di Andrea Lisi e Silvia Riezzo
Non ci pu嘆 essere digitalizzazione della Pubblica Amministrazione senza opportuni standard di sicurezza
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ICT Security - PA digitale e sicurezza
2. 22 Marzo 2016 ICT Security
I
n uno degli episodi del film Made in
Italy di Nanni Loy (mirabile affresco
satirico dei difetti nostrani), un cittadi-
no qualunque, interpretato da Nino Man-
fredi, recatosi allanagrafe per un certifi-
cato di residenza, viene risucchiato in un
surreale gorgo di file, sportelli, bolli man-
canti e documenti sbagliati che sembrano,
alla fine, mettere in discussione la sua
stessa esistenza e identit.
Una situazione volutamente esasperata
che coglie nel segno, evidenziando alcuni
aspetti della burocrazia italiana che tor-
nano a riproporsi anche oggi, nella fase di
passaggio dalla vecchia pubblica ammi-
nistrazione, fatta di carte bollate e file allo
sportello, alla nuova, pi湛 trasparente e pi湛
funzionale (almeno cos狸 dovrebbe essere)
amministrazione digitale.
Ma molti degli ostacoli e delle complicazio-
ni che il cittadino si trova a dover superare
per esercitare i propri diritti (ma anche per
adempiere i propri doveri), e con i quali
guardando le cose da un altro punto di vi-
sta - gli stessi operatori della PA devono
fare faticosamente i conti, sono il frutto di
una confusione organizzativa e di una nor-
mativa troppo complicata, ridondante per
certi aspetti, lacunosa per altri.
Che la digitalizzazione in Italia manchi di
una governance solida e precisa non 竪 un
mistero, visto che negli ultimi anni abbia-
mo accumulato, in questo settore, pi湛 in-
carichi che risultati: un Digital Champion
nazionale, un Consigliere per linnovazione
a Palazzo Chigi, un direttore dellAgID e un
Commissario di governo per il digitale a cui
si aggiungono il Tavolo di indirizzo di AgID,
il Tavolo permanente per linnovazione e
lagenda digitale italiana, il Tavolo di coor-
dinamento dellAgenda digitale fra le Re-
gioni. A destare perplessit, sia chiaro, non
sono le persone chiamate a ricoprire que-
sti ruoli, n辿 la loro indiscutibile professio-
nalit, ma la mancanza di una definizione
puntuale delle responsabilit e di una ro-
busta strategia a lungo termine per i deli-
cati processi di digitalizzazione del nostro
Paese, che, magari, dia pi湛 nerbo al ruolo
direttivo dellAgID, senza spezzettare fun-
zioni e poteri in un nugolo di incarichi, di
fatto depotenziandoli.
La confusione dominante si riversa anche
sulla normativa, producendo delle incon-
gruenze non da poco e delle ricadute an-
che per la corretta conservazione e la si-
curezza dei nostri dati e documenti. E non
possiamo non ricordare che non si pu嘆
parlare di corretta formazione e di pun-
tuale gestione di dati, informazioni e docu-
innovazionE DELLa Pa: non ci Pu嘆
EssErEDiGitaLizzazionEsEnzasicurEzza
conservazione, Protezione e sicurezza dei Dati
ANORC: Associazione Nazionale per Operatori e Responsabili della Conservazione digi-
tale dei documenti) dal 2007 mette in comunicazione conoscenze e bisogni di aziende,
enti pubblici, professionisti ed esperti che operano nella Dematerializzazione e Conser-
vazione digitale, con lo scopo di garantire ai nuovi archivi digitali durata e immutabilit
nel tempo. Lassociazione promuove attivit di studio e formazione sulle tematiche del
digitale e sostiene un dialogo attivo con le istituzioni centrali (www.anorc.it).
Silvia Riezzo: Responsabile comunicazione del D&L Department dallautunno del 2011. Laureata in Conserva-
zione dei Beni Culturali ha conseguito il diploma di Master in Media Relations alla Business School del Sole 24
Ore a Roma. iscritta come pubblicista allAlbo dei giornalisti.
Andrea Lisi,
Presidente di ANORC
Silvia Riezzo,
Responsabile
comunicazione
Digital&Law
Department
Andrea Lisi: Avvocato esperto in diritto delle nuove tecnologie, Presidente ANORC e ANORC Professioni, Se-
gretario Generale AIFAG e Coordinatore del Digital & Law Department dello Studio Legale Lisi. Docente pres-
so la Document Management Academy e la MIS Academy della SDA Bocconi.
3. Marzo 2016 ICT Security 23
menti informatici senza un approccio at-
tento alla sicurezza e alla conservazione
(che devono procedere a braccetto).
Pensiamo ad esempio alla ricetta elettro-
nica, di cui molto si parla in questi giorni.
Paradossalmente nel DPCM 14 novembre
2015 mancano proprio precise disposizio-
ni sulle regole in base alle quali procedere
alla conservazione delle prescrizioni far-
maceutiche in formato digitale e sul sog-
getto che deve occuparsene, esponendo
questi documenti a dei rischi concreti, no-
nostante il Codice dellAmministrazione di-
gitale, agli articoli 43 e 44, imponga ri-
spettivamente: la conservazione perma-
nente in modalit digitale dei documenti
informatici di cui 竪 prescritta la conserva-
zione per legge o regolamento, da effet-
tuarsi in modo da garantire il rispetto delle
regole tecniche stabilite ai sensi dellart. 71
dello stesso CAD e delle misure di sicurez-
za previste dagli articoli da 31 a 36 del Co-
dice Privacy (D.Lgs. n. 196/2003) e dal di-
sciplinare tecnico di cui allAllegato B dello
stesso.
Ad oggi, invece, chi si sta preoccupando di
conservare a norma di legge e in sicurezza
le nostre prescrizioni mediche? E con quali
modalit?
Segnali non incoraggianti vengono anche
dallo schema di decreto che dovrebbe
modificare il Codice dellAmministrazione
Digitale e che ha suscitato non poche per-
plessit, alcune delle quali strettamente
legate alla sicurezza dei dati. Come sostie-
ne lamico Carlo Mochi Sismondi1
(Forum-
PA), sembra si voglia togliere di netto dal
CAD tutto quello che non si 竪 riusciti ad at-
tuare finora, senza chiedersi se alcune
norme non potrebbero, magari, ancora
essere utili e applicabili con qualche picco-
la revisione dettata dal buon senso.
questo il caso dellart. 50bis, che prevede-
va lobbligo per tutte le amministrazioni di
predisporre un piano di continuit opera-
tiva contenente anche lo studio sul disa-
ster recovery sul quale avrebbe dovuto
esprimersi AgID (allepoca DigitPA) con un
suo parere tecnico. Il rispetto puntuale di
questa norma (gi pienamente in vigore,
ma sostanzialmente ignorata dalla stra-
grande maggioranza delle P.A.) avrebbe
per嘆 fatto s狸 che AgID venisse sepolta da
una mole enorme di piani e studi, inviati da
tutte le amministrazioni italiane, ai quali
avrebbe dovuto fare fronte fornendo per
ognuno di essi un parere tecnico. Di fronte
alla sua effettiva inattuabilit per come
era stata concepita, si sta preferendo eli-
minare tout court una norma - che ha in-
vece un valore per la sicurezza dei dati ge-
stiti dalle PA - piuttosto che prevederne
unapplicazione selettiva (solo per alcuni
enti maggiori, ad esempio) o pi湛 graduale
nel tempo. Sempre nellottica di offrire
unadeguata sicurezza ai dati detenuti da-
gli enti pubblici, come non mettere in evi-
denza che le uniche regole tecniche a
mancare tuttora allappello sono proprio
le Regole tecniche previste dallart. 51 del
Codice dellAmministrazione Digitale, che
dovrebbero stabilire le modalit atte a
garantire lesattezza, la disponibilit, lac-
cessibilit, lintegrit e la riservatezza dei
dati, dei sistemi e delle infrastrutture delle
amministrazioni pubbliche e che risultano
imprescindibili per garantire la sicurezza
informatica sia delle infrastrutture, sia del
crescente patrimonio informativo digitale,
soprattutto degli enti che gestiscono dati
e documenti di natura pubblicistica. Sulla
loro pubblicazione tutto tace, mentre in-
tanto si continua a utilizzare come riferi-
mento normativo lAllegato B al Codice
privacy. Questo dovrebbe destare parti-
colare preoccupazione, ma si preferisce
pensare di risolvere tutto affidandosi a
nomine di super esperti deputati alla cy-
bersicurezza nazionale. Purtroppo non so-
no questi gli strumenti reali per presidiare
i processi e modelli organizzativi che ser-
vono davvero per la digitalizzazione del
Paese. Ma possiamo digitalizzare la PA la-
sciando nella normativa un buco proprio
riguardo alla sicurezza dei dati del cittadi-
no? La domanda 竪 ovviamente retorica,
dal momento che la sicurezza di dati e do-
cumenti 竪 il primo, ineludibile principio, su
cui basare la loro conservazione digitale:
senza sicurezza, quindi, non c竪 digitalizza-
zione. Non rischiamo di minare il delicato
rapporto PA-cittadino con insidie che lo
rendano un rapporto complesso, arzigo-
golato, pieno di vicoli ciechi, come nel film
di Nanni Loy, ma cerchiamo di farne una
relazione sana, bidirezionale, funzionante:
ne trarremo tutti vantaggio. I
1
Il CAD che ho letto e il CAD che sognavo, Carlo
Mochi Sismondi, http://www.forumpa.it/pa-digi-
tale/il-cad-che-ho-letto-e-il-cad-che-sognavo