Luce - Publisher AIDI; No.5/2010 - Article “The craft of Lighting design”
1. Omaggio ai Pink Floyd
Virtual Walls
La Villa Romana
della Farnesina
Stefano Casciani
parla di luce e architettura
Il “mestiere della Luce”
Un secolo di energia
e di luce a Milano
ViaPiave7-00187Roma(RM)-N.5/2010-Anno50-Bimestrale-ISSN1828-0560
Gruppo
italiaenergia®
2. Omaggio ai Pink Floyd
Virtual Walls
La Villa Romana
della Farnesina
Stefano Casciani
parla di luce e architettura
Il “mestiere della Luce”
Un secolo di energia
e di luce a Milano
ViaPiave7-00187Roma(RM)-N.5/2010-Anno50-Bimestrale-ISSN1828-0560
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Editoriale
La “Luce nelle chiese”
in un nuovo libro AIDI
di Silvano Oldani
3
News ed Eventi
Il Piano della luce di Roma
2010-2020
di Silvano Oldani
78
Terza Pagina
Stefano Casciani
parla di luce
e architettura
di Maurizio De Caro
4
Progettare con la Luce
La Villa Romana
della Farnesina
di Carolina De Camillis
e Riccardo Fibbi
42
Luce sulle Regole
“Made in Italy”:
un’origine
geografica tutta
da valutare
di Daniela Mainini
64
Innovazione
Effetti fotobiologici sui prodotti
di illuminazione Led
di Roberto Inclinati
74
Scenari contemporanei
Virtual Walls.
Omaggio
ai Pink Floyd
di Marco Frascarolo
12
Un secolo
di Energia
e di Luce
a Milano
di Gianni Ravelli
22
Il “mestiere
della Luce”
di Susanna Antico
34
Bando di gara di “qualità” per
l’affidamento dell’incarico di redazione
dei “Piani della luce”
di Marco Loro
68
Sette installazioni alla Triennale
per raccontare con la luce
un archivio fotografico
di Luca Cipelletti
30
Festeggiato
Dean Skira
con “My light”
di Alessia Guadalupi
79
Progetto funzionale
e scenografico
della luce
a Palazzo Barberini
di Adriano Caputo
52
Innovazione e tecnologia Led
in un Impianto pilota
per la Provincia di Bergamo.
L’incontro con i progettisti
di Mauro Bozzola
58
Virtual Walls. Omaggio ai Pink Floid
Foto di Michele Bruno
L’immagine dell’AEM
nella sua rappresentazione storica
di Biagio Longo
25
..
Progetto3_Layout 1 11/01/11 14:04 Pagina 1
3. II “MESTIERE DELLA LUCE”
di Susanna Antico
Occuparsi d’illuminazione significa osservare lo scenario che si
trasforma e progettare la città visibile. Il Piano della Luce come
strumento per rendere la città notturna a “misura d’uomo”.
Susanna Antico - Studio Susanna Antico Lighting Design
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LUUCCE 5/2010
4. La luce nello spazio urbano è uno strumento unico
che consente di trasformare il paesaggio notturno. La
luce può nascondere o mettere in mostra perché ha
potenzialità evocative ed emotive fortissime.
Negli ultimi anni è cresciuta l’attenzione nei con-
fronti di una giusta illuminazione e quindi verso il
progetto della luce. Ma, mentre il “mestiere della lu-
ce” in paesi come gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, la
Francia, il Belgio ecc. è ormai un’attività con ampio
riconoscimento culturale e pubblico, in Italia fatica a
trovare il suo posto, anche se è nata da un’esigenza
sempre più forte di stare al passo con l’evoluzione
culturale e sociale che stiamo vivendo. Nell’ottica di
benessere, qualità di vita e attenzione all’ambiente
che caratterizza questo secolo, l’illuminazione pub-
blica assume più di prima un’importanza particolare,
è una materia sempre più articolata e decisiva perché
capace di influenzare a livello biologico sia il benes-
sere fisico che psicologico dell’uomo. Il concetto di
illuminazione pubblica è relativamente recente, an-
che se certi edifici come castelli o conventi hanno
sempre avuto un'illuminazione notturna continua,
assicurata mediante torce o bracieri.
L'illuminazione pubblica coincide all'inizio, e anche
oggi in gran parte, con l'illuminazione stradale. La
città di Parigi nel 1825 è stata la prima – da questo il
soprannome di Ville Lumière – ad avere un sistema
centralizzato di illuminazione pubblica, ma si tratta-
va ancora di lampade a gas. È nel 1878 che avviene
la svolta. Thomas Edison progetta la prima lampadina
a incandescenza.
L'affermazione su grande scala di questo sistema di
illuminazione è dovuta sia alla facilità di impiego, al-
la tonalità, alla costanza della luce, sia al rapido pro-
gredire dell'industria elettrica che ha consentito di
portare ovunque l'energia necessaria. Il primo im-
pianto di illuminazione pubblica a incandescenza fu
montato a New York nel 1882 e due anni dopo in Eu-
ropa, a Milano.
La continua evoluzione della tecnologia ha sì per-
messo di disporre di una luce migliore nel corso dei
decenni, ma da sola non è certo sufficiente: è neces-
saria invece una serie di competenze diversificate
per riuscire a creare uno scenario che sia completo.
L’uomo è il protagonista delle città – piccole o grandi
metropoli che siano – e queste devono essere pensa-
te, progettate (e illuminate) per lui.
Occuparsi d’illuminazione pubblica o più propria-
mente urbana/ambientale oggi significa osservare lo
Sul prossimo numero di LUCE verranno trattati in maniera più
approfondita e tecnica due Piani della Luce progettati dallo Studio
Susanna Antico per le città di Mechelen e Anversa entrambe in
Belgio, dove il lighting designer viene invitato dagli stessi comuni
a modellare la luce per rendere affascinante, vivibile e sicura la
città di notte.
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5. Scenari
Contemporanei
scenario che si trasforma e progettare interventi di
un’importanza spesso decisiva nella costruzione del-
la città visibile. All’estero, anche dove non è obbliga-
torio, nei testi dei bandi di concorso per i Piani della
Luce spesso si legge la volontà di trovare un progetto
che restituisca un’immagine notturna aderente a quella
diurna o che ne crei una nuova anche totalmente auto-
noma, inaspettata, strategica. Un concept che favorisca
la vita della città anche dopo il tramonto, incrementan-
do la sicurezza ma anche la valorizzazione di edifici e
luoghi d’interesse secondo le vocazioni intrinseche e
dunque specifiche del territorio. Il progetto viene co-
struito insieme a studi urbanistici e sociologici legati
alla vita quotidiana dell’organismo-città e ai comporta-
menti dell’uomo che lo abita.
Oggi infatti, sempre di più, si avverte la forte volontà
dei cittadini di vivere la propria città anche nelle ore
serali fino a notte: non si “scappa” più nelle proprie
abitazioni, ma si decide di restare negli spazi pubblici,
nelle piazze, nei centri pedonali. Le amministrazioni
comunali non possono fare altro che recepire il mes-
saggio degli abitanti, compresi i turisti, e migliorare –
spesso modificando radicalmente – l’aspetto notturno
delle loro città.
Non ci si limita a una semplice operazione di “miglio-
ramento”, piuttosto a un intervento che elevi il livello
qualitativo – e non quantitativo – degli impianti di illu-
minazione, pensato per arricchire e non escludere il
valore del patrimonio sociale, culturale e architettoni-
co della città. Ed è proprio in questa fase di nuova co-
scienza sociologica o sostenibilità sociale, se si può di-
re, che entrano in scena figure decisive con conoscen-
ze e capacità molto specifiche.
La luce quindi, come un vero e proprio “nuovo mate-
riale da costruzione”, permette di creare le premesse
per una stretta collaborazione, un tempo impensabile,
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LUUCCE 5/2010
6. fra architetti, ingegneri, urbanisti e lighting designers. Il
paesaggista che conosce il territorio, l'urbanista che è
in grado di leggere la città, l’architetto che integra l'il-
luminazione con l'edificio, e infine il lighting designer
che fa da collante fondamentale fra tutti, perché la co-
noscenza dell'architettura e della sua integrazione con
il tessuto urbano gli permette di organizzare la scena
luminosa tenendo conto delle reazioni istintive del-
l'uomo. Questo nuovo atteggiamento delle ammini-
strazioni comunali vale sia per l’illuminazione di mo-
numenti e piazze, luoghi che spesso identificano il va-
lore di una città e che ne determinano l’identità unica,
ma anche per l’illuminazione strettamente stradale per
la quale il progetto di luce è frutto di valutazioni com-
plesse che vanno oltre la scelta della sorgente e la de-
finizione di soglie di illuminamento dettate dalle nor-
mative. In questo clima di cooperazione, a tutti i pro-
fessionisti di riferimento viene richiesta la conoscenza
dell’esigenze di mercato, i livelli tecnologici e qualita-
tivi, ma anche un forte senso estetico. In Belgio, come
in Francia e in Gran Bretagna, è ormai prassi comune
che il progettista sia una figura intellettualmente pron-
ta a gestire, a riconoscere e a decidere per una città,
azioni che non si esauriscono certo nel ridimensiona-
mento di impianti già esistenti, né nel posizionamento
dettato dalla sicurezza, né tantomeno nel mero calco-
lo di cd/m2 necessarie per una corretta illuminazione
funzionale.
Per questi motivi, colui che redige il Piano della Luce
deve saper affrontare caso per caso ogni città, ricono-
scendone il costruito e il rapporto dei cittadini con
questo. Le soluzioni da identificare spaziano da scelte
illuminotecniche per i grandi assi stradali a un’analisi
della struttura della città e il riconoscimento di caratte-
ristiche comuni a diverse aree nelle quali intervenire
sia dal punto di vista tecnico che estetico.
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7. Scenari
Contemporanei
Considerando la luce come qualcosa di culturale pri-
ma che tecnico, diventa possibile una progettazione
completa. Comfort visivo, sicurezza pedonale e vei-
colare, valorizzazione e scenografia sono le parole
d’ordine per riuscire a coniugare le diverse facce del-
la stessa città. Trovarsi a progettare per luoghi consi-
derati insicuri, pur essendo dotati di elevati livelli di
illuminamento, dimostra l’importanza di una corretta
illuminazione, non di tanta luce: spesso si tratta di
luoghi con un’illuminazione decisamente sgradevo-
le, motivo che spinge gli abitanti ad evitarli e per
questo diventano insicuri. L’uomo è abituato alla luce
del sole e grazie a questa legge una serie di informazio-
ni fondamentali per determinare orientamento e cono-
scenza di un luogo. Il progettista della luce è educato a
fare questo, a dosare la luce artificiale secondo precise
gerarchie: illuminare indistintamente tutto equivarreb-
be a non illuminare niente. Si deve guidare l’occhio,
mettendo accenti luminosi solo su determinati elemen-
ti urbani (che non necessariamente devono essere i
monumenti) e a volte questa concezione si scontra con
quanto stabilito dalle normative che mirano al contra-
rio solo ad una progressiva sostituzione delle sorgenti
luminose e ad una riduzione dei consumi energetici.
La vera questione è che si sente sempre di più la neces-
sità di aggiungere qualcosa a queste normative che al-
trimenti rischiano di rimanere strumenti incompleti se
non addirittura carenti. Il Piano della Luce in Italia, o
meglio il PRIC (Piano Regolatore dell’Illuminazione
Comunale) viene definito come strumento di pianifica-
zione urbana che va ad integrarsi con altri strumenti
come il Piano Regolatore Generale, il Piano Particola-
reggiato e i Piani di Recupero, il Piano Urbano del Traf-
fico, il Piano del Colore, il Piano del Rumore e il Piano
Energetico. Rispondendo però principalmente ad esi-
genze legate alla sicurezza, alla razionalizzazione del-
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LUUCCE 5/2010
8. le scelte e alla limitazione dell’inquinamento lumino-
so risulta, come già accennato sopra limitato, ma so-
prattutto limitante per i progettisti illuminotecnici.
Obiettivi come il risparmio energetico e l’attenzione
all’inquinamento luminoso sono importanti, ma non
sono sufficienti per riuscire a seguire le trasformazioni
dell'organismo urbano: si corre il rischio di fare un uso
banale di uno strumento che ha potenzialità molto am-
pie. Il Lighting Designer in quanto progettista e dunque
professionista educato a tener conto di tutti i fattori in
gioco, assegna secondo la sua esperienza e valutazio-
ne di sintesi il giusto peso ai diversi aspetti. Decidere
che le potenze impegnate siano da ridurre, stabilendo
la mera sostituzione delle sorgenti luminose, rischia
solo di peggiorare la qualità della vita degli abitanti. Il
Piano della Luce mira a creare una serie di strumenti e
procedure che consentano di controllare ogni singolo
progetto urbano futuro in modo che venga avvertita
sempre una regìa globale. La conformità sia a carattere
funzionale che architettonico, dei progetti illuminotec-
nici che verranno sviluppati negli anni, dovrà attenersi
alle indicazioni del piano generale che a sua volta sarà
stato ideato in congruenza con le direttive dei piani ur-
banistici vigenti o in via d’elaborazione. Infatti, illumi-
nare il singolo monumento, la singola facciata, oppure
la singola piazza, comporta una frammentazione del-
l’immagine della città, la falsificazione del rapporto
compositivo fra lo spazio e l'architettura e una perce-
zione sbagliata dei suoi significati. Cercando di respin-
gere questo modus operandi in un'ottica generale di
ottimizzazione degli interventi presenti e futuri, si evi-
tano le realizzazioni frazionate ed episodiche e i con-
seguenti sprechi di risorse pubbliche.
C’è bisogno di una regìa complessiva. Con questo ter-
mine si intende la capacità, che appartiene al Lighting
Designer, di interpretare cosa e come illuminare, sulla
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9. Scenari
Contemporanei
base di una conoscenza approfondita delle caratteristi-
che urbanistiche, morfologiche, storiche e funzionali
del luogo. La luce quando viene applicata al contesto
urbano ha due valenze : luce come complemento che
comporta la sua applicazione ad altre strutture connes-
se, diventando quindi mezzo di rivelazione e di valo-
rizzazione; oppure luce come elemento, collegata alla
creazione di nuove figure e capace di fornire importan-
ti informazioni spaziali anche di notte.
Volendo mettere ordine, l’illuminazione prettamente
funzionale è complemento, mentre quella scenografi-
ca è elemento, ma è la composizione di questi due ap-
procci che forma l’immagine notturna idealizzata per
la città. Non bisogna dimenticare che chi progetta de-
ve migliorare la qualità della vita, rendere le città più
fruibili. Per questo il lavoro del Lighting Designer co-
mincia come ricerca e analisi socio-urbanistica per de-
terminare come dovrebbe essere vista una città e come
funziona l’orientamento dei suoi abitanti. Mai come
prima deve prevalere la scala dell’uomo, dell’utente:
per muoversi in sicurezza in macchina c’è bisogno di
livelli di illuminamento orizzontali, mentre per l'uomo
che percorre la città a piedi sono necessari punti di ri-
ferimento verticali.
Dove lo scorrimento veicolare ha un andamento velo-
ce, sono previsti livelli di illuminamento molto elevati
sui piani orizzontali e questa tendenza viene favorita
dalla normativa che fissa esclusivamente livelli di illu-
minamento minimi e spinge così le amministrazioni ad
abbondare con la luce, come se più luce fosse sinoni-
mo di più sicurezza.
Privilegiando invece un’illuminazione stradale di base
leggera e uniforme, in modo che l’occhio non debba
continuamente adattarsi, è possibile mettere in rilievo
solo determinati elementi urbani partendo da livelli di
illuminamento decisamente inferiori. Non si ragiona
più per dare il massimo, ma si punta a garantire il mi-
nimo e su quello si costruisce il progetto della luce.
Ultimamente, il ruolo dell’illuminazione nelle città è
diventato argomento principe di diversi convegni e
manifestazioni in Italia: ad esempio a inizio estate la
Festa dell’Architettura a Roma, durante la quale la lu-
ce è stata protagonista sia dal punto di vista scenogra-
fico che energetico, il convegno “Quale illuminazione
per i centri storici? Il caso di Napoli” - organizzato
dall’AIDI insieme con l’Università di Federico II -
espressamente dedicato all’illuminazione dei centri
storici, in vista del grande progetto di riqualificazione
della città campana, poi a Milano il Festival Interna-
zionale della Luce e a Torino la ormai rinomata “Luci
d’Artista”, fino a chiudere con Lecce che ha ospitato
due giornate di approfondimento riguardo i Piani della
Luce e l’uso dei Led. Fra le diverse città europee che
hanno affrontato la questione dei Piani della Luce, di
certo Lione rimane il caso esemplare perché ha rag-
giunto già una seconda fase, ha fatto scuola, ha per-
messo a molti di capire come calibrare meglio il pro-
getto e le linee guida.
Già negli anni Ottanta con una capacità unica di con-
siderare la luce parte integrante dell’urbanistica, è riu-
scita a riproporre di notte la forte personalità che la ca-
ratterizza di giorno. Qui, il Piano della Luce è sinoni-
mo di qualità urbana e architettonica e gli impianti di
illuminazione pubblica ricoprono il ruolo di guida e
strumento per l’orientamento di tutti coloro che arriva-
no in città. I quartieri vengono trattati come entità a sé,
enfatizzando il carattere ambientale o quello urbano,
quello fluviale; le potenzialità scenografiche di alcuni
luoghi vengono incrementate e sono usate come
punti di un percorso per una lettura complessiva del
tessuto urbano. Grandi vie d’accesso e prospettive
dominanti fanno poi da contorno in uno scenario ar-
monico che trasforma la città in un vero e proprio or-
ganismo compatto e accogliente.
Per concludere questo focus sulla nuova importanza
che stanno acquisendo e che dovrebbero continuare
ad acquisire i Piani della Luce, occorre sottolineare
la forte valenza culturale e sociale di questi. Che si
tratti di una grande metropoli oppure di una località
di montagna, il Piano della Luce, insieme con gli al-
tri strumenti urbanistici, è uno strumento fondamen-
tale per rendere la città notturna a “misura d’uomo”.
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