2. realizzare gli impianti.
IMPIANTO
Di seguito si andranno ad elencare gli aspetti pratici legati alla realizzazione di un moderno
impianto frutticolo:
1) LIVELLAMENTO
Il terreno richiede un corretto livellamento, che in pianura è in genere poco oneroso, mentre in
collina risulta un’operazione complessa. Si sconsigliano grossi movimenti di terra, sia per il costo,
sia perchè si fa affiorare terreno vergine, in cui le piante vegetano stentatamente per diversi anni.
In queste situazioni è bene ammucchiare lo strato attivo del terreno in un angolo dell’appezzamento,
eseguire il livellamento, quindi ridiscendere lo strato attivo di terreno.
2) SCASSO E RIPUNTATURA
Lo scasso totale, va fatto ad una profondità di circa 1 – 1,2 m., è una lavorazione molto energica e
costosa, perciò in molti casi viene abbandonata.
Normalmente si preferisce l’impiego di uno strumento discissore tipo ripper, che scarifica il terreno
senza rivoltare gli strati alla profondità di cm. 80 – 100, cui segue un’aratura a 40 – 50 cm.
Il terreno poi viene amminutato, indi si opera l’affossatura o in certi casi il drenaggio, per
permettere lo sgrondo delle acque.
Le lavorazioni profonde sono fatte alcuni mesi prima dell’impianto ed hanno lo scopo di favirire
l’approfondimento delle radici e l’immagazzinamento delle acque piovane.
3) CONCIMAZIONE D’IMPIANTO
La concimazione d’impianto o di fondo è fatta in relazione ai dati forniti dalle analisi del terreno e
presenta lo scopo di elevare il livello di fertilità dello stesso. È quindi una concimazione
prevalentemente organica e fosfo-potassica e generalmente si impiegano le seguenti dosi:
letame 500q / ha;
fosforo 100-200 unità fertilizzanti / ha;
potasio 100-200 unità fertilizzanti / ha.
Il letame in molte zone non essendo reperibile, può essere surrogato da fanghi di depurazione o
residui solidi urbani o altro materiale organico.
4) TRACCIAMENTO
Tradizionalmente si esegue con paline, squadro agrimensorio, cordella metrica e picchetti; più
recenti sono i metodi che prevedono l’uso del LASER e GPS.
5) PALIFICAZIONE
La palificazione per sostenere le piante è indispensabile sia in viticoltura quanto in frutticoltura
soprattutto quando si utilizzano portainnesti con scarso ancoraggio. La palificazione se
opportunamente rinforzata, sostiene anche le reti antigrandine, le reti ombreggianti e le linee aeree
degli impianti di irrigazione a goccia a spruzzo.
Gli elementi principali della palificazione sono:
pali
fili e tendifilo
ancore, collari, poggiapali e copripali.
I pali di cemento più comuni sono realizzati in cemento armato vibrato e precompresso. Sono pali
3. resistenti, di lunga durata, meno costosi del legno ma più pesanti.
I fili più comunemente usati sono in ferro zincato galvanizzato con resistenza alla trazione di 40 Kg/
mm. Si utilizzano anche fili di ferro ricoperti di plastica, in quanto la protezione di materiale
plastico evita la ruggine, aumentando la durata del filo, inoltre non sporca i frutti con cui viene a
contatto. A parità di calibro il filo plastificato ha un maggior costo del 10-20% rispetto al filo
zincato, ma una maggiore durata. I fili in acciaio inox di diametro compreso fra 1,2-3,5 mm. sono
impiegati per l’impalcatura per la loro durata, anche se il costo è superiore del 20-30 % al - filo di
ferro zincato. I diversi tipi di filo presentano le seguenti durate:
- filo di ferro zincato 15 anni.
- filo di ferro plastificato 20 anni.
- filo di acciaio inox più di 25 anni.
Gli altri elementi della palificazione sono:
- i sottopali, che evitano l’interramento del palo
- le ancore, in cemento o in ferro, per ancorare saldamente al terreno la palificazione, onde
evitarne la caduta in caso di temporali.
6) MESSA A DIMORA
L’operazione può essere fatta manualmente, con trivella meccanica o con apposita macchina
assolcatrice. L’assolcatura meccanica è indicata quando le piante sono fitte sulla fila.
7) SESTO D’IMPIANTO
I sesti d’impianto adottabili sono numerosi e variano in funzione del terreno, cultivar, portainnesto,
ecc… attualmente la moderna frutticoltura è rivolta verso l’alta densità con sesti tipo 3,5 m x
0,8-0,3m con densità comprese fra 3.500 e 9.500 piante/ha.
8) POTATURA DI ALLEVAMENTO
La potatura di allevamento deve formare le piante da frutto in modo simile al suo naturale
portamento, costruendo lo scheletro della dimensione voluta che supporti la produzione.
Gli scopi principali che si prefigge sono i seguenti:
- rapido raggiungimento della fase di maturità , ossia della piena fruttificazione;
- facilitare la meccanizzazione delle cure colturali;
- consentire che buona parte delle operazioni di potatura e raccolta avvengano da terra.
9) CONCIMAZIONE DI PRODUZIONE
In fase di allevamento, nei primi 2-3 anni, la concimazione è prevalentemente azotata; gli apporti
vengono frazionati onde evitare perdite per dilavamento. La concimazione di produzione viene
praticata annualmente e per tutta la fase produttiva dell’arboreto distribuendo sia sostanza organica
che elementi sottoforma minerale come N,P,K,Mg ecc..
L’apporto organico si effettua distribuendo ogni 3-4 anni letame maturo o altri concimi organici
lungo la fila ed interramento con le lavorazioni classiche.
Per le concimazioni chimiche si possono distribuire annualmente 60 - 100 unità di N a seconda se
presente inerbimento; 40 – 60 unità di P2O5; 100 – 150 unità di K2O .
Si possono impiegare sia concimi semplici che complessi: la scelta è fatta in funzione del costo e
della praticità della distribuzione. Infatti, se la distribuzione degli elementi è contemporanea
convengono i concimi complessi, sia per risparmio di tempo, che per evitare ripetuti calpestamenti
del terreno.