La complessit delle forme psicopatologiche contemporanee rende necessaria la costruzione di progetti terapeutici che non siano centrati sulla relazione con il singolo paziente, ma che contemplino anche il coinvolgimento di figure significative del gruppo di riferimento del paziente (familiari, amici, altri terapeuti, altre istituzioni).
Limpostazione terapeutica deve dunque tener conto del campo multipersonale in cui 竪 inserito il paziente che incontriamo, e soprattutto occorre saper decodificare il livello relazionale in cui si gioca e si pu嘆 giocare la partita tra il soggetto e il suo reale.
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Il famigliare e l'azione terapeutica
1. Il famigliare e lazione terapeutica
Note a partire dal pensiero clinico di Corrado Pontalti
Nicol嘆 Terminio
Psicoterapeuta Ph.D.
Centro Relazioni e Famiglie
Torino 28 ottobre, 25 novembre, 2 dicembre 2014
2. La dottrina pu嘆 essere esposta legittimamente
solo nella forma dellinterpretazione.
G. Agamben
I testi di Pontalti vanno considerati come un bacino di
raccolta dove confluiscono diversi codici.
Nei lavori e nellinsegnamento di Pontalti confluiscono non
solo le articolazioni di diversi codici, ma anche numerose
storie di vita (casi clinici) che intendono documentare il
vertice epistemologico e le sequenze procedurali implicate
nella costruzione dei progetti terapeutici.
3. Setting multipli e mobili
Corrado Pontalti ha sviluppato una riflessione teorica e
metodologica sulla costruzione di setting terapeutici
multipli e mobili.
Le situazioni cliniche con cui si confrontano oggi gli
operatori della salute mentale richiedono infatti una
capacit inedita di progettare percorsi terapeutici che
siano aderenti alla singolare situazione di cui ci si prende
cura, rimanendo per嘆 in stretta connessione con il
massimo rigore metodologico.
3
4. Persona
Nel suo pensiero clinico Pontalti utilizza il costrutto di
persona con lo sforzo di superare concezioni solipsistiche
dellindividuo e della psicopatologia.
La persona si costituisce come un essere in relazione che trova
il fondamento del proprio esserci nellappartenenza al campo
familiare e gruppale.
4
5. Persona
Siamo sicuramente daccordo che ogni persona 竪 tale in quanto 竪 in
relazione. Dobbiamo ribadire che ogni relazione 竪 relazione con persone
entro un campo accomunante costituito non da atti comunicativi ma da
matrici di senso che organizzano lo psichismo della relazione stessa. Le
matrici di senso rimandano continuamente a simbolismi personali, storici,
culturali quali si sono venuti configurando nel corso della vita a partire dai
lunghi anni di permanenza nella famiglia. La famiglia, in questa prospettiva,
竪 quindi un campo gruppale che connette vari articolati, tra loro comunque
coerenti anche se a volte disfunzionali.
(Pontalti, 2000)
5
6. La differenza tra codice familiare e sociale
Pontalti valorizza inoltre la differenza tra il codice familiare e
quello sociale:
Il sociale 竪 esattamente quellinsieme, quel campo psichico,
quel campo organizzato di trame anche mentali e di regole,
di leggi che non 竪 trattabile dai codici familiari. Il sociale 竪
quindi quello che non 竪 familiare. Unesemplificazione
paradigmatica 竪 che se non si paga la bolletta del telefono la
Telecom interrompe la linea; non si possono addurre
giustificazioni quali la zia malata o la depressione. Il sociale 竪
ci嘆 che non 竪 contrattabile dai campi emozionali.
(Pontalti C., Pontalti I., 1999)
6
7. Ascolto ed etica dellincontro
Pontalti sostiene una posizione di ascolto che nella clinica
valorizza il sapere di cui innanzitutto si fa portatore il
paziente:
Considero il mio interlocutore come narratore privilegiato di
una storia fatta di relazioni, di connessioni significanti, di
saperi a me del tutto preclusi non solo allinizio ma
sicuramente per molto tempo del mio cercare percorsi che
sedimentino il coacervo in trame simboliche. Molti sono i
campi gruppali che si dispiegano davanti a me fin dal primo
colloquio, campi di cui solo linterlocutore ha il filo di
Arianna: lo ha comunque, per quanto tortuoso sia il suo
percorso di vita mentale; sa di avere un sapere che 竪
fondativo per lui ed essenziale per me terapeuta in ogni
incontro nella relazione di aiuto (Pontalti, 2000). 7
8. Angoscia e modello
Nelle sue riflessioni Pontalti si schiera contro quelle teorie che identificano la causa di una
patologia individuando il colpevole, sia esso un gene egoista o un genitore
schizofrenogeno:
Sarebbe interessante esporre una analisi di come i modelli interpretativi dei disturbi
psichiatrici, nella loro apparente scientificit, siano in realt difese istituzionali rispetto
allangoscia della impredicabilit delle cause e allangoscia della estrema difficolt per la
mente umana nel non attribuire relazioni lineari tra gli eventi. La formazione
delloperatore e il suo itinerario professionale avvengono tramite acquisizione di
modelli, paradigmi e procedure (tecniche) ben ancorate ad attribuzioni etiologiche.
Poco importa che la causazione sia biologica (cromosomi e mediatori biochimici) o
psicologica (madri simbiotiche, padri assenti, stallo di coppia, famiglia rigida, etc.. etc..);
viene comunque identificata e proposta. Loperatore psi pu嘆 quindi proteggersi
dallangoscia riferendosi ad un preteso sapere scientifico ritenuto neutro, dimostrato,
che non occorre pi湛 interrogare quale difesa collettiva ma che pu嘆 essere utilizzato per
piegare linterlocutore paziente ed i suoi familiari entro il proprio campo semantico e
progettuale (Pontalti, 2000). 8
9. Caso per caso
Le riflessioni sulla cautela nellutilizzo della teoria e del sapere
del clinico non devono per嘆 essere confuse con un invito a un
eclettismo teorico-clinico che mira a integrare diverse
prospettive in un polpettone concettuale che prende spunti
qua e l. Leggendo i lavori di Pontalti emergono infatti da un
lato le preoccupazioni epistemologiche e dallaltro la necessit
di fondare e definire chiaramente un modello di intervento
clinico che possa tener conto della complessit e della
particolarit di ogni incontro clinico.
9
10. Il metodo gruppoanalitico
Una metodologia che modula gli interventi sul progressivo
evidenziarsi di un processo psicodinamico, e che non mira
soltanto a ridurre coattivamente il fenomeno nelle maglie
restrittive di una teoria non disposta a mutare.
Plexus: rete dinamica, intima: un numero relativamente piccolo
di persone, che comprende la famiglia, si raggruppa
dinamicamente, man mano che procede il trattamento, alla
persona centrale il paziente soprattutto in connessione ai
suoi conflitti che hanno un significato particolare per il
disturbo che lha spinta a consultarci.
Dal punto di vista del metodo: non costruiamo in anticipo il
plexus ma seguiamo la psicodinamica del processo.
10
11. Dalla diagnosi alla costruzione
del progetto terapeutico
1. La molteplicit dei disturbi e dei meccanismi.
Molteplici meccanismi in un singolo disturbo.
Disturbi diversi come conseguenza di un singolo meccanismo.
2. Una metodologia che modula gli interventi.
3. La variabilit del setting e lefficacia del progetto
terapeutico.
11
12. Alcune declinazioni
della domanda di trattamento
1. La domanda di un genitore per un figlio definito paziente ma
non motivato e non collaborante: chi ha il sintomo non
domanda, chi domanda non ha il sintomo.
2. La domanda di cura per una relazione che non funziona (per
es. coppia).
3. Il paziente che domanda per s辿.
4. La domanda di trattamento coatto.
12
13. Nuovi sintomi e trattamento della famiglia
La complessit delle forme psicopatologiche
contemporanee rende necessaria la
costruzione di progetti terapeutici che non
siano centrati sulla relazione con il singolo
paziente, ma che contemplino anche il
coinvolgimento di figure significative del
gruppo di riferimento del paziente (familiari,
amici, altri terapeuti, altre istituzioni).
13
14. La nascita delle terapie familiari
Le terapie familiari nascono come un esperimento, una
tecnica innovativa, di fronte allestrema difficolt del
trattamento dei pazienti pi湛 gravi.
Soggetti problematici che non chiedono aiuto (riluttanti,
diffidenti, ambivalenti). La richiesta di aiuto proviene dai
familiari e il trattamento individuale anche semi-coatto
竪 impraticabile o molto difficoltoso.
14
15. Un paradigma che nasce come iper-relazionale
La premessa della terapia familiare: per curare il
disagio psichico di un soggetto bisogna cambiare il
funzionamento del suo sistema di appartenenza.
Il potere 竪 nelle regole del gioco che si sono
stabilite nel tempo nel contesto pragmatico di
coloro che vi si trovano coinvolti.
[Selvini Palazzoli, Boscolo, Cecchin, Prata, 2003 (1捉 ed. 1975), p. 5]
15
16. Le terapie familiari, oggi
Lapproccio sistemico: da una visione sovra-individuale allindividuo
strategico.
La teoria dellattaccamento come ponte tra la dimensione
individuale e quella relazionale.
Le ipotesi del pensiero clinico (nellottica sistemica) non si sviluppano
pi湛 cercando una corrispondenza tra famiglia e sintomo, ma
articolando tre poli: famiglia, soggetto e sintomo.
16
17. La famiglia come ordinatore semeiologico
Secondo Pontalti le relazioni familiari non sono di per se la causa
della malattia mentale, esse rappresentano piuttosto una
sorta di ordinatore semeiologico che ci indica le coordinate
simboliche attraverso cui il soggetto cerca di arrangiarsi con
lesistenza. In tale prospettiva la matrice simbolica delle
relazioni familiari si costituisce come un campo mentale
che contempla la connessione di trame gruppali [] inerenti
la vita psichica individuale e sociale.
17
18. Tre registri relazionali del famigliare
Secondo Pontalti 竪 necessario distinguere tre registri
relazionali del famigliare:
relazioni attuali;
relazioni storiche;
relazioni fantasmatiche.
Si tratta di tre livelli che permettono al clinico di orientarsi
nella comprensione della posta in gioco nella sofferenza del
paziente. A seconda del livello di gravit della patologia le
questioni del soggetto cercano e trovano una loro possibile
soluzione su piani diversi.
18
19. Il soggetto e il famigliare
Nel caso della classica nevrosi verranno investite soprattutto
le relazioni fantasmatiche, lAltro della realt attuale sar
considerato solo come il rappresentante di una questione che
abita nellinconscio del soggetto.
Invece, nei casi gravi, riconducibili a una fenomenologia
borderline o psicotica, la questione del soggetto verr agita
nella relazioni attuali: ci嘆 che non ha occasione di essere
simbolizzato nel campo mentale del soggetto viene mostrato
in relazioni strette, coinvolte e coinvolgenti.
19
20. Allargare il campo terapeutico
Limpostazione terapeutica deve dunque tener conto del
campo multipersonale in cui 竪 inserito il paziente che
incontriamo, e soprattutto occorre saper decodificare il livello
relazionale in cui si gioca e si pu嘆 giocare la partita tra il
soggetto e il suo reale.
Nella clinica dei soggetti borderline le relazioni attuali
possono costituire un punto di ancoraggio preliminare
allelaborazione della propria questione. Il setting della cura
contempla la possibilit di allargare il campo terapeutico
includendo sulla scena quelle persone che possono
contribuire ad alimentare la significazione esistentiva del
paziente, una significazione che soprattutto nelle patologie
gravi incontra troppo presto un punto di interruzione.
20
21. Ogni situazione richiede il suo progetto
Ogni situazione richiede il suo progetto e richiede soprattutto una
estrema duttilit di gestione sullinterfaccia del campo terapeutico
e del campo familiare (Pontalti, 1998). Esprimo questa convinzione
con laffermazione che il costrutto setting 竪 un operatore psichico
del terapeuta il quale deve valutare, momento per momento, le
variabili in gioco, in modo da modificare il suo set formale per
garantire sempre la stabilit evolutiva delle matrici gruppali dei
campi familiari. La stabilit garantisce che la relazione terapeutica
non susciti angoscia intollerabile in nessun punto del campo
mentale (non nel paziente ne nei familiari) e garantisce che le
situazioni di empasse siano gestibili non solo da lui ma anche dalla
rete relazionale che si presenta spontaneamente nel campo
terapeutico o che pu嘆 essere convocata per elaborare strumenti
condivisi efficaci al proseguimento della terapia (Pontalti, 2000).
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22. La famiglia come risorsa per il trattamento
La consultazione con la famiglia: la terapia familiare non
serve a curare la famiglia.
Il paziente e il suo sistema familiare di appartenenza:
collaborare con la famiglia pu嘆 aiutarci a far nascere la
motivazione del soggetto sofferente ma non richiedente,
analizzando le dinamiche in cui 竪 inserito, la storia che
ha avuto, le modalit con cui i suoi familiari si sono
relazionati con lui e lui con loro.
22
23. Il lavoro di rete multimodale
Le sedute familiari per favorire la collaborazione nella
famiglia e tra la famiglia e i curanti.
Le sedute familiari per combattere visioni distorte dei
problemi in essere e per accelerare la valutazione di limiti e
risorse.
Le convocazioni familiari sono flessibili.
La trasformazione del setting 竪 una mossa potente perch辿 竪
affidata alla concretezza dei fatti e non alle parole.
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24. Opportunit delle sedute familiari
1. Per la fase di valutazione iniziale di un paziente non
richiedente: per raccogliere ci嘆 che il paziente non dice.
2. Osservare direttamente le interazioni familiari.
3. Decidere interventi prescrittivi immediati.
4. Condividere la trama delle generazioni.
5. Le sedute allargate come supervisioni.
6. Le sedute familiari come periodici momenti di bilancio o di
mobilizzazione di fronte a un momento di crisi.
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25. Controindicazioni, rischi e trappole
1. Violenza e distruttivit (controindicazione).
2. Lesistenza di un macroscopico segreto che rende tutto
caotico e confusivo.
3. Un genitore dittatore.
4. Un marito violento: uso mistificatorio della seduta di coppia.
5. Un eccesso di rancore tra i genitori che impedisce di vedere i
figli.
6. Un radicale vittimismo.
7. Casi in cui si rischia di drammatizzare.
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26. Alcuni riferimenti bibliografici
Pontalti C., Disturbi di personalit e campi mentali familiari, Rivista di Psicoterapia
Relazionale, 1999, 9, pp. 25-43.
Pontalti C., Campo familiare-campo gruppale: dalla psicopatologia alletica dellincontro,
Gruppi, 2000, 2, pp. 35-50.
Pontalti C., Persone e gruppi: il lavoro ambulatoriale nella psichiatria pubblica, Gruppi,
2002, 3, pp. 31-50.
Pontalti C., Epistemologia gruppale e trattamento del disturbo borderline di personalit, in
in in in in in in in
Pontalti C., I vincoli nella costruzione e gestione del progetto di cura: pensare la
competenza, in in in in in in in in in in
Pontalti C., Prospettiva multipersonale in psicopatologia. Connessione o lacerazione dei
contesti di vita?, in Lo Coco G., Lo Verso G., La cura relazionale. Disturbo psichico e
guarigione nelle terapie di gruppo, Cortina, Milano 2006, pp. 123-146.
Pontalti C., Generativit e clinica: concepire la persona nella trama dei legami, in in in in in
in in in in in in in in in in
Pontalti C., Pontalti I., Ladolescenza tra codici familiari e codici sociali, in Bria P., Rinaldi L.
(a cura), Corpo e mente in adolescenza. Contributi clinici ed esperienze psicoanalitiche,
Angeli, Milano 1999, pp. 101-107.
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