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LE CORBUSIER 1887-1965
LE CORBUSIER 1926 - 1931
Il quartiere Weissenhof, a Stoccarda (1927)
Il quartiere Weissenhof (in tedesco Wei?enhofsiedlung) ¨¨ un quartiere costruito a
Stoccarda nel 1927, in occasione dell'esposizione organizzata dal Deutscher
Werkbund. ? stato una sorta di "vetrina" internazionale, per mostrare le innovazioni
(architettoniche e sociali) proposte dal Movimento moderno.
Il comprensorio includeva ventuno edifici, per un totale di sessanta abitazioni,
progettate da sedici architetti europei, la maggior parte dei quali tedeschi. Mies van
der Rohe era stato incaricato della gestione del progetto, in qualit¨¤ di direttore
architettonico del Werkbund, e fu lui a scegliere gli architetti, a distribuire i lotti e i
fondi, e a supervisionare l'intero progetto.
Le Corbusier ottenne due lotti diretti verso la citt¨¤ e il budget pi¨´ ampio. Gli
edifici non variano molto nella forma, presentando una grande coerenza progettuale;
si tratta di case a schiera, villette e blocchi di appartamenti. Le caratteristiche comuni
agli edifici sono le facciate essenziali, i tetti piani, adibiti a terrazza, le finestre a
nastro, la cosiddetta "pianta libera" e l'elevato livello di prefabbricazione, che
permise l'edificazione del complesso in soli cinque mesi.
L'esposizione apr¨¬ al pubblico il 23 luglio 1927, con una notevole partecipazione di
pubblico.
Dei ventuno edifici originari, attualmente ne sopravvivono unidici.
Case al quartiere WeiSsenhof, Stoccarda, 1927.
10. Le Corbusier e il Razionalismo in Francia
Casa al quartiere WeiSsenhof, Stoccarda, 1927.
Villa Stein a Garches (1926-1928))
10. Le Corbusier e il Razionalismo in Francia
10. Le Corbusier e il Razionalismo in Francia
Ville Savoye a Poissy (1928-1931)
Questo edificio ¨¨ diventato monumento storico il 16 dicembre 1965.
Dopo anni di abbandono la villa ¨¨ stata restaurata ed ¨¨ ormai aperta
al pubblico.
10. Le Corbusier e il Razionalismo in Francia
10. Le Corbusier e il Razionalismo in Francia
LE CORBUSIER - IL MODULOR
Le Corbusier svilupp¨° il Modulor all'interno della lunga tradizione di
trovare proporzioni geometriche e matematiche relative al corpo umano e
usare queste conoscenze per migliorare sia l'estetica che la funzionalit¨¤
dell'architettura.
Il Modulor ¨¨ una scala di grandezze, studiata da Le Corbusier, che si basa
sulle proporzioni del corpo umano e la sezione aurea: si basa infatti sulla
regola aurea nota gi¨¤ agli antichi Greci riguardo le proporzioni del corpo
umano.
Le Corbusier lo descriveva come "una gamma di misure armoniose per
soddisfare la dimensione umana, applicabile universalmente
all'architettura e alle cose meccaniche".
Il modulor ¨¨ anche utile per la rappresentazione della figura umana.
Le Corbusier pubblic¨° Le Modulor nel 1948, seguito da Modulor 2 nel
1955.
Le Corbusier us¨° la scala del Modulor nella progettazione di molti edifici.
Nella costruzione della prima Unit¨¦ d'Habitation, a Marsiglia, una versione
del Modulor modellata nel cemento fu posizionata vicino all'ingresso.
Albert Einstein elogi¨° l'intuizione di Le Corbusier affermando, a proposito
dei rapporti matematici da lui teorizzati: ?? una scala di proporzioni che
rende il male difficile e il bene facile?.
LE CORBUSIER - IL MODULOR
La rappresentazione grafica del Modulor ¨¨ costituita da una figura
umana stilizzata con un braccio steso sopra il capo si trova
vicino a due misurazioni verticali:
1. la serie rossa basata sull'altezza del plesso solare (108 cm nella
versione originale, 1.13 m nella versione rivista) poi divisa in
segmenti secondo il Phi (¦µ - la sezione aurea, nota anche come
rapporto aureo, numero aureo, costante di Fidia e proporzione
divina),
2. la serie blu basata sull'intera altezza della figura, doppia rispetto
all'altezza del plesso solare (216 cm nella versione originale, 2.26 m
nella rivista), e divisa in segmenti allo stesso modo. Una spirale,
sviluppata graficamente tra la serie rossa e la blu, sembra mimare il
volume della figura umana.
LE CORBUSIER
Unit¨¨ d¡¯habitation a Marsiglia 1945-1952
Il programma architettonico della ¡°macchina da abitare¡± di Le Corbusier prosegue nel
dopoguerra nelle Unit¨¦s d¡¯habitation, residenze collettive che rapprsentano un
modello abitativo oltre che un chiaro programma urbanistico e sociale.
L¡¯Unit¨¦ ¨¨ una piccola citt¨¤ autosufficiente, sviluppata in altezza per liberare terreno -
da destinare al traffico e al verde - e al tempo stesso un ¡®grande contenitore sociale¡¯.
All¡¯interno dell¡¯edificio di Marsiglia vivono circa 1600 persone che hanno a
disposizione ristoranti, negozi e persino un hotel; sul tetto terrazza sono disposte
varie attrezzature collettive, tra cui una piscina e un campo da gioco per i bambini.
L¡¯enorme struttura ¨¨ lunga circa 140 m, larga 24 m e alta 60 m: raggiunge 18 piani e
dispone di tre tipologie abitative destinate a diversi tipi di fruitori: persone singole,
coppie, famiglie con pi¨´ componenti.
Gli appartamenti si sviluppano generalmente su due livelli secondo uno schema ad
¡°L¡±: ogni tre piani vi sono due appartamenti incastrati, ciscuno col soggiorno a doppia
altezza.
La distribuzione degli appartamenti avviene trami te corridoi che percorrono
longitudinalmente tutto l¡¯edificio.
La struttura ¨¨ in cemento armato lasciato a vista: solo gli schemi frangisole (brise-
soleil) sono dipinti di rosso, verde e giallo.
L¡¯intera costruzione ¨¨ sollevata da terra tramite pilastri - pilotis - in cemento armato
rastremati verso il basso.
L¡¯intero edificio e gli alloggi sono dimensionati secondo il Modulor, simbolicamente
scolpito in facciata.
Sulla copertura dell¡¯edificio si distinguono gli alti volumi dei camini e le diverse
strutture della collettivit¨¤.
10. Le Corbusier e il Razionalismo in Francia
10. Le Corbusier e il Razionalismo in Francia
10. Le Corbusier e il Razionalismo in Francia
10. Le Corbusier e il Razionalismo in Francia
10. Le Corbusier e il Razionalismo in Francia
10. Le Corbusier e il Razionalismo in Francia
10. Le Corbusier e il Razionalismo in Francia
10. Le Corbusier e il Razionalismo in Francia
10. Le Corbusier e il Razionalismo in Francia
Il centro di Chandigarh, Punjab (India) - 1951
Il grande sogno di poter realizzare la citt¨¤ ideale delle utopie
rinascimentali e illuministe si concretizza nel 1951.
Il primo ministro indiano, Nehru, chiam¨° Le Corbusier e suo cugino Pierre
per destinare al "pi¨´ grande architetto del mondo" l'edificazione della
capitale del Punjab.
Iniziano i lavori per Chandigarh (la "citt¨¤ d'argento"), probabilmente il
punto d'arrivo dell'ardito e pionieristico sviluppo di Le Corbusier.
La divisione degli spazi qui giunge a chiudere definitivamente il divario tra
uomo e costruzione: la citt¨¤ segue la pianta di un corpo umano; gli edifici
governativi e amministrativi nella testa, le strutture produttive ed industriali
nelle viscere, alla periferia del tronco gli edifici residenziali - tutti qui molto
bassi - vere e proprie isole autonome immerse nel verde.
Si concretizza anche la sua grande innovazione del sistema viario, con la
separazione delle strade dedicate ai pedoni e quelle dedicate al solo
traffico automobilistico: ogni isolato ¨¨ circondato da una strada a
scorrimento veloce che sbocca nei grandi parcheggi dedicati; un'altra
strada risale tutto il 'corpo' della citt¨¤ fino al Campidoglio ospitando ai lati
gli edifici degli affari; una grande arteria pedonale ha alle sue ali negozi
della tradizione indiana, con in pi¨´ due strade laterali automobilistiche a
scorrimento lento; una grande strada, infine, giunge fino a Delhi.
La citt¨¤ di Chandigarh fonde tutti gli studi architettonici compiuti da Le
Corbusier nei suoi viaggi giovanili per l'Europa e le sue innovazioni del
cemento e della citt¨¤ a misura d'uomo.
Simbolico il monumento centrale della citt¨¤, una grande mano tesa
verso il cielo, la mano dell'uomo del Modulor, ?una mano aperta per
ricevere e donare?.
10. Le Corbusier e il Razionalismo in Francia
10. Le Corbusier e il Razionalismo in Francia
10. Le Corbusier e il Razionalismo in Francia
10. Le Corbusier e il Razionalismo in Francia
10. Le Corbusier e il Razionalismo in Francia
10. Le Corbusier e il Razionalismo in Francia
10. Le Corbusier e il Razionalismo in Francia
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LE CORBUSIER, PADIGLIONE PHILIPS e Le Po¨¨me
Electronique all¡¯Expo universale di Bruxelles (1957-58)
Il Padiglione Philips fu progettato da Le Corbusier per l'Expo di Bruxelles nel 1958,
quando la Philips si rivolse a Le Corbusier per il progetto del padiglione ove esporre
il campionario dei suoi prodotti elettronici, in particolare quelli per il suono e la luce.
Le Corbusier concepisce un involucro esprimente la modernit¨¤ degli intenti della
Philips e, pertanto, decide di utilizzare la tecnologia dei gusci sospesi, delle volte
ondulate.
Ricevuto l'incarico Le Corbusier afferm¨°: 'Non far¨° un edificio ma un poema
elettronico in cui colore, immagini, ritmo, suono e architettura verranno a
fondersi in tal modo che il pubblico rester¨¤ del tutto soggiogato da quanto la Philips
fa¡¯.
Commissionata una macchina espositiva all'inventore della `machine ¨¤ habiter', la
Philips ricevette due anni dopo un poema che esaltava il fenomeno plastico
attraversando la metafora organica.
Lo studio analitico del padiglione venne condotto dall¡¯architetto musicista Yannis
Xenakis che, partendo dalle formulazioni architettoniche di base di Le Corbusier
svolse un attento itinerario di ricerca riguardante la costruzione geometrica del
manufatto.
In un susseguirsi di schizzi, di annotazioni, sui conoidi, sui paraboloidi iperbolici,
giunse alla soluzione definitiva adottando gusci sottili autoportanti di cui si
studiarono i comportamenti nella realt¨¤ con due modelli in scala per valutare le
deformazioni dovute ai carichi accidentali e per simulare il comportamento della
messa in opera.
La costruzione del padiglione 'si articola su un sistema di superfici a sella: tre `colli' le
cui pendici si risolvono armoniosamente le une nelle altre. Le tre sommit¨¤ sono alte
rispettivamente m. 20, 18,50 e 13; la larghezza massima del complesso ¨¨ di 25
metri. Su una superficie di mq. 500 si raggiunge una cubatura di circa 4.000 mc.
Il metodo di costruzione seguito rende possibile la copertura dello spazio senza
appoggi supplementari interni.
All¡¯interno del Padiglione viene creato uno spettacolo di suoni e luci che sfrutta al
massimo la tecnica della ditta.
Le Corbusier che si occup¨° della realizzazione e della selezione delle immagini che
componevano il filmato proiettato su due pareti, cui si aggiunsero il ¡°suono
organizzato¡± composto dal musicista Edgar Var¨¨se (a cui Le Corbusier chiese di
allestire un ¡®torrente elettronico¡¯) diffuso mediante 350 altoparlanti articolati in ¡°strade
sonore¡±, e le sbalorditive superfici architettoniche (paraboloidi iperbolici) progettate
da Iannis Xenakis.
Il risultato fu la prima vera e propria opera multimediale capace di suscitare il
senso di un¡¯esperienza totalizzante dell¡¯ascolto e della visione, un vero ambiente
immersivo, giacch¨¦ lo spazio del Padiglione conteneva i materiali audiovisivi come
parti integrali del disegno architettonico.
Le Corbusier coordina lo spettacolo all¡¯interno del padiglione: un poema elettronico
di luci e suoni: il Po¨¨me elettronique che dura 8 minuti e che riassume il cammino
dell¡¯umanit¨¤ attraverso i secoli.
La composizione sonora fu poi visualizzata attraverso fotografie, quadri astratti,
filmati a colori proiettati sulle pareti ricurve di uno spazio `indicibile'.
Alla fine dell¡¯esposizione, che ebbe un notevole successo, il padiglione purtroppo fu
smantellato.
10. Le Corbusier e il Razionalismo in Francia
10. Le Corbusier e il Razionalismo in Francia
10. Le Corbusier e il Razionalismo in Francia
Cappella di Notre-Dame du Haut, Ronchamp,1950
Notre-Dame du Haut ¨¨ il nome di una cappella situata a Ronchamp,
presso Belfort in Francia realizzata dall'architetto Le Corbusier secondo i
canoni dell'architettura brutalista).
? considerata uno dei pi¨´ celebri esempi di moderna architettura religiosa.
Iniziata nel 1950, la chiesa fu consacrata il 20 giugno 1955.
La costruzione, situata sulla sommit¨¤ di una collina, ¨¨ in calcestruzzo
armato.
? costituita da un'unica navata di forma irregolare.
Nei lati della navata sono ricavate tre piccole cappelle indipendenti che
terminano in tre campanili di forma semi cilindrica.
La copertura della chiesa ¨¨ realizzata con una gettata di calcestruzzo
modellata come se si trattasse di una grande vela rovesciata.
Per aumentare il senso di leggerezza dell'insieme la copertura non
appoggia direttamente sulle pareti ma su corti pilastrini affogati nella
muratura delle medesime. In questo modo, osservando il soffitto
dall'interno, si percepisce una lama di luce che penetra tra i muri e la vela
in calcestruzzo, come se essa potesse quasi volar via da un momento
all'altro.
La luce entra inoltre da decine di aperture delle pi¨´ varie forme. Feritoie,
finestre, vetrate e frangisole che determinano suggestivi effetti di luce
valorizzati dal contrasto tra il bianco dell'intonaco ed il grigio sporco del
cemento.
La chiesa ¨¨ stata concepita per essere utilizzata anche all'esterno, dove,
sotto l'ampio tetto, si trovano un altare e un pulpito. La costruzione pu¨°
ospitare circa 200 persone.
10. Le Corbusier e il Razionalismo in Francia
10. Le Corbusier e il Razionalismo in Francia
10. Le Corbusier e il Razionalismo in Francia
10. Le Corbusier e il Razionalismo in Francia
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  • 2. LE CORBUSIER 1926 - 1931 Il quartiere Weissenhof, a Stoccarda (1927) Il quartiere Weissenhof (in tedesco Wei?enhofsiedlung) ¨¨ un quartiere costruito a Stoccarda nel 1927, in occasione dell'esposizione organizzata dal Deutscher Werkbund. ? stato una sorta di "vetrina" internazionale, per mostrare le innovazioni (architettoniche e sociali) proposte dal Movimento moderno. Il comprensorio includeva ventuno edifici, per un totale di sessanta abitazioni, progettate da sedici architetti europei, la maggior parte dei quali tedeschi. Mies van der Rohe era stato incaricato della gestione del progetto, in qualit¨¤ di direttore architettonico del Werkbund, e fu lui a scegliere gli architetti, a distribuire i lotti e i fondi, e a supervisionare l'intero progetto. Le Corbusier ottenne due lotti diretti verso la citt¨¤ e il budget pi¨´ ampio. Gli edifici non variano molto nella forma, presentando una grande coerenza progettuale; si tratta di case a schiera, villette e blocchi di appartamenti. Le caratteristiche comuni agli edifici sono le facciate essenziali, i tetti piani, adibiti a terrazza, le finestre a nastro, la cosiddetta "pianta libera" e l'elevato livello di prefabbricazione, che permise l'edificazione del complesso in soli cinque mesi. L'esposizione apr¨¬ al pubblico il 23 luglio 1927, con una notevole partecipazione di pubblico. Dei ventuno edifici originari, attualmente ne sopravvivono unidici.
  • 3. Case al quartiere WeiSsenhof, Stoccarda, 1927.
  • 5. Casa al quartiere WeiSsenhof, Stoccarda, 1927.
  • 6. Villa Stein a Garches (1926-1928))
  • 9. Ville Savoye a Poissy (1928-1931) Questo edificio ¨¨ diventato monumento storico il 16 dicembre 1965. Dopo anni di abbandono la villa ¨¨ stata restaurata ed ¨¨ ormai aperta al pubblico.
  • 12. LE CORBUSIER - IL MODULOR Le Corbusier svilupp¨° il Modulor all'interno della lunga tradizione di trovare proporzioni geometriche e matematiche relative al corpo umano e usare queste conoscenze per migliorare sia l'estetica che la funzionalit¨¤ dell'architettura. Il Modulor ¨¨ una scala di grandezze, studiata da Le Corbusier, che si basa sulle proporzioni del corpo umano e la sezione aurea: si basa infatti sulla regola aurea nota gi¨¤ agli antichi Greci riguardo le proporzioni del corpo umano. Le Corbusier lo descriveva come "una gamma di misure armoniose per soddisfare la dimensione umana, applicabile universalmente all'architettura e alle cose meccaniche". Il modulor ¨¨ anche utile per la rappresentazione della figura umana. Le Corbusier pubblic¨° Le Modulor nel 1948, seguito da Modulor 2 nel 1955. Le Corbusier us¨° la scala del Modulor nella progettazione di molti edifici. Nella costruzione della prima Unit¨¦ d'Habitation, a Marsiglia, una versione del Modulor modellata nel cemento fu posizionata vicino all'ingresso. Albert Einstein elogi¨° l'intuizione di Le Corbusier affermando, a proposito dei rapporti matematici da lui teorizzati: ?? una scala di proporzioni che rende il male difficile e il bene facile?.
  • 13. LE CORBUSIER - IL MODULOR La rappresentazione grafica del Modulor ¨¨ costituita da una figura umana stilizzata con un braccio steso sopra il capo si trova vicino a due misurazioni verticali: 1. la serie rossa basata sull'altezza del plesso solare (108 cm nella versione originale, 1.13 m nella versione rivista) poi divisa in segmenti secondo il Phi (¦µ - la sezione aurea, nota anche come rapporto aureo, numero aureo, costante di Fidia e proporzione divina), 2. la serie blu basata sull'intera altezza della figura, doppia rispetto all'altezza del plesso solare (216 cm nella versione originale, 2.26 m nella rivista), e divisa in segmenti allo stesso modo. Una spirale, sviluppata graficamente tra la serie rossa e la blu, sembra mimare il volume della figura umana.
  • 14. LE CORBUSIER Unit¨¨ d¡¯habitation a Marsiglia 1945-1952 Il programma architettonico della ¡°macchina da abitare¡± di Le Corbusier prosegue nel dopoguerra nelle Unit¨¦s d¡¯habitation, residenze collettive che rapprsentano un modello abitativo oltre che un chiaro programma urbanistico e sociale. L¡¯Unit¨¦ ¨¨ una piccola citt¨¤ autosufficiente, sviluppata in altezza per liberare terreno - da destinare al traffico e al verde - e al tempo stesso un ¡®grande contenitore sociale¡¯. All¡¯interno dell¡¯edificio di Marsiglia vivono circa 1600 persone che hanno a disposizione ristoranti, negozi e persino un hotel; sul tetto terrazza sono disposte varie attrezzature collettive, tra cui una piscina e un campo da gioco per i bambini. L¡¯enorme struttura ¨¨ lunga circa 140 m, larga 24 m e alta 60 m: raggiunge 18 piani e dispone di tre tipologie abitative destinate a diversi tipi di fruitori: persone singole, coppie, famiglie con pi¨´ componenti. Gli appartamenti si sviluppano generalmente su due livelli secondo uno schema ad ¡°L¡±: ogni tre piani vi sono due appartamenti incastrati, ciscuno col soggiorno a doppia altezza. La distribuzione degli appartamenti avviene trami te corridoi che percorrono longitudinalmente tutto l¡¯edificio. La struttura ¨¨ in cemento armato lasciato a vista: solo gli schemi frangisole (brise- soleil) sono dipinti di rosso, verde e giallo. L¡¯intera costruzione ¨¨ sollevata da terra tramite pilastri - pilotis - in cemento armato rastremati verso il basso. L¡¯intero edificio e gli alloggi sono dimensionati secondo il Modulor, simbolicamente scolpito in facciata. Sulla copertura dell¡¯edificio si distinguono gli alti volumi dei camini e le diverse strutture della collettivit¨¤.
  • 24. Il centro di Chandigarh, Punjab (India) - 1951 Il grande sogno di poter realizzare la citt¨¤ ideale delle utopie rinascimentali e illuministe si concretizza nel 1951. Il primo ministro indiano, Nehru, chiam¨° Le Corbusier e suo cugino Pierre per destinare al "pi¨´ grande architetto del mondo" l'edificazione della capitale del Punjab. Iniziano i lavori per Chandigarh (la "citt¨¤ d'argento"), probabilmente il punto d'arrivo dell'ardito e pionieristico sviluppo di Le Corbusier. La divisione degli spazi qui giunge a chiudere definitivamente il divario tra uomo e costruzione: la citt¨¤ segue la pianta di un corpo umano; gli edifici governativi e amministrativi nella testa, le strutture produttive ed industriali nelle viscere, alla periferia del tronco gli edifici residenziali - tutti qui molto bassi - vere e proprie isole autonome immerse nel verde. Si concretizza anche la sua grande innovazione del sistema viario, con la separazione delle strade dedicate ai pedoni e quelle dedicate al solo traffico automobilistico: ogni isolato ¨¨ circondato da una strada a scorrimento veloce che sbocca nei grandi parcheggi dedicati; un'altra strada risale tutto il 'corpo' della citt¨¤ fino al Campidoglio ospitando ai lati gli edifici degli affari; una grande arteria pedonale ha alle sue ali negozi della tradizione indiana, con in pi¨´ due strade laterali automobilistiche a scorrimento lento; una grande strada, infine, giunge fino a Delhi. La citt¨¤ di Chandigarh fonde tutti gli studi architettonici compiuti da Le Corbusier nei suoi viaggi giovanili per l'Europa e le sue innovazioni del cemento e della citt¨¤ a misura d'uomo. Simbolico il monumento centrale della citt¨¤, una grande mano tesa verso il cielo, la mano dell'uomo del Modulor, ?una mano aperta per ricevere e donare?.
  • 33. LE CORBUSIER, PADIGLIONE PHILIPS e Le Po¨¨me Electronique all¡¯Expo universale di Bruxelles (1957-58) Il Padiglione Philips fu progettato da Le Corbusier per l'Expo di Bruxelles nel 1958, quando la Philips si rivolse a Le Corbusier per il progetto del padiglione ove esporre il campionario dei suoi prodotti elettronici, in particolare quelli per il suono e la luce. Le Corbusier concepisce un involucro esprimente la modernit¨¤ degli intenti della Philips e, pertanto, decide di utilizzare la tecnologia dei gusci sospesi, delle volte ondulate. Ricevuto l'incarico Le Corbusier afferm¨°: 'Non far¨° un edificio ma un poema elettronico in cui colore, immagini, ritmo, suono e architettura verranno a fondersi in tal modo che il pubblico rester¨¤ del tutto soggiogato da quanto la Philips fa¡¯. Commissionata una macchina espositiva all'inventore della `machine ¨¤ habiter', la Philips ricevette due anni dopo un poema che esaltava il fenomeno plastico attraversando la metafora organica. Lo studio analitico del padiglione venne condotto dall¡¯architetto musicista Yannis Xenakis che, partendo dalle formulazioni architettoniche di base di Le Corbusier svolse un attento itinerario di ricerca riguardante la costruzione geometrica del manufatto. In un susseguirsi di schizzi, di annotazioni, sui conoidi, sui paraboloidi iperbolici, giunse alla soluzione definitiva adottando gusci sottili autoportanti di cui si studiarono i comportamenti nella realt¨¤ con due modelli in scala per valutare le deformazioni dovute ai carichi accidentali e per simulare il comportamento della messa in opera. La costruzione del padiglione 'si articola su un sistema di superfici a sella: tre `colli' le cui pendici si risolvono armoniosamente le une nelle altre. Le tre sommit¨¤ sono alte rispettivamente m. 20, 18,50 e 13; la larghezza massima del complesso ¨¨ di 25 metri. Su una superficie di mq. 500 si raggiunge una cubatura di circa 4.000 mc. Il metodo di costruzione seguito rende possibile la copertura dello spazio senza appoggi supplementari interni. All¡¯interno del Padiglione viene creato uno spettacolo di suoni e luci che sfrutta al massimo la tecnica della ditta. Le Corbusier che si occup¨° della realizzazione e della selezione delle immagini che componevano il filmato proiettato su due pareti, cui si aggiunsero il ¡°suono organizzato¡± composto dal musicista Edgar Var¨¨se (a cui Le Corbusier chiese di allestire un ¡®torrente elettronico¡¯) diffuso mediante 350 altoparlanti articolati in ¡°strade sonore¡±, e le sbalorditive superfici architettoniche (paraboloidi iperbolici) progettate da Iannis Xenakis. Il risultato fu la prima vera e propria opera multimediale capace di suscitare il senso di un¡¯esperienza totalizzante dell¡¯ascolto e della visione, un vero ambiente immersivo, giacch¨¦ lo spazio del Padiglione conteneva i materiali audiovisivi come parti integrali del disegno architettonico. Le Corbusier coordina lo spettacolo all¡¯interno del padiglione: un poema elettronico di luci e suoni: il Po¨¨me elettronique che dura 8 minuti e che riassume il cammino dell¡¯umanit¨¤ attraverso i secoli. La composizione sonora fu poi visualizzata attraverso fotografie, quadri astratti, filmati a colori proiettati sulle pareti ricurve di uno spazio `indicibile'. Alla fine dell¡¯esposizione, che ebbe un notevole successo, il padiglione purtroppo fu smantellato.
  • 37. Cappella di Notre-Dame du Haut, Ronchamp,1950 Notre-Dame du Haut ¨¨ il nome di una cappella situata a Ronchamp, presso Belfort in Francia realizzata dall'architetto Le Corbusier secondo i canoni dell'architettura brutalista). ? considerata uno dei pi¨´ celebri esempi di moderna architettura religiosa. Iniziata nel 1950, la chiesa fu consacrata il 20 giugno 1955. La costruzione, situata sulla sommit¨¤ di una collina, ¨¨ in calcestruzzo armato. ? costituita da un'unica navata di forma irregolare. Nei lati della navata sono ricavate tre piccole cappelle indipendenti che terminano in tre campanili di forma semi cilindrica. La copertura della chiesa ¨¨ realizzata con una gettata di calcestruzzo modellata come se si trattasse di una grande vela rovesciata. Per aumentare il senso di leggerezza dell'insieme la copertura non appoggia direttamente sulle pareti ma su corti pilastrini affogati nella muratura delle medesime. In questo modo, osservando il soffitto dall'interno, si percepisce una lama di luce che penetra tra i muri e la vela in calcestruzzo, come se essa potesse quasi volar via da un momento all'altro. La luce entra inoltre da decine di aperture delle pi¨´ varie forme. Feritoie, finestre, vetrate e frangisole che determinano suggestivi effetti di luce valorizzati dal contrasto tra il bianco dell'intonaco ed il grigio sporco del cemento. La chiesa ¨¨ stata concepita per essere utilizzata anche all'esterno, dove, sotto l'ampio tetto, si trovano un altare e un pulpito. La costruzione pu¨° ospitare circa 200 persone.