ݺߣ

ݺߣShare a Scribd company logo
Classe 3^ sez. B
A.S 2014/2015
N.3) iii b shoah e disabilità
Otto Weidt fu un oppositore del nazismo e la
fabbrica da lui creata si caratterizzò per
essere, fin dagli inizi, una delle poche in cui gli
ebrei furono trattati bene.
Pur essendo cieco nulla gli impedì di ottenere
documenti falsi per i dipendenti ebrei anch’essi
disabili, nascondere un’intera famiglia in un locale
segreto del suo magazzino e persino di corrompere
i guardiani polacchi del campo di concentramento in
cui era stata rinchiusa la sua segretaria, per farle
avere cibo e vestiario. Una storia poco nota ma
molto significativa perché dimostra come la
disabilità sia stata, in questo caso, una spinta in
più per prendere l’iniziativa eroica di salvare la vita
degli altri. Un uomo che nella sua vita ha trovato
proprio nelle sue difficoltà la forza propulsiva per
opporsi con coraggio al nazifascismo.
N.3) iii b shoah e disabilità
• La disabilità, quindi, è un concetto che si è evoluto
durante il corso della storia. I disabili nel periodo pre
- e fascista erano trattati come soggetti privi di
qualsiasi diritto e dignità.
Le stesse famiglie si vergognavano di avere un bambino o un
parente disabile e, nello specifico, i malati psichiatrici venivano
reclusi in strutture totalizzanti e, molto spesso, abbandonati in esse.
Testimonianze raccolte ci dicono che durante questo periodo un
padre non accettando la disabilità di suo figlio lo rinchiuse in un
istituto di correzione. Qui il ragazzo morì per maltrattamenti e fame
poiché i metodi educativi erano punizioni corporali dove, a maggior
ragione, un bambino disabile non sarebbe potuto resistere. Oltre
che verso gli ebrei, l’ostracismo nazista si manifestò anche contro le
persone disabili. Coloro che non rientravano nei parametri di
perfezione e produttività elaborati dalla logica nazista venivano
soppressi. Fin dall’agosto del 1939 furono istituiti presso ospedali e
case di cura 22 reparti infantili, ufficialmente preposti a cure
specialistiche, ma in realtà destinati all’eliminazione dei bambini
sotto i tre anni di età affetti da “gravi malattie ereditarie”.
N.3) iii b shoah e disabilità
• Agli adulti disabili era riservato, invece, Aktion T4
situato nella villa confiscata a una famiglia ebrea.
Qui venivano eliminate delle vite indegne di essere vissute e fu
autorizzata con una lettera di Hitler datata ottobre 1939 dove egli
autorizzava la “concessione di una morte pietosa ai pazienti considerati
incurabili”. Inizialmente si trattava di un’operazione segreta: i pazienti
affetti da patologie fisiche mentali e sensoriali, (non produttivi), erano
dapprima ricoverati negli ospedali tedeschi, per poi essere trasferiti in
edifici isolati, ex caserme, penitenziari, case di cura appositamente
adattati per ucciderli. In questi luoghi furono istallate le prime camere a
gas funzionanti con monossido di carbonio e nelle vicinanze i necessari
forni crematori. 70.274 furono in un anno e mezzo le vittime. L’Aktion T4
cessò di esistere nell’estate del 1941, ma riprese sotto forma di “eutanasia
selvaggia” negli ospedali grazie a medici e infermieri che continuarono ad
uccidere i pazienti disabili con iniezioni, farmaci letali o lasciandoli morire
di fame. Il bilancio finale fu di circa 250.000 persone uccise, tra cui 5000
bambini. I responsabili dell’Aktion T4 utilizzarono le stesse procedure
anche per lo sterminio del popolo ebraico.
N.3) iii b shoah e disabilità
N.3) iii b shoah e disabilità
N.3) iii b shoah e disabilità
La mia esperienza personale mi fa capire che ancora
oggi non è così. Queste persone sono ancora derise
dall’ignoranza popolare: esiste ancora lo “ scemo del
paese” o il compagno da denigrare perché diverso.
Io so soltanto che dando la mia mano a Luigi
(nome di fantasia), lui non ha avuto più paura di me,
non ha più urlato, ma mi ha sorriso e giocato con me …
E poi carezzando la nostra Ele , lei, ogni giorno,
ci sorride e ci cerca con lo sguardo. Per questo
sensibilizziamo tutti i presenti ad amare queste
persone, perché riceveremo amore e impareremo
tanto da loro, oltre che a vivere la vita con maggiori
emozioni ed intensità.

More Related Content

N.3) iii b shoah e disabilità

  • 1. Classe 3^ sez. B A.S 2014/2015
  • 3. Otto Weidt fu un oppositore del nazismo e la fabbrica da lui creata si caratterizzò per essere, fin dagli inizi, una delle poche in cui gli ebrei furono trattati bene.
  • 4. Pur essendo cieco nulla gli impedì di ottenere documenti falsi per i dipendenti ebrei anch’essi disabili, nascondere un’intera famiglia in un locale segreto del suo magazzino e persino di corrompere i guardiani polacchi del campo di concentramento in cui era stata rinchiusa la sua segretaria, per farle avere cibo e vestiario. Una storia poco nota ma molto significativa perché dimostra come la disabilità sia stata, in questo caso, una spinta in più per prendere l’iniziativa eroica di salvare la vita degli altri. Un uomo che nella sua vita ha trovato proprio nelle sue difficoltà la forza propulsiva per opporsi con coraggio al nazifascismo.
  • 6. • La disabilità, quindi, è un concetto che si è evoluto durante il corso della storia. I disabili nel periodo pre - e fascista erano trattati come soggetti privi di qualsiasi diritto e dignità.
  • 7. Le stesse famiglie si vergognavano di avere un bambino o un parente disabile e, nello specifico, i malati psichiatrici venivano reclusi in strutture totalizzanti e, molto spesso, abbandonati in esse. Testimonianze raccolte ci dicono che durante questo periodo un padre non accettando la disabilità di suo figlio lo rinchiuse in un istituto di correzione. Qui il ragazzo morì per maltrattamenti e fame poiché i metodi educativi erano punizioni corporali dove, a maggior ragione, un bambino disabile non sarebbe potuto resistere. Oltre che verso gli ebrei, l’ostracismo nazista si manifestò anche contro le persone disabili. Coloro che non rientravano nei parametri di perfezione e produttività elaborati dalla logica nazista venivano soppressi. Fin dall’agosto del 1939 furono istituiti presso ospedali e case di cura 22 reparti infantili, ufficialmente preposti a cure specialistiche, ma in realtà destinati all’eliminazione dei bambini sotto i tre anni di età affetti da “gravi malattie ereditarie”.
  • 9. • Agli adulti disabili era riservato, invece, Aktion T4 situato nella villa confiscata a una famiglia ebrea.
  • 10. Qui venivano eliminate delle vite indegne di essere vissute e fu autorizzata con una lettera di Hitler datata ottobre 1939 dove egli autorizzava la “concessione di una morte pietosa ai pazienti considerati incurabili”. Inizialmente si trattava di un’operazione segreta: i pazienti affetti da patologie fisiche mentali e sensoriali, (non produttivi), erano dapprima ricoverati negli ospedali tedeschi, per poi essere trasferiti in edifici isolati, ex caserme, penitenziari, case di cura appositamente adattati per ucciderli. In questi luoghi furono istallate le prime camere a gas funzionanti con monossido di carbonio e nelle vicinanze i necessari forni crematori. 70.274 furono in un anno e mezzo le vittime. L’Aktion T4 cessò di esistere nell’estate del 1941, ma riprese sotto forma di “eutanasia selvaggia” negli ospedali grazie a medici e infermieri che continuarono ad uccidere i pazienti disabili con iniezioni, farmaci letali o lasciandoli morire di fame. Il bilancio finale fu di circa 250.000 persone uccise, tra cui 5000 bambini. I responsabili dell’Aktion T4 utilizzarono le stesse procedure anche per lo sterminio del popolo ebraico.
  • 14. La mia esperienza personale mi fa capire che ancora oggi non è così. Queste persone sono ancora derise dall’ignoranza popolare: esiste ancora lo “ scemo del paese” o il compagno da denigrare perché diverso. Io so soltanto che dando la mia mano a Luigi (nome di fantasia), lui non ha avuto più paura di me, non ha più urlato, ma mi ha sorriso e giocato con me … E poi carezzando la nostra Ele , lei, ogni giorno, ci sorride e ci cerca con lo sguardo. Per questo sensibilizziamo tutti i presenti ad amare queste persone, perché riceveremo amore e impareremo tanto da loro, oltre che a vivere la vita con maggiori emozioni ed intensità.