ݺߣ presentate a una giornata organizzata dagli Amici della Fondazione Faro, a Torino, sul tema della pluralità religiosa e dell'interculturalità nel contesto delle cure palliative.
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La pluralità religiosa
2. Vogliamo parlare
delle CONCEZIONI o
gli atteggiamenti
della morte in ogni
religione? Mettendole
a confronto?
Più
concretamente, ci
poniamo il
problema di come
comportarci con
persone di
religioni differenti
dalla nostra?
Ci stiamo chiedendo quali
RITI di morte sono propri alle
maggiori religioni?
Cosa vorremmo sapere
quando ci chiediamo in che
rapporto sta la morte con le
religioni?
Ci interessano le visioni
del’a徱à? O più in
generale del regno dei
morti o degli antenati?
Ci interroghiamo sul
tema: da dove nascono
le religioni? Ipotizzando
che siano fondate sulla
paura della morte?
3. Il tema
centrale
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dalla
Come possiamo, a
prescindere dalla
nostra conoscenza di
altre religioni,
confrontarci
comunque con
coloro che non
appartengono alla
nostra.
DOBBIAMO ESSERE
CONSAPEVOLI
DELLA
COMPLESSITA’.
5. Le religioni si evolvono
nella storia
Il funerale cristiano si è
evoluto nella storia. In
epoca moderna insisteva
sulla tematica del
memento mori, oggi tende
a consolare il dolente, a
non ferire l’uomo che
piange, come è
esplicitamente detto nel
“Rito delle esequie”, già
dal 1974
6. In genere le religioni aiutano gli uomini a
confrontarsi con la realtà della morte
Cristianesimo: Cristo ha
accettato la morte e ha
portato la vita eterna a
tutti gli uomini.
Islamismo: la morte
fa parte del disegno
di Dio, e come tale
va accettata: la
promessa riguarda
anche qui ’a徱à.
Ebraismo: la morte fa parte
di un disegno immutabile,
non occorre chiedersi
perché, ma osservare le
regole.
L’induismo: l’anima è
destinata alla fusione
con il Tutto, il
Brahman, principio
divino assoluto.
Buddhismo: la morte fa parte
della natura delle cose:
occorre prepararsi alla quiete
assoluta, al Nirvana,
allontanandosi dai desideri,
per interrompere la catena
delle reincarnazioni.
7. Piemonte: qualche dato,
2010
Comunità sul territorio:
1. romena (33%)
2. marocchina (17%)
3. albanese (12%)
4. cinese (10470 Piemonte, 4601 a Torino, 3%)
5. peruviana (prima della cinese a Torino, 7500 ca.,
soprattutto donne, lavoro domestico e di cura, 3%)
30% ALTRI (moldavi, macedoni, russi, eccetera)
8. La comunità romena
Circa 50.000 romeni a
Torino (la prima comunità
straniera).
Ortodossi in buona parte,
molti di loro aderiscono alle
Chiese avventiste, che
negano l’esistenza di
un’anima immortale e
attendono il secondo
avvento di Cristo (meno
drammaticità e significato
alla morte, attesa del giorno
del giudizio).
IN ENTRAMBI I CASI, MOLTO
IMPORTANTE E’ LA
DIMENSIONE COLLETTIVA
DELLA MORTE E DEL
LUTTO. Gruppi di preghiera
visitano i malati e i dolenti
sia tra gli ortodossi che tra
gli avventisti.
11. Quali i problemi in Italia?
1. La diffusa negazione della morte. Nb: Le difficoltà delle
assistenti familiari.
2. Il feretro per legge non può essere aperto durante in
trasporto.
3. Sovente non è possibile rispettare i tre giorni di veglia,
per gli orari nelle camere mortuarie e per la ristrettezza
degli ambienti domestici. C’è una mancanza di spazio in
città.
4. In genere, con numerose eccezioni, i romeni
preferiscono rimpatriare le salme, e celebrare i funerali in
Romania. Il costo è di 3000/6000 euro.
5. Il problema del feretro chiuso non viene risolto dal
rimpatrio.
13. +
Funerale di George Tudor a Perugia
Un giovane quindicenne annegato nel Tevere.
14. La morte nell’Islam
Nel Corano si parla molto di più dell’altra vita che
della morte stessa. La morte, come la vita, viene da
Dio, fa parte di un movimento che ci sovrasta: è
un’esperienza che non ha per i musulmani un
valore concettuale di particolare rilevanza, né
provocare riflessioni prolungate e tormentose.
Il credente sa che ogni aspetto dell’esistenza
umana è stato preordinato da Dio, secondo un
disegno che l’uomo non potrà mai conoscere, né
modificare o annullare.
La morte sarà quindi accolta in spirito di
ragionevole e fiduciosa accettazione.
15. L’Islam: passaggi rituali
1. Il morente, con la famiglia intorno, recita la
professione di fede, col corpo orientato verso la Mecca.
2. Il lavaggio rituale: con acqua tiepida a secchi, sapone,
profumi, effettuato tre volte, da persone dello stesso
sesso, musulmane, o da un congiunto (purificazione e
appartenenza alla comunità religiosa.
3. Il corpo lavato è avvolto in un numero dispari di
lenzuola (da tre a sette)
4. Il corpo preparato viene portato in Moschea per le
preghiere, recitate da un imam. Le donne non possono
partecipare al funerale (divieto del pianto)
5. Si va al cimitero per l’inumazione, portando il
defunto su una barella, senza bara (entro le 24 ore).
La fossa deve essere profonda due metri.
16. Tradizioni popolari del contesto marocchino, diverse in
ogni contesto. I marocchini presenti in Piemonte
provengono dalla zona di Khouribga, 120 km a sud di
Casablanca.
Una cerimonia in cui si serve cibo
preparato dalle donne del vicinato e gli
uomini si occupano del the.
Rinsalda i legami sociali, è
una rielaborazione simbolica
del lutto.
Accresce il merito
spirituale del
morto
17. 1. Il morire: dove? La famiglia, può essere presente?
2. Il lavaggio rituale e le camere mortuarie
dell’ospedale.
3. L’esigenza che il corpo sia toccato solo da persone
musulmane dello stesso sesso.
4. La sepoltura: rimpatrio o sepoltura islamica in Italia? Il
denaro.
5. Documenti, organizzazione del trasporto e deritualizzazione.
6. La moschea e lo spazio di preghiera. L’imam?
7. Il cimitero islamico comunale (es. Alessandria e
discussioni in altre città).
8. L’obbligo della bara.
9. La cena del morto: viene fatta ma in tono minore.
20. Mancanza della
dimensione
comunitaria del rito
Esigenza di porre un
punto finale all’esperienza
migratoria, reintegrando il
migrante nella sua
comunità
DIFFUSA SCELTA
DEL RIMPATRIO
21. Lo Zhehijang
Provincia povera, grande come l’Italia. In ogni famiglia vi è stato, in passato almeno un
individuo che è emigrato. Grazie a questo stato di cose, oggi la zona si è arricchita.
Vicino a Shanghai.
22. Luoghi comuni
I cinesi sono
immortali?
Nascondono i loro
morti per riciclare i
passaporti????
Improvvisano camere
ardenti clandestine?
23. La lettera di Associna
“In Cina il funerale è evento sacro e viene accompagnato da solenni
rituali tipici della tradizione cinese. Tuttavia, il funerale cinese è una
cerimonia che non viene praticata in Italia per diversi motivi. Uni di questi
è rappresentato dalla difficoltà nell’organizzare un momento del genere
in terra straniera affrontando, nel dolore, inevitabili problemi di carattere
linguistico e burocratico. Un altro motivo che ci spinge a contenerci è il
timore di un possibile scontro con la comunità ospitante, di fronte a un
rituale così invasivo, fatto di lunghe preghiere, marce su strada
accompagnate da bande musicali, frastuono di petardi, focolai di “denaro
del’a徱à” che secondo le usanze cinesi portano benessere nella vita
ultraterrena etc.
“Il fatto che vi sia un esiguo numero di decessi di cittadini cinesi trova
spiegazione in fattori culturali e fattori oggettivi. (…) abitudine diffusa tra
gli immigrati di prima generazione di tornare nella propria terra d’origine
per trascorrere gli ultimi anni della propria esistenza”
…”bassa età media della popolazione cinese in Italia”
“oltre alla vecchiaia, come per tutti gli esseri viventi, si muore anche a
causa di incidente o malattia. In questo caso, dove per ovvie ragioni non
è stato possibile il rimpatrio preventivo, le ancora poche persone
decedute prendono dimora nei cimiteri italiani”
24. I CINESI,
LA BUONA E LA CATTIVA MORTE
LA BUONA MORTE
LA CATTIVA MORTE
La buona morte: in tarda
età, a casa (meglio se
nel proprio Paese), a
occhi chiusi, nel proprio
letto, circondati dai
familiari (figli e nipoti),
che spesso cantano,
avendo terminato i doveri
della vita.
La cattiva morte: improvvisa,
traumatica, prematura; in Paese
straniero, senza commiato dai
propri cari. La morte per cancro è
CATTIVA, porta sfortuna.
La cattiva morte è causa di
sfortuna per la famiglia e può
essere attribuita a colpa o
all’avversione degli antenati.
Le morti in Italia sono dunque
prevalentemente cattive…
25. I cinesi, la malattia,
la morte, l’ospedale
Non utilizzare termini diretti,
morte, morente, e neppure
CANCRO.
E IL CONSENSO
INFORMATO?
CAUTELA E MEDIATORI
CULTURALI.
Per pietà filiale, non bisogna comunicare
una diagnosi infausta al paziente,
l’interlocutore è la famiglia e non
l’individuo.
26. In Cina, nel passato
Rito imponente e molto elaborato: ingenti somme di denaro, simbolo di
status.
Abiti nuovi per il defunto, tre giorni di veglia, pianto (anche piangitrici),
tavoletta con il ritratto del morto, lungo corteo funebre, musica, fiori,
petardi, soldi finti e altri oggetti in carta, inumazione o cremazione, periodo
di lutto dei parenti. Per la cerimonia si stabilisce giorno e ora propizia.
In Cina, oggi
Semplificazione del rito e del periodo di lutto (specialmente nelle città).
Le tradizioni si seguono meno, si crema (e si seppelliscono le ceneri), nelle
città i petardi sono vietati, non si rispetta il mese di lutto.
In Italia
Frequente semplicità dei riti funebri. Talvolta si accetta un prete cattolico
che dia la benedizione al cimitero e l’anima possa trovare la pace. Manca,
comunque, una riflessione sui riti, su come farli in Italia. E’ mantenuta
l’usanza di scegliere l’ora e il giorno della sepoltura.
C’è comunque una grande varietà di atteggiamenti e molto spirito di
adattamento.
27. +
Bolzano, morte di un ristoratore ucciso
sull’Autostrada da un uomo che veniva
contromano.
34. E allora?
ASCOLTO ATTIVO!
Accompagnare persone appartenenti a religioni diverse non è
diverso dall’accompagnare i nostri correligionari
Quanti laici nella nostra cultura?
Quanti individui hanno abbracciato il buddismo?
35. Cosa possiamo fare perché la morte sia, per
quanto possibile, una buona morte?
L’ascolto attivo si basa sull’empatia e sull’accettazione. Si
fonda sulla creazione di un rapporto positivo, in un clima in
cui l’interlocutore si senta compreso e non giudicato.
Chi ascolta non deve essere un “osservatore’’ neutrale !
Occorre comprendere anche le
proprie emozioni di fronte a ciò
che l’altro dice. L’ascolto deve
essere aperto e disponibile
verso l’altro e verso se stessi,
per
ascoltare
le
proprie
reazioni, per essere consapevoli
dei limiti del proprio punto di
vista e per accettare il non
sapere e la difficoltà di non
capire.
36. +
L’ascolto e il silenzio…
Carlo Bertocci, Tra ascolto e silenzio, 2010
37. Il buon ascolto
I principali elementi che caratterizzano una
buona attività di ascolto, sono:
sospendere i giudizi di valore, non definire
a priori il senso.
osservare ed ascoltare, ricordando che il
silenzio aiuta a capire .
mettersi nei panni dell’altro
verificare la comprensione, fare domande
aperte
Curare l’ambiente in cui si svolge la
comunicazione per far sentire l’interlocutore
a proprio agio.
38. Quel che non bisogna
fare…
- dare ordini
- mettere in guardia
- moralizzare
- persuadere con la logica
- elogiare
- ridicolizzare
- interpretare
- consolare
- cambiare argomento
39. +
Le Regole dell’Arte di Ascoltare, 1.
Non avere fretta di arrivare a delle
conclusioni. Le conclusioni sono la parte più
effimera della ricerca.
Quel che vedi dipende dal tuo punto di
vista. Per riuscire a vedere il tuo punto di
vista, devi cambiare punto di vista.
Se vuoi comprendere quel che un altro sta
dicendo, devi assumere che ha ragione e
chiedergli di aiutarti a vedere le cose e gli
eventi dalla sua prospettiva.
Le
emozioni
sono
degli
strumenti
conoscitivi
fondamentali
se
sai
comprendere il loro linguaggio. Non ti
informano su cosa vedi, ma su come guardi.
40. Le Regole dell’Arte di
Ascoltare, 2.
Un buon ascoltatore è un esploratore di mondi
possibili. I segnali più importanti per lui sono quelli che
si presentano alla coscienza come al tempo stesso
trascurabili e fastidiosi, marginali e irritanti, perché
incongruenti con le proprie certezze.
Un buon ascoltatore accoglie volentieri i paradossi del
pensiero e della comunicazione interpersonale.
Affronta i dissensi come occasioni per esercitarsi in un
campo che lo appassiona: la gestione creativa dei
conflitti.