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Zeichne, was Du siehst
Disegna ciò che vedi
Helga Weissova:
da Terezin
i disegni di una bambina.
Helga Weissova "Dei 15.000 bambini condotti a Terezìn
e più tardi deportati ad Auschwitz,
solo 100 sopravvissero all'Olocausto.
Io sono una di loro. Sono nata il 10
novembre 1929 a Praga. Mio padre,
Otto Weiss, era impiegato nella Banca
di Stato di Praga. Mia madre, Irena
Fuchsovà, faceva la sarta.
Un mese dopo il mio 12° compleanno,
il 10 dicembre 1941, insieme ai miei
genitori, fui deportata nel Ghetto di
Terezìn, durante uno dei primi
trasferimenti.
Lì rimasi almeno 3 anni, dopo di che
fui deportata a Auschwitz, Freiberg e
Mauthausen, dove venni liberata dagli
americani nel maggio del 1945".
"Disegna ciò che vedi", furono le parole di mio padre dopo che gli avevo
portato di nascosto, all´interno del campo maschile, il disegno di un
pupazzo di neve.
Era il dicembre 1941, poco dopo il nostro arrivo a Terezin.
Il pupazzo di neve sarebbe rimasto il mio ultimo disegno veramente
infantile. Spinta dalle parole di mio padre mi sentii chiamata, da quel
momento in poi, a rappresentare nei miei disegni la vita quotidiana del
Ghetto.
Queste immagini, che mi avrebbero profondamente segnato, hanno posto
fine alla mia infanzia.
Quasi tutti i miei disegni li ho realizzati nell´"alloggio delle ragazze"
L410, dove avevo un posto nel piano di mezzo di un letto a castello di tre
piani, proprio di fianco alla finestra, da cui vedevo la strada. Tenendo un
blocco sulle ginocchia disegnavo dal mio letto tutto quello che vedevo e
vivevo. Solo alcuni disegni li ho fatti all´aperto, per strada e nei cortili
delle baracche. Nel trasporto verso Terezin avevo portato con me un
blocco da disegno, una cassetta di acquerelli, pastelli e matite colorate.
I colori mi durarono per quasi tre anni.
Il prezioso blocco da disegno che avevo portato da casa era finito
presto e in seguito ho usato qualsiasi tipo di carta mi fosse possibile
trovare. In questo modo ho realizzato quasi 100 disegni.
Accanto alle immagini che documentavano la vita quotidiana del Ghetto,
annotavo le mie esperienze personali.
Quando nel 1944 fui deportata ad Auschwitz con mia madre, tre giorni
dopo la partenza di mio padre per la stessa meta , lasciai i disegni e il
diario in custodia a mio zio, che li nascose e riuscì a salvarli.
Subito dopo la Liberazione, nell´estate del 1945, quando i ricordi erano
ancora vivissimi nella mia mente, ho completato i miei ricordi di Terezin
e ho descritto ciò che sperimentai nei Lager successivi, dove non ebbi
più la possibilità di disegnare o scrivere.
Non c’è nessuna fotografia relativa a quei giorni, pertanto i disegni ne
sono l´unico documento visivo.
Spero di avere fornito in questo modo una viva, convincente e durevole
testimonianza, che possa contribuire a non far cadere il passato
nell´oblio e a impedire il ripetersi di qualcosa di simile!
1. Lista degli averi
Il disegno mostra mia madre che conta i capi di biancheria nel cassettone,
mentre mio padre annota le quantità.
Prima di essere
deportati
gli ebrei dovevano
consegnare
un inventario di
tutti i loro averi.
2. Il pupazzo di neve
Il mio primo disegno a Terezìn. Lo feci arrivare di nascosto a mio padre nelle
baracche degli uomini. Egli mi scrisse di rimando : "Disegna ciò che vedi".
3. Arrivo a Terezin
Ad ogni persona era concesso un bagaglio di 50 kg.
Una valigia poteva essere spedita, mentre il resto doveva essere portato a mano.
4. Il dormitorio nelle baracche
All’ inizio, dovevamo dormire sul pavimento e ogni persona aveva
circa 1 metro quadrato e mezzo a disposizione.
Più tardi furono costruiti dei letti a castello a 3 piani.
5. In barella
Quelli che erano ammalati e troppo deboli per camminare erano trasportati
sulle barelle.
Le persone
in barella
erano comprese
nel convoglio.
6. I lavatori
C´era solo l’acqua fredda e dovevamo usarla con moderazione.
7. L´esposizione all´aria dei materassi di piuma
Se possibile, i materassi di piuma erano arieggiati ogni giorno.
Anche nelle situazioni tristi si poteva sempre trovare un posto e un po’di
tempo per lo svago. Questo ci aiutava ad evadere, per un momento, dalla
dura realtà.
8. Concerto nel dormitorio
9. Le lezioni dei bambini
La scuola era
proibita.
Erano
permesse
solo lezioni di
disegno e
di abilità
manuali.
Tuttavia i
bambini
seguivano
in segreto
lezioni
in tutte le
materie.
.
Prima che venissero costituiti i cosiddetti "Alloggi per bambini“, i ragazzi
dovevano portarsi dietro le loro panche e si riunivano insieme in qualunque angolo
per ascoltare.
10. In fila di fronte alla cucina
Ad ogni pasto, tre volte al giorno, si stava in piedi in una fila senza fine.
11. Il corridoio nelle baracche Dresda
La bambina nel
letto di fortuna
è malata
di tubercolosi.
Le hanno fatto un letto nel corridoio nel tentativo di procurarle aria
fresca. Ma non c´era aria fresca in nessun luogo.
La cittadina stipata di persone era infestata di malattie.
12. La distribuzione del cibo nelle baracche degli uomini
Il disegno mostra il
"menù", che era
molto scarso e
monotono.
Mattino:
surrogato di caffè.
Mezzogiorno:
patate con salsa.
Sera:
caffè o minestra,
20 gr. di margarina
o un cucchiaino di
marmellata,
qualche volta
un pezzo di impasto
di carne.
13. La distribuzione del cibo nel cortile delle baracche
Le aperture della cucina da cui si serviva il cibo non potevano far
fronte al gran numero di persone, così il cibo era distribuito anche
nel cortile.
14. Pane sui carri funebri
Tutto era trasportato
su vecchi carri funebri:
bagagli, pane e
persone anziane.
"Jugendfürsorge"
(Benessere per i giovani)
è scritto su questo carro.
Le bare, invece, erano trasportate su tavole con le ruote.
15. La distribuzione del cibo
Il cibo era cucinato nelle cucine delle baracche, poi veniva distribuito nei
dormitori. Tutti i carretti erano tirati dalle persone.
16. L´ospedale
In condizioni igieniche così precarie le malattie e le epidemie si diffondevano
rapidamente: scarlattina, itterizia, dissenteria, tubercolosi, meningite e tifo.
Il tasso di mortalità era altissimo.
Chi era malato
seriamente veniva
messo in una zona
particolare del
dormitorio o
all´ospedale.
Non era sempre
possibile isolare i
malati dai sani.
17. Catturare le pulci
Nei dormitori affollati
cimici e pulci
si moltiplicavano
ad altissima velocità
e rendevano la vita
estremamente difficile,
specialmente di notte.
I tentativi di eliminarle
che furono fatti
si rivelarono vani.
18. Rovistare nell´immondizia
Gli affamati cercavano da mangiare nei mucchi di bucce marce
e degli avanzi di cucina.
19. La strada ariana
I contatti con il mondo esterno erano severamente sorvegliati.
Attraverso il Ghetto passava una strada divisa da una staccionata.
Nell´unico punto in cui c’era un passaggio, c’era una barriera che veniva alzata
ogni volta che un "ariano" passava per questa strada.
Perciò questa era chiamata la "Strada Ariana".
I confini del
Ghetto di Terezìn
erano limitati
da alti terrapieni
e da fossati.
20. Putzkilonne - La squadra delle pulizie
Quando non era ancora permesso di muoversi liberamente nella città,
poichè gli abitanti originari non erano ancora stati allontanati, questa era
l´unica opportunità per uomini e donne di incontrarsi o almeno vedersi l’un
l’altro da lontano.
A coloro che
lavoravano nella
squadra di fatica
come pulitori,
pelapatate, ecc.
era permesso
entrare nelle
baracche degli
altri blocchi:
alle donne di
entrare nelle
baracche degli
uomini e viceversa.
21. Nel cortile
Non esisteva la
privacy.
Ogni piccolo spazio
negli alloggi e
all´esterno
era utilizzato.
Le strade non potevano contenere così tante persone, e per questo
motivo i muri tra i cortili venivano demoliti e usati come passaggi.
22. Il recupero degli anziani
Gli anziani erano
allo stremo delle forze.
Ricevevano razioni di
cibo molto scarse.
23. Il tifo
L´epidemia di tifo si
diffuse rapidamente.
Non c´erano a
sufficienza né acqua né
medicine.
Molte persone morirono.
24. Nella toilette
Le spaventose condizioni
dei servizi igienici e
il gran numero di persone
costantemente sofferenti
di diarrea aveva come
conseguenza una perenne
sporcizia dei gabinetti.
Le porte non si potevano
chiudere e fuori c’erano
sempre persone che
cercavano di entrare.
Il disegno cattura questa situazione con un umorismo nero.
25. Il dormitorio L 410
L410 era il dormitorio delle ragazze dove vivevo io.
Dormivamo in letti a castello a 3 piani, circa 35 persone per stanza.
26. La partenza di un convoglio
La "Ghettowache" (Polizia del ghetto) forma una catena per dividere
quelli che partono e per evitare che gli altri li raggiungano.
Immagini tragicomiche di persone
provenienti dalla Germania, che
ingenuamente credevano a chi aveva
promesso di mandarli alle terme.
Avevano persino pagato
anticipatamente per una buona
sistemazione e, dopo il loro arrivo
aTerezìn, non erano in grado di capire
la situazione.
Pensavano di essere le vittime di un
errore.
"Se solo il nostro Führer sapesse“-
dicevano con smarrimento.
Le signore arrivavano in guanti e
cappello, non si erano portate niente di
pratico, nemmeno un piatto o un
cucchiaio per il pasto.
27. Gli anziani aspettano in fila per la razione del pranzo
I cappelli sulle teste delle donne
anziane erano un triste ricordo di
giorni passati.
Facevano una ridicola impressione,
anche se la realtà era estremamente
seria.
Invece dei giardini delle terme in cui si aspettavano di andare,
si ritrovarono in sudici cortili.
28. Alla pompa
Anche qui
si riconoscono
i poveri vecchi
ebrei tedeschi.
29. Andare a prendere l´acqua
"Nie vergessen, Hände waschen!" (Mai dimenticare di lavarti le mani!)
I cartelli erano in mostra da tutte le parti vicino ai rubinetti,
anche se non c´era mai acqua corrente.
30. La chiamata per raggiungere il convoglio
La chiamata
per raggiungere
il convoglio
veniva fatta
generalmente di notte.
31. Alla ricerca dei pidocchi
"Eine Laus - Dein Tod"
("Un pidocchio, la tua morte")
minacciavano gli avvisi.
In una tale situazione i
pidocchi, così come le cimici e
le pulci, si moltiplicavano
abbondantemente.
Rendevano la vita
insopportabile e trasmettevano
le malattie.
Nel tentativo di prevenire
c´erano ispezioni e disinfezioni
obbligatorie dei capelli.
32. L´abbattimento dei letti
Prima dell´arrivo della Commissione della Croce Rossa Internazionale, ebbe
luogo una così definita "Verschönerung der Stadt" ("un abbellimento della
città"). Uno di questi progetti includeva lo smantellamento del terzo piano dei
letti a castello nelle stanze a pianterreno dove la Commissione avrebbe potuto
vedere i dormitori sovraffollati.
33. L´arrivo della commissione della Croce Rossa Internazionale
Per dare l´impressione che gli ebrei a Terezìn erano trattati bene, ogni cosa
fu pulita a fondo, ravvivata e sistemata come in una scenografia teatrale.
La Commissione fu ingannata e credette che ogni cosa stesse andando nel
migliore dei modi.
34. Visita all´ospedale
Nel periodo dell´epidemia di meningite fu allestito un ospedale nel
"Sokol" che era stato l´edificio di educazione fisica.
Qui è ritratto un reparto infettivo, e ai visitatori era permesso di
affacciarsi solo fino alla porta.
35. La sala d´aspetto della stanza per le emergenze
A causa delle pessime condizioni di vita molte persone erano malate.
La sala d´aspetto della stanza per le emergenze era sempre piena.
Un disegno per la
mia amica Franzi.
Siamo nate entrambe
in un reparto di
maternità,
io il 10 e Franzi
il 14 novembre 1929.
Ci incontrammo a Terezìn
e diventammo
molto amiche.
Condividevamo lo stesso
letto a castello e insieme
facevamo piani per la
nostra vita futura
dopo la guerra.
Ci immaginavamo come
sarebbero state le cose
di lì a quattordici anni.
Saremmo state entrambi
madri e saremmo andate
a passeggio per Praga.
Franzi morì ad Auschwitz prima di compiere 15 anni.
36. Per il suo quattordicesimo compleanno
37. L´anniversario di matrimonio dei miei genitori
Un dono per il quindicesimo anniversario di matrimonio dei miei genitori.
Questo fu il loro ultimo anniversario. Mio padre morì poco dopo ad Auschwitz.
Ogni cosa era
trasportata in
vecchi carri.
Ecco perchè una
enorme torta
viene trasportata a
Terezìn proprio
sullo stesso mezzo
di trasporto.
38. Il desiderio per il mio compleanno I
Da dove veniva? Da Praga certamente.
Nel disegno si può vedere il castello di Praga: lo Hradschin.
40. Il desiderio per il mio compleanno II
La cosa che desideravo più di ogni altra: tornare a casa, a Praga.
41. Un biglietto di auguri
Il dono più prezioso era il cibo. E così io sognavo il paese della Cuccagna.
42. Il cieco va al lavoro
Anche i ciechi erano costretti a lavorare.
43. Le donne ai fornelli nel dormitorio
Qualche volta le donne potevano aumentare le scarse razioni di cibo con
cose che avevano scambiato o con ciò che arrivava nei rari pacchi ricevuti
dall´esterno.
44. Il pacco
Si poteva mandare un
numero limitato di pacchi
a Terezìn.
Contenevano sempre provviste
alimentari fondamentali e
indispensabili.
I passanti si giravano
affamati per guardare la
persona fortunata che
stava portando un pacco.
45. Calcio
Durante la visita della Commissione Internazionale della Croce Rossa,
fu permesso di giocare a calcio nel cortile delle baracche.
46. Visita del cortile delle baracche
Una veduta del cortile delle baracche dà un’idea della vita quotidiana nel ghetto.
47. La distribuzione dei materassi
All´arrivo a Terezin a ciascuno erano assegnati due materassi o un letto
di paglia. Questo era quasi due metri quadrati, che era di fatto lo spazio
riservato a ogni persona.
48. Il lavoro agricolo
Sebbene i prigionieri non potessero averne neanche un po’, era comunque
vantaggioso farlo.
Si lavorava fuori dal Ghetto all´aria aperta, e nonostante tutti i divieti si poteva
riuscire a rimediare qualcosa senza farsi vedere, o almeno, a mangiare qualcosa
di nascosto.
Molti prigionieri,
perfino i bambini,
lavoravano nei
campi, coltivando
verdura per i
tedeschi.
49. L´arrivo di un pacco
Il contenuto del pacco era modesto. Generalmente conteneva pane, biscotti,
zucchero, un pezzo di carne secca. Questi erano veri tesori per dei bambini
affamati. Alcuni si tenevano l´intero pacco per sè, altri lo dividevano coi loro
migliori amici; certi davano almeno a ciascuno un pezzo di pane o un biscotto.
Non è mai accaduto che qualcuno rubasse qualcosa ad un altro, sebbene ogni cosa
fosse tenuta su scaffali aperti.
Era un evento
importante
quando qualcuno
nell´alloggio
dei bambini
riceveva
un pacco.
50. Channukà in soffitta
La Channukà è la festa ebraica in cui vengono accese le candele della
Menorà. Le feste erano celebrate in segreto.
51. L´opera in soffitta
Serate letterarie, concerti, recite e conferenze si svolgevano nei dormitori, nelle
soffitte e nei cortili. C´erano molti artisti e scienziati a Terezìn; la cultura era ad
un livello alto e la gente, compresi i bambini, ne erano profondamente interessati.
Era una fonte di speranza e dava alla gente la forza di sopravvivere.
Nonostante
le condizioni
inumane,
a Terezìn
la vita culturale
era ricca.
La parola ceca "Slojska" era molto usata solo nel gergo di Terezìn e derivava
dalla parola tedesca "Schleuse". Qui le persone venivano registrate e
controllate. Dovevano aspettare per ore o per giorni al caldo o al freddo fino
a quando non erano chiamate.
52. La "chiusa" nel cortile I
La gente che
faceva parte dei
convogli all´arrivo
e alla partenza
era ammassata
in quelle che
venivano chiamate
“chiuse".
Le persone
con la banda rossa
sul braccio
svolgevano lavori
ausiliari nel luogo
di adunata per il
trasporto prima
della deportazione
da Terezin.
53. La "chiusa" nel cortile II
54. Un convoglio di bambini polacchi
Per qualche motivo dovevano essere inviati in Svizzera.
Questo però non accadde mai e così finirono ad Auschwitz.
Quando dovettero entrare nelle docce tentarono di resistere e gridarono "GAS".
Questi ragazzi
arrivarono
in pessime
condizioni.
Durante l’intera
permanenza
a Terezìn
furono tenuti
in quarantena.
55. Un convoglio in partenza
A quelli che non erano inclusi nel trasporto era proibito avvicinarsi a
quelli che stavano partendo.
56. L´ultimo saluto
Ogni giorno morivano molte persone. Dopo una breve cerimonia le bare venivano
caricate su dei carri e portate al crematorio, al di fuori del Ghetto.
Le ceneri dei morti erano poste in urne di carta. Poco prima della fine della
guerra tutte le ceneri furono scaricate nel vicino fiume Ohre.
57. Il conteggio delle gambe
C’erano lunghi appelli ogni giorno e i prigionieri dovevano stare in piedi
all´aperto con qualsiasi tempo. Qualche volta ci contavano solo le gambe.
Era uno spettacolo orribile.
58. Nelle baracche ad Auschwitz
Dieci persone dormivano su una tavola dove normalmente ci sarebbe
stato posto per quattro.
C´era una sola scodella di ministra per tutti e dieci e nessun cucchiaio.
Ad Auschwitz,
dei nudi tavolacci
servivano
da letti.
59. Suicidio sul filo spinato
I fili erano elettrificati.
Certe volte i prigionieri ponevano fine alle loro sofferenze su questi fili.
60. La selezione
Era stabilito che i giovani e quelli forti avrebbero lavorato, mentre i vecchi,
i deboli e i bambini erano mandati alle camere a gas.
I ragazzi sotto ai quindici anni non avevano nessuna possibilità di sopravvivere.
Ad Auschwitz
i prigionieri
erano selezionati
immediatamente
all´arrivo e,
in seguito,
a cadenza periodica.
61. La marcia della morte
Alla fine della guerra alcuni campi di concentramento furono chiusi per
l´avanzata del fronte alleato. I prigionieri furono trasferiti in altri campi.
Erano costretti a marciare a piedi, nel freddo gelido, nella neve con abiti
leggeri e senza cibo. Quelli che restavano indietro o cadevano lungo la strada
venivano fucilati sul posto.
62. Mauthausen
Negli ultimi giorni il campo era disseminato di montagne di cadaveri
che non erano ancora stati cremati.
"Qualche volta, nel momento
in cui ogni cosa sembra senza speranza,
mi sono sentita come un albero
dal quale tutte le foglie siano cadute.
Solo la fiducia, i sogni e la speranza
mi hanno permesso
di disegnare le scene del presente
e i sogni del futuro.
Grazie a loro l'incertezza
è stata meno intollerabile,
ho riconosciuto la mia forza
il mio coraggio
per plasmare una nuova speranza“
Helga Weissovà

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  • 1. Zeichne, was Du siehst Disegna ciò che vedi Helga Weissova: da Terezin i disegni di una bambina.
  • 2. Helga Weissova "Dei 15.000 bambini condotti a Terezìn e più tardi deportati ad Auschwitz, solo 100 sopravvissero all'Olocausto. Io sono una di loro. Sono nata il 10 novembre 1929 a Praga. Mio padre, Otto Weiss, era impiegato nella Banca di Stato di Praga. Mia madre, Irena Fuchsovà, faceva la sarta. Un mese dopo il mio 12° compleanno, il 10 dicembre 1941, insieme ai miei genitori, fui deportata nel Ghetto di Terezìn, durante uno dei primi trasferimenti. Lì rimasi almeno 3 anni, dopo di che fui deportata a Auschwitz, Freiberg e Mauthausen, dove venni liberata dagli americani nel maggio del 1945".
  • 3. "Disegna ciò che vedi", furono le parole di mio padre dopo che gli avevo portato di nascosto, all´interno del campo maschile, il disegno di un pupazzo di neve. Era il dicembre 1941, poco dopo il nostro arrivo a Terezin. Il pupazzo di neve sarebbe rimasto il mio ultimo disegno veramente infantile. Spinta dalle parole di mio padre mi sentii chiamata, da quel momento in poi, a rappresentare nei miei disegni la vita quotidiana del Ghetto. Queste immagini, che mi avrebbero profondamente segnato, hanno posto fine alla mia infanzia. Quasi tutti i miei disegni li ho realizzati nell´"alloggio delle ragazze" L410, dove avevo un posto nel piano di mezzo di un letto a castello di tre piani, proprio di fianco alla finestra, da cui vedevo la strada. Tenendo un blocco sulle ginocchia disegnavo dal mio letto tutto quello che vedevo e vivevo. Solo alcuni disegni li ho fatti all´aperto, per strada e nei cortili delle baracche. Nel trasporto verso Terezin avevo portato con me un blocco da disegno, una cassetta di acquerelli, pastelli e matite colorate. I colori mi durarono per quasi tre anni.
  • 4. Il prezioso blocco da disegno che avevo portato da casa era finito presto e in seguito ho usato qualsiasi tipo di carta mi fosse possibile trovare. In questo modo ho realizzato quasi 100 disegni. Accanto alle immagini che documentavano la vita quotidiana del Ghetto, annotavo le mie esperienze personali. Quando nel 1944 fui deportata ad Auschwitz con mia madre, tre giorni dopo la partenza di mio padre per la stessa meta , lasciai i disegni e il diario in custodia a mio zio, che li nascose e riuscì a salvarli. Subito dopo la Liberazione, nell´estate del 1945, quando i ricordi erano ancora vivissimi nella mia mente, ho completato i miei ricordi di Terezin e ho descritto ciò che sperimentai nei Lager successivi, dove non ebbi più la possibilità di disegnare o scrivere. Non c’è nessuna fotografia relativa a quei giorni, pertanto i disegni ne sono l´unico documento visivo. Spero di avere fornito in questo modo una viva, convincente e durevole testimonianza, che possa contribuire a non far cadere il passato nell´oblio e a impedire il ripetersi di qualcosa di simile!
  • 5. 1. Lista degli averi Il disegno mostra mia madre che conta i capi di biancheria nel cassettone, mentre mio padre annota le quantità. Prima di essere deportati gli ebrei dovevano consegnare un inventario di tutti i loro averi.
  • 6. 2. Il pupazzo di neve Il mio primo disegno a Terezìn. Lo feci arrivare di nascosto a mio padre nelle baracche degli uomini. Egli mi scrisse di rimando : "Disegna ciò che vedi".
  • 7. 3. Arrivo a Terezin Ad ogni persona era concesso un bagaglio di 50 kg. Una valigia poteva essere spedita, mentre il resto doveva essere portato a mano.
  • 8. 4. Il dormitorio nelle baracche All’ inizio, dovevamo dormire sul pavimento e ogni persona aveva circa 1 metro quadrato e mezzo a disposizione. Più tardi furono costruiti dei letti a castello a 3 piani.
  • 9. 5. In barella Quelli che erano ammalati e troppo deboli per camminare erano trasportati sulle barelle. Le persone in barella erano comprese nel convoglio.
  • 10. 6. I lavatori C´era solo l’acqua fredda e dovevamo usarla con moderazione.
  • 11. 7. L´esposizione all´aria dei materassi di piuma Se possibile, i materassi di piuma erano arieggiati ogni giorno.
  • 12. Anche nelle situazioni tristi si poteva sempre trovare un posto e un po’di tempo per lo svago. Questo ci aiutava ad evadere, per un momento, dalla dura realtà. 8. Concerto nel dormitorio
  • 13. 9. Le lezioni dei bambini La scuola era proibita. Erano permesse solo lezioni di disegno e di abilità manuali. Tuttavia i bambini seguivano in segreto lezioni in tutte le materie. . Prima che venissero costituiti i cosiddetti "Alloggi per bambini“, i ragazzi dovevano portarsi dietro le loro panche e si riunivano insieme in qualunque angolo per ascoltare.
  • 14. 10. In fila di fronte alla cucina Ad ogni pasto, tre volte al giorno, si stava in piedi in una fila senza fine.
  • 15. 11. Il corridoio nelle baracche Dresda La bambina nel letto di fortuna è malata di tubercolosi. Le hanno fatto un letto nel corridoio nel tentativo di procurarle aria fresca. Ma non c´era aria fresca in nessun luogo. La cittadina stipata di persone era infestata di malattie.
  • 16. 12. La distribuzione del cibo nelle baracche degli uomini Il disegno mostra il "menù", che era molto scarso e monotono. Mattino: surrogato di caffè. Mezzogiorno: patate con salsa. Sera: caffè o minestra, 20 gr. di margarina o un cucchiaino di marmellata, qualche volta un pezzo di impasto di carne.
  • 17. 13. La distribuzione del cibo nel cortile delle baracche Le aperture della cucina da cui si serviva il cibo non potevano far fronte al gran numero di persone, così il cibo era distribuito anche nel cortile.
  • 18. 14. Pane sui carri funebri Tutto era trasportato su vecchi carri funebri: bagagli, pane e persone anziane. "Jugendfürsorge" (Benessere per i giovani) è scritto su questo carro. Le bare, invece, erano trasportate su tavole con le ruote.
  • 19. 15. La distribuzione del cibo Il cibo era cucinato nelle cucine delle baracche, poi veniva distribuito nei dormitori. Tutti i carretti erano tirati dalle persone.
  • 20. 16. L´ospedale In condizioni igieniche così precarie le malattie e le epidemie si diffondevano rapidamente: scarlattina, itterizia, dissenteria, tubercolosi, meningite e tifo. Il tasso di mortalità era altissimo. Chi era malato seriamente veniva messo in una zona particolare del dormitorio o all´ospedale. Non era sempre possibile isolare i malati dai sani.
  • 21. 17. Catturare le pulci Nei dormitori affollati cimici e pulci si moltiplicavano ad altissima velocità e rendevano la vita estremamente difficile, specialmente di notte. I tentativi di eliminarle che furono fatti si rivelarono vani.
  • 22. 18. Rovistare nell´immondizia Gli affamati cercavano da mangiare nei mucchi di bucce marce e degli avanzi di cucina.
  • 23. 19. La strada ariana I contatti con il mondo esterno erano severamente sorvegliati. Attraverso il Ghetto passava una strada divisa da una staccionata. Nell´unico punto in cui c’era un passaggio, c’era una barriera che veniva alzata ogni volta che un "ariano" passava per questa strada. Perciò questa era chiamata la "Strada Ariana". I confini del Ghetto di Terezìn erano limitati da alti terrapieni e da fossati.
  • 24. 20. Putzkilonne - La squadra delle pulizie Quando non era ancora permesso di muoversi liberamente nella città, poichè gli abitanti originari non erano ancora stati allontanati, questa era l´unica opportunità per uomini e donne di incontrarsi o almeno vedersi l’un l’altro da lontano. A coloro che lavoravano nella squadra di fatica come pulitori, pelapatate, ecc. era permesso entrare nelle baracche degli altri blocchi: alle donne di entrare nelle baracche degli uomini e viceversa.
  • 25. 21. Nel cortile Non esisteva la privacy. Ogni piccolo spazio negli alloggi e all´esterno era utilizzato. Le strade non potevano contenere così tante persone, e per questo motivo i muri tra i cortili venivano demoliti e usati come passaggi.
  • 26. 22. Il recupero degli anziani Gli anziani erano allo stremo delle forze. Ricevevano razioni di cibo molto scarse.
  • 27. 23. Il tifo L´epidemia di tifo si diffuse rapidamente. Non c´erano a sufficienza né acqua né medicine. Molte persone morirono.
  • 28. 24. Nella toilette Le spaventose condizioni dei servizi igienici e il gran numero di persone costantemente sofferenti di diarrea aveva come conseguenza una perenne sporcizia dei gabinetti. Le porte non si potevano chiudere e fuori c’erano sempre persone che cercavano di entrare. Il disegno cattura questa situazione con un umorismo nero.
  • 29. 25. Il dormitorio L 410 L410 era il dormitorio delle ragazze dove vivevo io. Dormivamo in letti a castello a 3 piani, circa 35 persone per stanza.
  • 30. 26. La partenza di un convoglio La "Ghettowache" (Polizia del ghetto) forma una catena per dividere quelli che partono e per evitare che gli altri li raggiungano.
  • 31. Immagini tragicomiche di persone provenienti dalla Germania, che ingenuamente credevano a chi aveva promesso di mandarli alle terme. Avevano persino pagato anticipatamente per una buona sistemazione e, dopo il loro arrivo aTerezìn, non erano in grado di capire la situazione. Pensavano di essere le vittime di un errore. "Se solo il nostro Führer sapesse“- dicevano con smarrimento. Le signore arrivavano in guanti e cappello, non si erano portate niente di pratico, nemmeno un piatto o un cucchiaio per il pasto. 27. Gli anziani aspettano in fila per la razione del pranzo I cappelli sulle teste delle donne anziane erano un triste ricordo di giorni passati. Facevano una ridicola impressione, anche se la realtà era estremamente seria.
  • 32. Invece dei giardini delle terme in cui si aspettavano di andare, si ritrovarono in sudici cortili. 28. Alla pompa Anche qui si riconoscono i poveri vecchi ebrei tedeschi.
  • 33. 29. Andare a prendere l´acqua "Nie vergessen, Hände waschen!" (Mai dimenticare di lavarti le mani!) I cartelli erano in mostra da tutte le parti vicino ai rubinetti, anche se non c´era mai acqua corrente.
  • 34. 30. La chiamata per raggiungere il convoglio La chiamata per raggiungere il convoglio veniva fatta generalmente di notte.
  • 35. 31. Alla ricerca dei pidocchi "Eine Laus - Dein Tod" ("Un pidocchio, la tua morte") minacciavano gli avvisi. In una tale situazione i pidocchi, così come le cimici e le pulci, si moltiplicavano abbondantemente. Rendevano la vita insopportabile e trasmettevano le malattie. Nel tentativo di prevenire c´erano ispezioni e disinfezioni obbligatorie dei capelli.
  • 36. 32. L´abbattimento dei letti Prima dell´arrivo della Commissione della Croce Rossa Internazionale, ebbe luogo una così definita "Verschönerung der Stadt" ("un abbellimento della città"). Uno di questi progetti includeva lo smantellamento del terzo piano dei letti a castello nelle stanze a pianterreno dove la Commissione avrebbe potuto vedere i dormitori sovraffollati.
  • 37. 33. L´arrivo della commissione della Croce Rossa Internazionale Per dare l´impressione che gli ebrei a Terezìn erano trattati bene, ogni cosa fu pulita a fondo, ravvivata e sistemata come in una scenografia teatrale. La Commissione fu ingannata e credette che ogni cosa stesse andando nel migliore dei modi.
  • 38. 34. Visita all´ospedale Nel periodo dell´epidemia di meningite fu allestito un ospedale nel "Sokol" che era stato l´edificio di educazione fisica. Qui è ritratto un reparto infettivo, e ai visitatori era permesso di affacciarsi solo fino alla porta.
  • 39. 35. La sala d´aspetto della stanza per le emergenze A causa delle pessime condizioni di vita molte persone erano malate. La sala d´aspetto della stanza per le emergenze era sempre piena.
  • 40. Un disegno per la mia amica Franzi. Siamo nate entrambe in un reparto di maternità, io il 10 e Franzi il 14 novembre 1929. Ci incontrammo a Terezìn e diventammo molto amiche. Condividevamo lo stesso letto a castello e insieme facevamo piani per la nostra vita futura dopo la guerra. Ci immaginavamo come sarebbero state le cose di lì a quattordici anni. Saremmo state entrambi madri e saremmo andate a passeggio per Praga. Franzi morì ad Auschwitz prima di compiere 15 anni. 36. Per il suo quattordicesimo compleanno
  • 41. 37. L´anniversario di matrimonio dei miei genitori Un dono per il quindicesimo anniversario di matrimonio dei miei genitori. Questo fu il loro ultimo anniversario. Mio padre morì poco dopo ad Auschwitz.
  • 42. Ogni cosa era trasportata in vecchi carri. Ecco perchè una enorme torta viene trasportata a Terezìn proprio sullo stesso mezzo di trasporto. 38. Il desiderio per il mio compleanno I Da dove veniva? Da Praga certamente. Nel disegno si può vedere il castello di Praga: lo Hradschin.
  • 43. 40. Il desiderio per il mio compleanno II La cosa che desideravo più di ogni altra: tornare a casa, a Praga.
  • 44. 41. Un biglietto di auguri Il dono più prezioso era il cibo. E così io sognavo il paese della Cuccagna.
  • 45. 42. Il cieco va al lavoro Anche i ciechi erano costretti a lavorare.
  • 46. 43. Le donne ai fornelli nel dormitorio Qualche volta le donne potevano aumentare le scarse razioni di cibo con cose che avevano scambiato o con ciò che arrivava nei rari pacchi ricevuti dall´esterno.
  • 47. 44. Il pacco Si poteva mandare un numero limitato di pacchi a Terezìn. Contenevano sempre provviste alimentari fondamentali e indispensabili. I passanti si giravano affamati per guardare la persona fortunata che stava portando un pacco.
  • 48. 45. Calcio Durante la visita della Commissione Internazionale della Croce Rossa, fu permesso di giocare a calcio nel cortile delle baracche.
  • 49. 46. Visita del cortile delle baracche Una veduta del cortile delle baracche dà un’idea della vita quotidiana nel ghetto.
  • 50. 47. La distribuzione dei materassi All´arrivo a Terezin a ciascuno erano assegnati due materassi o un letto di paglia. Questo era quasi due metri quadrati, che era di fatto lo spazio riservato a ogni persona.
  • 51. 48. Il lavoro agricolo Sebbene i prigionieri non potessero averne neanche un po’, era comunque vantaggioso farlo. Si lavorava fuori dal Ghetto all´aria aperta, e nonostante tutti i divieti si poteva riuscire a rimediare qualcosa senza farsi vedere, o almeno, a mangiare qualcosa di nascosto. Molti prigionieri, perfino i bambini, lavoravano nei campi, coltivando verdura per i tedeschi.
  • 52. 49. L´arrivo di un pacco Il contenuto del pacco era modesto. Generalmente conteneva pane, biscotti, zucchero, un pezzo di carne secca. Questi erano veri tesori per dei bambini affamati. Alcuni si tenevano l´intero pacco per sè, altri lo dividevano coi loro migliori amici; certi davano almeno a ciascuno un pezzo di pane o un biscotto. Non è mai accaduto che qualcuno rubasse qualcosa ad un altro, sebbene ogni cosa fosse tenuta su scaffali aperti. Era un evento importante quando qualcuno nell´alloggio dei bambini riceveva un pacco.
  • 53. 50. Channukà in soffitta La Channukà è la festa ebraica in cui vengono accese le candele della Menorà. Le feste erano celebrate in segreto.
  • 54. 51. L´opera in soffitta Serate letterarie, concerti, recite e conferenze si svolgevano nei dormitori, nelle soffitte e nei cortili. C´erano molti artisti e scienziati a Terezìn; la cultura era ad un livello alto e la gente, compresi i bambini, ne erano profondamente interessati. Era una fonte di speranza e dava alla gente la forza di sopravvivere. Nonostante le condizioni inumane, a Terezìn la vita culturale era ricca.
  • 55. La parola ceca "Slojska" era molto usata solo nel gergo di Terezìn e derivava dalla parola tedesca "Schleuse". Qui le persone venivano registrate e controllate. Dovevano aspettare per ore o per giorni al caldo o al freddo fino a quando non erano chiamate. 52. La "chiusa" nel cortile I La gente che faceva parte dei convogli all´arrivo e alla partenza era ammassata in quelle che venivano chiamate “chiuse".
  • 56. Le persone con la banda rossa sul braccio svolgevano lavori ausiliari nel luogo di adunata per il trasporto prima della deportazione da Terezin. 53. La "chiusa" nel cortile II
  • 57. 54. Un convoglio di bambini polacchi Per qualche motivo dovevano essere inviati in Svizzera. Questo però non accadde mai e così finirono ad Auschwitz. Quando dovettero entrare nelle docce tentarono di resistere e gridarono "GAS". Questi ragazzi arrivarono in pessime condizioni. Durante l’intera permanenza a Terezìn furono tenuti in quarantena.
  • 58. 55. Un convoglio in partenza A quelli che non erano inclusi nel trasporto era proibito avvicinarsi a quelli che stavano partendo.
  • 59. 56. L´ultimo saluto Ogni giorno morivano molte persone. Dopo una breve cerimonia le bare venivano caricate su dei carri e portate al crematorio, al di fuori del Ghetto. Le ceneri dei morti erano poste in urne di carta. Poco prima della fine della guerra tutte le ceneri furono scaricate nel vicino fiume Ohre.
  • 60. 57. Il conteggio delle gambe C’erano lunghi appelli ogni giorno e i prigionieri dovevano stare in piedi all´aperto con qualsiasi tempo. Qualche volta ci contavano solo le gambe. Era uno spettacolo orribile.
  • 61. 58. Nelle baracche ad Auschwitz Dieci persone dormivano su una tavola dove normalmente ci sarebbe stato posto per quattro. C´era una sola scodella di ministra per tutti e dieci e nessun cucchiaio. Ad Auschwitz, dei nudi tavolacci servivano da letti.
  • 62. 59. Suicidio sul filo spinato I fili erano elettrificati. Certe volte i prigionieri ponevano fine alle loro sofferenze su questi fili.
  • 63. 60. La selezione Era stabilito che i giovani e quelli forti avrebbero lavorato, mentre i vecchi, i deboli e i bambini erano mandati alle camere a gas. I ragazzi sotto ai quindici anni non avevano nessuna possibilità di sopravvivere. Ad Auschwitz i prigionieri erano selezionati immediatamente all´arrivo e, in seguito, a cadenza periodica.
  • 64. 61. La marcia della morte Alla fine della guerra alcuni campi di concentramento furono chiusi per l´avanzata del fronte alleato. I prigionieri furono trasferiti in altri campi. Erano costretti a marciare a piedi, nel freddo gelido, nella neve con abiti leggeri e senza cibo. Quelli che restavano indietro o cadevano lungo la strada venivano fucilati sul posto.
  • 65. 62. Mauthausen Negli ultimi giorni il campo era disseminato di montagne di cadaveri che non erano ancora stati cremati.
  • 66. "Qualche volta, nel momento in cui ogni cosa sembra senza speranza, mi sono sentita come un albero dal quale tutte le foglie siano cadute. Solo la fiducia, i sogni e la speranza mi hanno permesso di disegnare le scene del presente e i sogni del futuro. Grazie a loro l'incertezza è stata meno intollerabile, ho riconosciuto la mia forza il mio coraggio per plasmare una nuova speranza“ Helga Weissovà