3. L'esodo giuliano dalmata, noto anche come esodo istriano,
竪 un evento storico consistito nella diaspora forzata della
maggioranza dei cittadini di etnia e di lingua italiana che si
verific嘆 a partire dalla fine della Seconda guerra mondiale
e, negli anni ad essa successivi, dai territori del Regno
dItalia, prima occupati dallArmata popolare di Liberazione
della Jugoslavia del maresciallo Josip Broz Tito e
successivamente annessi dalla Jugoslavia.
4. Il fenomeno, successivo agli eccidi, noti come massacri
delle foibe, coinvolse in generale tutti coloro che
diffidavano dal nuovo governo jugoslavo e fu
particolarmente rilevante in Istria, dove si svuotarono dei
propri abitanti interi villaggi e citt; coinvolse tutti i
territori ceduti dallItalia con il trattato di Parigi e, in
misura minore, anche alcune aree litoranee della
Dalmazia non appartenute all'Italia, ma da questa
occupate durante la guerra.
5. FURONO 350.000 CIRCA I PROFUGHI GIULIANO -
DALMATI IN UN ARCO TEMPORALE CHE VA
DALLESODO DA ZARA (1943) FINO AL 1956.
6. Il momento pi湛 drammatico dellesodo fu quello vissuto da
Pola nellinverno del 1946-47 quando unintera popolazione
(28.000 abitanti su 32.000) lasci嘆 in pochi mesi la citt
istriana che il trattato di pace faceva diventare slava. Ma
che cosa sono 28.000 persone? Sono anche mestieri,
professioni, identit, singoli individui con le loro storie
personali che se ne vanno al di l del mare, verso lignoto. Ci嘆
accadde sotto gli occhi di tutti tra cui anche gli anglo
americani e il governo italiano senza che nessuno si
opponesse a quel voler tagliare le radici di quei poveri
innocenti!
8. I profughi erano destinati i in Italia, portando con s辿
il minimo indispensabile, gli esuli giuliano - dalmati si
trovarono a vivere nella condizione di profughi, senza
essere in grado, nella maggior parte dei casi, di
provvedere autonomamente alla loro sopravvivenza.
9. Era come fosse calata una cortina di ferro, per usare la
definizione di W. Churchill, separando per sempre lEuropa
orientale da quella occidentale. Dopo la ratifica del
Trattato di Pace, il 15 settembre 1947, agli Italiani venne
concessa la possibilit di ricongiungersi alla madrepatria
esercitando il diritto di opzione: chi voleva rimanere in
Istria, a Fiume e a Zara poteva farlo solo a patto di
assumere la cittadinanza jugoslava, mentre chi voleva
mantenere la cittadinanza italiana e optare per lItalia,
doveva abbandonare entro tre mesi le terre natali.
11. La sistemazione di questa enorme massa di persone, "cui
occorre provvedere a dare un tetto unitamente a tutta
l'assistenza igienica, sanitaria, alimentare e morale",
diventa, quindi, per gli apparati governativi italiani un
problema concreto da affrontare con una certa urgenza e
risolvere nel minor tempo possibile.
12. La soluzione individuata per garantire una
rapida ed adeguata accoglienza, 竪 quella di
affidare la sistemazione dei profughi giuliano -
dalmati a campi e centri di raccolta.
13. Per poter ospitare un cos狸 vasto numero di persone,
la autorit italiane riutilizzarono strutture in disuso gi
esistenti come ospedali, caserme, scuole, conventi,
colonie, stabilimenti industriali dimessi, ma anche ex
campi di concentramento e prigionia gi usati dai
nazifascisti per l'internamento dei civili e dei
prigionieri di guerra.
15. In Italia i profughi furono accolti con diffidenza
e pregiudizio. Allarrivo delle navi a Venezia e ad
Ancona, gli esuli furono accolti con insulti,
fischi e sputi e a tutti furono prese le
impronte digitali. A La Spezia, citt dove fu
allestito un campo profughi, un dirigente della
Camera del lavoro genovese durante la campagna
elettorale dellaprile 1948 arriv嘆 ad affermare in
Sicilia hanno il bandito Giuliano, noi qui abbiamo
i banditi giuliani. A Bologna i ferrovieri, per
impedire che un treno carico di profughi
provenienti da Ancona potesse sostare in
stazione, minacciarono uno sciopero.
16. Cos狸 la stampa di sinistra: Non riusciremo mai a
considerare aventi diritto ad asilo coloro che si sono
riversati nelle nostre grandi citt. Non sotto la spinta
del nemico incalzante, ma impauriti dallalito di libert
che precedeva o coincideva con lavanzata degli
eserciti liberatori. I gerarchi, i briganti neri, i
profittatori che hanno trovato rifugio nelle citt e vi
sperperano le ricchezze rapinate e forniscono reclute
alla delinquenza comune, non meritano davvero la
nostra solidariet n辿 hanno diritto a rubarci pane e
spazio che sono gi cos狸 scarsi.
17. Molti italiani dellepoca non sapevano se considerarli
italiani o meno, dicevano che erano tutti o quasi
fascisti e nazionalisti; i governi li dimenticarono in
campi profughi sporchi e fatiscenti. In realt si
trattava di una grande comunit che pagava di persona
con la perdita delle propriet e della propria identit.
18. Vi fu chi si vide costretto a rimanere nei campi profughi anche
per dieci anni. Eppure i 350.000 profughi non scesero in piazza
ad urlare sotto le finestre delle autorit, quando Si ritrovarono
in baracche talora recintate da filo spinato, in fila con una
gavetta in mano davanti ad una marmitta militare, quando
videro per mesi ed anni i loro bambini e i loro vecchi tremare di
freddo su una brandina, mentre altri mangiavano alla loro tavola
e dormivano nei loro letti in Istria.
19. Non si verificarono tra loro episodi di delinquenza
comune, non si ricorse al terrorismo per richiamare
allattenzione dellopinione pubblica la tragedia da loro
vissuta. Circa 80.000 scelsero la via dellesilio per la
seconda volta ed emigrarono in Canada, negli Stati
Uniti, in America latina, in Australia, pur di poter vivere
in libert e continuare ad amare lItalia da lontano. La
tragedia assunse cos狸 le dimensioni di una vera e propria
DIASPORA.
20. "Lepopea dellimmigrazione, la
disumanit dei campi profughi
e la speranza di una vita in
libert. Potrebbe sembrare un
racconto come tanti altri, se
non fosse che i protagonisti
sono gli italiani, quelle migliaia
di italiani vittime dellesodo
dallIstria e dalla Dalmazia