Teoricamente un padre e una madre godono degli stessi diritti e hanno gli stessi doveri nei confronti dei figli. Nei fatti, la discrezionalità permessa ai giudici, la quale non può che essere miccia all’aberrazione del diritto quando usata per dirimere controversie da manuale in ambito familiare, il potere di scavare di punto in bianco negli intrecci sentimentali di una famiglia, con chance per lo sconfinamento in atteggiamenti di tipo sadico, conferito agli assistenti sociali, e un retaggio storico e religioso intriso di favoleggiamenti che facilmente ancora induce anche altri soggetti, dalle Forze dell’Ordine agli operatori sanitari, da quelli didattici ai datori di lavoro e via di questo passo, a identificare nel padre l’elemento disturbante di un equilibrio amoroso fatto dall’esclusivo rapporto madre-figlio, obbligano a una riflessione profonda e a un intervento deciso perché ciascun genitore abbia un ruolo riconosciuto, nei fatti, sia prima di un’ipotetica separazione sia alla sua eventuale concretizzazione. In altre parole: Mo’ basta!