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Carlo Di Stanislao on 08 Settembre, 2010 01:54:00 | 171 numero letture
Nessuna novita' per questo articolo
Cos¨¬ come Berlusconi farebbe
bene a riflettere su molti
passaggi del discorso di Fini di
domenica (il fatto che in
sostanza pi¨´ Futuro e Libert¨¤ che l¡¯attuale Pdl incarna gli ideali di una destra con autentica
vocazione liberale ed europea e, ancora, che il ¡°partito del predellino¡± ¨¨ da anni sotto ricatto della
Lega, ad esempio); il potentissimo e sprezzante ministro dell¡¯economia Giulio Tremonti (il quale si
permette di dare a Draghi del ¡°bambino¡± e di dettare, con i cordoni della borsa, le politiche di tutti
gli altri ministeri), dovrebbe proprio leggersi, mettendo da parte i ¡°disegni¡± di Calderoli sul
Federalismo (tenendo conto del precedente del ¡°porcellum¡±), il ¡°Processo agli economisti¡±, un
bellissimo libro uscito in sordina (purtroppo), nel 2009 e recensito solo da Repubblica (testata per
la quale l¡¯autore lavora). Imparerebbe cos¨¬, l¡¯avvocato e commercialista Tremonti, che ¨¨ proprio
investendo sul welfare e l¡¯innovazione e non preoccupadonsi in modo paranoico del debito
pubblico, che si esce dai periodi di crisi e riscoprirebbe, per capire davvero la globalizzazione,
Keyneson, che con la sua ¡°Teoria generale dell'occupazione, dell'interesse e della moneta¡±, ha
davvero gettato, nel 1936, i fondamenti del moderno pensiero macroeconomico. La principale
argomentazione di Keynes ¨¨ che, in un'economia funestata da una debole domanda aggregata
(come nel caso della Grande depressione o nell¡¯Occidente di oggi), con una sentita difficolt¨¤ a
procedere verso la crescita del reddito nazionale, il governo ¨C o, pi¨´ in generale, il settore pubblico
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¨C ha la possibilit¨¤ di incrementare la domanda aggregata, tramite la spesa pubblica, per l'acquisto
di beni e servizi, fattore esogeno e finalizzato all'aumento di occupazione. Ci¨° potr¨¤ essere
finanziato anche tramite politiche di deficit di bilancio; l'indebitamento pubblico, sotto determinate
ipotesi, non aumenter¨¤ il tasso di interesse al punto di scoraggiare l'investimento privato. L¡¯esatto
contrario di quanto fa Tremonti, spesso in compagnia con moltialtri economisti di oggi. Il fatto ¨¨,
anche in campo economico, che ci vorrebbe un rinnovamento generazionale e ci vorrebbero nuove
idee, che sappiano trasferire al presente le cose migliori del passato, per uscire da questa palude
di crisi crescente. Cesare Buquicchio su L¡¯Unit¨¤, parafrasando Slavoj Zizek, un pensatore critico
che si rivela particolarmente adatto a questi tempi, ci dice che oggi occorre non una sostituzione,
ma una trasformazione. Non ¨¨ l'operaio senza il capitalista, non ¨¨ il giovane in un mondo in cui i
vecchi si fanno da parte, che ci occorrono, ma ¨¨ la trasformazione: smettere di essere operaio,
smettere di essere giovane, smettere di essere di destra o di sinistra e, una volta compiuta questa
negazione, operata questa discontinuit¨¤, ricominciare da zero e in modo nuovo ad essere operaio,
giovane, di sinistra o di destra, ecc... E questo, naturalmente, con un nuovo disegno anche
nell¡¯economia, senza tagli che ricadono sempre sulle stesse classi medie, riduzione di stabilit¨¤ e
posti di lavoro, contrazione del welfare e dell¡¯investimento su innovazione e ricerca. Cerrtamente
Tremonti (e Brunetta, con al seguito Gelmini e Sacconi), diranno che in realt¨¤ ci¨° che serve ¨¨ una
orgogliosa e poco lamentosa ¡°generazione dei tempi difficili¡±, per usare la definizione coniata per i
giovani del primo dopoguerra (che, non a caso, in mancanza di risposte e narrazioni efficaci, si
fece abbindolare dal fascismo). E altrettanto certamente per ¡°l'immaginazione al potere¡± a ¡°la verit¨¤
al potere¡±, occorrer¨¤ ragionare su soluzioni pratiche per la politica, per l'economia, per il mondo
del lavoro e tutto questo rischia di essere inadeguato se non si compie una sorta di rivoluzione in
campo culturale, poich¨¦ tutto si accentra su una questione di modelli, di immaginario, di
consapevolezza e di educazione e, quindi, di persone. Tremonti ¨¨ lo stanco, presuntuoso
rappresentante di un turbo-capitalismo trasformato in debitalismo che si sta avviando verso la sua
dissoluzione, cos¨¬ debole ed esangue che gi¨¤ a dicembre del 1996 bast¨° un¡¯incauta affermazione
di Alan Greenspan, presidente della Federal Reserve, per creare il panico in borsa (afferm¨° che i
mercati finanziari erano stati sopravvalutati). E poich¨¦, con questo stato di cose e con queste
persone al potere, come scrive Kung, ¡°la teoria del caos si pu¨° applicare anche in economia, con
cause di per s¨¦ minime possono avere effetti devastanti¡±; accade che uno come Alan Greenspan
assuma il ruolo di guru della deregulation, ma con l¡¯avvento della crisi, si trovi a dover ammettere i
suoi limiti: ¡°Per esistere, serve un¡¯ideologia. Il problema ¨¨ se questa ideologia ¨¨ corretta o meno¡±.
Secondo il bel libro che consigliamo a Tremonti, per garantire un futuro sostenibile a tutta
l¡¯umanit¨¤ e per evitare una tragedia mondiale, dobbiamo iniziare a progettare un¡¯economia a
misura di persone civili. A questo scopo segnaliamo al ministro un altro libro (Carlo Danolo:
Sostenere lo sviluppo. Ragioni e speranze oltre la crescita , Mondadori, 2007), in cui si parla di
Gerald Celente, un economista molto giovane, molto intelligente, molto originale e molto
indipendente, che ha pronosticato il collasso del dollaro e della finanza bancaria e il ritorno a forme
monetarie fondate sull¡¯oro e sui giovani. Lo stesso ci dice anche che, inoltre, la rivoluzione
economica riguarder¨¤ sempre di pi¨´ anche il mondo delle aziende private e gi¨¤ oggi molte aziende
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puntano sulla nuova filosofia del marketing partecipativo basata su questi principi:
evangelizzazione e informalit¨¤ (attraverso l¡¯interattivit¨¤ e i rituali), valorizzazione dei consumatori pi¨´
appassionati, educazione capillare (chi insegna di pi¨´ vince), dominio del passaparola e
trasparenza nei messaggi e nei comportamenti. Oramai il concetto di comunicazione persuasiva ¨¨
superato e la nuova comunicazione pubblicitaria progetta catene di comportamento basate sulla
partecipazione on-line (un altro libro da consigliare al ministro dell¡¯economia, che sembra aver letto
solo Sella, oltre ai libri che gli regala l¡¯amico e mentore Umberto Bossi e cio¨¨: Alessandro Prunesti,
Social Media e comunicazione di marketing, Franco Angeli, 2009). Tremonti, poi, dovrebbe leggere
con molta attenzione, il vecchio (ma con idee pi¨´ giovanili delle sue); Sylos Labini (Paolo Sylos
Labini: Un paese a civilt¨¤ limitata. Intervista su etica, politica ed economia, Laterza, 2006), che ci
ricorda come crescita e sviluppo non sono la stessa cosa, anche se, spesso, la politica, senza
distinzioni, parla di crescita, intendendo la crescita del PIL ed eventualmente dell'occupazione o
magari anche delle entrate fiscali che ne conseguono. La letteratura economica e sociale, invece,
ha da tempo problematizzato la nozione di crescita, specie in prospettiva globale, e lo statuto del
PIL come misura del benessere. Per contro nelle culture politiche e nell'agenda della classe
politica (soprattutto del Pdl), la questione ¨¨ pressoch¨¦ assente, non rappresentata, se non come
tema "settoriale" e marginale. Infine, tenga conto il ministro che ha portato la disoccupazione
giovanile italiana a livelli di una ¡°piaga d¡¯Egitto¡±, che gli studi scientifici hanno dimostrato che la
creativit¨¤ umana raggiunge le sue massime potenzialit¨¤ negli individui dai 20 ai 40 anni. Quindi i
Paesi che privano i giovani del potere lavorativo e decisionale saranno destinati a finire nella
pattumiera della storia. E solo alcuni Paesi pi¨´ fortunati godranno dei vantaggi di essere riciclati e
sfruttati dalle nazioni pi¨´ lungimiranti. Non si pu¨° non investire neanche un punto percentuale di
pil su questi giovani e sull¡¯innovazione e sperare di risolvere tutto a colpi di tasse, tagli ed
economia virtuale e creativa (come i soldi che in teoria per L¡¯aquila ci sono in abbondanza e nella
pratica non giungono nelle casse del comune). Nel secondo volume de La ricchezza delle nazioni
Smith condanna infatti il lavoro degli ecclesiastici, degli avvocati, dei fisici, dei letterati di ogni
genere; dei giocatori, dei buffoni, dei musicisti, dei cantanti e dei ballerini d¡¯opera, ecc.,
considerandolo improduttivo. Inoltre, nella Gran Bretagna della met¨¤ degli anni ¡¯60, Nicholas
Kaldor, economista di Cambridge di livello mondiale e consulente con un forte ascendente del
partito laburista, lanci¨° l¡¯allarme sul processo di deindustrializzazione. Secondo la sua teoria, lo
spostamento, in atto al tempo, del valore aggiunto dall¡¯industria manifatturiera ai servizi avrebbe
provocato gravi danni in quanto l¡¯attivit¨¤ manifatturiera, al contrario del settore dei servizi, seguiva
un processo di avanzamento tecnologico. Riusc¨¬ persino a spingere il laburista James Callaghan,
al tempo Ministro del Tesoro, ad introdurre nel 1966 una tassa sull¡¯occupazione selettiva che
imponeva un¡¯imposta maggiore sugli impieghi del settore dei servizi rispetto a quelli del settore
manifatturiero. In questo modo e con queste politiche, di cui Tremonti ¨¨ l¡¯erede, si ¨¨ giunti allo stato
attuale, ben descritto da Herv¨¦ Falciani sul Corriere della Sera del 28 giugno 2010: ¡°Il denaro ¨¨
diventato ormai una scrittura informatica, ma l¡¯informatica non ha controlli. Questo significa che la
finanza, che senza l¡¯informatica non esiste, non ha regole¡±. Proponendo queste letture a Tremonti,
ci auguriamo che il grande ministro possa realizzare che troppo spesso ¡°il cervello ¨¨ l¡¯organo pi¨´
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sopravvalutato¡± (come diceva Woody Allen) e che oggi non ci resta che ammettete che il libero
mercato ¨¨ il sistema umano pi¨´ sopravvalutato. Ma per cambiare davvero, dovr¨¤ rendersi conto che
lui e gli altri della vecchia generazione (e concezione), dovranno mettersi da parte e dar spazio ai
giovani, poich¨¦ ¨¨ ormai palese che i Paesi che privano i giovani del potere lavorativo e decisionale,
saranno destinati a finire nella pattumiera della storia. E solo alcuni Paesi, pi¨´ fortunati, godranno
dei vantaggi di essere riciclati e sfruttati dalle nazioni pi¨´ lungimiranti e pi¨´ ricche di fermento
giovanile. Era questo che indicava Draghi e la sua non era certo una ¡°bambinata¡±.
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