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BRUNELLESCHI
Filippo Brunelleschi fu un architetto e scultore fiorentino che contribuì in maniera fondamentale con le sue
opere allo sviluppo del Rinascimento Italiano. Il recupero delle forme classiche, la pratica di un’architettura
basata su proporzioni matematiche e l’elaborazione del metodo di rappresentazione “prospettica” dello
spazio fanno dell’artista toscano una delle figure principali nella transizione dal Medioevo all’età moderna.
Ispirato nella sua attività più da intenti pratici che da dettami teorici (al contrario per esempio di Leon
Battista Alberti), Brunelleschi non ha lasciato nessuno scritto o trattato in cui venga sintetizzato il suo
pensiero architettonico; per questo motivo le sue opere hanno costituito nel corso dei secoli un vero e
proprio “testo”, su cui gli architetti hanno studiato, cercando di coglierne l’insegnamento.
Il Brunelleschi nacque a Firenze nel 1377, la madre apparteneva alla illustre famiglia degli Spini, mentre il
padre, ser Brunellesco di Filippo Lapi, era un notaio. Uomo leale e stimato, fu spesso incaricato di
importanti ambascerie: nel 1367, ad esempio, era stato inviato a Vienna per incontrare l’imperatore Carlo
IV. Mentre svolgeva i propri studi, il giovane Filippo cominciò per diletto ad esercitarsi nel disegno e nella
pittura, dimostrando le proprie doti a tal punto che suo padre, pur vedendo così sfumare la speranza di
vedere il figlio seguire la strada paterna degli studi giuridici, rispettò la sua indole e lo condusse a bottega
da un orafo amico di famiglia. La bottega di un orafo offriva tutte le migliori opportunità per chi
desiderasse diventare un buon artista. Qui Filippo si esercitava nel disegno, base imprescindibile di tutte le
arti, imparando inoltre a fonder e gettare i metalli, a cesellarli e a lavorarli a sbalzo, incastonare le pietre;
uscirono dalle sue mani anche orologi meccanici. Nel 1401, infatti, era già un ottimo scultore e nel 1404
entrò nella corporazione degli orafi; sappiamo che partecipò al concorso per la seconda porta del
battistero, vinto dal Ghiberti. Tra il 1401 e il 1404 effettuò un soggiorno a Roma per studiare la scultura e
l'architettura antica con l'amico Donatello. Dopo il 1404 è stato consultato per la costruzione della Cupola
del Duomo, della quale vinse il concorso; a questo concorso il Brunelleschi volle che partecipassero tutti i
maggiori architetti contemporanei, anche stranieri, per dimostrarsi il migliore sul campo, in caso di vincita.
Tra il 1415 e il 1436 il Brunelleschi progettò molte delle sue opere: la Cupola del Duomo, lo Spedale degli
Innocenti, la Sacrestia Vecchia di S. Lorenzo, la cappella dei Pazzi, il palazzo di parte Guelfa e palazzo Pitti.
Nel 1444 cominciò a costruire la basilica di Santo Spirito. Brunelleschi aveva un carattere forte e gli piaceva
fare tutto a modo suo. Inoltre era già conosciuto prima della costruzione della cupola del Duomo perché
partecipava a quasi tutti i dibattiti cittadini. Il Brunelleschi ha il merito di aver eseguito le prime applicazioni
della prospettiva matematica. Questo suo studio ha influenzato l'intera pittura del Rinascimento. Filippo
Brunelleschi morì nella notte tra il 15 ed il 16 aprile del 1446, lasciando precise disposizioni sulla lanterna
della Cupola di Santa Maria del Fiore in costruzione.
DONATELLO
Donato di Niccolò di Betto de' Bardi, figlio di un cardatore di lana di Firenze, detto il Donatello, nasce nel
1386. Non conosciamo molto della sua formazione, ma nel 1403 diventa apprendista e collaboratore dello
scultore Lorenzo Ghilberti, con il quale compiere lavori di "nettatura" (che consisteva nel pulire a fondo le
fusioni di bronzo) della seconda porta del Battistero. Continua la sua formazione artistica alle dipendenze
dell'Opera del Duomo, nei cantieri del Campanile e dell’Orsanmichele, dove lavora a fianco di Nanni di
Banco, a una serie di statue che rappresentano altrettanti tentativi di rinnovamento del linguaggio gotico.
Legato da amicizia con lo scultore Filippo Brunelleschi, si reca con lui a Roma negli anni tra il 1404 e il 1408.
Questi viaggi costituiscono il suo primo contatto con l’antichità classica ed infondono in lui un profondo
desiderio di conoscenza dell’arte classica. Tra le statue eseguite in quel periodo il “David” in marmo, oggi al
Museo Bargello, è una delle sue opere di più intenso valore innovativo, dove l'ondulazione gotica già
acquista vigore naturalistico e dove Donatello già pone il problema della forma plastica libera nello spazio,
problema che l'amico Brunelleschi stava ponendosi negli studi per la cupola.
Dal 1416, a Firenze, lavora al “San Giorgio”, divenuta simbolo della visione eroica dell'uomo del
Quattrocento. Questa statua deve la sua forza al perfetto equilibrio plastico concepito nello spirito della
prospettiva.
Ormai artista autonomo, rispetto nei cantieri delle grandi opere di Firenze, nel 1425 Donatello apre
bottega in collaborazione con Michelozzo; da questo sodalizio, che durerà fino al 1433, nascono numerose
opere: ad esempio, il fonte battesimale del Battistero di Siena (in cui si deve a Donatello lo splendido
“Banchetto di Erode”), le tombe dell’antipapa Giovanni XXIII e del Cardinal Brancacci.
Superando del tutto la tradizione tardo-gotica, Donatello fu uno degli interpreti principali del movimento
culturale dell'Umanesimo nel campo delle arti figurative, prendendo ispirazione dall'arte degli antichi
scultori.
Donatello si servì della scultura per esprimere le verità naturali, esaltò la bellezza del corpo umano (il
bronzo del Davide al Bargello è il primo nudo, a tutto tondo, realizzato dopo l'età classica nell'arte italiana)
con un realismo plastico vigoroso e sintetico con particolare attenzione all’espressività del personaggio.
Il sogno di Donatello, di ampliare i confini della scultura, si realizza con la tecnica da lui inventata,
lo "stiacciato" che consiste in un rilievo graduato, fino a piani bassissimi, che gli permette di ottenere,
anche per la scultura, gli effetti atmosferici e prospettici propri della pittura, perché la luce si rifrange con
effetti mutevoli, migliorando la qualità espressiva dei personaggi.
Tornato a Firenze, nel decennio che precede alla sua morte, Donatello eseguì per Cosimo de' Medici
un coronamento di fontana destinato a un giardino, rappresentante Giuditta e Oloferne: il gruppo si trova
nella piazza della Signoria, di fronte a palazzo Vecchio.
A cominciare dal 1460 l'artista, ormai settantacinquenne comincia due pulpiti di San Lorenzo che,
fatalmente, dovevano rimanere incompiuti, per la morte di Donatello nel 1466.
CONFRONTO
Brunelleschi e Donatello furono i due artisti che per primi si posero il problema del rapporto tra gli ideali
dell'umanesimo e una nuova forma espressiva, confrontandosi serratamente e sviluppando uno stile
diverso, talvolta opposto. Brunelleschi era più anziano di circa dieci anni e fece da guida e stimolo per il
collega più giovane. La loro comunanza di intenti non soffocò comunque le differenze di temperamento
degli esiti artistici. Esemplare in questo senso è il confronto tra i due crocifissi lignei al centro di un animato
aneddoto raccontato dal Vasari, che vede la critica di Brunelleschi contro il Cristo "contadino" di Donatello
e la sua risposta nel Crocifisso di Santa Maria Novella.
Brunelleschi lo ha realizzato per la chiesa di Santa Maria Novella a Firenze tra il 1410 e il 1415 ma pochi
anni prima, tra il 1406 e il 1408, Donatello ne aveva fatto uno per la chiesa di Santa Croce sempre a
Firenze.
Il crocifisso del Brunelleschi è estremamente elegante nell’impostazione della figura; aveva pensato ad una
visione da tanti punti di vista e aveva curato proprio la definizione della forma in modo che fosse visibile da
tanti punti differenti. Il dolore di Cristo è molto composto nell’espressione e dal modo in cui apre le
braccia, da come tiene le gambe e il corpo sembra quasi di vedere un quadrato dentro un cerchio, come
era solito applicare nelle sue costruzioni. E’ un crocifisso inteso proprio come armonia di proporzioni nello
studio della figura. La tecnica è ancora quella medioevale del legno dipinto policromo.
Il crocifisso di Donatello è molto diverso. E’ più tozzo nelle proporzioni del corpo e più rude nel volto.
Come modelli, ci dice il Vasari, utilizzava ragazzi qualsiasi di Firenze però appare più credibile, più vero non
perfetto come quello del Brunelleschi. Quindi c’è proprio una differenza notevole di mentalità. Donatello
guarda a Giotto; nel volto l’espressione è atroce, fa impressione, è molto forte. Anche nel costato è molto
realistico il modo in cui sgorga il sangue, l’attaccatura dell’omero, i pettorali sono molto visibili. Tutta una
serie di dettagli che rendono il crocifisso di Donatello più attento alla realtà, all’anatomia. Infatti
quest’ultimo dà scandalo e, come diceva il Vasari, sembrava che avesse messo in croce un contadino. Non
è certo un’espressione nobile, eppure Donatello riesce, in questo modo, a portare il dolore di Cristo vicino
alla gente comune.
Brunelleschi e donatello

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Brunelleschi e donatello

  • 1. BRUNELLESCHI Filippo Brunelleschi fu un architetto e scultore fiorentino che contribuì in maniera fondamentale con le sue opere allo sviluppo del Rinascimento Italiano. Il recupero delle forme classiche, la pratica di un’architettura basata su proporzioni matematiche e l’elaborazione del metodo di rappresentazione “prospettica” dello spazio fanno dell’artista toscano una delle figure principali nella transizione dal Medioevo all’età moderna. Ispirato nella sua attività più da intenti pratici che da dettami teorici (al contrario per esempio di Leon Battista Alberti), Brunelleschi non ha lasciato nessuno scritto o trattato in cui venga sintetizzato il suo pensiero architettonico; per questo motivo le sue opere hanno costituito nel corso dei secoli un vero e proprio “testo”, su cui gli architetti hanno studiato, cercando di coglierne l’insegnamento. Il Brunelleschi nacque a Firenze nel 1377, la madre apparteneva alla illustre famiglia degli Spini, mentre il padre, ser Brunellesco di Filippo Lapi, era un notaio. Uomo leale e stimato, fu spesso incaricato di importanti ambascerie: nel 1367, ad esempio, era stato inviato a Vienna per incontrare l’imperatore Carlo IV. Mentre svolgeva i propri studi, il giovane Filippo cominciò per diletto ad esercitarsi nel disegno e nella pittura, dimostrando le proprie doti a tal punto che suo padre, pur vedendo così sfumare la speranza di vedere il figlio seguire la strada paterna degli studi giuridici, rispettò la sua indole e lo condusse a bottega da un orafo amico di famiglia. La bottega di un orafo offriva tutte le migliori opportunità per chi desiderasse diventare un buon artista. Qui Filippo si esercitava nel disegno, base imprescindibile di tutte le arti, imparando inoltre a fonder e gettare i metalli, a cesellarli e a lavorarli a sbalzo, incastonare le pietre; uscirono dalle sue mani anche orologi meccanici. Nel 1401, infatti, era già un ottimo scultore e nel 1404 entrò nella corporazione degli orafi; sappiamo che partecipò al concorso per la seconda porta del battistero, vinto dal Ghiberti. Tra il 1401 e il 1404 effettuò un soggiorno a Roma per studiare la scultura e l'architettura antica con l'amico Donatello. Dopo il 1404 è stato consultato per la costruzione della Cupola del Duomo, della quale vinse il concorso; a questo concorso il Brunelleschi volle che partecipassero tutti i maggiori architetti contemporanei, anche stranieri, per dimostrarsi il migliore sul campo, in caso di vincita. Tra il 1415 e il 1436 il Brunelleschi progettò molte delle sue opere: la Cupola del Duomo, lo Spedale degli Innocenti, la Sacrestia Vecchia di S. Lorenzo, la cappella dei Pazzi, il palazzo di parte Guelfa e palazzo Pitti. Nel 1444 cominciò a costruire la basilica di Santo Spirito. Brunelleschi aveva un carattere forte e gli piaceva fare tutto a modo suo. Inoltre era già conosciuto prima della costruzione della cupola del Duomo perché partecipava a quasi tutti i dibattiti cittadini. Il Brunelleschi ha il merito di aver eseguito le prime applicazioni della prospettiva matematica. Questo suo studio ha influenzato l'intera pittura del Rinascimento. Filippo Brunelleschi morì nella notte tra il 15 ed il 16 aprile del 1446, lasciando precise disposizioni sulla lanterna della Cupola di Santa Maria del Fiore in costruzione. DONATELLO Donato di Niccolò di Betto de' Bardi, figlio di un cardatore di lana di Firenze, detto il Donatello, nasce nel 1386. Non conosciamo molto della sua formazione, ma nel 1403 diventa apprendista e collaboratore dello scultore Lorenzo Ghilberti, con il quale compiere lavori di "nettatura" (che consisteva nel pulire a fondo le fusioni di bronzo) della seconda porta del Battistero. Continua la sua formazione artistica alle dipendenze dell'Opera del Duomo, nei cantieri del Campanile e dell’Orsanmichele, dove lavora a fianco di Nanni di Banco, a una serie di statue che rappresentano altrettanti tentativi di rinnovamento del linguaggio gotico. Legato da amicizia con lo scultore Filippo Brunelleschi, si reca con lui a Roma negli anni tra il 1404 e il 1408. Questi viaggi costituiscono il suo primo contatto con l’antichità classica ed infondono in lui un profondo desiderio di conoscenza dell’arte classica. Tra le statue eseguite in quel periodo il “David” in marmo, oggi al Museo Bargello, è una delle sue opere di più intenso valore innovativo, dove l'ondulazione gotica già acquista vigore naturalistico e dove Donatello già pone il problema della forma plastica libera nello spazio, problema che l'amico Brunelleschi stava ponendosi negli studi per la cupola. Dal 1416, a Firenze, lavora al “San Giorgio”, divenuta simbolo della visione eroica dell'uomo del Quattrocento. Questa statua deve la sua forza al perfetto equilibrio plastico concepito nello spirito della prospettiva.
  • 2. Ormai artista autonomo, rispetto nei cantieri delle grandi opere di Firenze, nel 1425 Donatello apre bottega in collaborazione con Michelozzo; da questo sodalizio, che durerà fino al 1433, nascono numerose opere: ad esempio, il fonte battesimale del Battistero di Siena (in cui si deve a Donatello lo splendido “Banchetto di Erode”), le tombe dell’antipapa Giovanni XXIII e del Cardinal Brancacci. Superando del tutto la tradizione tardo-gotica, Donatello fu uno degli interpreti principali del movimento culturale dell'Umanesimo nel campo delle arti figurative, prendendo ispirazione dall'arte degli antichi scultori. Donatello si servì della scultura per esprimere le verità naturali, esaltò la bellezza del corpo umano (il bronzo del Davide al Bargello è il primo nudo, a tutto tondo, realizzato dopo l'età classica nell'arte italiana) con un realismo plastico vigoroso e sintetico con particolare attenzione all’espressività del personaggio. Il sogno di Donatello, di ampliare i confini della scultura, si realizza con la tecnica da lui inventata, lo "stiacciato" che consiste in un rilievo graduato, fino a piani bassissimi, che gli permette di ottenere, anche per la scultura, gli effetti atmosferici e prospettici propri della pittura, perché la luce si rifrange con effetti mutevoli, migliorando la qualità espressiva dei personaggi. Tornato a Firenze, nel decennio che precede alla sua morte, Donatello eseguì per Cosimo de' Medici un coronamento di fontana destinato a un giardino, rappresentante Giuditta e Oloferne: il gruppo si trova nella piazza della Signoria, di fronte a palazzo Vecchio. A cominciare dal 1460 l'artista, ormai settantacinquenne comincia due pulpiti di San Lorenzo che, fatalmente, dovevano rimanere incompiuti, per la morte di Donatello nel 1466. CONFRONTO Brunelleschi e Donatello furono i due artisti che per primi si posero il problema del rapporto tra gli ideali dell'umanesimo e una nuova forma espressiva, confrontandosi serratamente e sviluppando uno stile diverso, talvolta opposto. Brunelleschi era più anziano di circa dieci anni e fece da guida e stimolo per il collega più giovane. La loro comunanza di intenti non soffocò comunque le differenze di temperamento degli esiti artistici. Esemplare in questo senso è il confronto tra i due crocifissi lignei al centro di un animato aneddoto raccontato dal Vasari, che vede la critica di Brunelleschi contro il Cristo "contadino" di Donatello e la sua risposta nel Crocifisso di Santa Maria Novella. Brunelleschi lo ha realizzato per la chiesa di Santa Maria Novella a Firenze tra il 1410 e il 1415 ma pochi anni prima, tra il 1406 e il 1408, Donatello ne aveva fatto uno per la chiesa di Santa Croce sempre a Firenze. Il crocifisso del Brunelleschi è estremamente elegante nell’impostazione della figura; aveva pensato ad una visione da tanti punti di vista e aveva curato proprio la definizione della forma in modo che fosse visibile da tanti punti differenti. Il dolore di Cristo è molto composto nell’espressione e dal modo in cui apre le braccia, da come tiene le gambe e il corpo sembra quasi di vedere un quadrato dentro un cerchio, come era solito applicare nelle sue costruzioni. E’ un crocifisso inteso proprio come armonia di proporzioni nello studio della figura. La tecnica è ancora quella medioevale del legno dipinto policromo. Il crocifisso di Donatello è molto diverso. E’ più tozzo nelle proporzioni del corpo e più rude nel volto. Come modelli, ci dice il Vasari, utilizzava ragazzi qualsiasi di Firenze però appare più credibile, più vero non perfetto come quello del Brunelleschi. Quindi c’è proprio una differenza notevole di mentalità. Donatello guarda a Giotto; nel volto l’espressione è atroce, fa impressione, è molto forte. Anche nel costato è molto realistico il modo in cui sgorga il sangue, l’attaccatura dell’omero, i pettorali sono molto visibili. Tutta una serie di dettagli che rendono il crocifisso di Donatello più attento alla realtà, all’anatomia. Infatti quest’ultimo dà scandalo e, come diceva il Vasari, sembrava che avesse messo in croce un contadino. Non è certo un’espressione nobile, eppure Donatello riesce, in questo modo, a portare il dolore di Cristo vicino alla gente comune.