Odorno ci invita a considerare che dopo
Auschwitz nulla potr pi湛 essere come
prima, nessuna categoria, nessuna parola,
nemmeno quelle teologiche. La Shoah ci si
presenta, nella sua tragica insensatezza,
come una realt con la quale dobbiamo
necessariamente fare i conti. Ma
confrontarsi con essa, cercare di
interpretarla, non pu嘆 non portarci a
rimettere in discussione ci嘆 che prima
avevamo creduto e pensato. possibile
comprendere la Shoah? ancora possibile
pensare e credere dopo Auschwitz?
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Pensare e credere dopo Auschwitz
1. Odorno ci invita a considerare che dopo
Auschwitz nulla potr pi湛 essere come
prima, nessuna categoria, nessuna parola,
nemmeno quelle teologiche. La Shoah ci si
presenta, nella sua tragica insensatezza,
come una realt con la quale dobbiamo
necessariamente fare i conti. Ma
confrontarsi con essa, cercare di
interpretarla, non pu嘆 non portarci a
rimettere in discussione ci嘆 che prima
avevamo creduto e pensato. possibile
comprendere la Shoah? ancora possibile
pensare e credere dopo Auschwitz?
PENSARE E
CREDERE
DOPO
AUSCHWITZ
Dalla Shoah come fenomeno da
interpretare al concetto di Dio
dopo Auschwitz
Luca Bezzini
2. Pensare e credere dopo Auschwitz
Luca Bezzini
1. La Shoah: fenomeno incomprensibile o fenomeno da interpretare?
Il genocidio degli ebrei avvenuto in Germania 竪 levento storico che pi湛 di ogni
altro 竪 rimasto impresso nella memoria collettiva. Anche al giorno doggi alcuni
storici negazionisti cercano di minimizzare, se non addirittura negare lesistenza dei
campi di sterminio e della Shoah. Tuttavia la loro posizione, come pure quella dei
sempre pi湛 numerosi gruppi politici neonazisti, non 竪 da ascrivere allignoranza dei
fatti storici, ma piuttosto alla ideologia nostalgica cui appartengono. Infatti lo
sterminio degli ebrei 竪 un fatto conosciuto da, quasi, tutti; in tutte le scuole, a
qualsiasi livello, lo si insegna. Gli spazi che la scuola ed i giornali dedicano al
genocidio degli ebrei sono molto superiori a quelli dedicati a tutti gli altri genocidi
che hanno costellato la storia dellumanit, ma questa attenzione, che gli stessi
negazionisti ed anche parte del movimento revisionista giudicano eccessiva o
addirittura infondata, ha una profonda ragione dessere. La Shoah ha sconvolto tutta
la cultura europea ed occidentale; il fatto che si sia verificata in Germania, la culla
per certi versi della civilt europea, e con lappoggio di gran parte della popolazione,
non fu quindi il frutto della mente malata di un dittatore folle, costringe tutti gli
occidentali ad un serio esame di coscienza.
Emmanuel L辿vinas, noto pensatore lituano naturalizzato francese, nonch辿
allievo di Martin Heidegger (filosofo che in un determinato periodo della sua vita
ader狸 al Nazionalsocialismo tedesco, pur non risultando mai organico ad esso), ha
cercato di analizzare, in un saggio breve del 1934 apparso nella rivista 束Esprit損, il
significato e la vera natura dellideologia nazionalsocialista e dellabisso che la
separa dalla tradizione filosofica europea. Questa tradizione 竪 permeata dai concetti
umanistici di libert (collegata in un certo modo allidea religiosa di anima) e di
universalit. Lhitlerismo invece, si rif ai valori del sangue, della razza e del suolo.
Sparisce dunque la componente umanistica della civilt europea, e con essa il
concetto di autonomia spirituale. La concezione dualistica delluomo come anima
(essenza) e corpo viene distrutta dal nazionalsocialismo, che impedisce cos狸 allessere
umano di superare con la propria libert e ragione la situazione in cui si trova.
Secondo L辿vinas gi il marxismo aveva in parte colpito il concetto che la
cultura europea aveva di libert. Tuttavia, pur avendo modificato questo principio
definendolo come derivato dalla condizione esistenziale, il marxismo non aveva
escluso completamente la libert. Lhitlerismo al contrario, elimina qualsiasi valore
2
3. immateriale sostenendo la necessit di identificare il proprio Io con lesistenza
biologica, rappresenta dunque lesatto opposto della cultura europea.
Anche Romano Guardini (in una conferenza tenuta a Tubinga nel 1952, dal
titolo Verantwortung. Gedanken zur judischen Frage) reput嘆 che limpatto distruttivo
del nazismo sulla civilt occidentale fosse da ricercarsi nel suo completo
capovolgimento del principio base delluomo come persona. Guardini, per嘆, si
concentr嘆 molto sul ruolo giocato dalla componente statalista dellideologia
nazionalsocialista: luomo viene privato dei suoi valori extracorporei perch辿 deve
essere come un automa, permettendo cos狸 allo Stato di usufruire di s辿 totalmente e di
giudicarlo utile o dannoso. Lo sterminio degli ebrei deve quindi essere visto prima di
tutto come il prodotto dellimpostazione totalitaristica dello Stato, che tende sempre
alla spersonalizzazione degli uomini; la riprova di ci嘆 竪 evidente se pensiamo
allorganizzazione con cui venivano gestiti i lager con la creazione di figure come
quella del kap嘆. Solo cos狸 si pu嘆 spiegare il connubio tra crudelt, tecnica ed
efficienza realizzato dal nazismo, qualcosa di ben diverso rispetto ad un temporaneo
risveglio di primitiva ferocia.
Il filosofo tedesco Karl Jaspers ha analizzato, in una serie di lezioni tenute
alluniversit di Heidelberg nel 1946, un altro aspetto del nazismo: la questione della
colpa. Egli si rese conto fin da subito che sui tedeschi pesava una responsabilit per
quel che era successo alle vittime dei campi di sterminio, restava da stabilire quanta
di questa responsabilit andasse attribuita ad ogni singolo abitante della Germania.
Jaspers ritiene necessario innanzitutto classificare i vari tipi di colpa che esistono.
Infatti esiste la colpa criminale, ovvero i misfatti penalmente perseguibili compiuti
individualmente. C竪 poi la colpa politica, cio竪 le responsabilit dei politici e di tutti i
cittadini quando compiono unazione politica (votando ad esempio). Importante 竪
anche la colpa morale, il peso che ciascuno si porta sulla coscienza, le azioni che
vanno comunque sempre sottoposte al giudizio morale, come obbedire ad un ordine.
A queste tre colpe va aggiunta anche la colpa metafisica, un concetto introdotto da
Jaspers che pu嘆 essere definito come la violazione di quel sentimento che ci unisce a
tutti i nostri simili. Ci嘆 fa s狸 che 束ciascuno sia in un certo senso corresponsabile per
tutte le ingiustizie e i torti che si verificano nel mondo損, dunque ognuno di noi
quando non fa tutto il possibile per impedire queste malvagit deve sentirsi colpevole.
Un altro noto filosofo che si 竪 dedicato allo studio della Shoah, e soprattutto
delle sue ripercussioni sul pensiero filosofico, 竪 stato Theodor W. Adorno. Egli
ritiene che il genocidio degli ebrei (ben esprimibile col nome di un luogo: Auschwitz)
sia una specie di confine da cui non si pu嘆 pi湛 tornare indietro perch辿 rappresenta il
fallimento della civilt occidentale. Adorno esamina questa questione in Dialettica
negativa: un libro scritto tra il 1959 ed il 1966 con testi ed interventi fatti dallautore
in quegli anni e negli anni Trenta. Nella parte conclusiva del libro il filosofo ci spiega
come secondo lui lolocausto abbia reso la morte il significato principale
dellesistenza. 束Poich辿 nei campi di concentramento non moriva pi湛 lindividuo, ma
lesemplare, il morire deve attaccarsi anche a quelli sfuggiti a tale misura損 ovvero ai
superstiti. Si esiste perch辿 si deve morire: 束Auschwitz conferma la norma filosofica
della pura identit come morte損.
3
4. Per Adorno 束Il dolore incessante ha tanto diritto ad esprimersi quanto il
martirizzato di urlare; perci嘆 forse 竪 falso aver detto che dopo Auschwitz non si pu嘆
pi湛 scrivere una poesia. Invece non 竪 falsa la questione meno culturale, se dopo
Auschwitz si possa ancora vivere, se specialmente lo possa chi vi 竪 sfuggito per caso
e di norma avrebbe dovuto essere liquidato損. Proprio in questa seconda affermazione
si pu嘆 ritrovare la tesi dellautore. Secondo il filosofo la perdita nel campo di
concentramento di significato, importanza e soprattutto unicit dellindividualit,
della persona, (perdita dovuta al fatto che il s辿 del liquidatore 竪 indifferente al s辿
della vittima) impedisce la ricostruzione di una vita nella societ borghese, la quale 竪
basata sulla centralit di quel s辿 che 竪 la causa della tragedia di Auschwitz.
2. La banalit del male
Emmanuel L辿vinas ha fatto uso del concetto di Male elementare, per
"spiegare" il nazionalsocialismo. Lautore afferma che 束lorigine delle sanguinose
barbarie del nazionalsocialismo non siano in una qualche contingente anomalia della
ragione umana, n辿 in un qualche malinteso ideologico accidentale, ma che tale
origine attenga ad una possibilit essenziale del Male elementare cui ogni buona
logica pu嘆 condurre e nei cui confronti la filosofia occidentale non si era abbastanza
assicurata損 1.
Nellinterpretazione della Shoah, Hannah Arendt ha introdotto, com'竪 noto, un
elemento di suggestiva originalit: il tema della banalit del male 2. Nel 1961
Hannah Arendt segu狸 le 120 sedute del processo Eichmann, il famigerato criminale
nazista, come inviata del settimanale 束New Yorker損 a Gerusalemme. Otto Adolf
Eichmann, era stato responsabile della sezione IV-B-4, competente sugli affari
concernenti gli ebrei, dell'ufficio centrale per la sicurezza del Reich. Eichmann non
era mai andato oltre il grado di tenente-colonnello, ma, per l'ufficio ricoperto, aveva
svolto una funzione importante, su scala europea nella politica del regime nazista,
infatti aveva coordinato l'organizzazione dei trasferimenti degli ebrei verso i vari
campi di concentramento e di sterminio. Nel maggio 1960 agenti israeliani lo
catturarono in Argentina, dove si era rifugiato, e lo portarono a Gerusalemme.
Processato da un tribunale israeliano, nella sua difesa tenne a precisare che, in fondo,
si era occupato "soltanto di trasporti". Fu condannato a morte mediante impiccagione
e la sentenza fu eseguita il 31 maggio del 1962.
Questo processo diede occasione a molti di riflettere sulla natura umana e sui
movimenti del presente. Hannah Arendt concluse che Eichmann, come detto, tutto
era fuorch辿 anormale, questa era la sua dote pi湛 spaventosa. Sarebbe stato meno
temibile un mostro inumano, perch辿 proprio in quanto tale rendeva difficile
identificarvisi. Ma quel che diceva Eichmann e il modo in cui lo diceva, non faceva
altro che tracciare il quadro di una persona che sarebbe potuta essere chiunque,
1 E. LVINAS, Alcune riflessioni sulla filosofia dell hitlerismo, (Introduzione di G. Agamben) Quodlibet,
Macerata 1997.
2 H. ARENDT, La banalit del male. Eichmann a Gerusalemme, Feltrinelli, 2001 [ed. orig. 1963].
4
5. chiunque poteva essere Eichmann, sarebbe bastato essere senza idee come lui.
Durante una delle sedute, Eichmann afferm嘆 con gran foga di aver sempre vissuto
secondo i principi delletica kantiana e in particolare conformemente alla definizione
kantiana del dovere che lui interpretava ad uso privato della povera gente. In questa
versione tutto ci嘆 che restava dello spirito kantiano, era che luomo deve fare
qualcosa di pi湛 che obbedire alla legge, deve andare al di l della semplice
obbedienza e identificare la propria volont col principio che sta dietro la legge cio竪,
la fonte da cui la legge 竪 scaturita.
Questa lontananza dalla vera realt e la mancanza di idee sono il presupposto
fondamentale del regime totalitario, il quale tende ad allontanare luomo dalla vera
realt sostituendone una sua, rendendolo meno di un ingranaggio in una macchina.
Normalmente le violazioni della legge sotto la difesa della ragion di stato sono
giustificabili perch辿 proprio in quanto azioni di stato sono misure eccezionali,
violazioni commesse per salvaguardare lesistenza dello stesso quando viene
minacciato. Ma in un sistema come quello nazista le cose sono esattamente al
contrario, il crimine 竪 labitudine. Ma come si pu嘆 distinguere il crimine quando si
vive nel crimine? Quando ci si trovi di fronte a un massacro organizzato da uno stato?
Era questo che il processo ad Adolf Eichmann avrebbe dovuto spiegare secondo la
Arendt.L
a scrittrice afferma inoltre che il male non 竪 mai radicale, ma soltanto
estremo, e che non possiede n辿 la profondit n辿 una dimensione demoniaca. Esso pu嘆
invadere e devastare tutto il mondo perch辿 cresce in superficie come un fungo. Esso
sfida il pensiero, perch辿 il pensiero cerca di raggiungere la profondit, e di arrivare in
basso sino alle radici, ma nel momento in cui cerca il male, 竪 frustrato perch辿 non
trova nulla. Questa 竪 la sua "banalit"... solo il bene ha profondit e pu嘆 essere
integrale.
Il male non pu嘆 mai essere riconosciuto a priori, ci嘆 che per noi 竪 male 竪 quello
che non accade mai o accade rare volte, ma quello vero, quello banale, 竪 quello che,
scambiandolo per il bene, compiamo quotidianamente. La moralit, purtroppo, non 竪
soggettiva, ma dipende dal periodo storico dalla religione dal luogo in cui ci troviamo
e quindi il male viene riconosciuto a posteriori e viene determinato dalla nuova
moralit che si 竪 instaurata.
3. ancora possibile credere dopo Auschwitz?
Come giustificare Dio di fronte al problema del male? Gi gli Epicurei, in
polemica con gli Stoici, ponendosi il problema dellorigine del male e dellesistenza di
Dio, erano propensi a negare questultimo, in quanto responsabile della presenza del
male nel mondo. Il male che si 竪 consumato ad Auschwitz riapre con terribile attualit
il problema classico della teodicea: Auschwitz configura un male radicale, un odio
profondo della libert contro se stessa. Auschwitz costituisce lirrapresentabile
incarnazione del male radicale nella storia. Con ci嘆 tornano paradossalmente a
rincontrarsi quei termini che costituiscono il nocciolo della teodicea: il male nel
5
6. mondo, la cui problematica Auschwitz ripropone con nuova forza e la presenza di
Dio al mondo, una presenza questa segnata da un profondo silenzio. Auschwitz
costituisce cos狸 una provocazione ineludibile a parlare di Dio.
Nel testo La notte, Elie Wiesel narra che una sera, tornando dal lavoro, i
prigionieri del campo di concentramento furono portati davanti a tre forche per
assistere allimpiccagione di tre condannati; si trattava di due adulti presso i quali
erano state scoperte delle armi e di un bambino che, pur sapendolo, non aveva
tradito nonostante le torture. Mentre i primi morirono subito, il bambino il pipel,
come erano chiamati i ragazzini agonizz嘆 per pi湛 di mezzora. Wiesel scrive che in
quel momento era l e sent狸 dietro di s辿 束il solito uomo domandare: Dov竪 dunque
Dio? E io sentivo in me una voce che gli rispondeva: dov竪? Eccolo: 竪 appeso l狸, a
quella forca損 3.
Nello stesso testo, Wiesel scrive: 束Mai dimenticher嘆 quelle fiamme che
consumarono per sempre la mia Fede. Mai dimenticher嘆 quegli istanti che
assassinarono il mio Dio e la mia anima, e i miei sogni, che presero il volo del
deserto損. Sono parole che evidenziano il senso di distruzione che Auschwitz ha
determinato nelle coscienze di coloro che lhanno vissuto: si insinua il dubbio circa la
possibilit di credere ancora in Dio, poich辿, se Dio esiste davvero ed 竪, come tutte le
religioni predicano, "immensamente buono", non avrebbe potuto permettere
Auschwitz, il pi湛 atroce tra tutti gli stermini che la storia abbia conosciuto. Il silenzio
di Dio permette la tragedia degli uomini e offusca la fede. Dio 竪 morto ad Auschwitz,
perch辿 se Dio si mantiene Egli Signore della storia resta direttamente o
indirettamente legato ad Auschwitz. Cos狸 la Shoah costituisce lirrappresentabile
incarnazione del male nella storia ed 竪 come se Dio fosse stato ucciso dalla grandezza
di questo male.
Richard Rubenstein nel suo testo After Auschwitz (Indianapolis, 1966),
configura quindi il tempo dopo Auschwotz come il tempo in cui dobbiamo vivere
senza Dio, perch辿 solo cos狸 竪 possibile conservare la non-necessit e linsensatezza dei
campi di sterminio. Una delle conclusioni a cui Rubenstein giunge 竪 che
束lescatologia 竪 una malattia con la quale luomo dissimula a se stesso il volto tragico
e in definitiva disperato del suo fato. C竪 solo un messia che ci redime dallironia, dal
lavoro e dalle angustie dellesistenza umana. Egli verr sicuramente. Ma egli 竪
lAngelo della Morte. La morte 竪 il solo vero messia e la terra dei morti 竪 il luogo del
vero regno di Dio. Solo nella morte noi siamo redenti dalle vicissitudini dellesistenza
umana損.
Non tutti, in realt, sono per嘆 disposti a rimettere in discussione Dio a causa di
Auschwitz. La fede nel Dio di Israele deve sorreggere il credente nella gioia come
nel pianto. Nulla pu嘆 attentare a tale fede. Dio non 竪 toccato dagli eventi storici. Come
dice Kierkegaard, e cos狸 vive il fedele ebreo, avere fede significa credere malgrado
ogni evento esterno. Nellalternativa tra Dio e la realt 竪 Dio ad avere la meglio.
Luomo non pu嘆 e non ha la capacit di comprendere le vie misteriose del Signore: a
Dio compete lambito della fede, alluomo quelle della storia. Tra Dio e luomo c竪 un
mistero incolmabile: il Dio trascendente rimane sempre nella trascendenza.
3 E. WIESEL, La notte, Parigi 1958.
6
7. Eppure Auschwitz giunge ad intaccare questa dimensione di assoluta
trascendenza. Ad Auschwitz 竪 la realt la realt di morte e di distruzione che
costringe Dio a lasciare lisolamento ed ogni possibile arroccamento nel mistero. Del
resto, gi in passato Dio non ha disdegnato di rivolgersi al suo popolo (ad esempio
con i profeti), Dio non si 竪 chiuso nel mistero. Ma se Dio e fede restano immutati
dopo Auschwitz, allora le vittime della Shoah non vengono prese seriamente. Ecco
perch辿 sfida e protesta nei confronti di Dio possono farsi radicali e giungere persino al
suo rifiuto: di fronte ad Auschwitz non esiste alcun Dio che veglia sugli uomini, siano
essi criminali o santi. E se anche un tale Dio esistesse, egli andrebbe rigettato, dato
che, per raggiungere i suoi scopi la suprema armonia, il bene della creazione o
qualunque altro telos ha permesso che la distruzione avesse luogo. Lunico vero
credente 竪 colui che rinnega Dio: lateo.
Un precedente letterario per tale risposta si ha con Dostoevskij, ne I fratelli
Karamazov. la rappresentazione dellateismo di ribellione, che si manifesta quando
Ivan Karamazov, parlando della sofferenza dei bambini con il fratello Alj嘆sa,
esclama: 束Rifiuto assolutamente la suprema armonia. Essa non vale una lacrima anche
sola di quella bambina martoriata che si batteva il petto col suo piccolo pugno, e
pregava il buon Dio nel suo fetido stambugio versando le sue lacrime invendicate損 4.
stato notato, tuttavia, come per嘆 la risposta di Ivan Karamazov affronti il
problema del confronto con Dio solo a livello emotivo, senza tenere conto della
complessit della realt e delle situazioni intermedie che essa presenta. La realt di
dolore e sofferenza che il mondo manifesta, agisce contro Dio e conduce Ivan alla
rivolta. Perci嘆, malgrado le apparenze, la proposta rimane religiosa, in quanto Dio
non viene scalzato dal suo trono: si tratta di un ateismo di ribellione, che si colloca
ancora allinterno dellorizzonte di fede. La tragedia di Ivan consiste nel fatto che Dio
e male non sono in alternativa; vanno affrontati insieme, fatti giocare uno contro
laltro, in modo che non uno dei due principi venga escluso, ma che entrambi
acquistino maggior valenza ontologica. La rivolta assoluta, dopo Auschwitz, 竪
affascinante, tentante, cos狸 come sembra esserlo la posizione di Ivan, ma non 竪
efficace.
In un discorso tenuto nel 1970 (Talking and Writing and Keeping Silence), Elie
Wiesel esprime forti critiche ad ogni tentativo di risolvere il problema del rapporto tra
Dio e Auschwitz attraverso la mera negazione di uno dei due termini della relazione,
nello specifico Dio. Per Wiesel si tratta di tenere assieme la 束necessit di credere損 e
l束impossibilit a credere損; queste le indicazioni contraddittorie che Wiesel d. Autori
come Rubenstein, invece, abbiamo visto, compiono precisamente la mossa che Wiesel
vieta di compiere: si nega che Dio sia presente alla storia, il che equivale a negare il
Dio dellebraismo tout court. Rubenstein, inoltre, negando Dio come portatore di
senso al mondo, attenua la scandalosit del male di Auschwitz. S狸, perch辿 in un
universo ontologicamente privo di senso, il non-senso di Auschwitz 竪 normale, rientra
nella situazione delluniverso. Se lo stato ontologico del reale 竪 quello del non-senso,
il dolore, la sofferenza, Auschwitz diventano norma, non leccezione e lo scandalo. Il
4 F. DOSTOEVSKIJ, I fratelli Karamazov, tr.it. da. Polledro, Milano, Garzanti, 1974, pp 261.
7
8. male viene cos狸 ad essere attenuato e minimizzato. Affermare il male come non-senso
竪 possibile solo se si afferma contemporaneamente il bene (Dio) come senso, pena lo
scadere del non-senso a banalit. Senso e non-senso, bene e male possono essere
affermati soltanto insieme, come due termini inseparabili di un dilemma insolvibile.
Il filosofo Luigi Pareyson scrive che 束non c竪 indizio pi湛 sicuro della divinit
che la realt stessa del male []. Il male 竪 impensabile senza Dio []. Non 竪 difficile
riconoscere che se non ci fosse Dio il male non sarebbe, e che la stessa esistenza del
male attesta la presenza di Dio, di un Dio offeso e irato e di un Dio sofferente e
redentore損 (L. PAREYSON, La filosofia di fronte al male, 1988). La scelta che si
impone 竪 dunque quella tra affermazione del male e Dio, o cancellazione tanto del
male quanto di Dio. Rubenstein si illude di poter affermare il male negando la
positivit di Dio; non si accorge che cos狸 facendo finisce invece facile preda di un
nichilismo ateo, consolatorio e confortevole, che nega sia il male che Dio. Cos狸 anche
Auschwitz viene spazzato via, ma questo non 竪 certo quello che Rubenstein desidera.
Se Dio non 竪 il criterio di giustizia assoluto, Auschwitz non ne 竪 la
violazione; esso 竪 solo uno tra i tanti casi di dolore che hanno luogo nella realt. La
condanna etica al male di Auschwitz perde cos狸 molto del suo spessore ontologico. Se
di fronte allo scandalo del male affrontiamo il problema della teodicea propendendo
per la soluzione della morte di Dio, noi, cos狸 facendo, riduciamo e annulliamo la
potenza ontologica del male; questa, infatti, dimostra la sua grandiosit solo sullo
sfondo del bene. La stessa condanna etica del male diviene insostenibile, in quanto
non esiste pi湛 una realt assoluta (prima costituita da Dio) di cui il male risulti essere
la violazione. Cos狸, il male perde definitivamente ogni carattere di scandalo.
Ecco perch辿 negare Dio a motivo di Auschwitz significa tradire Auschwitz; cos狸
come del resto 竪 un tradimento di Auschwitz anche il continuare a credere in maniera
immutata nella stessa immagine di Dio. Si tratter, allora, di mantenere la fede in Dio,
ma in una maniera nuova: questa diviene lunica fedelt possibile, a Dio e alle vittime.
Secondo Paolo De Benedetti, siamo di fronte allineffabilit di Dio di cui dopo
Auschwitz siamo costretti a occuparci credendo o tentando di credere o litigando con
lui o compatendolo. Non possiamo dire cose certe di lui, infatti, se parlassimo con
troppa sicurezza di Dio rischieremmo di essere presi per mentitori. Davanti al suo
silenzio ci rimane il forse, che non vuol dire: forse Dio non c竪, forse Dio c竪. Vuol
dire invece: forse ho capito perch辿 tace, forse non lho capito, forse fa bene a tacere,
forse fa male. Questo forse ci viene anche dallimpossibilit di capire pienamente
quello che vogliono dire a noi le vittime; probabilmente vogliono soltanto essere vive
nella nostra memoria, dal momento che non sono state vive nella vita 5.
4. Il concetto di Dio dopo Auschwitz
Sulla base del percorso realizzato, abbiamo visto come la soluzione della morte
di Dio, o della sua sostituzione con un Santo Nulla, minimizza il male, lo attenua
5 Cfr. P. DE BENEDETTI, Quale Dio? Una domanda dalla storia, Morcelliana, Brescia 1997 pp. 61-62.
8
9. ignorandone gli aspetti fondamentali di rottura e interruzione, scandalo e ribellione.
necessario pensare ad un Dio vivo, agente nella storia, perch辿 il male mantenga tutto
il suo senso morale e metafisico. Daltra parte per嘆 il male di Auschwitz mette in
crisi ogni tradizionale spiegazione del rapporto Dio-male. Non sembra cos狸 possibile
uscire dal circolo, per cui 竪 necessaria la presenza di Dio perch辿 il male abbia senso,
ma lesistenza del male, considerata nella sua gravit, pone in crisi ogni tentativo di
spiegazione del rapporto tra Dio e il male. Ecco perch辿 alcuni autori hanno tentato di
orientarsi verso una nuova idea di Dio: unidea che muovendo dalla crisi
dellonnipotenza divina faccia leva sulla sua debolezza, permettendo cos狸 dalla
debolezza di Dio di conquistare la responsabilit delluomo. Tra questi autori 竪 Hans
Jonas.
Lopera di Hans Jonas, Il concetto di Dio dopo Auschwitz, analizza la
problematica secondo una prospettiva religiosa, pi湛 particolarmente secondo quella
ebraica. Il filosofo si concentra soprattutto sul dolore delle vittime e sullassurdit
delle loro morti, prima di parlare di razionalit e giustificazioni storiche o filosofiche;
scrive infatti che 束Coloro che vi morirono, furono innanzitutto privati della loro
umanit in uno stato di estrema umiliazione e indigenza; nessun barlume di dignit
umana fu lasciato a chi era destinato alla soluzione finale損 6. LAutore intende
sottolineare cos狸 limpossibilit di considerare Auschwitz come una persecuzione
religiosa, ma linevitabilit di concepirlo come pura e semplice fabbrica di morte.
Per lEbreo, che vede nel mondo, a differenza del Cristiano, il luogo della
creazione e vede Dio come il signore della storia, 竪 inevitabile quindi una rimessa
in discussione del concetto di Dio dopo Auschwitz.
Jonas avvia il suo vero e proprio saggio di teodicea criticando la teologia
tradizionale ebraica e non, e discutendo quindi degli attributi di Dio. Bont assoluta,
onnipotenza e comprensibilit secondo lui non possono coesistere, in quanto
laffermazione di due di questi esclude categoricamente la terza. Parte cos狸 dal
presupposto che lonnipotenza sia assurda in se stessa dicendo che 束la potenza
assoluta non ha , nella sua solitudine, nessun oggetto su cui poter agire. Ma come
potenza priva di oggetto, 竪 potenza priva di potenza, potenza che nega se stessa損.
Quindi Jonas, rifiutando la possibilit di motivare la disumanit di Auschwitz con
laffermazione del principio manicheo della coesistenza di due principi (bene e male)
che escluderebbero il monoteismo, afferma limpotenza di Dio. Secondo Jonas questa
pu嘆 essere considerata quasi come unimpotenza dovuta ad una scelta consapevole, in
quanto Dio 束dopo aver rinunciato con la creazione ad essere tutto in tutti損, ha limitato
volontariamente la propria onnipotenza cos狸 che si pu嘆 considerare la creazione come
束atto di assoluta sovranit, con cui la divinit ha consentito a non esser pi湛, per lungo
tempo assoluta損. Jonas riprende questa visione dalla teoria di Luria dello Tzimtzum,
non limitandosi per嘆 ad un imitazione passiva, ma volendola superare affermando
qualcosa in pi湛 rispetto alla concezione di Dio che al momento della creazione si
ritira in se stesso e si autolimita.
6 H. JONAS, Il concetto di Dio dopo Auschwitz. Una voce ebraica, Edizione originale 1987, Traduzione di
Carlo Angelino, Edizione Il Melangolo 1993.
9
10. Jonas dopo tali ragionamenti si pone anche di fronte al problema della
giustificabilit di Dio di fronte al male di Auschwitz; egli ci dice che Dio nel
momento in cui si scaten嘆 la furia di Auschwitz rest嘆 muto. Ma il filosofo aggiunge
che 束non intervenne, non perch辿 non volle, ma perch辿 non fu in condizioni di farlo損,
rinunciando cos狸 allidea di un Dio che reagisce con la mano forte e con il braccio
teso allontanandosi dalle pi湛 antiche dottrine dellebraismo. Dio, secondo Jonas, non
竪 in grado di reagire, ma questo non significa che Egli si limiti a guardare, in
quanto Auschwitz costituisce uninguaribile ferita in Dio,uninsanabile lacerazione e
che Egli 竪 solidale e compassionevole nei confronti delluomo dimostrando cos狸 la
simpatia con questo. Ci嘆 significa anche spostare lattenzione dalla teodicea
allantropodicea, come ci mostra Jonas affermando che 束dopo essersi affidato
totalmente al divenire del mondo, Dio non ha pi湛 nulla da dare: ora tocca alluomo
dare損. Luomo ha quindi la responsabilit di fare in modo che Dio non si penta di
束aver concesso il divenire al mondo損 e che eviti cos狸 eventi simili a quelli di
Auschwitz. Infine, Jonas non rinuncia a darci un barlume di speranza nella tragicit e
inesorabilit del male di Auschwitz citando coloro che rischiando le proprie vite,
cercarono di proteggere i possibili deportati per farli sfuggire alla cosiddetta
soluzione finale, dimostrando cos狸 la non-onnipotenza del male.
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