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22 Giugno 2012

Parliamo di costi…che argomento “spinoso”

La settimana scorsa abbiamo solamente accennato ad un argomento che
però tocca in maniera particolare la “sensibilità” di un albergatore, stiamo
parlando dei costi. Come sappiamo il profitto, ovvero l’obiettivo di ogni
hotel, è composto da ricavi e da costi. I primi sono generati dalle vendite
dei soggiorni come dei servizi accessori, come anche dai servizi extra
alberghieri. I costi, invece, hanno una composizione differente, anche per
questo spesso capita di farne un errato o non esatto conteggio. Vediamo di
capire meglio come sono strutturati.
La suddivisione più importante è quella tra costi fissi e costi varibili. I primi
sono quelli che non variano al variare dell’occupazione, mentre quelli
variabili variano in funzione dell’occupazione. Siamo quindi nell’ambito
della relazione che lega i costi ed il volume di produzione. Qualche
esempio. Tra i costi fissi (che potremmo anche definire indiretti) rientrano:
finanziamenti, mutui o affitti; remunerazione del personale; assicurazione;
utenze relativamente alle quote fisse; manutenzione straordinaria; acquisto
o rinnovamento attrezzature. I costi variabili (diretti), sono invece formati
da quello che viene definito “costo marginale”: quota parte delle utenze;
lavanderia; cortesie ed amenities; servizio colazione; manutenzione
ordinaria. Il costo marginale viene definito come il costo sostenuto per ogni
unità abitativa venduta. Di conseguenza sia che l’hotel sia pieno o vuoto, il
costo fisso rimarrà uguale; mentre quello variabile, composto dalle voci
legate alla camera occupata, varierà al variare dell’occupazione e sarà
presente solo se la camera viene venduta.
Ottimizzando l’analisi dei costi variabili e soprattutto del costo marginale,
riusciamo a calcolare il nostro prezzo di vendita che, in ottica di Revenue
Management, equivarrà alla nostra Bottom Rate. Cos’è? La tariffa di
vendita al di sotto della quale non è più conveniente vendere. Attenzione,
la bottom rate non è la tariffa a cui si venderà e non ha nulla a che fare con
il cosiddetto “break even point”, che è più legato ad un analisi di consuntivo
e non di forecast, o comunque alla valutazione del mio progetto di
Business. Il passo successivo prevede la determinazione delle tariffe di
partenza giornaliere utilizzando come base di riferimento proprio la
Bottom Rate. Infatti in alcune date la Bottom Rate potrebbe essere la mia
tariffa di partenza, ma in molte altre sarà una tariffa diversa, superiore,
seguendo le indicazioni del mio storico, quindi in base all’occupazione e
produzione dello stesso periodo/giorno dello scorso anno (o ultimi due
anni). Ricapitoliamo un pò per non commettere errori. Il prezzo di vendita
di una camera si determina in base alle esigenze ed alle richieste del
mercato in un preciso momento, ma spesso questo non corrisponde alle
esigenze ed al valore reale dell’hotel. Dobbiamo però sempre ricordare che
il nostro obiettivo è conquistare il mercato e quindi il nostro valore di
riferimento deve essere la propensione alla spesa del potenziale cliente.
Proprio perchè il mercato è il “mio obiettivo”, non posso pensare che esso
assecondi le mie esigenze, perchè non corrisponderanno a quelle del
mercato. Altro importante punto sul quale bisogna soffermarsi e che
ripetiamo è che la Bottom Rate non è il mio prezzo di vendita, ma
ricordiamoci sempre che vendere ad un prezzo troppo alto spesso
comporta la non vendita di una camera e di conseguenza solo costi per
l’hotel, quelli fissi, che come abbiamo detto saranno sempre presenti.
Una camera rimasta invenduta comporta mancato fatturato camere,
mancata vendita degli altri serivizi, mancato sviluppo della Brand
Reputation e mancato indotto per il territorio, ma questo è un discorso che
riprenderemo più avanti.

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  • 1. 22 Giugno 2012 Parliamo di costi…che argomento “spinoso” La settimana scorsa abbiamo solamente accennato ad un argomento che però tocca in maniera particolare la “sensibilità” di un albergatore, stiamo parlando dei costi. Come sappiamo il profitto, ovvero l’obiettivo di ogni hotel, è composto da ricavi e da costi. I primi sono generati dalle vendite dei soggiorni come dei servizi accessori, come anche dai servizi extra alberghieri. I costi, invece, hanno una composizione differente, anche per questo spesso capita di farne un errato o non esatto conteggio. Vediamo di capire meglio come sono strutturati. La suddivisione più importante è quella tra costi fissi e costi varibili. I primi sono quelli che non variano al variare dell’occupazione, mentre quelli variabili variano in funzione dell’occupazione. Siamo quindi nell’ambito della relazione che lega i costi ed il volume di produzione. Qualche esempio. Tra i costi fissi (che potremmo anche definire indiretti) rientrano: finanziamenti, mutui o affitti; remunerazione del personale; assicurazione; utenze relativamente alle quote fisse; manutenzione straordinaria; acquisto o rinnovamento attrezzature. I costi variabili (diretti), sono invece formati da quello che viene definito “costo marginale”: quota parte delle utenze; lavanderia; cortesie ed amenities; servizio colazione; manutenzione ordinaria. Il costo marginale viene definito come il costo sostenuto per ogni unità abitativa venduta. Di conseguenza sia che l’hotel sia pieno o vuoto, il costo fisso rimarrà uguale; mentre quello variabile, composto dalle voci legate alla camera occupata, varierà al variare dell’occupazione e sarà presente solo se la camera viene venduta. Ottimizzando l’analisi dei costi variabili e soprattutto del costo marginale, riusciamo a calcolare il nostro prezzo di vendita che, in ottica di Revenue Management, equivarrà alla nostra Bottom Rate. Cos’è? La tariffa di vendita al di sotto della quale non è più conveniente vendere. Attenzione, la bottom rate non è la tariffa a cui si venderà e non ha nulla a che fare con il cosiddetto “break even point”, che è più legato ad un analisi di consuntivo e non di forecast, o comunque alla valutazione del mio progetto di Business. Il passo successivo prevede la determinazione delle tariffe di partenza giornaliere utilizzando come base di riferimento proprio la Bottom Rate. Infatti in alcune date la Bottom Rate potrebbe essere la mia
  • 2. tariffa di partenza, ma in molte altre sarà una tariffa diversa, superiore, seguendo le indicazioni del mio storico, quindi in base all’occupazione e produzione dello stesso periodo/giorno dello scorso anno (o ultimi due anni). Ricapitoliamo un pò per non commettere errori. Il prezzo di vendita di una camera si determina in base alle esigenze ed alle richieste del mercato in un preciso momento, ma spesso questo non corrisponde alle esigenze ed al valore reale dell’hotel. Dobbiamo però sempre ricordare che il nostro obiettivo è conquistare il mercato e quindi il nostro valore di riferimento deve essere la propensione alla spesa del potenziale cliente. Proprio perchè il mercato è il “mio obiettivo”, non posso pensare che esso assecondi le mie esigenze, perchè non corrisponderanno a quelle del mercato. Altro importante punto sul quale bisogna soffermarsi e che ripetiamo è che la Bottom Rate non è il mio prezzo di vendita, ma ricordiamoci sempre che vendere ad un prezzo troppo alto spesso comporta la non vendita di una camera e di conseguenza solo costi per l’hotel, quelli fissi, che come abbiamo detto saranno sempre presenti. Una camera rimasta invenduta comporta mancato fatturato camere, mancata vendita degli altri serivizi, mancato sviluppo della Brand Reputation e mancato indotto per il territorio, ma questo è un discorso che riprenderemo più avanti.