Una ricerca confronto sulla vita dei ragazzi della campagna lenese di cinquanta e oltre anni fa.
Progetto didattico condotto dalla prof. Giuliana Robazzi con la classe 1^ G dell'Istituto Comprensivo di Leno, Scuola Secondaria di primo grado
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Il ciàncol e i mandarini di Santa Lucia. Ricerca sul territorio di Leno
1. Ideazione ed elaborazione del progetto
Dott. Carlo Agarotti
I quadri presenti sono opera del pittore bresciano Giacomo
2. Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca
ISTITUTO COMPRENSIVO DI LENO
Scuola Secondaria I grado
Via F.lli De Giuli 1, 25024 LENO (Brescia)
“Ricerca sul territorio di Leno”
3. Premessa
Viene facile, a questo punto, indirizzarsi sulla conoscenza della storia, degli usi
e dei costumi inerenti il territorio in cui si vive e relativi al passato della gente
che tuttora vi risiede.
Dal punto di vista della materia insegnata, la storia, appare chiaro che dalla
conoscenza, non soltanto libresca bensì diretta, del proprio territorio e della
sua lenta formazione, si passi, in seguito, per accostamenti e paragoni, al
sedimentarsi del territorio nazionale, quindi del continente europeo e, infine,
del Mondo.
Inoltre non si può ignorare che, in ogni caso, tracce consistenti di quel passato
tuttora persistono nell’architettura, negli attrezzi e nelle cose del territorio così
come negli usi e nei quotidiani comportamenti della gente.
4. L’indagine
La possibilità di poter parlare direttamente con chi ha conosciuto il periodo
storico in questione, per averlo direttamente vissuto, permette di attingere ad
una preziosa fonte d'informazione diretta, difficilmente riscontrabile in altri
studi e ricerche sul passato.
Perché la ricerca sia anche formativa oltre che informativa è importante che
lo studente si senta direttamente coinvolto per cui è indispensabile che il suo
ruolo non risulti passivo ma, al contrario, egli dovrà avere la sensazione di
essere un protagonista nell'ambito dell'indagine. In questo modo, secondo i
dettami della didattica più avanzata, egli verrà sollecitato ad una fruizione
che diventa capacità produttiva personale.
Lo studente, trasformatosi per l'occasione in ricercatore di storia, di geografia
economica e di etnografia, indaga ed agisce nei confronti di persone che
siano chiaramente attendibili, abbiano una buona memoria del periodo in
esame e sappiano esporre in modo lucido e comprensibile i propri ricordi.
Le persone intervistate sono scelte direttamente dagli allievi nel rispetto dei
requisiti proposti: essere nate nella prima metà del ‘900 ed aver vissuto
l’infanzia e l’adolescenza nel territorio.
5. Questionario
1- Di quante persone era composta la sua famiglia?
2- Ha vissuto in cascina?
3- Di quante stanze era composta la sua prima abitazione?
4- Quali erano e com’erano i servizi igienici?
5- Qual era la sua colazione tipo?
6- Quali erano gli alimenti maggiormente presenti sulla sua tavola a pranzo?
7- Faceva la merenda? Se sì, con cosa?
8- La cena in che cosa consisteva?
9-Cosa si mangiava la domenica? E nelle feste religiose più importanti (Pasqua,
Natale, ecc.)?
10- Oltre a ciò che veniva acquistato in danaro quali alimenti avevano altra
provenienza (orto, allevamento animali, caccia, raccolta erbe commestibili o
funghi)?
6. Questionario
11- Può aggiungere qualche notizia circa il reperimento degli alimenti di altra
provenienza?
12- La sua famiglia allevava il maiale o animali da cortile come galline, oche
ecc.?
13- Possedeva pochi o molti capi di abbigliamento? Quali?
14- Frequentava ambienti religiosi? Quali?
15-Quali erano i suoi giochi da bambino?
16-Quali erano i giochi dei bambini dell’altro sesso?
17- Possedeva qualche animale da compagnia?
18- Gli adulti avevano tempo libero? Come lo passavano?
7. Rielaborazione delle risposte
Si è cercato di ridurre al minimo i problemi che gli esordienti intervistatori
undicenni avrebbero potuto trovare sul loro cammino fornendo un
questionario semplice che prevedeva risposte altrettanto facili. Inoltre la scelta
delle persone da intervistare è stata lasciata ad essi perché, rivolgendosi a
parenti o altri loro vicini conosciuti, la buona disposizione di questi avrebbe
evitato il possibile sorgere di incomprensioni o fraintendimenti ed è, quindi,
puramente casuale. Tuttavia, trattandosi di persone tutte appartenenti ad età
sufficientemente elevate (da anni 66 ad anni 89), viventi in un ambito
territoriale ristretto e rispondenti a domande riguardanti soltanto una parte
non lunga della loro vita passata, si può giudicare il risultato ottenuto
piuttosto attendibile e reputare raggiunto l’obiettivo proposto.
Sono state intervistate 23 persone, delle quali viene mantenuto l’anonimato, a
fronte di 21 allievi (evidentemente due di essi hanno lavorato il doppio). Il
numero delle donne interpellate (16) rispetto agli uomini (7) risulta
abbastanza in linea con la regola demografica universale che prevede ovunque
un numero di femmine superiore a quello dei maschi nelle classi di età più
elevate.
8. L’ambiente di vita
A differenza di quanto accade oggigiorno, in quel periodo di tempo le famiglie risultavano
piuttosto unite e ricche soprattutto di figli e formate da un numero di componenti
superiore alla decina.
Gran parte della popolazione viveva sparsa sul territorio e non si concentrava, come
ora,nei centri abitati che pure non mancavano.
L’abitazione
L’abbigliamento
La chiesa
9. L’abitazione
L’abitazione dei dipendenti agricoli (salariati) seguiva criteri di semplicità ed
essenzialità sedimentati dal tempo per cui le case non differivano molto le une
dalle altre nella loro essenzialità.
Generalmente “era composta da una cucina grande, due camere e due granai
(solai)”.
I mobili erano pochi e si tenevano solo gli indispensabili.
In inverno ci si riscaldava con il fuoco acceso nel camino che serviva anche per
cucinare i cibi.
Bagni e gabinetti non esistevano all’interno delle case.
“I servizi igienici non c’erano perché andavamo ai servizi nell’aia che era un
bagno [una turca] dove tutti quelli che abitavano in cascina usavano”.
11. L’abbigliamento
Vivendo in ristrettezze economiche non ci si potevano permettere molti capi di
abbigliamento.
“Possedevo due vestiti: uno della festa e uno di tutti i giorni con sempre indosso
anche a mangiare”.
“Possedevo pochi capi di abbigliamento, avevo il necessario. Il capo di tutti i
giorni e il capo che si usava solo la domenica”; “ai piedi degli zoccoli di legno”.
12. La chiesa
La religione cristiana aveva un peso preponderante nella vita di un tempo e i
suoi esponenti (preti, frati e monache) erano tenuti in alta considerazione
fors’anche perché, mancando del tutto i servizi sociali, erano i primi a cui
rivolgersi in caso di disgrazie o di estremo bisogno.
“Frequentavo la chiesa di Leno, andavo a catechismo e all’azione cattolica”.
“Frequentavo tantissimo gli ambienti religiosi”.
“Pregavano in casa tutti insieme”.
13. L’alimentazione
Tra le cause di precoce invecchiamento che portavano i sessanta/settantenni a dimostrare
un’età molto avanzata e, in seguito, ad una morte che, agli occhi di oggi, appare un poco
anticipata, va ricordata l’alimentazione che si presentava scarsa e poco equilibrata.
Colazione
Pranzo
Merenda
Cena
14. L’alimentazione
Merenda
“Mangiavo la rosolàda (uovo sbattuto con lo zucchero), bertuldina (sorta di dolce
semplice fatto con uova, zucchero e farina di grano tenero), in estate pesche o prugne,
anche uva e meloni, pane e salame”.
“Mangiavamo volentieri pane raffermo, bagnato in acqua con dello zucchero sopra”.
“La mamma mi preparava polenta arrostita con burro e zucchero”.
Cena
“La sera si mangiava fra le ore sei e le sette”.
“Il piatto principale era la minestra chiamato anche la biada dell’uomo”
“Era fatta con poco condimento, fagioli e patate”
“Io spesso di sera mangiavo latte allungato con acqua e caffè d’Olanda” (un surrogato).
15. L’alimentazione
La domenica
“La domenica certe volte si mangiava il pollo, salame e tutti animali che si
allevavano in Cascina”.
“La domenica mangiavamo carne e, se c’era, un bicchiere di vino”.
“La mia mamma la domenica mi faceva sempre il budino con i biscotti, con gli
animaletti della Colussi”.
“Si mangiava come tutti i giorni cioè poco”.
A Natale
“Alla vigilia di Natale si preparavano tortelli con la zucca, formaggi, marmellate
cotognate e anguilla salmistrata [forse marinata?]”.
“Il pranzo di Natale era:brodo di gallina con tortellini fatti in casa, gallina lessa,
carne di manzo, salame lesso, cotechino e formaggi”.
“A Natale si mangiavano casoncelli con la zucca fatti in casa ed un pezzettino di
torrone, quando c’era.
16. L’alimentazione
A Pasqua
“ A Pasqua si consumava: bollito di carne, tortellini in brodo e coniglio al forno
con polenta”.
“ Gustavo la torta che faceva la mia mamma nelle feste”.
“A Pasqua di solito la gallina con il riso”.
17. Come ci si procurava gli alimenti
Allevamento domestico:
Erano tempi di economia stretta e non si sprecava né si buttava niente di ciò che
ci si procurava per alimento.
Innanzitutto si cercava di non spendere perché, si diceva, il primo guadagno
è
il risparmio.
19. Come ci si procurava gli alimenti
La raccolta di frutti, erbe …
In tempi di scarsa alimentazione bisognava procurarsi qualche vettovaglia anche
all’esterno delle mura della cascina.
“Venivano raccolti frutti selvatici o erbe dai campi “gregnós [varietà di tarassaco
invernale], redécc [tarassaco] e paciüch [acetosella]. Queste erbe la mia mamma le
puliva, le cuoceva e le metteva nei vasi sott’aceto con un po’ di acqua e di zucchero e,
d’inverno, era la verdura che mangiavamo solitamente”.
“Dopo il raccolto si poteva entrare nei campi a spigolare. La legna secca era di
chiunque la trovasse e così le erbe commestibili”.
La caccia
“Andavano a caccia di fringuelli, tortore, passeri, merli, pettirossi, starne, fagiani e
lepri”.
“Andavano a pescare bòze [ghiozzo] e rane nei fossi o fiumi”
20. Come ci si procurava gli alimenti
“La mia famiglia non acquistava niente, proveniva tutto da noi e dal nostro orto o dai
nostri animali da cascina”.
“Si allevavano galline, faraone, oche, anatre e perfino porcellini d’India oltre al normale
suino che ogni famiglia possedeva”.
“Oltre alla casa, compresi nel salario, erano un orticello e una piccola costruzione su due
piani che ospitava il maiale (porcile) e, sopra di esso, le galline (pollaio). Il suino che
veniva nutrito con lavatura di piatti e ogni altra cosa commestibile, diventando adulto
in poco meno di un anno, poteva essere macellato al giungere dei primi freddi. Quel
giorno era una festa dell’abbondanza perché veniva costituita una riserva di carne
conservata (insaccati) e di grasso per la cottura dei cibi”.
21. Il lavoro e il tempo libero
Il figlio del contadino, professione esercitata dalla maggior parte degli abitanti della
pianura Padana almeno fino alla prima metà del ‘900, stante la situazione di diffusa
povertà, sapeva di dover contribuire al proprio mantenimento, dando un certo apporto,
piccolo o grande che fosse, alla sua famiglia.
Dopo la scuola, o la messa, e la dottrina domenicale, ovvero dopo aver adempiuto ai
propri doveri nei confronti dei poteri civile e religioso, egli doveva concorrere al benessere
della propria famiglia, con incombenze adatte alla sua età (raccogliere la legna secca,
l’erba per i conigli, le ortiche per oche e anatre ecc.).
“Oltre a giocare la mia mamma mi ha insegnato fin da piccola a cucire”.
“Da piccola nel tempo libero dovevo assolvere ad altri compiti, accudivo le caprette, davo
da mangiare a conigli e galline”.
Il concetto di tempo libero da dedicare a se stessi non esisteva in quei tempi
fra la
gente di campagna. Soltanto di domenica e in occasione di feste religiose
infrasettimanali non si lavorava.
22. Il lavoro e il tempo libero
“Il tempo c’era sì e no e se poteva mio papà andava al bar [l’osteria] a giocare a
carte e a bere un bicchiere di vino, ed era il passatempo di molti campagnoli. Poi il
mio papà faceva il mandriano e quindi lavorava anche di domenica. La mia
mamma stava sempre in casa e quindi la sua vita l’ha vissuta per noi perché, una
volta, le donne stavano a casa e non uscivano con il marito”.
“Nelle lunghe sere invernali quando il lavoro diminuiva e le giornate erano corte e
Fredde per scaldarsi si andava nella stalla, da piccoli si giocava, gli adulti [le
donne] lavoravano a maglia”.
Mentre gli uomini chiacchieravano con amabilità ed arguzia, alcuni raccontavano
lunghe storie intriganti e misteriose, che facevano trattenere il fiato ai bambini, e
duravano anche parecchie sere prima di giungere alla fatale conclusione
sostituendo, di fatto, il raccontastorie che sarebbe arrivato dopo qualche anno: la
televisione.