Il Colloquio sull’urbanistica del paese reale, promosso dalla Fondazione Einaudi, intende avviare una riflessione sulla coerenza di uno statuto disciplinare, in via di aggiornamento, alle radicali trasformazioni che
hanno caratterizzato il venir meno del progetto del Moderno, di cui la disciplina è comunque figlia, ed alla eclisse di un modello sociale di sviluppo di cui oggi sono difficilmente rintracciabili i caratteri originari.
Obiettivo è quello di “porre bene” i problemi che la disciplina si trova di fronte, verificando con la
più ampia pluralità di posizioni culturali l’utilità dell’Urbanistica, la coerenza dei suoi strumenti ai fini,
contribuendo con ciò e per la sua parte, alla definizione di un nuovo modello sociale di sviluppo.
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CITTA’ TERRITORIO e CULTURA LIBERALE Un colloquio sull’Urbanistica del Paese reale
1. presidente@fondazione-einaudi.it www.fondazione-einaudi.it
CITTA’ TERRITORIO e CULTURA LIBERALE
Un colloquio sull’urbanistica del Paese reale
Venerdì 7 novembre ore 16,30 Roma Oratorio del Gonfalone
via del Gonfalone n 32a, Roma
presenta Mario Lupo Presidente della Fondazione
introduce Piero Properzi
partendo da una riflessione di Gigi Mazza
Alessandro Giuli
Vicedirettore del Foglio
coordina e sollecita gli interventi di:
Giovanni Crocioni, Cinzia Dato, Francesco Forte, Franco Karrer,
Pierluigi Mantini, Stefano Moroni, Simone Ombuen, Silvia Viviani
2. Il Colloquio sull’urbanistica del paese reale, promosso dalla Fondazione Einaudi, intende avviare una
riflessione sulla coerenza di uno statuto disciplinare, in via di aggiornamento, alle radicali trasformazioni che
hanno caratterizzato il venir meno del progetto del Moderno, di cui la disciplina è comunque figlia, ed alla
eclisse di un modello sociale di sviluppo di cui oggi sono difficilmente rintracciabili i caratteri originari.
I tentativi di aggiornamento dei riferimenti concettuali hanno inseguito le mode del green e quelle del tecno e
spesso entrambe, pensando che i nuovi paradigma avrebbero comportato una riconfigurazione degli strumenti
disciplinari e con essa un rinnovamento del suo statuto.
In una diffusa incertezza tra stabilità e innovazione molti hanno trasferito sull’efficacia e sull’efficienza la
riformulazione dei processi (leggi) e degli strumenti (piani) insistendo su una nuova sostanziale “utilità” della
pianificazione (il piano utile).
Questo è avvenuto essenzialmente nella “riscoperta” dello sviluppo locale e nella eclisse del ruolo dello Stato,
sostituito da un mediocre neocentralismo regionale, ma anche nella sperimentazione di una progettualità
complessa, alla ricerca di nuove concettualizzazioni e di quadri ricompositivi: entrambe le posizioni sono state
rappresentate autorevolmente ed emblematicamente da F. Barca al MEF e da G. Fontana al MIT.
Per quello che riguarda più da vicino gli urbanisti si è quindi progressivamente sostituita alla pianificazione a
base razionale, che ricomponeva tassonomie ontologiche, una pianificazione “strategica o strutturale” che
prescinde dalle ontologie e argomenta risorse e criticità, punti di forza e di debolezza spesso in assenza di
attori reali e con una ostentata indifferenza ai temi del suolo e con essi al core della disciplina.
Lo spostamento sul problem-solving della natura del piano, se ha contribuito al superamento della struttura
formale unitaria del PRG di tradizione, mantenuta in piedi solo dal pervicace ed interessato attaccamento dei
giuristi alla sua “forma”, di cui i Tar si sono candidati a custodi, non ho però prodotto una riflessione sulle più
sostanziali variazioni introdotte dall’accelerazione che sta subendo il mondo della comunicazione e della
formazione della conoscenza. Ma sono il perdurare e l’aggravarsi della crisi, ancor prima, ad imporre a tutti e
ad ognuno autentici cambiamenti di rotta, accentuando nel Piano l’apertura al mercato con l’apporto anche
delle culture liberali.
Gli urbanisti, privati del ruolo di garanti dei contenuti formali, nella loro configurazione più avanzata si
propongono appunto come esperti nel problem solving relativo ai fatti urbani o come interpreti di sistemi di
conoscenza (Statuti del Territorio e Carte dei Luoghi).
In parallelo la stessa pianificazione strategica viene affiancata da una tendenza alla innovazione introdotta
dalla creatività e dal protagonismo di nuovi soggetti che si rappresenteranno nei processi di pianificazione.
Sono le architetture autoreferenziali e acontestuali delle Archistar che, in questo mondo complesso alla ricerca
dello sviluppo, sono state spesso assunte come simboli anticipatori di vuote strategie di sviluppo.
La razionalità del Piano, spesso non risolvente nella sua tendenza alla dimensione totalizzante e perfetta, può
articolarsi anche in progetti urbanistici ragionevolmente coerenti ma soprattutto realizzabili, contrapponendosi
alle agglomerazioni mediatiche, di consensi e dissensi, sostitutive di una costruzione democratica della
condivisione.
La recente proposta governativa di una riforma urbanistica “in senso liberale” non sembra risolvere
completamente queste problematiche pur affrontando questioni nodali per le quali gli ultimi venti anni di
sperimentazione non hanno prodotto la necessaria stabilizzazione.
L’obiettivo del Colloquio è quello di “porre bene” i problemi che la disciplina si trova di fronte, verificando con la
più ampia pluralità di posizioni culturali l’utilità dell’Urbanistica, la coerenza dei suoi strumenti ai fini,
contribuendo con ciò e per la sua parte, alla definizione di un nuovo modello sociale di sviluppo.
Molti temi del colloquio sono affrontati nel recente volume
CITTA’ PIANI, PERSONE, ESPERIENZE
Diario di viaggio nelle fatiche, nei paradossi e nelle speranze
dell’urbanistica italiana
di G. Crocioni
pubblicato da Alinea Editrice con il Patrocinio del Circolo culturale Marco Biagi