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CONCEPT per la mostra I¡¯VE LOST MY MUCHNESS¡­
Luogo, periodo, spazio espositivo
Roma, maggio/luglio, La Pelanda (spazio adiacente al MACRO Testaccio). La scelta dello spazio ¨¨
direttamente funzionale al tipo di installazioni che saranno presenti in mostra: la necessit¨¤ che
queste ultime siano inserite in uno spazio ampio (sia orizzontale che verticale) ha portato a
scegliere La Pelanda per le sue caratteristiche strutturali. Al suo interno, infatti, il percorso sar¨¤
organizzato in diversi moduli separati da pannelli pass-partout e date le loro dimensioni ¨¨
necessario avere a disposizione uno spazio con vie di accesso tali da permettere l¡¯ingresso delle
opere. Inoltre, trattandosi di una mostra-evento che sar¨¤ resa possibile grazie al contributo di
diversi sponsor, lo spazio de La Pelanda, svincolato da legami con la Pubblica Amministrazione,
risulta pi¨´ adatto per il progetto in questione.
Premessa
L¡¯idea iniziale per la mostra I¡¯ve lost my muchness¡­ nasce con l¡¯interesse di offrire una mostra
che non si limiti alla semplice fruizione, ma che sia un¡¯esperienza sensoriale totalizzante per il
visitatore; che vada al di l¨¤ della semplice visione delle opere, offrendo una vera e propria
immersione nel mondo dell¡¯arte contemporanea. L¡¯idea, quindi, che l¡¯arte possa plasmare e
trasformare lo spazio al punto di creare un effetto di totale straniamento. Da qui il titolo I¡¯ve lost
my muchness..., preso in prestito dalla famosa frase di Alice nel Paese delle meraviglie
dell¡¯immaginario Disney: una storpiatura della lingua inglese che esprime una dichiarazione di
intenti per il visitatore, destinato a perdere il senso della dimensione spazio-temporale all¡¯interno
della mostra.
Progetto
Il nostro concept si svilupper¨¤ in uno spazio diviso in diversi moduli, ognuno completamente
diverso dall¡¯altro a livello di luci, colori, suoni. Per fare questo abbiamo scelto artisti noti sulla
scena internazionale dell¡¯arte contemporanea, assieme ad un¡¯installazione che sta girando il
mondo attraversando i pi¨´ grandi musei. All¡¯ingresso della prima sala, in alto un lavoro al neon di
Maurizio Nannucci dal titolo Listen to your eyes; l¡¯attenzione dello spettatore, portato ad
¡°ascoltare con i propri occhi¡±, si rivolger¨¤ all¡¯altezza del proprio sguardo ove sar¨¤ fissata l¡¯opera di
Laurent Montaron, How can we hide from that which never sets?. Grazie ad un processo chimico
calcolato da Justus von Liebig, simile a quello utilizzato per la produzione dell¡¯immagine
fotografica e, grazie a un neon fissato in fondo alla vetrina nella quale ¨¨ contenuto, l¡¯artista si
interroga sulla funzione dello sguardo. Provando a guardarsi allo specchio, lo spettatore realizzer¨¤
che l¡¯immagine riflessa non ¨¨ la propria, ma una dimensione sdoppiata di chi lo circonda.
L¡¯esposizione continua nei due spazi successivi con un gioco di opposti, non solo a livello spaziale,
ma anche di temperatura e setting ambientale della sala stessa. Il primo incontro ¨¨ quello con
l¡¯installazione di Ron Mueck, Couple under un umbrella, una coppia di anziani in costume da bagno
sotto un colorato ombrellone da spiaggia. I due personaggi, finemente realizzati al punto da
sembrare perfettamente identici a una coppia reale, si distinguono dal visitatore per le loro
dimensioni fuori scala: la coppia di giganti, infatti, desta nello spettatore la sensazione di essersi,
improvvisamente, rimpicciolito. In sottofondo il suono dello sciabordio delle onde e la
temperatura calda che richiama la spiaggia. Il passaggio successivo ¨¨ quello nello spazio dedicato
all¡¯installazione The Rain Room del collettivo di artisti inglesi Random International, di recente
esposta alla Tate Gallery di Londra e al MoMa di New York. All¡¯interno della stanza, umida e buia,
lo spettatore potr¨¤ muoversi sotto la pioggia senza bagnarsi: grazie a dei sensori calibrati sul peso
del corpo, le zone attraversate dal visitatore rimarranno asciutte, nonostante la pioggia battente
tutta intorno. Buio, rumore dell¡¯acqua e umidit¨¤ contribuiranno a creare un¡¯atmosfera totalmente
diversa da quella delle sale precedenti. Nell¡¯ultima sala, l¡¯effetto straniante gi¨¤ costruito grazie alle
altre opere in mostra sar¨¤ completato dall¡¯intervento di Carsten H?ller, dal titolo Double Carousel
with Z?llner Stripes.
Per poter fruire dello spazio saranno stabilite precise regole d¡¯accesso: una capienza massima di
persone ¨¨ indispensabile per permettere a tutti i visitatori la giusta qualit¨¤ di esperienza all¡¯interno
delle sale. Per questo, saranno fissati degli orari calendarizzati (dal mercoled¨¬ alla domenica, ore
11.00 - 22.00, ingresso ogni 5 minuti), la prenotazione sar¨¤ obbligatoria e i biglietti acquistabili
online gi¨¤ da settimane prima dell¡¯inizio dell¡¯evento.
Attivit¨¤
Il progetto propone in occasione della mostra:
- Pubblicazione di brochure relativa all¡¯evento, in cui verr¨¤ descritto ¨C tramite immagini ¨C il
percorso del visitatore e in cui verranno inseriti interventi critici di Nicolas Bourriaud, Ernst
Gombrich, Umberto Galimberti, Giorgio Agamben, relativi all¡¯esperienza dell¡¯arte
relazionale.
N.B. I testi selezionati non dovranno essere esclusivamente legati ad un intervento site-specific per
l¡¯evento, ma potranno essere selezionati da interventi degli studiosi in merito al tema trattato.
Sponsor
La mostra sar¨¤ resa possibile grazie alla gentile collaborazione di diversi sponsor tecnici: GDF Suez
(Laurent Montaron), Enel (Carsten H?ller), Eni (Maurizio Nannucci), GoPro (Ron Mueck), Acea
(Rain Room).
Bio artisti
Maurizio Nannucci, nato a Firenze nel 1939, ha studiato all¡¯Accademia di Belle Arti a Firenze e a
Berlino. Sin dagli anni ¡¯60, Nannucci esplora le relazioni tra arte, linguaggio e immagine e stabilisce
rapporti con gli artisti del movimento Fluxus, interessandosi alla poesia visuale e alla produzione di
musica elettronica, finalizzata alla creazione di installazioni sonore.?Nel 1967, nella sua prima
personale al Centro Arte Viva di Trieste, presenta i primi testi realizzati con lampade al neon.
Sempre interessato al rapporto opera-architettura-paesaggio urbano, nel corso degli anni ¡¯90
collabora con vari architetti, come Auer & Weber, Mario Botta, Massimiliano Fuksas e Renzo
Piano. Tra le diverse installazioni permanenti vi sono quelle all¡¯Auditorium del Parco della Musica
di Roma, all¡¯Aeroporto di Fiumicino e alla Bibliothek des Deutschen Bundestages di Berlino. Ha
partecipato pi¨´ volte alla Biennale di Venezia, alla Documenta di Kassel, e alle Biennali di San
Paolo, Sydney, Istanbul e Valencia. Le sue opere sono presenti nelle collezioni di numerosi musei
in tutto il mondo, dal MoMa di New York allo Stedelijk Museum di Amsterdam; dal Centre
Pompidou di Parigi al Paul Getty Art Center di Los Angeles.
Laurent Montaron, nato nel 1972 a Verneuil-sur-Avre in Francia; dopo gli studi completati nel
1995 presso l¡¯Accademia di Belle Arti di Reims, si trasferisce a Parigi, dove attualmente vive e
lavora. La sua pratica artistica interdisciplinare (film, installazioni, fotografia, attrezzatura acustica)
si interessa all¡¯interpretazione e alla conoscenza della realt¨¤, ma anche alla trascrizione del tempo
e dello spazio, attraverso dispositivi di registrazione e riproduzione. La sua arte, che sceglie di
"suggerire piuttosto che mostrare", ¨¨ rappresentata dalla Galleria Schleicher+Lange di Parigi. La
sua carriera artistica ¨¨ stata celebrata in alcuni dei pi¨´ prestigiosi spazi espositivi, come il Centre
Pompidou a Parigi, la Galleria Schleicher+Lange a Berlino, il Pigna Project Space a Roma, la
Kusthaus Baselland a Basilea e LMAKprojects a New York. Nel 2013 ¨¨ stato residente presso
l¡¯Accademia di Francia a Roma, con il supporto della quale ha realizzato il film The Nature of the
self. Nello stesso anno, ha partecipato alla 55¡ã Biennale di Venezia e prossimamente sar¨¤ alla 19¡ã
Biennale di Sydney. Attualmente, i suoi lavori sono esposti a Palazzo Grassi a Venezia.
Ron Mueck, nato a Melbourne nel 1958, si afferma artisticamente in Inghilterra in ambito
scultoreo. Le sue opere, dal carattere fortemente realistico e composte per lo pi¨´ con materiali
polivinilici e resine, sono fortemente legate alla corrente dell¡¯iperrealismo. La sua tecnica ¨¨ stata
influenzata dalla progettazione di fantasiose scenografie e dalla creazione di burattini per
programmi televisivi australiani e inglesi. Dal 1996 si dedica totalmente all¡¯arte, distinguendosi
nell¡¯esposizione Sensation con l¡¯opera Dead Dad alla Royal Academy of Arts del 1997. Le opere
dell¡¯artista sono state esposte presso il Royal Scottish Academy Building, l¡¯Andy Warhol Museum
di Pittsburg, il Century Museum of Contemporany Art in Kanazawa, la Biennale di Venezia, la
National Gallery di Victoria in Australia, la National Gallery of Canada in Ottawa e al Modern Art
Museum of Forth Worth. Negli anni successivi, ¨¨ stato ospite della National Gallery di Londra. Tra il
2013 e il 2014, Mueck ha esposto al Modern Art Museum di Buenos Aires e alla Fondation Cartier
di Parigi.
Random International ¨¨ un collettivo di undici artisti inglesi fondato nel 2002. Dopo aver
terminato gli studi al Royal College of Art di Londra, i tre fondatori del gruppo ¨C Stuart Wood,
Florian Ortkrass e Hannes Koch ¨C hanno avviato uno studio per indagare le nuove prospettive
dell¡¯arte contemporanea. Le loro installazioni incoraggiano un¡¯interazione fra il pubblico e l¡¯opera
(spazio e/o oggetto). Rain Room ¨¨ una delle installazioni pi¨´ rappresentative di questa filosofia:
l¡¯opera trasporta il visitatore nel tipico clima piovoso londinese, ispirazione del lavoro, e lo rende
partecipe di un¡¯esperienza concepita per essere vissuta attraverso i cinque sensi. Attualmente il
gruppo ¨¨ composto da: Stuart Wood, Florian Ortkrass, Hannes Koch, H¨¦lo?se Reynolds, Devraj
Joshi, Satoru Kusakabe, Callum Brown, Tom Stacey, Victoria Covell, Adam Wadey, Jamie Tunnard.
Carsten H?ller, nato a Bruxelles nel 1961, vive e lavora a Stoccolma. Nelle sue opere crea
situazioni in cui le familiari forme di percezione sono messe in discussione, lasciando che sia il
visitatore a sperimentarne personalmente gli effetti. Il pubblico ¨¨ pertanto invitato a partecipare
attivamente alle installazioni. Le opere di H?ller, inoltre, sono spesso intrise dei suoi studi
scientifici, facendo sentire lo spettatore quasi parte di un esperimento. L'artista indaga la realt¨¤
oggettiva, e la sua percezione, utilizzando il disorientamento come caratteristica imprescindibile di
tutti suoi lavori: dai funghi rotanti appesi al soffitto della Fondazione Prada nel 2000 ai cinque
scivoli in acciaio nella Turbine Hall della Tate Modern di Londra nel 2006, fino ad arrivare a Soma,
presso l¡¯Hamburger Bahnhof ¨C Museumf¨¹r Gegenwart di Berlino. L¡¯artista ha rappresentato la
Svezia alla 51esima Biennale di Venezia e ha partecipato diverse volte alla Biennale di San Paolo e
a Documenta.

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  • 1. CONCEPT per la mostra I¡¯VE LOST MY MUCHNESS¡­ Luogo, periodo, spazio espositivo Roma, maggio/luglio, La Pelanda (spazio adiacente al MACRO Testaccio). La scelta dello spazio ¨¨ direttamente funzionale al tipo di installazioni che saranno presenti in mostra: la necessit¨¤ che queste ultime siano inserite in uno spazio ampio (sia orizzontale che verticale) ha portato a scegliere La Pelanda per le sue caratteristiche strutturali. Al suo interno, infatti, il percorso sar¨¤ organizzato in diversi moduli separati da pannelli pass-partout e date le loro dimensioni ¨¨ necessario avere a disposizione uno spazio con vie di accesso tali da permettere l¡¯ingresso delle opere. Inoltre, trattandosi di una mostra-evento che sar¨¤ resa possibile grazie al contributo di diversi sponsor, lo spazio de La Pelanda, svincolato da legami con la Pubblica Amministrazione, risulta pi¨´ adatto per il progetto in questione. Premessa L¡¯idea iniziale per la mostra I¡¯ve lost my muchness¡­ nasce con l¡¯interesse di offrire una mostra che non si limiti alla semplice fruizione, ma che sia un¡¯esperienza sensoriale totalizzante per il visitatore; che vada al di l¨¤ della semplice visione delle opere, offrendo una vera e propria immersione nel mondo dell¡¯arte contemporanea. L¡¯idea, quindi, che l¡¯arte possa plasmare e trasformare lo spazio al punto di creare un effetto di totale straniamento. Da qui il titolo I¡¯ve lost my muchness..., preso in prestito dalla famosa frase di Alice nel Paese delle meraviglie dell¡¯immaginario Disney: una storpiatura della lingua inglese che esprime una dichiarazione di intenti per il visitatore, destinato a perdere il senso della dimensione spazio-temporale all¡¯interno della mostra. Progetto Il nostro concept si svilupper¨¤ in uno spazio diviso in diversi moduli, ognuno completamente diverso dall¡¯altro a livello di luci, colori, suoni. Per fare questo abbiamo scelto artisti noti sulla scena internazionale dell¡¯arte contemporanea, assieme ad un¡¯installazione che sta girando il mondo attraversando i pi¨´ grandi musei. All¡¯ingresso della prima sala, in alto un lavoro al neon di Maurizio Nannucci dal titolo Listen to your eyes; l¡¯attenzione dello spettatore, portato ad ¡°ascoltare con i propri occhi¡±, si rivolger¨¤ all¡¯altezza del proprio sguardo ove sar¨¤ fissata l¡¯opera di Laurent Montaron, How can we hide from that which never sets?. Grazie ad un processo chimico calcolato da Justus von Liebig, simile a quello utilizzato per la produzione dell¡¯immagine fotografica e, grazie a un neon fissato in fondo alla vetrina nella quale ¨¨ contenuto, l¡¯artista si interroga sulla funzione dello sguardo. Provando a guardarsi allo specchio, lo spettatore realizzer¨¤ che l¡¯immagine riflessa non ¨¨ la propria, ma una dimensione sdoppiata di chi lo circonda.
  • 2. L¡¯esposizione continua nei due spazi successivi con un gioco di opposti, non solo a livello spaziale, ma anche di temperatura e setting ambientale della sala stessa. Il primo incontro ¨¨ quello con l¡¯installazione di Ron Mueck, Couple under un umbrella, una coppia di anziani in costume da bagno sotto un colorato ombrellone da spiaggia. I due personaggi, finemente realizzati al punto da sembrare perfettamente identici a una coppia reale, si distinguono dal visitatore per le loro dimensioni fuori scala: la coppia di giganti, infatti, desta nello spettatore la sensazione di essersi, improvvisamente, rimpicciolito. In sottofondo il suono dello sciabordio delle onde e la temperatura calda che richiama la spiaggia. Il passaggio successivo ¨¨ quello nello spazio dedicato all¡¯installazione The Rain Room del collettivo di artisti inglesi Random International, di recente esposta alla Tate Gallery di Londra e al MoMa di New York. All¡¯interno della stanza, umida e buia, lo spettatore potr¨¤ muoversi sotto la pioggia senza bagnarsi: grazie a dei sensori calibrati sul peso del corpo, le zone attraversate dal visitatore rimarranno asciutte, nonostante la pioggia battente tutta intorno. Buio, rumore dell¡¯acqua e umidit¨¤ contribuiranno a creare un¡¯atmosfera totalmente diversa da quella delle sale precedenti. Nell¡¯ultima sala, l¡¯effetto straniante gi¨¤ costruito grazie alle altre opere in mostra sar¨¤ completato dall¡¯intervento di Carsten H?ller, dal titolo Double Carousel with Z?llner Stripes. Per poter fruire dello spazio saranno stabilite precise regole d¡¯accesso: una capienza massima di persone ¨¨ indispensabile per permettere a tutti i visitatori la giusta qualit¨¤ di esperienza all¡¯interno delle sale. Per questo, saranno fissati degli orari calendarizzati (dal mercoled¨¬ alla domenica, ore 11.00 - 22.00, ingresso ogni 5 minuti), la prenotazione sar¨¤ obbligatoria e i biglietti acquistabili online gi¨¤ da settimane prima dell¡¯inizio dell¡¯evento. Attivit¨¤ Il progetto propone in occasione della mostra: - Pubblicazione di brochure relativa all¡¯evento, in cui verr¨¤ descritto ¨C tramite immagini ¨C il percorso del visitatore e in cui verranno inseriti interventi critici di Nicolas Bourriaud, Ernst Gombrich, Umberto Galimberti, Giorgio Agamben, relativi all¡¯esperienza dell¡¯arte relazionale. N.B. I testi selezionati non dovranno essere esclusivamente legati ad un intervento site-specific per l¡¯evento, ma potranno essere selezionati da interventi degli studiosi in merito al tema trattato. Sponsor La mostra sar¨¤ resa possibile grazie alla gentile collaborazione di diversi sponsor tecnici: GDF Suez (Laurent Montaron), Enel (Carsten H?ller), Eni (Maurizio Nannucci), GoPro (Ron Mueck), Acea (Rain Room).
  • 3. Bio artisti Maurizio Nannucci, nato a Firenze nel 1939, ha studiato all¡¯Accademia di Belle Arti a Firenze e a Berlino. Sin dagli anni ¡¯60, Nannucci esplora le relazioni tra arte, linguaggio e immagine e stabilisce rapporti con gli artisti del movimento Fluxus, interessandosi alla poesia visuale e alla produzione di musica elettronica, finalizzata alla creazione di installazioni sonore.?Nel 1967, nella sua prima personale al Centro Arte Viva di Trieste, presenta i primi testi realizzati con lampade al neon. Sempre interessato al rapporto opera-architettura-paesaggio urbano, nel corso degli anni ¡¯90 collabora con vari architetti, come Auer & Weber, Mario Botta, Massimiliano Fuksas e Renzo Piano. Tra le diverse installazioni permanenti vi sono quelle all¡¯Auditorium del Parco della Musica di Roma, all¡¯Aeroporto di Fiumicino e alla Bibliothek des Deutschen Bundestages di Berlino. Ha partecipato pi¨´ volte alla Biennale di Venezia, alla Documenta di Kassel, e alle Biennali di San Paolo, Sydney, Istanbul e Valencia. Le sue opere sono presenti nelle collezioni di numerosi musei in tutto il mondo, dal MoMa di New York allo Stedelijk Museum di Amsterdam; dal Centre Pompidou di Parigi al Paul Getty Art Center di Los Angeles. Laurent Montaron, nato nel 1972 a Verneuil-sur-Avre in Francia; dopo gli studi completati nel 1995 presso l¡¯Accademia di Belle Arti di Reims, si trasferisce a Parigi, dove attualmente vive e lavora. La sua pratica artistica interdisciplinare (film, installazioni, fotografia, attrezzatura acustica) si interessa all¡¯interpretazione e alla conoscenza della realt¨¤, ma anche alla trascrizione del tempo e dello spazio, attraverso dispositivi di registrazione e riproduzione. La sua arte, che sceglie di "suggerire piuttosto che mostrare", ¨¨ rappresentata dalla Galleria Schleicher+Lange di Parigi. La sua carriera artistica ¨¨ stata celebrata in alcuni dei pi¨´ prestigiosi spazi espositivi, come il Centre Pompidou a Parigi, la Galleria Schleicher+Lange a Berlino, il Pigna Project Space a Roma, la Kusthaus Baselland a Basilea e LMAKprojects a New York. Nel 2013 ¨¨ stato residente presso l¡¯Accademia di Francia a Roma, con il supporto della quale ha realizzato il film The Nature of the self. Nello stesso anno, ha partecipato alla 55¡ã Biennale di Venezia e prossimamente sar¨¤ alla 19¡ã Biennale di Sydney. Attualmente, i suoi lavori sono esposti a Palazzo Grassi a Venezia. Ron Mueck, nato a Melbourne nel 1958, si afferma artisticamente in Inghilterra in ambito scultoreo. Le sue opere, dal carattere fortemente realistico e composte per lo pi¨´ con materiali polivinilici e resine, sono fortemente legate alla corrente dell¡¯iperrealismo. La sua tecnica ¨¨ stata influenzata dalla progettazione di fantasiose scenografie e dalla creazione di burattini per programmi televisivi australiani e inglesi. Dal 1996 si dedica totalmente all¡¯arte, distinguendosi nell¡¯esposizione Sensation con l¡¯opera Dead Dad alla Royal Academy of Arts del 1997. Le opere dell¡¯artista sono state esposte presso il Royal Scottish Academy Building, l¡¯Andy Warhol Museum di Pittsburg, il Century Museum of Contemporany Art in Kanazawa, la Biennale di Venezia, la National Gallery di Victoria in Australia, la National Gallery of Canada in Ottawa e al Modern Art Museum of Forth Worth. Negli anni successivi, ¨¨ stato ospite della National Gallery di Londra. Tra il
  • 4. 2013 e il 2014, Mueck ha esposto al Modern Art Museum di Buenos Aires e alla Fondation Cartier di Parigi. Random International ¨¨ un collettivo di undici artisti inglesi fondato nel 2002. Dopo aver terminato gli studi al Royal College of Art di Londra, i tre fondatori del gruppo ¨C Stuart Wood, Florian Ortkrass e Hannes Koch ¨C hanno avviato uno studio per indagare le nuove prospettive dell¡¯arte contemporanea. Le loro installazioni incoraggiano un¡¯interazione fra il pubblico e l¡¯opera (spazio e/o oggetto). Rain Room ¨¨ una delle installazioni pi¨´ rappresentative di questa filosofia: l¡¯opera trasporta il visitatore nel tipico clima piovoso londinese, ispirazione del lavoro, e lo rende partecipe di un¡¯esperienza concepita per essere vissuta attraverso i cinque sensi. Attualmente il gruppo ¨¨ composto da: Stuart Wood, Florian Ortkrass, Hannes Koch, H¨¦lo?se Reynolds, Devraj Joshi, Satoru Kusakabe, Callum Brown, Tom Stacey, Victoria Covell, Adam Wadey, Jamie Tunnard. Carsten H?ller, nato a Bruxelles nel 1961, vive e lavora a Stoccolma. Nelle sue opere crea situazioni in cui le familiari forme di percezione sono messe in discussione, lasciando che sia il visitatore a sperimentarne personalmente gli effetti. Il pubblico ¨¨ pertanto invitato a partecipare attivamente alle installazioni. Le opere di H?ller, inoltre, sono spesso intrise dei suoi studi scientifici, facendo sentire lo spettatore quasi parte di un esperimento. L'artista indaga la realt¨¤ oggettiva, e la sua percezione, utilizzando il disorientamento come caratteristica imprescindibile di tutti suoi lavori: dai funghi rotanti appesi al soffitto della Fondazione Prada nel 2000 ai cinque scivoli in acciaio nella Turbine Hall della Tate Modern di Londra nel 2006, fino ad arrivare a Soma, presso l¡¯Hamburger Bahnhof ¨C Museumf¨¹r Gegenwart di Berlino. L¡¯artista ha rappresentato la Svezia alla 51esima Biennale di Venezia e ha partecipato diverse volte alla Biennale di San Paolo e a Documenta.