2. VITA E OPERE
Vita e opera. Della vita di Tito Lucrezio Caro rimane poco o nulla: due righe di san Gerolamo
ed un accenno (o forse due) di Cicerone, entrambi ideologicamente avversi alla dottrina
epicurea e, perci嘆, quantomeno da considerare con ponderatezza.
Si 竪 solitamente propensi a collocare la sua nascita tra il 98 e il 96 a.C. e la sua morte nel 55. Il
silenzio su questo grande poeta e filosofo, che dovette provocare comunque un certo
scalpore nella Roma di allora, 竪 tuttavia emblematico della stigmatizzazione che dovette
subire il De rerum natura, lontano com'era sia dagli allora in voga poetae novi di ispirazione
alessandrina, sia dallo stoicismo eclettico di Cicerone, sia dall'esaltazione della politica attiva
o della guerra fatta da Catilina e Cesare.
Nato nei burrascosi tempi della guerra civile fra Silla e Mario, probabilmente proveniva da
Napoli o da Roma (dalla sua opera e dal modo in cui si rivolge all'aristocratico Memmio non
si riesce per嘆 ancora a capire se fosse anch'egli un aristocratico oppure un liberto) e
altrettanto probabilmente trascorse una vita tormentata da forti passioni, come si rileva in
molti passi del "De rerum natura". Va, tuttavia, respinta la teoria di San Girolamo riguardo la
presunta follia di L. causata da un filtro d'amore: si pensa infatti che l'accusa sia nata nel IV
secolo al fine di screditare la polemica antireligiosa del nostro poeta.
3. IL DE RERUM NATURA
un poema epico-didascalico in esametri, suddiviso in 6 libri.
Tema del testo 竪 lesposizione della filososfia epicurea
Il titolo ricalca il per狸 physeos cio竪 sulla natura del filosofo greco Epicuro
320-270 a.C.
Il testo di Lucrezio 竪 in poesia mentre quello di Epicuro 竪 in prosa. Epicuro
disdegnava la poesia poich辿 foriera di falsi inganni.
Ma ladesione alla poesia di Lucrezio potrebbe sembrare in contraddizione
ma 竪 spiegata dallo stesso poeta nel proemio.
Usare la poesia e il poema significava adottare uno strumento seduttivo
per spiegare argomenti difficili da comprendere. Inoltre Lucrezio ama
percorrere strade non tentate da altri.
E per questo spiega il suo intento con una similitudine: come i medici
cospargono il bicchiere di una medicina amara con il miele cos狸 io uso la
poesia pea addolcire agli uomini argomenti tanto difficili da digerire.
4. Struttura compositiva dellopera
Il poema 竪 diviso in sei libri raggruppati a due
diadi
I-II trattano argomenti fisici
III-IV trattano argomenti antropologici
V-VI argomenti cosmologici
5. LA FILOSOFIA DI LUCREZIO - RELIGIO
La filosofia di Lucrezio. *Religio: Il De rerum natura si apre con l'invocazione a Venere, dea
dell'amore, unica a poter placare la sete di sangue di Marte, dio della guerra: Lucrezio vive i turbolenti anni
della rivolta si Spartaco, della guerra di Gallia e forse anche delle ostilit fra Cesare e Pompeo, e vorrebbe
un ritorno alla pace, ostacolata dalle ambizioni e dalla brama di potere della classe politica romana. La via
che Lucrezio trova per affrontare i mali della vita 竪 la dottrina di Epicuro, cantato come simbolo della ratio
umana, che fuga i miasmi della religione e della superstizione e prende coscienza dello stato umano.
All'inizio del poema Lucrezio invita il lettore a non considerare subito empia la dottrina che egli si accinge
ad esporre, e a riflettere su quanto, al contrario, sia davvero crudele ed empia la religione tradizionale
(emblema ne 竪 il sacrificio di Ifigenia, la figlia di Agamennone sacrificata dal padre per ingraziarsi gli d竪i, o
anche l'immolazione del vitellino e la descrizione della madre che lo cerca, disperata):
la religione 竪 in grado di sopprimere e condizionare la vita di tutti gli uomini immettendo nel loro cuore un
seme di paura: ma se gli uomini sapessero che dopo la morte non c'竪 pi湛 nulla, smetterebbero di essere
succubi della superstizione religiosa e dei timori che essa comporta.
Si vede, quindi, gi dai primi versi come Lucrezio offra un nesso tra superstizione religiosa, timore della
morte e necessit di una speculazione scientifica per ovviare a questo timore: per lui, dunque, questi timori
nascono dall'ignoranza delle leggi meccaniche che governano il mondo. Con parecchi secoli di anticipo su
Marx, Lucrezio si accorge che la religione 竪 l' 'oppio del popolo', e ha portato l'uomo a compiere azioni
imperdonabili.
L'accesa lotta alla religio 竪 certamente la parte pi炭 eterodossa della filosofia di Lucrezio: Epicuro non aveva
cos鱈 marcate tendenze atee, auspicava piuttosto un ritorno ad un culto pi炭 semplice. Lucrezio si scaglia con
ardore contro la religione, contro quella meschina invenzione umana che 'pot竪 suggerire tanto male' (tantum
potuit suadere malorum) e che con Epicuro si 竪 trovata 'calpestata' (religio pedibus subiecta). I timori degli
uomini di fronte alla morte e alla religione sono del tutto vani e analoghi alla paura dei bambini di fronte
al buio.
6. NATURA
*Natura: Per insegnare agli uomini come la dottrina epicurea possa
servire da tetrafarmaco, e combattere cio竪 la paura per
morte, malattia, dolore e dei, Lucrezio inizia la sua descrizione della
natura. Tutto ci嘆 che ci circonda 竪 formato da piccolissimi granelli
indivisibili, gli atomi, i semina rerum o genitalia corpora come li
chiama il poeta per enfatizzare il loro originario ruolo di creazione.
Ogni pianta, pietra, uomo 竪 formato da atomi, e cos鱈 persino
l'animo umano; ed ogni cosa 竪 destinata a nascere e disfarsi in
eterno; solo gli atomi sono immortali e non i loro aggregati.
In questo mondo, regolato dalle leggi meccaniche che governano le
particelle elementari, c'竪 comunque spazio per la libert: all'origine
dell'universo c'竪 una deviazione del moto atomico, un
clinamen, che ha dato il via alla formazione delle cose ed al gioco
infinito della natura.
7. MORTE
*Morte: Dopo aver descritto la natura della materia l'autore invita i
suoi lettori (rappresentati da Memmio) ad accettare la morte come
qualcosa di ineluttabile e comunque esterna all'uomo:
quando noi siamo non c'竪 morte, quando c'竪 la morte noi non
siamo: invece di preoccuparsi della propria fine l'uomo dovrebbe
occuparsi della vita e non sprecarla poltrendo od inseguendo
stupide ambizioni (E tu esiterai, e per di pi炭 t'indignerai di dover
morire? Tu cui 竪 morta la vita mentre ancora sei vivo e vedi e
consumi nel sonno la parte maggiore del tempo, e pure da sveglio
dormi e non smetti di vedere sogni, e hai l'animo tormentato da
vane angosce, n辿 riesci a scoprire qual sia cos鱈 spesso il tuo
male, mentre ebbro e infelice ti incalzano da ogni parte gli affanni e
vaghi oscillando nell'incerto errare della mente - III, vv. 1045-1052).
8. SENSI E AMORE
Sensi e amore: Il IV libro tratta dei sensi, della loro veridicit, di come possano essere turbati.
I sensi, per Lucrezio, non fanno altro che captare dei flussi atomici particolari: sentiamo
perch辿 arrivano degli atomi alle nostre orecchie e vediamo perch辿 ne arrivano altri ai nostri
occhi. dai sensi che hanno origine ogni forma di conoscenza e la ragione umana, non
crollerebbe soltanto tutta la ragione, ma anche la vita stessa rovinerebbe di schianto, se tu
non osassi fidare nei sensi (IV, vv. 507-8). Dopo aver condannato l'amore come sofferenza
(v.vv. 1068-1074), furore (vv. 1079-1083), amarezza (v. 1134), rimorso (v. 1135), gelosia (vv.
1139 e segg.), cecit (v. 1153), miseria (v. 1159) ed umiliazione (vv. 1177-1179), Lucrezio
cambia tono: " proprio lei che talvolta con l'onesto suo agire, / l'equilibrio dei modi, la nitida
eleganza della persona, / ti rende consueta la gioia d'una vita comune. / Nel tempo avvenire
l'abitudine concilia l'amore; / ci嘆 che subisce colpi, per quanto lievi ma incessanti, / a lungo
andare cede, e infine vacilla". Appare diverso, teneramente malinconico, pi湛 paterno ("E
spesso alcuni [...] trovarono fuori [di casa] una natura affine, cos狸 da poter adornare di prole
la loro vecchiaia", vv. 1254-6).
Personalit contrastata fra ratio e furor, Lucrezio, come scrisse Schwob, "conoscendo
esattamente la tristezza e l'amore e la morte, continu嘆 a piangere e a desiderare l'amore e a
temere la morte".
9. CIVILTA E PESTE
*Civilt e peste: Nel libro seguente il poeta descrive dettagliatamente la formazione del mondo e la
nascita della civilt: I re cominciarono a fondare citt e a stabilire fortezze, per averne difesa e rifugio a s辿
stessi, e divisero i campi e il bestiame, assegnati a seconda della forza, dell'ingegno e della bellezza di
ognuno (V, vv. 1008-1111), senza per嘆 cadere in tentazioni positiviste:
con la nascita della civilt nascono anche l'ambizione e la cupidigia, contro cui Lucrezio si scaglia con forza:
Lascia dunque che si affannino invano e sudino sangue coloro che lottano sull'angusto sentiero
dell'ambizione, poich辿 sanno per bocca d'altri e dirigono il loro desiderio ascoltando la fama piuttosto che
il proprio sentire; n辿 questo accade e accadr pi炭 di quanto 竪 accaduto in passato (vv. 1131-1135).
Lucrezio pone molta attenzione sul progresso dell'uomo e ne delinea gli effetti positivi e quelli negativi. Tra
questi ultimi ha molto rilievo il fatto che il progresso ha portato con s辿 una grave decadenza morale e il
sorgere di bisogni innaturali. Epicuro aveva infatti prescritto di evitare i desideri innaturali e non
necessari, e di badare solo al soddisfacimento di quelli necessari: gli unici requisiti essenziali per essere un
uomo veramente felice sono il non provare la fame, la sete e il freddo.
Bisogna abbandonare gli sprechi inutili per indirizzarsi verso i piaceri naturali. Anche nel discusso finale
dell'opera, la descrizione della tremenda peste di Atene, il poeta si distacca dalla pretesa leggerezza
dell'epicureismo, per immergersi completamente nella malattia e nelle morti: probabilmente l'opera non
doveva avere questo finale (竪 comunque appurato che dovesse essere il sesto l'ultimo libro e non
moltissimi versi alla chiusura del poema), mancando la descrizione delle sedi degli dei e la spiegazione di
come l'epicureismo possa aiutare ad affrontare persino i mali pi炭 oscuri come la peste; il passo rimane
comunque emblematico del tormentato animo lucreziano, che in questa descrizione 竪 pi炭 vicino al gusto
dell'orrido di stoici come Seneca o Lucano che non al calmo filosofo del Giardino.
10. POLITICA
*Politica: Seguendo gli insegnamenti del maestro Epicuro
('vivi al di fuori della sfera politica'), Lucrezio rifiuta la
politica e vede in essa una fonte di affanni e di tormenti per
l'anima umana.
Il saggio deve, inoltre, abbandonare le inutili ricchezze e
allontanarsi, poi, dalla vita politica, dedicandosi a coltivare
lo studio della natura con gli amici pi湛 fidati, somma
ricchezza della vita umana.
Lucrezio sottolinea la vacuit e l'inutilit di ogni forma di
potere: solo distanti dalla vita politica si pu嘆 contemplare il
mondo serenamente, e guardare tutto e tutti con occhio
distaccato, cos狸 come 竪 soave guardare dalla terraferma il
mare in tempesta e gli uomini che vengono
tormentati, compiacendosi dei mali da cui si 竪 indenni.
11. LUCREZIO POETA DELLA RAGIONE
LA LOTTA DELA RAGIONE CONTRO ERRORI E FALSITA
IL PIACERE 竪 LO SCOPO DELLA VITA E SI OTTIENE CON LATARASSIA
CONDANNA DELLA POLITICA E DELLA GUERRA
CONDANNA DELLA PASSIONE AMOROSA FINE A SE STESSA
STOLTEZZA EQUIVALE A PAURA DELLA MORTE E DELLA DIVINITA
GLI DEI NON SI CURANO DEGLI UOMINI ESSI VIVONO NEGLI INTERMUNDIA
E IL MONDO 竪 FRUTTO DELLA MECCANICA E CASUALE AGGREGAZIONE
DEGLI ATOMI.
IL MONDO NON 竪 STATO CREATO PER LUOMO 竪 QUESTO LO
DIMOSTRANO TUTTE LE DIFFICOLTA CHE LUOMO DEVE AFFRONTARE PER
SOPRAVVIVVERE.
12. LO STILE
Lo stile. Se le teorie epicuree vedevano nella poesia un passatempo per allietare l'animo, Lucrezio
la considera come il miele che, cosparso sull'orlo del bicchiere, aiuta il bambino a prendere la
medicina : la sua poesia 竪 scientifica, chiara ( obscura de re tam lucida pango / carmina ), in netta
rottura coi vatum terriloquis dictis di molti poeti che l'hanno preceduto (anche se pu嘆 sembrare
strano che la ricerca della chiarezza si accompagni ad un frequente uso di arcaismi e grecismi).
Il commento di Cicerone, pensatore notoriamente avverso all'epicureismo, riguardo il De rerum
natura testimonia che egli ammirava in Lucrezio non solo l'acutezza del pensatore, ma anche le
grandi capacit di elaborazione artistica. Anche lo stile, come l'organizzazione complessiva della
materia da trattare, doveva piegarsi al fine di persuadere il lettore. Si spiegano sotto questa luce le
frequenti ripetizioni che, a una prima vista, potevano sembrare delle semplici imperfezioni
stilistiche. Anche l'invito all'attenzione del lettore 竪 ripetuto spesse volte. Non bisogna trascurare
inoltre che la lingua latina mancava di alcuni vocaboli tecnici e non era quindi in grado di esprimere
certi concetti della filosofia greca, Lucrezio si trov嘆 costretto cos狸 a dover inventare nuove perifrasi
e nuovi vocaboli: il poeta sfrutta molti vocaboli della poesia arcaica e molti altri ne crea ex novo.
Vi 竪 inoltre un uso abbastanza frequente di allitterazioni, assonanze, costrutti arcaici, infiniti passivi
in -ier , il prevalere della desinenza bisillabica -ai e l'uso dell'enjambement. Lucrezio dimostra di
avere una buona conoscenza della letteratura greca, come testimoniano le riprese da Omero e
Platone e la descrizione della peste di Atene. Il registro del poema 竪 quello dell'entusiasmo poetico
posto a servizio della didattica: ne scaturisce uno stile severo, capace di durezze ed
eleganze, pronto alla commozione ma anche all'invettiva profetica: comunque sempre grandioso.
13. PROBLEMI DI INTERPRETAZIONE
IL PESSIMISMO LUCREZIANO: 竪 evidente che in molta parte dellopera di
Lucrezio ci sia una tenzione pessimistica nei confronti della condizione di
sofferenza delluomo.
Ma il testo ha come scopo la fiducia nella ragione anche se un grande
dubbio nasce nel finale del poema con la descrizione della peste di Atene
che attesta sempre una lucida e razionale descrizione della realt
meccanica e del dolore delluomo.
Alcuni studiosi indicano in questo una prova dellincompletezza dellopera
Altri indicano questa come la prova di una follia e depressione del poeta
attestata da alcuni contemporanei e detrattori dellautore.
Altri indicano questa come la rappresentazione simbolica e metaforica
della vita per chi non segue i dettami della filosofia epicurea.
Pertanto il finale logico dellopera 竪 insito nellesaltazione della ragione
come unico strumento per raggiungere la felicit.