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Villa Trevisanato Zoppolato

LA
NASCITA
DELLE
VILLE
VENETE

Nel
 primo
 Cinquecento
 nasce
 una
 nuova
 tipologia
 di
 architettura
 veneta,
 la
 Villa,
 un
 grande

edificio
padronale
costruito
nelle
campagne
della
Serenissima.

Per
spiegare
la
nascita
di
questo
fenomeno
bisogna
risalire
al
Medioevo
quando
le
campagne

erano
insicure
e
le
città
barricate
entro
forti
mura;
per
questo
motivo
l'idea
di
costruire
delle

residenze
secondarie
in
luoghi
aperti
non
poteva
essere
contemplata.


Con
l'Umanesimo
e
il
Rinascimento,
politica
ed
economia
cambiano
e
con
esse
anche
il
modo

di
vivere:
ai
feudi
si
sostituiscono
i
comuni
e
le
signorie,
le
mura
perdono
progressivamente
la

loro
funzione
difensiva,
la
pratica
del
commercio
si
espande
e
le
campagne
divengono
sicure.


Per
i
veneziani,
da
sempre
abili
commercianti,
si
apre
quindi
la
possibilità
di
intensificare
lo

sfruttamento
 dei
 possedimenti
 in
 terraferma,
 ma
 con
 essa
 sorge
 il
 problema
 di
 come

controllare
da
vicino
la
produzione.


Fu
 allora
 che
 cominciarono
 a
 comparire
 abitazioni
 che
 interpretavano
 funzionalmente
 ed

esteticamente
le
nuove
esigenze:
in
un
solo
complesso
si
riunivano
la
dimora
padronale
e
gli

edifici
destinati
ai
servizi.


Inoltre,
la
trasformazione
agraria
portò
a
bonificare
ampie
zone
e
a
sviluppare
una
mentalità

di
tipo
urbanistico.


Fu
 con
 questo
 particolare
 legame
 tra
 economia
 e
 progettazione
 degli
 spazi
 aperti
 che
 viene

sancito
il
rapporto
indissolubile
tra
villa
veneta
e
paesaggio.


Tra
 i
 più
 conosciuti
 ed
 importanti
 architetti
 di
 Ville
 ricordiamo:
 Giovan
 Maria
 Falconetto

(1468
‐
1534),
Jacopo
Sansovino
(1486
‐
1570)
e
Andrea
Palladio
(1508
‐
1580)
e
Vincenzo

Scamozzi
(1548
–
1616).

LE
VILLE
DEL
TERRAGLIO



Le
Ville
del
Terraglio
hanno
una
precisa
tipologia.
Hanno
proporzioni
semplici
e
armoniose,

spesso
 ispirate
 al
 modello
 del
 Palazzo
 Veneziano.
 L’ingresso
 della
 casa
 padronale
 è
 allietato

dal
giardino
“all’italiana”
simmetrico
e
ricco
di
potature
geometriche.

Dietro
 e
 intorno
 alla
 Villa
 si
 estende
 il
 parco
 “all’inglese”,
 pittoresco
 e
 romantico,
 dove,
 tra

alberi
secolari
e
piante
esotiche,
viali
tortuosi
e
montagnole,
specchi
d’acqua
e
distese
erbose,

sorgono
serre
e
aranciere,
padiglioni
e
belvedere,
grotte
e
finti
ruderi.

Le
ville
non
erano
solo
luoghi
di
villeggiatura,
ma
anche
centri
di
attività
imprenditoriali,
nel

campo
 dell’agricoltura
 e
 dell’industria.
 
 Alcuni
 proprietari
 come
 i
 Melicki,
 a
 Mogliano

introdussero
 nuove
 sistemazioni
 agrarie,
 nuove
 colture
 e
 nuove
 tecniche
 di
 coltivazione
 dei

campi
e
degli
orti,
oltre
a
incentivare
lo
sviluppo
delle
filandre,
fornaci
e
officine.

Le
dimore
patrizie
di
campagna
erano
note
anche
per
ospitare
salotti
artistici
e
culturali.



                                                     1

VILLA
TREVISANATO
ZOPPOLATO





LA
STORIA


Costruita
verso
il
1676
da
Domenico
Pesenti,
la
Villa
appartenne
a
tale
famiglia
fino
alla
metà

del
 1700.
 Fu
 acquistata
 dai
 Duodo,
 nobile
 famiglia
 Veneziana,
 per
 passare
 ai
 Trevisanato
 e

nell’800
 ai
 Melicki,
 famiglia
 di
 origine
 greca,
 la
 quale,
 avvalendosi
 dell’opera
 del
 famoso

architetto
paesaggista
Antonio
Caregaro
Negrin,
arricchì
la
proprietà
con
la
realizzazione
del

Parco,
delle
Aranciere
e
Serre
Calde
(1855
–
1865).

All’inizio
del
900.
La
Villa
fu
riacquistata
dai
Trevisanato
che
ne
rimasero
proprietari
fino
agli

anni
40
quando
fu
acquistata
dal
Dr.
Gino
Zoppolato.

Nel
 novembre
 del
 1917,
 subito
 dopo
 la
 ritirata
 di
 Caporetto,
 Mogliano
 Veneto
 divenne
 sede

del
Comando
della
III
Armata,
operante
nel
basso
Piave,
la
Villa
fu
allora
residenza
del
Duca

d’Aosta.

Il
fatto
è
ricordato
da
una
lapide
posta
sulla
facciata,
che
dice
“Emanuele
Filiberto
di
Savoia,

Duca
 d’Aosta,
 dimorò
 in
 questa
 casa
 l’anno
 di
 Passione
 1918,
 meditando
 e
 preparando
 con

volontà
 e
 con
 fede
 eroica
 le
 ultime
 vittorie
 dell’invitta
 sua
 III
 Armata
 nella
 gloriosa
 riscossa

della
potenza
delle
armi
italiane”.






VILLA
TREVISANATO
ORA
ZOPPOLATO


“La
Villa
e
le
sue
adiacenze”

La
 parte
 più
 antica
 dell’edificio,
 a
 pianta
 quadrata
 a
 tre
 piani,
 presenta
 tre
 facciate
 uguali,

ingentilite
al
piano
nobile
da
un
elegante
balcone
a
tre
luci
con
volte
ad
arco,
ed
incorniciate
in

modo
da
formare
un
insieme
con
il
portale
e
le
finestre
sottostanti.


Le
 porte
 a
 piano
 terra
 danno
 accesso
 diretto
 al
 giardino
 tramite
 una
 gradinata.
 La
 facciata

principale
 è
 assai
 ampia
 e
 presenta
 agli
 angoli
 due
 bassi
 pilastri
 sui
 quali
 troneggiano
 due

leoni
di
San
Marco.

Il
Corpo
principale,
originario
della
Villa,
fu
ampliato
successivamente
nel
900’
Con
l’aggiunta

di
un
corpo
a
due
piani.

Ai
lati
della
Villa
sorgono
le
due
“
barchesse
”,
grandi
edifici
con
porticato
a
cinque
luci,
adatto

al
passaggio
delle
carrozze.
Nella
barchessa
settentrionale
erano
ospitate
le
scuderie.

Sul
retro
della
Villa,
un
po’
staccato,
è
stato
costruito
nel
1885
un
edificio
a
tre
piani,
a
pianta

quadrata,
che
ricorda
la
Villa,
delle
linee
semplici
ma
eleganti,
denominato
“La
Foresteria”.

Tra
 la
 Foresteria
 e
 la
 Villa,
 nell’
 800
 è
 stato
 costruito
 un
 importante
 edificio,
 adibito

all’allevamento
dei
bachi
da
seta
e
all’essicazione
di
bozzoli,
denominato
l’Essiccatoio
.


                                                     2

Sempre
 in
 questa
 zona,
 verso
 nord,
 sorgono
 “le
 Tettoie”,
 costruzioni
 basse,
 allineate,
 che

dovevano
ospitare
i
carri,
le
attrezzature
agricole
e
altro.


Nelle
vicinanze,
in
contiguità,
c’erano
anche
la
stalla,
la
falegnameria
e
l’officina,
perché
questo


complesso
 doveva
 essere
 autosufficiente
 e
 produttivo.
 In
 questa
 zona
 “industriale”

convergevano
le
attività
dei
terreni
di
pertinenza
della
Villa
e
il
reddito
doveva
contribuire
a
“

mantenere”
 la
 Villa
 stessa
 e
 …
 possibilmente,
 anche
 il
 Palazzo
 sul
 Canal
 Grande
 a
 Venezia.

Tutta
 questa
 zona
 “
 industriale”
 è
 stata
 mascherata
 dall’architetto
 Caregaro
 Negrin
 con
 una

muratura,
ingentilita
da
finestrelle
e
merlature
ben
visibili
dal
Parco
e
dall’
Aranciera.

A
completare
la
scenografia
della
Villa
Trevisanato
Zoppolato,
due
piccoli
edifici
posti
un
po’

lateralmente,
 davanti
 alla
 Villa;
 la
 “
 Chiesetta
 “,
 molto
 graziosa,
 con
 un
 pregevole
 altare

marmoreo
e
la
“
Pomera
“,
piccola
ed
elegante
costruzione
a
due
piani.




IL
PARCO

Entrando
 dalla
 grande
 cancellata
 principale,
 in
 ferro
 battuto,
 ci
 si
 trova
 nel
 “Giardino

all’Italiana”,
 con
 forme
 simmetriche,
 rigorosamente
 disegnato
 e
 dominato
 da
 una
 grande

fontana
centrale.


Tutto
il
resto
del
parco
ha
invece
le
caratteristiche
del
“Giardino
Romantico”
e
si
estende
per

circa
tre
ettari.


Il
parco
propone
spazi
creati
per
sembrare
selvaggi,
sorprendere,
emozionare,
raccontare.

Perfettamente
inserito
nel
paesaggio
circostante,
offre
visuali
quasi
“dipinte”
come
fossero
dei

quadri
che
tuttora
ci
affascinano
e
stupiscono.

La
preziosità
di
questo
Parco
Storico
è
data
anche
dalla
sua
fragilità
e
dalla
sua
unicità
nella

storia.


L’ecosistema
limitato
del
Parco
Storico,
realizzato
con
materiale
vivente
e
acqua,
è
un
opera

d’arte
che
sopravvive,
si
sviluppa
e
si
conserva
grazie
all’amore
degli
uomini
per
le
piante
e
i

fiori,
al
lavoro
infaticabile
e
alla
passione
di
chi
lo
cura,
lo
segue
e
lo
gestisce
per
trasmetterlo

alle
generazioni
future
a
testimonianza
di
un’
epoca.

Dal
 punto
 di
 vista
 botanico
 è
 da
 segnalare
 che
 il
 parco
 è
 stato
 progettato
 nel
 XIX
 secolo

dall’Architetto
 Antonio
 Caregaro
 Negrin
 (Vicenza).
 Questi,
 oltre
 a
 utilizzare
 gli
 alberi
 del

primitivo
 bosco,
 piantato
 verso
 la
 fine
 600
 approfittò
 del
 limitrofo
 
 corso
 d’acqua
 (la
 Fossa

Storta)
per
creare
un
laghetto
con
un
continuo
ricircolo,
piccoli
dossi,
vialetti
e
ponticelli
che

costituiscono
un
suggestivo
insieme.
Lo
stile
è
quello
dei
grandi
giardini
inglesi
romantici
di

metà
dell’
800:
è
quindi
inteso
come
luogo
di
passeggio
nel
quale
non
devono
essere
visibili
i

confini
della
proprietà
per
dare
alla
mente
un
senso
di
illimitatezza.
Il
tutto
è
reso
possibile
da

un
 attento
 studio
 nel
 quale
 nulla
 è
 dato
 al
 caso,
 ogni
 singola
 pianta
 svolge
 una
 funzione

particolare
nel
complesso
giardino.

I
 motivi
 conduttori
 caratteristici
 del
 giardino
 romantico
 sono:
 il
 belvedere,
 la
 presenza
 dei

corsi
d’acqua
e
di
luoghi
dove
tutti
i
cinque
sensi
sono
esaltati,
in
particolare
la
vista,
l’olfatto
e

l’udito.

Da
 un
 punto
 di
 vista
 pratico
 la
 realizzazione
 fu
 all’avanguardia
 per
 il
 suo
 tempo,
 per
 la

presenza
 di
 strutture
 quali
 la
 serra
 riscaldata
 e
 l’
 Aranciera,
 studiate
 in
 modo
 tale
 da



                                                   3

riscaldare
gli
ambienti
grazie
esclusivamente
all’orientamento
degli
edifici,
agli
spessori
delle

pareti,
e
all’utilizzo
di
stufe
a
carbone
con
tubi
passanti
sotto
i
bancali,
in
modo
da
bilanciare
il

calore
 e
 l’umidità
 necessari
 alla
 crescita
 delle
 piante.
 Il
 tutto
 è
 stato
 possibile
 grazie
 alla

realizzazione
 di
 una
 complicata
 rete
 di
 condotte
 sotterranee
 che
 permettono
 di
 portare

l’acqua
in
ogni
angolo
del
giardino,
dell’orto
e
del
frutteto.


La
grande
varietà
di
essenze
di
questo
parco,
ne
ha
fatto
motivo
di
ricerca
da
parte
di
esperti
e


studiosi
 ed
 è
 stata
 oggetto
 di
 varie
 Tesi
 di
 Laurea;
 anche
 la
 struttura
 del
 Parco
 ha
 suscitato

l’interesse
di
Architetti
e
Paesaggisti.

Sarebbe
qui
troppo
lungo
elencare
gli
alberi
secolari

presenti
nel
parco.

Ne
 ricordiamo
 soltanto
 alcuni:
 platani
 maestosi
 mai
 potati,
 di
 oltre
 40
 metri
 di
 altezza;
 un

boschetto
 di
 carpini
 e
 siepi
 di
 tassi
 ultrasecolari;
 alcuni
 gruppi
 di
 magnolie,
 veramente

eccezionali
per
le
loro
dimensioni
e
bellezza;
i
maestosi
cipressi
calvi
con
le
loro
radici
aeree

(pneumatofori).


E
ancora,
un
lungo
filare
di
altissimi
pioppi
italici
di
enormi
dimensioni,
con
i
loro
imponenti

contrafforti,
 sviluppati
 per
 resistere
 al
 vento;
 un
 boschetto
 di
 cedri
 atlantici
 pluri
 secolari,

tutti
giganti
di
35‐40
metri
di
altezza;
e
di
seguito
un
gruppo
di
maestosi
calocedri,
alberi
della

famiglia
delle
sequoie.


Infine,
vicino
all’Aranciera
il
Cedro
dell’Atlante,
grande
e
antico
esemplare
(ha
l’età
della
Villa,

cioè
 oltre
 300
 anni)
 catalogato
 tra
 gli
 alberi
 monumentali
 d’Italia
 e
 tutelato
 dalla
 Regione

Veneto,
oltre
che
amorevolmente
curato,
come
tutto
il
parco,
dagli
attuali
proprietari
Alvise,
e

Maria
Zoppolato,
Paola
Zoppolato
Vesco.






















                                                     4


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La storia di Villa Zoppolato

  • 1. Villa Trevisanato Zoppolato LA
NASCITA
DELLE
VILLE
VENETE
 Nel
 primo
 Cinquecento
 nasce
 una
 nuova
 tipologia
 di
 architettura
 veneta,
 la
 Villa,
 un
 grande
 edificio
padronale
costruito
nelle
campagne
della
Serenissima.
 Per
spiegare
la
nascita
di
questo
fenomeno
bisogna
risalire
al
Medioevo
quando
le
campagne
 erano
insicure
e
le
città
barricate
entro
forti
mura;
per
questo
motivo
l'idea
di
costruire
delle
 residenze
secondarie
in
luoghi
aperti
non
poteva
essere
contemplata.
 Con
l'Umanesimo
e
il
Rinascimento,
politica
ed
economia
cambiano
e
con
esse
anche
il
modo
 di
vivere:
ai
feudi
si
sostituiscono
i
comuni
e
le
signorie,
le
mura
perdono
progressivamente
la
 loro
funzione
difensiva,
la
pratica
del
commercio
si
espande
e
le
campagne
divengono
sicure.

 Per
i
veneziani,
da
sempre
abili
commercianti,
si
apre
quindi
la
possibilità
di
intensificare
lo
 sfruttamento
 dei
 possedimenti
 in
 terraferma,
 ma
 con
 essa
 sorge
 il
 problema
 di
 come
 controllare
da
vicino
la
produzione.
 Fu
 allora
 che
 cominciarono
 a
 comparire
 abitazioni
 che
 interpretavano
 funzionalmente
 ed
 esteticamente
le
nuove
esigenze:
in
un
solo
complesso
si
riunivano
la
dimora
padronale
e
gli
 edifici
destinati
ai
servizi.

 Inoltre,
la
trasformazione
agraria
portò
a
bonificare
ampie
zone
e
a
sviluppare
una
mentalità
 di
tipo
urbanistico.

 Fu
 con
 questo
 particolare
 legame
 tra
 economia
 e
 progettazione
 degli
 spazi
 aperti
 che
 viene
 sancito
il
rapporto
indissolubile
tra
villa
veneta
e
paesaggio.
 Tra
 i
 più
 conosciuti
 ed
 importanti
 architetti
 di
 Ville
 ricordiamo:
 Giovan
 Maria
 Falconetto
 (1468
‐
1534),
Jacopo
Sansovino
(1486
‐
1570)
e
Andrea
Palladio
(1508
‐
1580)
e
Vincenzo
 Scamozzi
(1548
–
1616).
 LE
VILLE
DEL
TERRAGLIO

 Le
Ville
del
Terraglio
hanno
una
precisa
tipologia.
Hanno
proporzioni
semplici
e
armoniose,
 spesso
 ispirate
 al
 modello
 del
 Palazzo
 Veneziano.
 L’ingresso
 della
 casa
 padronale
 è
 allietato
 dal
giardino
“all’italiana”
simmetrico
e
ricco
di
potature
geometriche.
 Dietro
 e
 intorno
 alla
 Villa
 si
 estende
 il
 parco
 “all’inglese”,
 pittoresco
 e
 romantico,
 dove,
 tra
 alberi
secolari
e
piante
esotiche,
viali
tortuosi
e
montagnole,
specchi
d’acqua
e
distese
erbose,
 sorgono
serre
e
aranciere,
padiglioni
e
belvedere,
grotte
e
finti
ruderi.
 Le
ville
non
erano
solo
luoghi
di
villeggiatura,
ma
anche
centri
di
attività
imprenditoriali,
nel
 campo
 dell’agricoltura
 e
 dell’industria.
 
 Alcuni
 proprietari
 come
 i
 Melicki,
 a
 Mogliano
 introdussero
 nuove
 sistemazioni
 agrarie,
 nuove
 colture
 e
 nuove
 tecniche
 di
 coltivazione
 dei
 campi
e
degli
orti,
oltre
a
incentivare
lo
sviluppo
delle
filandre,
fornaci
e
officine.
 Le
dimore
patrizie
di
campagna
erano
note
anche
per
ospitare
salotti
artistici
e
culturali.
 
 1

  • 2. VILLA
TREVISANATO
ZOPPOLATO
 
 
 LA
STORIA
 Costruita
verso
il
1676
da
Domenico
Pesenti,
la
Villa
appartenne
a
tale
famiglia
fino
alla
metà
 del
 1700.
 Fu
 acquistata
 dai
 Duodo,
 nobile
 famiglia
 Veneziana,
 per
 passare
 ai
 Trevisanato
 e
 nell’800
 ai
 Melicki,
 famiglia
 di
 origine
 greca,
 la
 quale,
 avvalendosi
 dell’opera
 del
 famoso
 architetto
paesaggista
Antonio
Caregaro
Negrin,
arricchì
la
proprietà
con
la
realizzazione
del
 Parco,
delle
Aranciere
e
Serre
Calde
(1855
–
1865).
 All’inizio
del
900.
La
Villa
fu
riacquistata
dai
Trevisanato
che
ne
rimasero
proprietari
fino
agli
 anni
40
quando
fu
acquistata
dal
Dr.
Gino
Zoppolato.
 Nel
 novembre
 del
 1917,
 subito
 dopo
 la
 ritirata
 di
 Caporetto,
 Mogliano
 Veneto
 divenne
 sede
 del
Comando
della
III
Armata,
operante
nel
basso
Piave,
la
Villa
fu
allora
residenza
del
Duca
 d’Aosta.
 Il
fatto
è
ricordato
da
una
lapide
posta
sulla
facciata,
che
dice
“Emanuele
Filiberto
di
Savoia,
 Duca
 d’Aosta,
 dimorò
 in
 questa
 casa
 l’anno
 di
 Passione
 1918,
 meditando
 e
 preparando
 con
 volontà
 e
 con
 fede
 eroica
 le
 ultime
 vittorie
 dell’invitta
 sua
 III
 Armata
 nella
 gloriosa
 riscossa
 della
potenza
delle
armi
italiane”.
 
 
 VILLA
TREVISANATO
ORA
ZOPPOLATO
 “La
Villa
e
le
sue
adiacenze”
 La
 parte
 più
 antica
 dell’edificio,
 a
 pianta
 quadrata
 a
 tre
 piani,
 presenta
 tre
 facciate
 uguali,
 ingentilite
al
piano
nobile
da
un
elegante
balcone
a
tre
luci
con
volte
ad
arco,
ed
incorniciate
in
 modo
da
formare
un
insieme
con
il
portale
e
le
finestre
sottostanti.
 Le
 porte
 a
 piano
 terra
 danno
 accesso
 diretto
 al
 giardino
 tramite
 una
 gradinata.
 La
 facciata
 principale
 è
 assai
 ampia
 e
 presenta
 agli
 angoli
 due
 bassi
 pilastri
 sui
 quali
 troneggiano
 due
 leoni
di
San
Marco.
 Il
Corpo
principale,
originario
della
Villa,
fu
ampliato
successivamente
nel
900’
Con
l’aggiunta
 di
un
corpo
a
due
piani.
 Ai
lati
della
Villa
sorgono
le
due
“
barchesse
”,
grandi
edifici
con
porticato
a
cinque
luci,
adatto
 al
passaggio
delle
carrozze.
Nella
barchessa
settentrionale
erano
ospitate
le
scuderie.
 Sul
retro
della
Villa,
un
po’
staccato,
è
stato
costruito
nel
1885
un
edificio
a
tre
piani,
a
pianta
 quadrata,
che
ricorda
la
Villa,
delle
linee
semplici
ma
eleganti,
denominato
“La
Foresteria”.
 Tra
 la
 Foresteria
 e
 la
 Villa,
 nell’
 800
 è
 stato
 costruito
 un
 importante
 edificio,
 adibito
 all’allevamento
dei
bachi
da
seta
e
all’essicazione
di
bozzoli,
denominato
l’Essiccatoio
.
 
 2

  • 3. Sempre
 in
 questa
 zona,
 verso
 nord,
 sorgono
 “le
 Tettoie”,
 costruzioni
 basse,
 allineate,
 che
 dovevano
ospitare
i
carri,
le
attrezzature
agricole
e
altro.
 Nelle
vicinanze,
in
contiguità,
c’erano
anche
la
stalla,
la
falegnameria
e
l’officina,
perché
questo

 complesso
 doveva
 essere
 autosufficiente
 e
 produttivo.
 In
 questa
 zona
 “industriale”
 convergevano
le
attività
dei
terreni
di
pertinenza
della
Villa
e
il
reddito
doveva
contribuire
a
“
 mantenere”
 la
 Villa
 stessa
 e
 …
 possibilmente,
 anche
 il
 Palazzo
 sul
 Canal
 Grande
 a
 Venezia.
 Tutta
 questa
 zona
 “
 industriale”
 è
 stata
 mascherata
 dall’architetto
 Caregaro
 Negrin
 con
 una
 muratura,
ingentilita
da
finestrelle
e
merlature
ben
visibili
dal
Parco
e
dall’
Aranciera.
 A
completare
la
scenografia
della
Villa
Trevisanato
Zoppolato,
due
piccoli
edifici
posti
un
po’
 lateralmente,
 davanti
 alla
 Villa;
 la
 “
 Chiesetta
 “,
 molto
 graziosa,
 con
 un
 pregevole
 altare
 marmoreo
e
la
“
Pomera
“,
piccola
ed
elegante
costruzione
a
due
piani.
 
 IL
PARCO
 Entrando
 dalla
 grande
 cancellata
 principale,
 in
 ferro
 battuto,
 ci
 si
 trova
 nel
 “Giardino
 all’Italiana”,
 con
 forme
 simmetriche,
 rigorosamente
 disegnato
 e
 dominato
 da
 una
 grande
 fontana
centrale.
 Tutto
il
resto
del
parco
ha
invece
le
caratteristiche
del
“Giardino
Romantico”
e
si
estende
per
 circa
tre
ettari.
 Il
parco
propone
spazi
creati
per
sembrare
selvaggi,
sorprendere,
emozionare,
raccontare.
 Perfettamente
inserito
nel
paesaggio
circostante,
offre
visuali
quasi
“dipinte”
come
fossero
dei
 quadri
che
tuttora
ci
affascinano
e
stupiscono.
 La
preziosità
di
questo
Parco
Storico
è
data
anche
dalla
sua
fragilità
e
dalla
sua
unicità
nella
 storia.
 L’ecosistema
limitato
del
Parco
Storico,
realizzato
con
materiale
vivente
e
acqua,
è
un
opera
 d’arte
che
sopravvive,
si
sviluppa
e
si
conserva
grazie
all’amore
degli
uomini
per
le
piante
e
i
 fiori,
al
lavoro
infaticabile
e
alla
passione
di
chi
lo
cura,
lo
segue
e
lo
gestisce
per
trasmetterlo
 alle
generazioni
future
a
testimonianza
di
un’
epoca.
 Dal
 punto
 di
 vista
 botanico
 è
 da
 segnalare
 che
 il
 parco
 è
 stato
 progettato
 nel
 XIX
 secolo
 dall’Architetto
 Antonio
 Caregaro
 Negrin
 (Vicenza).
 Questi,
 oltre
 a
 utilizzare
 gli
 alberi
 del
 primitivo
 bosco,
 piantato
 verso
 la
 fine
 600
 approfittò
 del
 limitrofo
 
 corso
 d’acqua
 (la
 Fossa
 Storta)
per
creare
un
laghetto
con
un
continuo
ricircolo,
piccoli
dossi,
vialetti
e
ponticelli
che
 costituiscono
un
suggestivo
insieme.
Lo
stile
è
quello
dei
grandi
giardini
inglesi
romantici
di
 metà
dell’
800:
è
quindi
inteso
come
luogo
di
passeggio
nel
quale
non
devono
essere
visibili
i
 confini
della
proprietà
per
dare
alla
mente
un
senso
di
illimitatezza.
Il
tutto
è
reso
possibile
da
 un
 attento
 studio
 nel
 quale
 nulla
 è
 dato
 al
 caso,
 ogni
 singola
 pianta
 svolge
 una
 funzione
 particolare
nel
complesso
giardino.
 I
 motivi
 conduttori
 caratteristici
 del
 giardino
 romantico
 sono:
 il
 belvedere,
 la
 presenza
 dei
 corsi
d’acqua
e
di
luoghi
dove
tutti
i
cinque
sensi
sono
esaltati,
in
particolare
la
vista,
l’olfatto
e
 l’udito.
 Da
 un
 punto
 di
 vista
 pratico
 la
 realizzazione
 fu
 all’avanguardia
 per
 il
 suo
 tempo,
 per
 la
 presenza
 di
 strutture
 quali
 la
 serra
 riscaldata
 e
 l’
 Aranciera,
 studiate
 in
 modo
 tale
 da
 
 3

  • 4. riscaldare
gli
ambienti
grazie
esclusivamente
all’orientamento
degli
edifici,
agli
spessori
delle
 pareti,
e
all’utilizzo
di
stufe
a
carbone
con
tubi
passanti
sotto
i
bancali,
in
modo
da
bilanciare
il
 calore
 e
 l’umidità
 necessari
 alla
 crescita
 delle
 piante.
 Il
 tutto
 è
 stato
 possibile
 grazie
 alla
 realizzazione
 di
 una
 complicata
 rete
 di
 condotte
 sotterranee
 che
 permettono
 di
 portare
 l’acqua
in
ogni
angolo
del
giardino,
dell’orto
e
del
frutteto.
 La
grande
varietà
di
essenze
di
questo
parco,
ne
ha
fatto
motivo
di
ricerca
da
parte
di
esperti
e

 studiosi
 ed
 è
 stata
 oggetto
 di
 varie
 Tesi
 di
 Laurea;
 anche
 la
 struttura
 del
 Parco
 ha
 suscitato
 l’interesse
di
Architetti
e
Paesaggisti.
 Sarebbe
qui
troppo
lungo
elencare
gli
alberi
secolari

presenti
nel
parco.
 Ne
 ricordiamo
 soltanto
 alcuni:
 platani
 maestosi
 mai
 potati,
 di
 oltre
 40
 metri
 di
 altezza;
 un
 boschetto
 di
 carpini
 e
 siepi
 di
 tassi
 ultrasecolari;
 alcuni
 gruppi
 di
 magnolie,
 veramente
 eccezionali
per
le
loro
dimensioni
e
bellezza;
i
maestosi
cipressi
calvi
con
le
loro
radici
aeree
 (pneumatofori).
 E
ancora,
un
lungo
filare
di
altissimi
pioppi
italici
di
enormi
dimensioni,
con
i
loro
imponenti
 contrafforti,
 sviluppati
 per
 resistere
 al
 vento;
 un
 boschetto
 di
 cedri
 atlantici
 pluri
 secolari,
 tutti
giganti
di
35‐40
metri
di
altezza;
e
di
seguito
un
gruppo
di
maestosi
calocedri,
alberi
della
 famiglia
delle
sequoie.
 Infine,
vicino
all’Aranciera
il
Cedro
dell’Atlante,
grande
e
antico
esemplare
(ha
l’età
della
Villa,
 cioè
 oltre
 300
 anni)
 catalogato
 tra
 gli
 alberi
 monumentali
 d’Italia
 e
 tutelato
 dalla
 Regione
 Veneto,
oltre
che
amorevolmente
curato,
come
tutto
il
parco,
dagli
attuali
proprietari
Alvise,
e
 Maria
Zoppolato,
Paola
Zoppolato
Vesco.
 
 
 
 
 
 
 
 
 4