2. Le fonti
Di tutti i poeti dell’antichità, Orazio è forse il più
prodigo di notizie autobiografiche.
nessun altro poeta antico ci parla così della propria vita
privata come fa Orazio nelle sue opere, e in particolare
in quelle non liriche (Satire ed Epistole)
importante appare anche la Vita Horati, composta agli
inizi del II secolo d.C. da Svetonio.
3. Quinto Orazio Flacco nasce l’8
dicembre del 65 a.C. a Venosa
al confine tra Puglia e Lucania
La famiglia è di umili origini:
il padre, un liberto che ha raggiunto grazie al suo
lavoro di coactor (cioè di esattore delle aste
pubbliche) una condizione discretamente agiata,
vuole che il figlio sia educato a Roma presso i
migliori maestri.
Orazio studia nella scuola del grammatico
ORBILIO (plagosus)
4. L’episodio di Filippi
Intorno al 45-44 Orazio si reca
ad Atene allo scopo di
perfezionare la propria cultura
quando viene a sapere che
Bruto e Cassio stanno
organizzando un esercito per
difendere la res publica
minacciata dalla tirannide, si
arruola come tribuno militare.
Nel 42, a Filippi l’esercito dei
cesaricidi è sconfitto; Cassio e
Bruto si uccidono; Orazio, come
la maggior parte dei soldati
sconfitti, fugge abbandonando le
armi.
5. Epistole I, 2, 49-52
Unde [ = ab armis] simul primum me dimisere
Philippi,/ decisis humilem pinnis inopemque paterni/ et
laris et fundi paupertas impulit audax/ ut versus
facerem
(«Quando Filippi mi congedò ero un uccello con le ali
spezzate, senza più l’aiuto del focolare e del fondo di
mio padre; e fu la temerità dei poveri a spingermi a
scrivere versi»
6. L’esordio
Intorno al 41-40, in seguito a un’amnistia, può tornare
a Roma: la proprietà paterna di Venosa è stata
confiscata, il padre è morto, la carriera civile ormai
preclusa
Orazio lavora come scriba quaestorius
una specie di contabile alle dipendenze dei questori.
7. paupertas impulit audax/ ut versus facerem
(Epistole II, 2, 51-52).
Conosce Vario e Virgilio, forse frequentando i circoli
epicurei
grazie ad essi nel 38 viene presentato a Mecenate.
8. Racconterà egli stesso
«il buon Virgilio una volta e Vario dopo di lui t’hanno detto
chi io fossi. Quando ti venni davanti, poche cose io dissi, a
singhiozzi -la soggezione mi legava la lingua, m’impediva di
dire di più- non che ero nato da padre famoso, non che mi
facevo portare in giro per le mie terre da un cavallo
tarentino, ma quello che ero ti dico.
Mi rispondi, come tuo costume, poche parole; vado via e tu
mi richiami nove mesi più tardi e m’inviti a essere nel
numero dei tuoi amici. Io la ritengo una cosa grande questa,
esser piaciuto a te, che sai distinguere l’uomo onesto
dall’indegno, non per la nobiltà di suo padre, ma per purezza
di vita e di cuore».
9. Tra Orazio e Mecenate nasce
una grande amicizia, che verrà
interrotta solo dalla morte.
Nel 37 Orazio fece parte, con Virgilio e Vario, del
seguito di Mecenate, impegnato per conto di Ottaviano
in una delicata missione diplomatica a Brindisi.
Del viaggio è testimonianza una delle più brillanti
satire oraziane (I, 5), il cosiddetto Iter Brundisinum,
composto sul modello dell’Iter Siculum di Lucilio.
10. La giovinezza: momento satirico
Compone le Satire (“sermones” in esametri):
35 a.C.: I libro Satire (10 componimenti)
30 a.C.: II libro Satire (8 componimenti)
30 a.C.: compone gli Epodi (in metro giambico)
Vi confluiscono i versi scritti dopo il ritorno a Roma
Modelli: Callimaco, Archiloco (VII sec. a.C.)
11. Negli anni successivi vive tra Roma e la
villa sabina donatagli intorno al 33 a.C.
da Mecenate
La ricerca di un
angulus appartato e la
conquista dell’equilibrio
interiore (autarkeia e
metriotes)
costituiscono gli obiettivi
ideali della vita e di tutta
la poesia oraziana.
12. La maturità: il momento lirico
30- 23 a.C.: Odi (3 libri, in tutto 88 componimenti o
“carmina”, in metri lirici greci)
Modelli: Alceo, Saffo, Anacreonte, Pindaro, i poeti
alessandrini
In versi isosillabici
Strofe di distici (2)
Strofe di tetrastici (4)
E’ lirica non perché soggettiva e intimistica, ma in quanto
legata a metri greci eolici trasferiti “in modos italicos”
Tale lirica greca era detta monodica perché accompagnata
dalla lira
13. Relazioni cordiali, ma non servili,
con Augusto
Rifiuta il ruolo di
segretario personale
dell’imperatore, ma
concorda con la sua
politica.
14. La vecchiaia: il momento filosofico
20 a.C.: I libro Epistole (20 componimenti in
esametri, malinconia)
13 a.C.: II libro Epistole (3 componimenti)
Ad Augusto
A Giulio Floro
Ai Pisoni, o ARS POETICA (di argomento letterario)
17 a.C.: Carmen Saeculare (poesia d’apparato per
celebrare i Ludi Saeculares)
13 a.C.: IV libro delle Odi (15 liriche)
15. Muore il 27 novembre dell’8 a.C.,
appena due mesi dopo Mecenate,
undici anni dopo Virgilio, gli amici
più cari.
humatus et conditus est extremis
Esquiliis iuxta Maecenatis tumulum.
16. Integralmente ci è giunto il corpus delle
opere oraziane
Epodi
due libri di Satire;
quattro libri di Odi, i primi tre composti dopo il
30 e pubblicati insieme nel 23, il quarto composto
dopo il 17 e pubblicato verso il 14-13;
Carmen saeculare
due libri di Epistole
18. La composizione degli Epòdi
ha inizio intorno al 42-41 (gli
anni inquieti di Filippi e
delle proscrizioni) e si
conclude dopo la battaglia di
Azio 31-30 (quando Orazio è
ormai integrato
nell’ambiente culturale
augusteo).
19. Il libro, pubblicato nel 30 e
dedicato a Mecenate,
comprende 17 componimenti.
Il titolo scelto da Orazio doveva essere quasi certamente Iambi
termine che indicava
sia determinate forme metriche (iambus è il piede
composto da una sillaba breve e da una sillaba lunga)
sia il genere letterario reso illustre in Grecia da
Archiloco e da Ipponatte
una poesia di tono aggressivo e realistico,
nella quale predominavano i sentimenti
dell’ira e della rabies.
20. Archiloco
Nato a Paro nel VII secolo a.C., figlio di un nobile e
di una schiava, soldato di ventura, uomo impetuoso
e passionale, Archiloco aveva dato origine a una
poesia polemica, di invettive e di attacchi ad
personam, di sentimenti violenti ed eccessivi
espressi con un linguaggio realistico e potente, non
privo di elementi osceni.
21. Orazio, in un’epistola scritta intorno al 20,
affermerà orgogliosamente di aver introdotto per
primo nel Lazio i giambi di Archiloco di Paro.
di Archiloco aveva voluto imitare solo
numeros animosque («i ritmi e lo spirito
aggressivo»), non le res («gli argomenti»)
parios iambos
22. In un altro passo (Odi i, 16, 22-25)
me quoque pectoris/ temptavit in dulci
iuventa/fervor et in celeres iambos/ misit
furentem («me pure tentò, nella dolce
giovinezza, il ribollire dell’animo e mi sospinse
furente verso i giambi veloci»).
In Lucilio, che scrive negli anni della libera
repubblica, prevale la volontà di incidere sulla vita
civile contemporanea, di colpire direttamente i viziosi
e i corrotti del ceto dirigente romano; in Orazio
prevale l’approfondimento morale: «invece di
attaccare le persone nei loro vizi, Orazio attacca i vizi
nelle persone».
23. Gli attacchi di Archiloco sono sempre ad
personam, feroci; quelli di Orazio sono
diretti a figure fittizie o anonime (ad
esempio un usuraio, un liberto arricchito,
una maga, una donna troppo vogliosa).
24. Il debito con Callimaco
Callimaco aveva fuso nel suo
libro motivi eziologici, politici e
favolistici.
Anche la raccolta oraziana rispecchia, nei contenuti e
nelle scelte formali, il canone alessandrino della
poikilia o variatio.
25. gli epodi VII e XVI sono di contenuto
politico
prevale un profondo pessimismo sui destini di Roma.
Orazio denuncia nell’epodo VII la colpa originaria di Roma
(il fratricidio, da cui deriverebbero le guerre civili)
nell’epodo XVI profetizza la caduta di Roma per opera dei
barbari, che la distruggeranno col fuoco e la calpesteranno
con i loro cavalli
il poeta esorta ad abbandonare il suolo maledetto di Roma e
a rivolgere le vele verso le favolose isole Beate, miracoloso
residuo dell’antica età dell’oro
(e prefigurazione mitica di uno dei più caratteristici motivi oraziani,
quello dell’angulus al riparo dal mondo).
26. Lo stile
Il modello giambico prevedeva un linguaggio
eccessivo esuberante nell’uso delle immagini e delle
figure retoriche.
Orazio sembra piuttosto orientato a sperimentare
diverse forme di linguaggio e di stile, dai termini più
ricercati a quelli più crudi, non tralasciando di ricorrere
talvolta ai livelli più bassi del parlato.
27. Le
Satire
Parallelamente alla poesia degli Epodi, Orazio coltiva
negli stessi anni un altro genere poetico, la satura,
sorta in Roma con Ennio e codificata alla fine del
secolo precedente da Lucilio.
28. Il I libro delle satire (dieci in tutto)
venne pubblicato nel 35; il II
(comprendente otto componimenti) nel
30.
Titolo
Nei manoscritti a noi pervenuti le satire di Orazio vengono
designate con il termine Sermones (da sermo,
«conversazione alla buona», già impiegato da Lucilio):
conversazioni alla buona, ispirate da una musa pedestris
(II,6,17), in linguaggio comune, quotidiano
Entrambi i libri sono dedicati a Mecenate.
29. Lucilio, l’inventor
Tre satire richiamano esplicitamente il nome di Lucilio, al quale
Orazio riconosce il primato nell’invenzione satirica.
Di Lucilio Orazio apprezza la componente autobiografica,
l’osservazione dei costumi e la piacevolezza della narrazione;
rifiuta invece lo spirito aggressivo (in particolare gli attacchi ad
personam) e lo stile, che al suo gusto appare sciatto (cum
flueret lutulentus).
30. Nelle Satire compare quel “buon senso popolare” che
Orazio ha ereditato dal padre
Dall’Epicureismo deriva il tema dell’aurea mediocritas
(valore del giusto mezzo): soddisfacimento dei bisogni
primari e valore della vera essenza dell’uomo, libero di
vivere come preferisce.
Da Varrone, autore di satire menippee in prosa e versi
trae la riflessione moralistico-filosofica
Dalla diàtriba stoico-cinica (Bione di Boristene, IV-III
secolo a.C.) il tema della ricerca di autàrkeia e metriòtes
31. Le satire di Orazio possono essere
suddivise in due tipologie diverse:
satire di carattere narrativo e rappresentativo
(centrate sul racconto di un episodio o di un
avvenimento)
in cui prevalgono gli aspetti autobiografici e descrittivi (I,
5,7,8,9)
satire di carattere discorsivo e diatribico
(centrate sul momento riflessivo e argomentativo,
spesso sviluppato attraverso dialoghi, discussioni,
aneddoti esemplari)
in cui prevalgono gli aspetti filosofici (I, 2,3,4,6,10)
32. A che cosa mira il poeta?
condurre
l’uomo sulla
via della
saggezza e
della
felicità.
33. autarkeia («l’autosufficienza interiore»)
e metriotes («il giusto mezzo», la
«moderazione»).
La virtù consiste nell’evitare ogni eccesso:
est modus in rebus, sunt certi
denique fines,/ quos ultra citraque
nequit consistere rectum I, 1, 106-
107.
34. nutrito di filosofia greca, Orazio non
segue un preciso indirizzo dottrinale
L’epicureismo è sicuramente la dottrina a cui il
poeta si sente più vicino, per il rilievo che questa
scuola aveva dato ai temi del lathe biosas e
dell’amicizia (philia)
35. La figura del poeta satirico
entra in scena in quasi tutte le satire senza pretendere di
assumere un ruolo esemplare: Orazio è un anti-
eroe consapevole dei propri difetti e delle proprie
debolezze
è doveroso fare innanzitutto un sincero esame di se stessi
36. Ironia ed autoironia
Orazio è disposto a prendersi in giro e a divertire i suoi
lettori, come nella satira 9 del primo libro, scegliendo
toni scherzosi e un parlare alla buona.
castigat ridendo
mores.
37. Il
destinatario
«non darti pena perché t’ammiri la
folla, contentati di pochi lettori» (I, 10, 73-
74).
Questi pauci lectores si identificano con la piccola cerchia degli
amici e dei poeti: Orazio destina il frutto della propria ricerca
poetica e morale in primo luogo a se stesso e poi a coloro ai
quali si sente legato secondo un’istanza essenzialmente epicurea
da un’affinità umana e intellettuale.
38. Il II libro
sensibili differenze sul piano tonale e strutturale.
Prevale intanto la forma dialogica, mentre si
riduce decisamente lo spazio
autobiografico (limitato sostanzialmente alla
satira 6).
39. rinunciando al suo ruolo di protagonista,
Orazio mostra di aver perso la fiducia
nella funzione della satira
Il poeta, che intorno al 33 ha ricevuto da Mecenate il
graditissimo dono della villa sabina, sembra ora preferire
l’isolamento.
La satira II,6 è infatti un elogio della vita rustica, suggellato
dalla favola del topo di città e del topo di campagna
40. Orazio nella satira 7
offre al lettore, per
bocca del servo Davo,
un autoritratto al
negativo
Orazio viene dipinto dal
servo come un uomo
collerico e inquieto,
incapace di resistere alle
seduzioni di banchetti
sontuosi o di avventure
d’amore.
41. La forma
Il tono è più intimo: si infittiscono i momenti di
riflessione e di sentenziosità morale, mentre
spariscono quasi completamente gli aspetti
propriamente “satirici” e aggressivi e anche quelli
mimici e drammatici
42. Le Odi in 4 libri
(primi tre pubblicati nel 23; il quarto pubblicato nel 13)
Ode I,1, a Mecenate
Ricognizione di bioi, al termine della quale il poeta dichiara la
propria predilezione per la vita del lyricus vates, sotto la
protezione di Euterpe e Polimnia, muse greche della lira di
Lesbo
Allusione alla patria dei due grandi lirici arcaici Saffo e Alceo
Altri modelli: Anacreonte (poesia amorosa), Pindaro
(dichiarato modello irraggiungibile), lirici ellenistici non
definiti
Ode IV,2: Pindaro è il cigno tebano che tende alle nubi;
Orazio si paragona invece a un’ape che con fatica compone
distillati e laboriosi carmi (labor limae, come nella poesia
neoterica e alessandrina)
43. Ode III,3 EXEGI MONUMENTUM
Il poeta, definitosi
altrove Musarum
sacerdos, è consapevole
della raggiunta
eccellenza
44. Tipologia delle odi
Allocutiva (no monologo
interiore)
Impianto discorsivo inserito
in situazione topica
Lode della divinità>inno
Banchetto>lirica simposiaca
Viaggio di un
amico>propemptikòn
Compianto per la
morte>epicedio
Arte allusiva, con inserzione
di citazioni dai modelli
Filoni:
Religioso
Erotico
Conviviale
Gnomico
civile
45. L’Ars Poetica
(epistola in 476 esametri ai Pisoni, i due figli di
Lucio Pisone, console nel 15 a.C.)
FONTE:
Neottolemo di Pario (IV
sec. a.C.), autore di una
poetica in cui sosteneva
che fine del poeta non è
solo il piacere, ma l’utile
Temi:
L’arte del poetare
La figura del poeta
46. L’arte del poetare
L’autore deve scegliere
contenuti idonei alle
proprie forze
La materia deve
strutturarsi organicamente
seguendo un ORDO
Va considerato l’IMPATTO
SUL PUBBLICO:
“non basta che la poesia sia
belle: deve essere anche
dolce e dare gioia e
trascinare l’anima di chi
ascolta ovunque voglia”
(vv.99-100)
Importanti le scelte
LESSICALI e METRICHE
L’originalità non è
dovuta alla scelta di
argomenti nuovi, ma alla
PERSONALE
RIELABORAZIONE di
temi noti
La cura formale (LABOR
LIMAE) è garanzia di
prestigio letterario
47. La figura del poeta
L’artifex deve conquistare
la SAPIENTIA, vera fonte
dello scriver bene
Il poeta deve congiungere
l’UTILE al DILETTEVOLE,
evitando mediocrità e
superficialità
La poesia è frutto di
natura ma deve
coniugarsi
all’apprendimento delle
TECNICHE LETTERARIE
Il RUDE INGENIUM (estro,
vena poetica) insufficiente
al vero poeta