Quali opportunità di finanziamento per le start up e i lavoratori autonomi? Quagli gli elementi e le analisi necessarie?
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Finanziarsi la carriera. Employability e progettualità nel finanziamento delle proprie idee.
1. Settembre 2014
FINANZIARSI LA CARRIERA.
EMPLOYABILITY E PROGETTUALITA' NEL
FINANZIAMENTO DELLE PROPRIE IDEE.
Intervista al Dott. Alessandro VALGIMIGLI
Dott. Alessandro Valgimigli
Consulente del Credito
24 FINANCE Mediazione Creditizia S.p.A.
(a cura di Luca Casadio)
Una delle caratteristiche distintive del nostro Paese, confrontato con il resto dell'Europa, è l'elevata percentuale
di lavoratori autonomi in rapporto alla percentuale di lavoratori subordinati (24% il dato Italiano contro il 12%
della media europea). Peraltro, la crisi strutturale che stiamo attraverso ha contribuito alla nascita di nuove
partite Iva più o meno volontarie (pensiamo ai lavoratori autonomi con un unico committente) acuendo così
questa tendenza e generando un numero sempre più rilevante di autonomi.
Approfondendo l'analisi, però, emerge che seppure il costante incremento dei tassi di disoccupazione degli ultimi
anni abbia incrementato i titolari di partita Iva anche con coloro che, fuoriusciti dal mercato del lavoro, hanno
trovato nel lavoro autonomo o nella libera professione l'unica opportunità di impiego, d'altra parte è
evidenziabile come nel corso degli ultimi vent'anni la forbice tra i titolari di partita Iva con professioni
scarsamente qualificate e coloro con professioni altamente qualificate sia decisamente a favore di queste ultime.
2. Settembre 2014
Fig.: Livelli di qualificazione del lavoro autono-mo
1993-2010. (Tratto da: “Partite IVA. Il lavoro
autonomo nella crisi italiana” di C. Ranci (a
cura di), Il Mulino, Bologna, 2012).
Ciò significa che anche il lavoro autonomo sta progressivamente mutando: non è più (solo) quello dei
conoscitori del “mestiere”, ma dei possessori delle competenze (i cosiddetti knowledge workers).
Se questo è il contesto, dato anche il crescente ricorso da parte delle Imprese alle esternalizzazioni, è pur vero
che l'apparato legislativo italiano non prevede particolari tutele per i lavoratori autonomi, così come la
realizzazione del proprio progetto imprenditoriale o il sostentamento dello sviluppo della propria attività
autonoma, sconta molto spesso difficoltà di finanziamento. Quali, allora, le opportunità di finanziamento per le
start-up e i lavoratori autonomi? Quali gli elementi, le analisi, necessarie?
Ne parliamo con il Dott. Alessandro Valgimigli, professionista iscritto all'Ordine Agenti e Mediatori Creditizi per
conto di 24 Finance S.p.A., che da oltre 10 anni si occupa di credito e finanziamenti.
Luca Casadio: Dott. Valgimigli, i lavoratori autonomi in Italia stanno diventando una caratteristica
strutturale del mercato del lavoro, e sono sempre più lavoratori altamente qualificati del terziario
avanzato. Eppure, ciononostante, sembra non ci siano forme di finanziamento concrete per coloro che
vogliano intraprendere l'attività autonoma, o comunque non vi è molta attenzione dei mass media su
questo tema. Lei che ne pensa? Ritiene ci sia la giusta visibilità e accessibilità alle forme di finanziamento
per le nuove iniziative imprenditoriali e professionali?
Alessandro Valgimigli: Per quanto riguarda la visibilità di questo tipo di finanziamenti, concordo sul fatto che
godano di poca “pubblicità”: d'altronde i soggetti che tradizionalmente veicolano questi prodotti sono le
Associazioni di categoria e i Confidi1 artigiani, che però svolgono molti altri compiti e quindi raramente hanno
risorse sufficienti per fare sviluppo all'esterno e quindi promuovere queste opportunità.
Ci sono poi società di intermediazione creditizia, regolarmente
iscritte all'OAM2, che trattano di credito alle imprese e ne fanno
l’oggetto della loro consulenza, facendo di fatto da ‘cerniera’ tra
cliente e istituto di credito. In Italia è però ancora molto radicata
la mentalità della “banca” come primario interlocutore per
finanziarsi, quindi non c'è l'abitudine di rivolgersi al
cosiddetto“broker”, a differenza di ciò che avviene già da
svariati anni in molti altri Paesi Occidentali.
Detto ciò, le opportunità di finanziare nuovi business esistono
eccome, specialmente se si parla di imprenditoria femminile
“per chi vuole
intraprendere un'attività
autonoma occorrono un
paio di anni di esercizio
prima di diventare
finanziabili”
oppure di aziende ad alto contenuto innovativo, basate sulla valorizzazione economica dei risultati della ricerca
e/o lo sviluppo di nuovi prodotti e di servizi di alta tecnologia.
Decisamente più complicato invece il percorso per chi vuole intraprendere un’attività autonoma come libero
professionista: in quel caso, o si ha un discreto grado di patrimonializzazione già all’inizio, oppure occorrono
un paio di anni di esercizio prima di diventare finanziabili.
1 I Confidi (Consorzi e Cooperative di garanzia collettiva fidi), sono espressione delle Associazioni di Categoria e, ai sensi della L. 326/2003,
sono i soggetti che svolgono esclusivamente l'attività di rilascio di garanzie collettive di fidi e i servizi connessi o strumentali, a favore delle
piccole e medie imprese associate.
2 L'OAM (Organismo degli Agenti e dei Mediatori), è l’Organismo sottoposto alla vigilanza della Banca d'Italia che gestisce in via esclusiva
ed autonoma gli Elenchi degli Agenti in attività finanziaria e dei Mediatori creditizi ai sensi del D.Lgs. 385/1993, assicurando la tutela dei
consumatori e garantendo la permanenza dei requisiti di professionalità ed onorabilità dei soggetti iscritti.
3. Settembre 2014
Luca Casadio: è chiaro che la capacità di innovare, di ingegnerizzare un'idea o di implementare un servizio
ad alto valore aggiunto sono competenze che devono essere proprie del lavoratore autonomo. Ma quali
sono i passaggi fondamentali per rappresentare la propria idea, il proprio progetto, a chi può finanziarlo?
Alessandro Valgimigli: Il primo passo è valutare attentamente se affidarsi al supporto di un canale autorizzato
(sia esso associazione di categoria, confidi oppure broker del credito), oppure scegliere la strada del fai-da-te.
In entrambi i casi, comunque, lo step successivo prevede la presentazione della domanda di finanziamento ad un
istituto di credito, corredata ovviamente da un approfondito piano di impresa, un business plan. Chi presta soldi
è infatti come se diventasse socio dell'attività e quindi deve sapere dove e come questi verranno investiti e in
quali tempi l'investimento darà i suoi frutti.
Altri aspetti fondamentali sono la “logica” della richiesta (se io lavoro nel settore finanziario e domani mattina
decido di aprire una pasticceria sarò evidentemente meno credibile rispetto ad un cliente che negli ultimi 10
anni ha gestito un forno o un panificio) e la percentuale di intervento che si richiede alla banca: differente è
chiedere alla banca un finanziamento del 100% dell'ipotizzato piano, rispetto, ad esempio, al 50%; la banca
evidentemente preferisce una condivisione del rischio con il cliente e non accollarselo per intero.
Ultimo ma non meno importante, il profilo finanziario del richiedente: se nel recente passato ha avuto qualche
“guaio” con le banche, è chiaro che l’accesso al credito potrà essere precluso o comunque ostacolato.
Luca Casadio: in ultimo, qualche dato e una previsione sul futuro. Se dovesse indicarmi un valore medio di
finanziamenti erogati od erogabili, quale cifra suggerirebbe per una richiesta “ragionevolmente”
accettabile? E poi, in prospettiva: lei crede che le opportunità di finanziamento potranno o dovranno
incrementarsi nel prossimo futuro (penso ai recenti e costanti stimoli della BCE) a favorire le nuove
iniziative? E pensa che possa esserci un cambiamento nel “cliente medio” che si rivolgerà a lei?
Alessandro Valgimigli: Parto dalle prospettive: le opportunità di accedere al credito devono necessariamente
incrementarsi, perché non esistono alternative. Qualche segnale incoraggiante in questo senso si registra,
finalmente: penso ad esempio all'aumento di leasing fatto segnare in questo 2014 oppure al nuovo bando della
Regione Emilia-Romagna dedicato alle Start-Up innovative, che aprirà i battenti il 1° ottobre 2014.
Per quanto riguarda gli importi medi dei finanziamenti,
dipende chiaramente dalla finalità dell'operazione: per
“è fondamentale che il piano
investimenti, ad esempio per l'acquisto di nuovi macchinari,
un'azienda richiede cifre comprese tra i 10.000 e i 100.000
d'impresa sia stilato in modo
Euro, per reintegro scorte o semplice liquidità si parla invece
chiaro e professionale, per
di un range compreso tra i 10.000 e i 30.000 Euro. Per chi
volesse intraprendere o rilevare un'attività autonoma, invece,
consentire all'istituto di credito
non è tanto un discorso di importi ma di “sostenibilità” e di
di avere la precisa visione
concretezza del business plan che si presenta in banca: è
dell'idea, del progetto e dei
quindi fondamentale che il piano d'impresa sia stilato in modo
chiaro e professionale, per consentire all’istituto di credito di
ricavi che si possono
avere la precisa visione dell'idea, del progetto e dei ricavi che
generare”
si possono generare.
Infine, se non ci sono i mezzi finanziari per investire - nemmeno in parte - di tasca propria, sarebbe bene
appoggiarsi prima ad un consorzio o cooperativa di garanzia, in modo da dare maggiore spessore e credibilità
alla propria richiesta di credito.
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Per interventi e commenti sul presente contenuto:
Dott. Luca Casadio
luca.casadio@spinlightgroup.com
+39 338 6312230