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PERCHE¡¯ NON VOTIAMO IL JOBS ACT 
I diritti di chi lavora, i diritti di chi un lavoro lo cerca: alla fine di una discussione 
seria e che rispettiamo noi non possiamo votare a favore del Jobs act. Abbiamo 
apprezzato l¡¯impegno della Commissione Lavoro della Camera e riconosciuto i passi 
avanti compiuti su singole norme. Tuttavia, l¡¯impianto complessivo del 
provvedimento rimane non convincente. 
Alcune misure sono immediatamente operative: si cancella la possibilit¨¤ del reintegro 
per chi viene licenziato senza giustificato motivo mentre si prevede un canale per 
specifiche, ma ancora indefinite, fattispecie di violazioni disciplinari. E¡¯ una 
soluzione che penalizza i nuovi assunti, in una logica dove la mancanza a una 
scadenza certa, dopo ad esempio tre anni, di una tutela piena ¨¨ in contraddizione con 
il concetto stesso di ¡°tutela crescente¡±. Ci preoccupa il cedimento culturale all¡¯idea 
che la libert¨¤ di impresa coincida con vincoli da abolire per consentire finalmente ¡°il 
diritto di licenziare¡±. Siamo consapevoli del valore sociale dell¡¯impresa, ma questo 
valore ha bisogno di un tessuto connettivo dove legalit¨¤, diritti e responsabilit¨¤ dei 
diversi attori del mercato non divorzino mai. 
Permane una pesante incertezza sul contenuto dei decreti attuativi, sui quali sar¨¤ 
decisivo sostenere il ruolo delle colleghe e dei colleghi del gruppo PD della 
Commissione Lavoro. 
La parte che dovrebbe allargare diritti e tutele ¨¨ tuttora generica e senza risorse: il 
disboscamento della giungla dei contratti precari viene rinviato a valle di una 
ricognizione da svolgere in tempi indefiniti e senza identificare obiettivi impegnativi; 
alla riforma delle politiche attive e passive per il lavoro, in particolare l¡¯avvio di 
ammortizzatori sociali per gli ¡°esclusi¡±, il cardine del provvedimento, si dedicano 
solo 200 milioni di euro a fronte della promessa dote iniziale di 1,5 miliardi per il 
2015. 
Per queste ragioni, riteniamo che non ci siano le condizioni per un nostro voto 
favorevole e non parteciperemo al voto finale sul provvedimento. 
Roberta Agostini, Tea Albini, Ileana Argentin, Rosy Bindi, Massimo Bray, Francesco Boccia, 
Marco Carra, Angelo Capodicasa, Susanna Cenni, Eleonora Cimbro, Gianni Cuperlo, 
Alfredo Dattorre, Gianni Farina, Stefano Fassina, Paolo Fontanelli, Filippo Fossati, Carlo 
Galli, Monica Gregori, Maria Iacono, Francesco Laforgia, Gianna Malisani, Margherita 
Minotto, Michela Marzano, Michele Mognato, Barbara Pollastrini, Maria Grazia Rocchi, 
Alessandra Terrosi, Giuseppe Zappulla, Davide Zoggia.

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  • 1. PERCHE¡¯ NON VOTIAMO IL JOBS ACT I diritti di chi lavora, i diritti di chi un lavoro lo cerca: alla fine di una discussione seria e che rispettiamo noi non possiamo votare a favore del Jobs act. Abbiamo apprezzato l¡¯impegno della Commissione Lavoro della Camera e riconosciuto i passi avanti compiuti su singole norme. Tuttavia, l¡¯impianto complessivo del provvedimento rimane non convincente. Alcune misure sono immediatamente operative: si cancella la possibilit¨¤ del reintegro per chi viene licenziato senza giustificato motivo mentre si prevede un canale per specifiche, ma ancora indefinite, fattispecie di violazioni disciplinari. E¡¯ una soluzione che penalizza i nuovi assunti, in una logica dove la mancanza a una scadenza certa, dopo ad esempio tre anni, di una tutela piena ¨¨ in contraddizione con il concetto stesso di ¡°tutela crescente¡±. Ci preoccupa il cedimento culturale all¡¯idea che la libert¨¤ di impresa coincida con vincoli da abolire per consentire finalmente ¡°il diritto di licenziare¡±. Siamo consapevoli del valore sociale dell¡¯impresa, ma questo valore ha bisogno di un tessuto connettivo dove legalit¨¤, diritti e responsabilit¨¤ dei diversi attori del mercato non divorzino mai. Permane una pesante incertezza sul contenuto dei decreti attuativi, sui quali sar¨¤ decisivo sostenere il ruolo delle colleghe e dei colleghi del gruppo PD della Commissione Lavoro. La parte che dovrebbe allargare diritti e tutele ¨¨ tuttora generica e senza risorse: il disboscamento della giungla dei contratti precari viene rinviato a valle di una ricognizione da svolgere in tempi indefiniti e senza identificare obiettivi impegnativi; alla riforma delle politiche attive e passive per il lavoro, in particolare l¡¯avvio di ammortizzatori sociali per gli ¡°esclusi¡±, il cardine del provvedimento, si dedicano solo 200 milioni di euro a fronte della promessa dote iniziale di 1,5 miliardi per il 2015. Per queste ragioni, riteniamo che non ci siano le condizioni per un nostro voto favorevole e non parteciperemo al voto finale sul provvedimento. Roberta Agostini, Tea Albini, Ileana Argentin, Rosy Bindi, Massimo Bray, Francesco Boccia, Marco Carra, Angelo Capodicasa, Susanna Cenni, Eleonora Cimbro, Gianni Cuperlo, Alfredo Dattorre, Gianni Farina, Stefano Fassina, Paolo Fontanelli, Filippo Fossati, Carlo Galli, Monica Gregori, Maria Iacono, Francesco Laforgia, Gianna Malisani, Margherita Minotto, Michela Marzano, Michele Mognato, Barbara Pollastrini, Maria Grazia Rocchi, Alessandra Terrosi, Giuseppe Zappulla, Davide Zoggia.