di utilizzare i caratteri dellalfabeto al posto delle cifre. Nascono cos狸 i primi codici standard per la codifica dei caratteri e da l狸 allo sviluppo dei programmi per elaborare testi, i cosiddetti linguaggi di marcatura, il passo 竪 breve. Di contro, la diffusione del personal computer e di Internet hanno contribuito a rendere il processo sempre pi湛 alla portata di tutti. Non va dimenticato, per嘆,che gli strumenti informatici hanno una natura logico- matematica da cui non si pu嘆 prescindere, pertanto richiedono un notevole sforzo intellettuale e soprattutto un cambio di mentalit non indifferente, soprattutto per un umanista, a cui il mondo dei numeri pu嘆 sembrare lontano anni luce dal proprio. Nonostante pregiudizi e diffidenze iniziali, ci si 竪 resi conto della portata innovativa di questo nuovo approccio ai testi, e dei vantaggi che linformatica poteva apportare alle materie umanistiche: possibilit di avere una quantit di dati innumerevole a portata di mano; versatilit 1 G. Gigliozzi, Introduzione alluso del computer negli studi letterari, Milano, Mondadori, 2003, p.VI
  • 2. nella rappresentazione dei fenomeni comunicativi e capacit illimitata di diffusione; sviluppo di nuove tecnologie di comunicazione. Nata nel 1984, Lindice dei libri del mese 竪 una delle riviste italiane di informazione culturale che propone mensilmente riflessioni e recensioni sulle novit editoriali. Nel numero 5 dellanno 2000 竪 stato inserito il dossier Il documento immateriale. Ricerca storica e nuovi linguaggi, un inserto di dodici pagine a cura di Guido Abbattista e Andrea Zorzi. Scopo delliniziativa: unattenta analisi del fenomeno rivoluzione telematica, dei mutamenti che sta provocando e, non senza riserve, degli aspetti positivi del cambiamento. Si parte con un po di storia, considerando la seconda met del Novecento come linizio della diffusione dei nuovi media e di un tipo di testo cosiddetto aperto, che a differenza d quello gutemberghiano pu嘆 essere modificato anche dopo lultima revisione e che anzi con un semplice click pu嘆 essere collegato ad una serie illimitata di collegamenti esterni. Ecco cosa scrive Michele Ansani: 束un corpus di testi, difficilmente potranno essere ingabbiati dentro strutture logico-semantiche o di semplici descrizioni uniformi e ripetitive, se non rinunciando a esplicitarne, nella scelta della codifica, gli elementi legati alle rispettive specificit e storicit損2. Pertanto la rete non pu嘆 che mettere ancora di pi湛 in risalto la funzione cruciale delleditore come organizzatore di cultura, dal momento che le illimitate informazioni che viaggiano nel web hanno bisogno di essere ordinate. Nascono cos狸 i filtri, motori selettivi in grado di orientare la domanda in funzione dellofferta. Ciascuno di noi pu嘆 prendere un testo dalla rete, modificarlo o riprodurlo un numero illimitato di volte; in altre parole, come diceva Walter Benjamin, il confine tra autore e lettore 竪 sempre pi湛 2 M. Ansani, Una leggerezza complicata, in 束Lindice dei libri del mese損, anno XII, num.5, p.VIII
  • 3. labile e ogni consumatore pu嘆 diventare un potenziale concorrente dellimprenditore-editore. E dallepoca della copia deriva la pirateria di massa e sorge cos狸 un nuovo problema: il passaggio, come lo definisce Marco Ricolfi nel suo contributo al dossier, dallanarchia al copyright. Tuttavia noi lettori, dopo meno di un decennio dal quellarticolo, potremmo rassicurare Ricolfi elencandogli i passi avanti che sono stati fatti dalla tecnologia, con la nascita ad esempio delle creative commons, licenze di diritto dautore redatte e messe a disposizione a partire dal 2002. Ispirate al modello copyleft diffusosi negli anni precedenti in ambito informatico, nascono per poter usufruire di opere dingegno altrui nel pieno rispetto delle leggi esistenti e soprattutto senza abusare della legge sul copyright. Aveva ragione Guido Abbattista che nel suo intervento su LIndice considera il cyber essay di Robert Darnton sui caf竪 parigini e il celebre Plan Turgot come un apripista verso una nuova trasmissione dellinformazione storica attraverso lipermedialit. Il dossier non dimentica di citare lUniversity Press, progetto sperimentale di editoria digitale che ha lo scopo di produrre e distribuire contenuti tra i vari atenei; e dedica unintera pagina alle biblioteche digitali e agli archivi, fornendo al lettore un elenco completo di cataloghi OPAC, banche dati e indirizzi di biblioteche digitali. Sembra quasi che il messaggio che voglia trasmetterci questo inserto contenuto proprio in una delle pi湛 autorevoli riviste del nostro Paese, sia che la cultura cartacea voglia mettersi al servizio dellinformatica e che, nonostante la diffidenza iniziale e soprattutto le difficolt di coordinazione incontrate, abbia colto la portata innovativa e i vantaggi che la rete pu嘆 apportare alla produzione, alla distribuzione e alla conservazione delle risorse umanistiche. Nel XXI secolo la conoscenza non pu嘆 pi湛 prescindere dalla comunicazione e LIndice vuole fungere da guida e al tempo stesso da
  • 4. filtro per tutti quei lettori che vogliono approcciarsi ai nuovi media e trarne tutti i benefici possibili. In questo clima cos狸 positivistico c竪 purtroppo un elemento che ci riporta alla dura realt, in un mondo dove la convivenza tra testi letterari e informatica ancora presenta delle difficolt. Infatti sono pochi i forum presenti sul web che pubblicizzano la rivista; i portali di letteratura che ne parlano offrono solo una sterile descrizione e gli articoli che si trovano on line non sono altro che una mera scannerizzazione del cartaceo, senza offrire quella multimedialit e quella ipertestualit che tanto abbiamo apprezzato della rete. E solo grazie a wikipedia, una delle enciclopedie pi湛 cliccate del web, veniamo a conoscenza di un indirizzo web, www.lindice.com, che probabilmente 竪 stato il sito della rivista. Carichi di speranze copiamo questo link sulla nostra barra di navigazione ma il nostro sogno svanisce subito dopo il click: il sito non 竪 pi湛 attivo. Ed ecco che quella che poteva essere uninterazione fruttuosa tra una rivista mensile e un sito web, quella che poteva unire due tipologie di lettori in apparenza tanto lontani, si rivela lennesimo tentativo fallito. Rendiamo per嘆 a LIndice il merito di averci consentito in poche pagine una full immersion nelledizione informatica, di averci mostrato una nuova prospettiva da cui guardare le cose e di averci dato uno spunto di riflessione verso una strada s狸 aperta, ma non ancora percorsa del tutto. Daria Contrada