Il digitale ha modificato la nostra percezione di tempo e di spazio fino ad annullarlo o farlo sembrare superfluo. Le nostre categorie, come vicino e lontano, devono essere riviste e nuovamente definite per corrispondere al mondo disegnato dal digitale. Spesso abbiamo più informazioni, notizie e confidenze dai nostri contatti in altri continenti di quante ne possediamo dei nostri vicini o dirimpettai. È quindi lecito domandarsi: chi è il mio prossimo nell'era digitale?
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Il prossimo nel digitale
1. Il prossimo nel digitale
Il digitale ha modificato la nostra percezione di tempo e di spazio fino ad annullarlo o farlo
sembrare superfluo. Le nostre categorie, come vicino e lontano, devono essere riviste e
nuovamente definite per corrispondere al mondo disegnato dal digitale. Spesso abbiamo più
informazioni, notizie e confidenze dai nostri contatti in altri continenti di quante ne possediamo dei
nostri vicini o dirimpettai. È quindi lecito domandarsi: chi è il mio prossimo nell'era digitale?
Leggiamo da Luca:
25
Ed ecco, un dottore della Legge si alzò per metterlo alla prova e chiese: "Maestro,
che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?". 26
Gesù gli disse: "Che cosa sta
scritto nella Legge? Come leggi?". 27
Costui rispose: " Amerai il Signore tuo Dio con
tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua
mente, e il tuo prossimo come te stesso ". 28
Gli disse: "Hai risposto bene; fa' questo
e vivrai". 29
Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: "E chi è mio prossimo?".
30
Gesù riprese: "Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani
dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono,
lasciandolo mezzo morto. 31
Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima
strada e, quando lo vide, passò oltre. 32
Anche un levita, giunto in quel luogo, vide
e passò oltre. 33
Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide
e ne ebbe compassione. 34
Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e
vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui.
35
Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all'albergatore, dicendo: "Abbi
cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno". 36
Chi di questi tre
ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?".
37
Quello rispose: "Chi ha avuto compassione di lui". Gesù gli disse: "Va' e anche tu
fa' così". (Lc 10,25-37)
Il racconto del Buon Samaritano occupa quasi tutta la seconda metà del capitolo 10 di Luca
e ne è, in qualche modo, la conclusione. Brevemente ne ricordiamo l'inizio: Gesù invia 72 discepoli
a due a due nelle città dove si sarebbe recato dando loro istruzioni su come comportarsi. Al ritorno,
gli entusiasti discepoli raccontano i prodigi avvenuti e Gesù eleva una preghiera di ringraziamento
al Padre. Questo il contesto che suscita la domanda del dottore della Legge.
L'ingresso di Gesù nella scena pubblica rappresenta una novità, un modo nuovo di
interpretare le Scritture e vivere il rapporto con Dio. L'invio dei 72 è come un'avanguardia pervasiva,
rumorosa e variegata dell'imminente novità. Il digitale è questo nuovo che avanza, che porta
metodi, idee, interpretazioni innovative accompagnate dall'eccitazione dei tecno-entusiasti. Un
«verbo» nuovo e inarrestabile.
Un dottore della Legge, lì presente, rimane turbato. È uno scriba, un interprete ufficiale della
Legge, la Torah, un profondo conoscitore dei Profeti. È uno dei rappresentanti del "precedente
sistema" che ora si vuole rinnovare. Eppure il "vecchio sistema" è stato indicato da Dio stesso, non
è stato mai criticato né messo in dubbio. Quest'uomo guarda stupido questa gente: sembrano così
euforici come se solo loro avessero finalmente capito come salvarsi e servire Dio. Loro, lui, la
"vecchia guarda" cosa avrebbero fatto per tutti questi secoli? sbagliato tutto?
3. Non sappiamo chi fosse quest'uomo, un mercante o un fedele di ritorno dal Tempio. Viene
assalito, malmenato, derubato e lasciato mezzo morto sulla strada. Questa indicazione è
importante. Chi di noi, vedendo un uomo riverso per terra, sanguinante e tumefatto, sarebbe in
grado, solo guardandolo, di stabilire se è vivo o morto? L'indicazione mezzo morto sta proprio ad
indicare questa incertezza.
Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre
Al tempo di Gesù c’erano circa 7000 sacerdoti che a turno svolgevano servizi nel tempio.
Ogni sacerdote serviva al Tempio 5 settimane l’anno; nella settimana di servizio, era estratto a sorte
il sacerdote, che doveva svolgere il servizio più importante: alimentare il braciere con l’incenso nel
tempio (sancta sanctorum). A questo servizio fu chiamato Zaccaria, il giorno in cui gli apparve
l’angelo Gabriele che gli annunziava la nascita di Giovanni Battista. Per adempiere questo servizio,
un sacerdote doveva essere puro e mantenersi puro per tutta la settimana di turno. Entrare nel
sancta sanctorum era un'occasione unica nella vita e non capitava a tutti. Era fondamentale
rimanere puri e pronti per avere questa opportunità.
Questo sacerdote scendeva, quindi era di ritorno dal suo servizio ed era più che puro, come
chiunque dopo un periodo di esercizi o ritiro spirituale: la vicinanza con Dio ci trasforma. Vede
l'uomo. È mezzo morto. Mezzo vivo o mezzo morto? Il problema è serio: la Legge vietava il contatto
con i cadaveri (Nm 19, 11-22) e al sommo sacerdote persino di avvicinarsi ai genitori morti (Lv 21,
10-11). In caso contrario diventava impuro per sette giorni e doveva purificarsi due volte, non
poteva essere toccato e non poteva ovviamente entrare nel Tempio.
La legge di Dio va osservata anche quando è causa di sofferenza per gli uomini? Quando c’è
conflitto tra la legge divina e il bene dell’uomo, cosa bisogna comportarsi? Il sacerdote non ha dubbi:
viene prima la legge divina e poi il bene dell’uomo. Non è un dubbio lontano da noi. In Africa esiste
lo stesso problema: distribuire i profilattici contro l'AIDS, considerando la difficoltà enorme della
prevenzione? Nel dubbio la gente muore pensando che la legge degli uomini li ha ammalati mentre
quella di Dio li uccide.
Anche un levita, giunto in quel luogo, vide e passò oltre
I leviti erano circa 10.000 e anch’essi facevano ognuno turni di servizio per 5 settimane
l’anno; non erano pagati e si occupavano dei servizi tempio: pulizia, guardia al tempio perché non
entrassero pagani, animazione per la liturgia e il canto.
Il levita ha compiti meno importanti rispetto al sacerdote, una specie di ministro istituito
contro un ministro ordinato. Lui si che potrebbe fermarsi ed aiutare il moribondo. Si potrebbe
obiettare: perché dovrebbe essere meno "puro", "santo" del sacerdote? È lecito peccare, magari di
un peccato mortale, per fare del bene? Anche il levita passa oltre per ubbidire alla Legge di Dio
Il dottore della Legge poteva identificarsi in queste due persone. Proviene dalla ortodossia,
dalla retta interpretazione, da un corretto stile di vita e quella era un itinerario familiare. «Si è
sempre fatto così». Siamo su una strada molto usata, oggi diremo un'autostrada, proprio come
definiamo Internet: l'autostrada digitale. Su questa strada c'è un sofferente ma sia il sacerdote sia
il levita non hanno la capacità o la conoscenza per decidere se è vivo, quindi intervenire, oppure se
è morto e perciò allontanarsi. Predicare o evangelizzare come si è sempre fatto, non permette di
vedere la sofferenza sulle strade digitali.
Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione.
I Samaritani sono una comunità originata dagli Ebrei dell'antica Samaria che non furono
deportati dal conquistatore assiro del regno d'Israele, Sargon II, nel 722 a.C. Dopo il ritorno dall'esilio
4. babilonese. i Giudei non permisero ai Samaritani di partecipare alla ricostruzione del Secondo
Tempio di Gerusalemme. Di conseguenza nel IV sec. a.C. i Samaritani costruirono un santuario
indipendente ai piedi del monte Garizim, presso l'attuale Mablus, circa 40 km a nord di
Gerusalemme. È facile comprendere la conflittualità fra le due popolazioni che si accusavano
reciprocamente di eresia.
Questo samaritano è in viaggio. Non scenda dal Tempio, Gerusalemme non è che una tappa
del suo itinerario personale ma vide l'uomo e ne ebbe compassione. Luca usa il verbo σπλαηχυιζομαι
(splagchnizomai) solo tre volte: quando Gesù vide la vedova di Nain con il figlio morto, quando il
padre vede il figliol prodigo e qui. In tutti questi casi c'è un'azione di ridare la vita, un'azione divina:
vedere ed avere compassione. Quando Luca vuole intendere un'azione umana usa ελες (eleos)
"avere misericordia".
Gesù sta assegnando ad uno "credente non praticante", ad uno considerato lontano da Dio
un'azione divina. Cosa lo rende così simile a Dio? L'amore. Ha avuto lo stesso sguardo di Dio, ha visto
le sofferenze che vede Dio e, cosa più importante, ha dimostrato che quando la Legge di Dio si
scontra con la Legge dell'Uomo, probabilmente non stiamo capendo la Legge di Dio.
Quell'uomo ferito, sofferente, mezzo morto si può incontrare sulle strade digitali, su qualche
blog, social network, messaggio ed è importante che ci sia qualcuno in grado di portargli la
consolazione della Buona Novella. Non c'è bisogno di essere dei perfetti, dei giusti. Serve stare sulla
via, stare sulle autostrade digitali.
Chi di questi tre…
Il dottore della Legge aveva chiesto «Chi è il mio prossimo?». Invece Gesù gli chiede «chi sia
stato prossimo». La domanda è invertita. Non è un problema di stabilire chi posso aiutare e chi no
ma di rendersi disponibile all'assistenza di chiunque abbia bisogno. Non è un problema di Legge ma
di amore e Legge ed Amore sono antagonisti.
Purtroppo la traduzione non rispetta l'intenzione dell'evangelista e fa rispondere al dottore
della Legge: «Chi ha avuto compassione di lui» anziché il più appropriato e letterale: «Chi ha avuto
misericordia (ελεος - eleos) di lui». Non può ammettere che un samaritano, uno così lontano da Dio
possa comportarsi meglio di lui o, peggio, come Dio.
È difficile ammettere che tutto l'impegno speso in una vita stia per essere reso vano dal
tempo ma dobbiamo renderci conto che siamo in una nuova epoca storica, l'ultima generazione
testimone di un mondo senza Internet e senza il dominio del digitale. Prossimo non è mai stato il
nostro vicino ma siamo sempre stato noi il prossimo di qualcuno.
Il digitale ci aiuta a entrare in questa dimensione universale, a vivere questa Parola; allarga i
nostri orizzonti e aiuta a santificarci.