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12MESI
SETTEMBRE 2011
9
OPINIONI
di ANTONIO PANIGALLI
I COSTI
DELLA POLITICA
I
n Italia il tema dei costi della
politica viene sepolto e resusci-
tato a seconda dellaria che tira.
I cittadini, per嘆, si aspettano che
chi solleva il problema si sforzi anche di
trovare una soluzione. Il che non 竪 un
dettaglio di poco conto, dato che a do-
ver risolvere il problema sono proprio
quelli che lhanno creato. Praticamente
irrisolvibile, dunque.
Eppure, che si tratti di province, di dop-
pi incarichi, di nomine nelle partecipa-
te, non c竪 che da iniziare a fare pulizia:
semplicemente con un po di buon senso
si potrebbero gi fare miracoli, se solo
si volesse. Il punto 竪 proprio qui: quelli
che possono non vogliono. E allora va
da s辿 che anche il ritornello dellestate
2011 finir dimenticato come quello di
ogni anno. Si sente dire che il vento 竪
cambiato: qui non importa se 竪 cambiato
davvero, ma se i cittadini possono appro-
fittarneperfaredavveroqualcosa.Secon-
do Paola Caporossi, giovane e nota ricer-
catrice e analista di temi politici e sociali,
non si tratta di scendere ancora in piazza
con slogan antisistema, n辿 di costringe-
re i media ad occuparsene per qualche
giorno. Quale sarebbe il risultato? Che i
politici si esibirebbero per un po in di-
chiarazioni tuonanti, si affretterebbero
a confezionare proposte di legge bellis-
sime, ma poi tutto riprenderebbe come
prima. Il popolo viola, il movimento delle
donne, e tutti gli altri, sono espressioni
genuine di partecipazione, della volon-
t di non rassegnarsi, e senza di loro la
situazione politica e culturale, in Italia,
sarebbe sicuramente meno articolata. Ma
bisogna essere realisti: i movimenti non
bastano, perch辿 le riforme si decidono
altrove, ed 竪 l狸 che bisogna intervenire.
E se i cittadini non possono fare le leggi,
possono cambiare le persone chiamate a
farle: i rappresentanti in parlamento, in
comune, in regione. Questo non passa
dal disertare le urne, come talora si invi-
ta a fare, perch辿 qualcuno voterebbe co-
munque e basterebbe per lasciare intatta
la casta. N辿 servirebbe raccogliere le
firme per una proposta di legge popola-
re, che tanto finirebbe in un cassetto. E
allora, cosa rimane?
Una soluzione semplicissima 竪 a portata
di mano ed 竪 praticamente a costo zero
(che di questi tempi non 竪 poca cosa):
lanagrafe pubblica degli eletti. I radi-
cali la propongono da anni, ma nessun
partito delluno come dellaltro polo
lha mai degnata di attenzione. Come
del resto i media. Si tratta di questo: per
ogni eletto deve essere pubblicato su
web il curriculum, il patrimonio immo-
biliare e non, le eventuali partecipazio-
ni societarie e gli incarichi amministra-
tivi. Accanto a queste informazioni che
fotografano lidentikit delleletto, van-
no rese note anche quelle relative al suo
mandato elettorale: quali proposte ha
presentato e su cosa, come ha votato sui
vari provvedimenti (ha difeso la scuola
pubblica o votato agevolazioni per quel-
la privata?). Il punto non 竪 secondario:
se questi dati fossero pubblici, i citta-
dini saprebbero farne buon uso al mo-
mento del voto, generando, nel tempo,
una nuova classe dirigente. Si tratta di
un processo lento, che va ad incidere su
una cultura politica e civica deformata
da decenni di opacit, ma consentireb-
be ai cittadini di agire, senza pi湛 ridursi
alla mera protesta. Non 竪 lunico passo
da fare, ma sicuramente uno dei primi
possibili.

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  • 1. 12MESI SETTEMBRE 2011 9 OPINIONI di ANTONIO PANIGALLI I COSTI DELLA POLITICA I n Italia il tema dei costi della politica viene sepolto e resusci- tato a seconda dellaria che tira. I cittadini, per嘆, si aspettano che chi solleva il problema si sforzi anche di trovare una soluzione. Il che non 竪 un dettaglio di poco conto, dato che a do- ver risolvere il problema sono proprio quelli che lhanno creato. Praticamente irrisolvibile, dunque. Eppure, che si tratti di province, di dop- pi incarichi, di nomine nelle partecipa- te, non c竪 che da iniziare a fare pulizia: semplicemente con un po di buon senso si potrebbero gi fare miracoli, se solo si volesse. Il punto 竪 proprio qui: quelli che possono non vogliono. E allora va da s辿 che anche il ritornello dellestate 2011 finir dimenticato come quello di ogni anno. Si sente dire che il vento 竪 cambiato: qui non importa se 竪 cambiato davvero, ma se i cittadini possono appro- fittarneperfaredavveroqualcosa.Secon- do Paola Caporossi, giovane e nota ricer- catrice e analista di temi politici e sociali, non si tratta di scendere ancora in piazza con slogan antisistema, n辿 di costringe- re i media ad occuparsene per qualche giorno. Quale sarebbe il risultato? Che i politici si esibirebbero per un po in di- chiarazioni tuonanti, si affretterebbero a confezionare proposte di legge bellis- sime, ma poi tutto riprenderebbe come prima. Il popolo viola, il movimento delle donne, e tutti gli altri, sono espressioni genuine di partecipazione, della volon- t di non rassegnarsi, e senza di loro la situazione politica e culturale, in Italia, sarebbe sicuramente meno articolata. Ma bisogna essere realisti: i movimenti non bastano, perch辿 le riforme si decidono altrove, ed 竪 l狸 che bisogna intervenire. E se i cittadini non possono fare le leggi, possono cambiare le persone chiamate a farle: i rappresentanti in parlamento, in comune, in regione. Questo non passa dal disertare le urne, come talora si invi- ta a fare, perch辿 qualcuno voterebbe co- munque e basterebbe per lasciare intatta la casta. N辿 servirebbe raccogliere le firme per una proposta di legge popola- re, che tanto finirebbe in un cassetto. E allora, cosa rimane? Una soluzione semplicissima 竪 a portata di mano ed 竪 praticamente a costo zero (che di questi tempi non 竪 poca cosa): lanagrafe pubblica degli eletti. I radi- cali la propongono da anni, ma nessun partito delluno come dellaltro polo lha mai degnata di attenzione. Come del resto i media. Si tratta di questo: per ogni eletto deve essere pubblicato su web il curriculum, il patrimonio immo- biliare e non, le eventuali partecipazio- ni societarie e gli incarichi amministra- tivi. Accanto a queste informazioni che fotografano lidentikit delleletto, van- no rese note anche quelle relative al suo mandato elettorale: quali proposte ha presentato e su cosa, come ha votato sui vari provvedimenti (ha difeso la scuola pubblica o votato agevolazioni per quel- la privata?). Il punto non 竪 secondario: se questi dati fossero pubblici, i citta- dini saprebbero farne buon uso al mo- mento del voto, generando, nel tempo, una nuova classe dirigente. Si tratta di un processo lento, che va ad incidere su una cultura politica e civica deformata da decenni di opacit, ma consentireb- be ai cittadini di agire, senza pi湛 ridursi alla mera protesta. Non 竪 lunico passo da fare, ma sicuramente uno dei primi possibili.