1. A tavola
con i
Romani
Lessico dentro
le parole
Petronio
Catullo
Laboratorio
di traduzione
Lavoro a cura di Allocchio
Alessandra, Mazzetti Marta
e Raffaini Michela
2. A tavola con i Romani
I pasti principali dei Romani erano tre: la prima colazione tra le 8 e le 9 (all'ora tertia),
un leggero spuntino intorno a mezzogiorno (all'ora sexta ) e infine la cena, che poteva
iniziare tra le 15 e le 16 (all'ora nona ) e che frequentemente si trasformava in un vero
e proprio banchetto protraendosi fino a tarda sera.
La cena era divisa in tre parti: l'antipasto, un momento centrale costituito da almeno tre
portate principali, e il dolce. Il tutto si concludeva con una bevuta guidata dal padrone
di casa o da uno degli ospiti, chiamato re del banchetto.
Si mangiava sdraiati su divani adatti ad accogliere fino a tre persone. In genere, nella
sala da pranzo, i divani erano tre, e al centro era disposta la tavola, dove erano
appoggiati piatti piani, piattini e piatti fondi. Per alcune pietanze si usava un
cucchiaino, ma non era conosciuto l'uso delle posate. Ci si puliva con un tovagliolo
personale.
A servire la cena erano schiavi con funzione di camerieri; uno schiavo spazzino era
incaricato di pulire i resti gettati per terra, mentre gli altri lavoravano in cucina, come
cuochi. Ciascun ospite inoltre portava con s辿 uno schiavo di fiducia pronto ad eseguire
i suoi ordini.
5. Esercizio 3
1. Convivae post epulas a mensa surgunt et laeti domum erunt
Gli invitati dopo il pranzo si alzano da tavola e lieti vanno a casa.
2. Romani hospites sacros putabant et Iovem hospitalitatis patronum colebant.
I Romani ritenevano sacri gli ospiti e veneravano Giove come patrono dell'ospitalit
3. Romanorum victus satis varius erat: Romani multa legumina colebant, inter quae fabas, leticulas, pisa
et ciceros.
L'alimentazione dei Romani era abbastanza varia: i Romani coltivavano molti legumi, tra i quali fave,
lenticchie, piselli e ceci
4. Vinum Romani non merum potabant sed id aqua vel melle miscebant
I Romani non bevevano vino puro, ma lo mescolavano con acqua o miele
5. Romani alimenta melle dulcia reddebant, quocum etiam ceram parabant, quae varios et multiplices
usus habebat: nam Romani luminibus cereis domus illumibinabant et in tabulis ceratis scribebant
I Romani rendevano gli alimenti dolci con il miele, con il quale preparavano anche la cera, che aveva
vari e molteplici usi: infatti i Romani illuminavano le case con candele di cera e scrivevano su tavolette
di cera.
Pagina iniziale
6. Catullo
Uno strano invito a cena
Catullus ad cenam amicum suum Fabullum invitavit. Ei epistulam misit in qua
scriptum erat: Paucis diebus apud me, mi Fabulle, bene cenabis. Sed hunc praeceptum
servare debebis: adfer bonam et magnam cenam, non solus ad me adi, sed tecum
candidam puellam confer. Careo vino et sale. Tui Catulli sacculus aranearum plenus
est. Nec omitte cachinnos: tui risus me delectant. Contra accipies meros amores: nam
unguentum dabo, quod meae puellae ipsa Venus donavit, quod tu cum olfacies, totum
nasum erit.
Catullo invit嘆 a cena il suo amico Fabullo. A lui mand嘆 una lettera nella quale era
stato scritto Tra pochi giorni, o Fabullo, cenerai bene presso di me. Ma dovrai
rispettare questa raccomandazione:porta una buona e lauta cena, non venire a casa
mia da solo ma porta con te una bianca fanciulla. Mi mancano il vino ed il sale. Il
borsellino del tuo amico Catullo 竪 pieno di ragnatele. E non dimenticare l'umorismo:
le tue risate mi divertono. In cambio riceverai amori sinceri: infatti io ti dar嘆
l'unguento, che alla mia ragazza don嘆 Venere in persona, e non appena tu lo
annuserai, sarai tutto naso
8. Petronio
Un insolito men湛
Tamen inquit Trimalchio quid habuistis in cena? Dicam inquit si potue nam tam bonae
memoriae sum, ut frequenter nomen meum obliviscar. Habuimus tamen in primo porcum
botolo coronatum et circa sangunculum et gizeria optime facta et certe betam et panem
autopyrum de suo sibi, quem ego malo quam candidum; nam et vires facit, et cum mea re
causa facio, non ploro. Sequens ferculum fuit sciribilita frigida et supra mel calidum infusum
Hispanum. Itaque de scribilita quidem non minimum edi, de melle me usque tetigi. Circa cicer
et lupinum, nuces cevae arbitratu et mala singula. Ego tamen duo sustuli et ecce in mappa
alligata habeo.
Ma insomma! domand嘆 Trimalcione, che cosa avete mangiato? Se mi riesce te lo dir嘆,
rispose, perch辿 ho una memoria cos狸 buona che frequentemente dimentico anche il mio nome.
Dunque come primo piatto ci fu servito maiale coronato di salsiccia e tutt'intorno sanguinacci
e interiora cotti a perfezione, barbabietola e pane integrale fatto in casa, che io preferisco a
quello bianco; infatti rimette in forze e quando vado di corpo non piango. A seguire la portata
successiva 竪 stata una torta fredda con versato sopra un eccellente miele caldo di Spagna. E
cos狸 non ho assaggiato minimamente la torta, ma riguardo al miele mi ci sono cosparso
ovunque. Intorno c'erano ceci e lupini, noci a volont e una mela a testa. Ma io ne ho prese due
e le ho qui legate nel tovagliolo; se non porter嘆 qualcosa in dono al mio schiavetto, mi far una
scenata. Mia moglie fa bene a ricordarmelo. Abbiamo avuto davanti un pezzo di orso e la mia
Scintilla, dopo averlo assaggiato, da imprudente, vomit嘆 quasi le budella; io invece ne ho
mangiato pi湛 di una libbra, perch辿 aveva lo stesso sapore del cinghiale. E se, io dico, l'orso
mangia l'uomo, a maggior ragione l'uomo deve mangiare l'orso no?