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Il famigliare e lazione terapeutica 
Note a partire dal pensiero clinico di Corrado Pontalti 
Nicol嘆 Terminio 
Psicoterapeuta  Ph.D. 
Centro Relazioni e Famiglie 
Torino  28 ottobre, 25 novembre, 2 dicembre 2014
La dottrina pu嘆 essere esposta legittimamente 
solo nella forma dellinterpretazione. 
G. Agamben 
I testi di Pontalti vanno considerati come un bacino di 
raccolta dove confluiscono diversi codici. 
Nei lavori e nellinsegnamento di Pontalti confluiscono non 
solo le articolazioni di diversi codici, ma anche numerose 
storie di vita (casi clinici) che intendono documentare il 
vertice epistemologico e le sequenze procedurali implicate 
nella costruzione dei progetti terapeutici.
Setting multipli e mobili 
Corrado Pontalti ha sviluppato una riflessione teorica e 
metodologica sulla costruzione di setting terapeutici 
multipli e mobili. 
Le situazioni cliniche con cui si confrontano oggi gli 
operatori della salute mentale richiedono infatti una 
capacit inedita di progettare percorsi terapeutici che 
siano aderenti alla singolare situazione di cui ci si prende 
cura, rimanendo per嘆 in stretta connessione con il 
massimo rigore metodologico. 
3
Persona 
Nel suo pensiero clinico Pontalti utilizza il costrutto di 
persona con lo sforzo di superare concezioni solipsistiche 
dellindividuo e della psicopatologia. 
La persona si costituisce come un essere in relazione che trova 
il fondamento del proprio esserci nellappartenenza al campo 
familiare e gruppale. 
4
Persona 
Siamo sicuramente daccordo che ogni persona 竪 tale in quanto 竪 in 
relazione. Dobbiamo ribadire che ogni relazione 竪 relazione con persone 
entro un campo accomunante costituito non da atti comunicativi ma da 
matrici di senso che organizzano lo psichismo della relazione stessa. Le 
matrici di senso rimandano continuamente a simbolismi personali, storici, 
culturali quali si sono venuti configurando nel corso della vita a partire dai 
lunghi anni di permanenza nella famiglia. La famiglia, in questa prospettiva, 
竪 quindi un campo gruppale che connette vari articolati, tra loro comunque 
coerenti anche se a volte disfunzionali. 
(Pontalti, 2000) 
5
La differenza tra codice familiare e sociale 
Pontalti valorizza inoltre la differenza tra il codice familiare e 
quello sociale: 
Il sociale 竪 esattamente quellinsieme, quel campo psichico, 
quel campo organizzato di trame anche mentali e di regole, 
di leggi che non 竪 trattabile dai codici familiari. Il sociale 竪 
quindi quello che non 竪 familiare. Unesemplificazione 
paradigmatica 竪 che se non si paga la bolletta del telefono la 
Telecom interrompe la linea; non si possono addurre 
giustificazioni quali la zia malata o la depressione. Il sociale 竪 
ci嘆 che non 竪 contrattabile dai campi emozionali. 
(Pontalti C., Pontalti I., 1999) 
6
Ascolto ed etica dellincontro 
Pontalti sostiene una posizione di ascolto che nella clinica 
valorizza il sapere di cui innanzitutto si fa portatore il 
paziente: 
Considero il mio interlocutore come narratore privilegiato di 
una storia fatta di relazioni, di connessioni significanti, di 
saperi a me del tutto preclusi non solo allinizio ma 
sicuramente per molto tempo del mio cercare percorsi che 
sedimentino il coacervo in trame simboliche. Molti sono i 
campi gruppali che si dispiegano davanti a me fin dal primo 
colloquio, campi di cui solo linterlocutore ha il filo di 
Arianna: lo ha comunque, per quanto tortuoso sia il suo 
percorso di vita mentale; sa di avere un sapere che 竪 
fondativo per lui ed essenziale per me terapeuta in ogni 
incontro nella relazione di aiuto (Pontalti, 2000). 7
Angoscia e modello 
Nelle sue riflessioni Pontalti si schiera contro quelle teorie che identificano la causa di una 
patologia individuando il colpevole, sia esso un gene egoista o un genitore 
schizofrenogeno: 
Sarebbe interessante esporre una analisi di come i modelli interpretativi dei disturbi 
psichiatrici, nella loro apparente scientificit, siano in realt difese istituzionali rispetto 
allangoscia della impredicabilit delle cause e allangoscia della estrema difficolt per la 
mente umana nel non attribuire relazioni lineari tra gli eventi. La formazione 
delloperatore e il suo itinerario professionale avvengono tramite acquisizione di 
modelli, paradigmi e procedure (tecniche) ben ancorate ad attribuzioni etiologiche. 
Poco importa che la causazione sia biologica (cromosomi e mediatori biochimici) o 
psicologica (madri simbiotiche, padri assenti, stallo di coppia, famiglia rigida, etc.. etc..); 
viene comunque identificata e proposta. Loperatore psi pu嘆 quindi proteggersi 
dallangoscia riferendosi ad un preteso sapere scientifico ritenuto neutro, dimostrato, 
che non occorre pi湛 interrogare quale difesa collettiva ma che pu嘆 essere utilizzato per 
piegare linterlocutore  paziente ed i suoi familiari entro il proprio campo semantico e 
progettuale (Pontalti, 2000). 8
Caso per caso 
Le riflessioni sulla cautela nellutilizzo della teoria e del sapere 
del clinico non devono per嘆 essere confuse con un invito a un 
eclettismo teorico-clinico che mira a integrare diverse 
prospettive in un polpettone concettuale che prende spunti 
qua e l. Leggendo i lavori di Pontalti emergono infatti da un 
lato le preoccupazioni epistemologiche e dallaltro la necessit 
di fondare e definire chiaramente un modello di intervento 
clinico che possa tener conto della complessit e della 
particolarit di ogni incontro clinico. 
9
Il metodo gruppoanalitico 
 Una metodologia che modula gli interventi sul progressivo 
evidenziarsi di un processo psicodinamico, e che non mira 
soltanto a ridurre coattivamente il fenomeno nelle maglie 
restrittive di una teoria non disposta a mutare. 
 Plexus: rete dinamica, intima: un numero relativamente piccolo 
di persone, che comprende la famiglia, si raggruppa 
dinamicamente, man mano che procede il trattamento, alla 
persona centrale  il paziente  soprattutto in connessione ai 
suoi conflitti che hanno un significato particolare per il 
disturbo che lha spinta a consultarci. 
 Dal punto di vista del metodo: non costruiamo in anticipo il 
plexus ma seguiamo la psicodinamica del processo. 
10
Dalla diagnosi alla costruzione 
del progetto terapeutico 
1. La molteplicit dei disturbi e dei meccanismi. 
 Molteplici meccanismi in un singolo disturbo. 
 Disturbi diversi come conseguenza di un singolo meccanismo. 
2. Una metodologia che modula gli interventi. 
3. La variabilit del setting e lefficacia del progetto 
terapeutico. 
11
Alcune declinazioni 
della domanda di trattamento 
1. La domanda di un genitore per un figlio definito paziente ma 
non motivato e non collaborante: chi ha il sintomo non 
domanda, chi domanda non ha il sintomo. 
2. La domanda di cura per una relazione che non funziona (per 
es. coppia). 
3. Il paziente che domanda per s辿. 
4. La domanda di trattamento coatto. 
12
Nuovi sintomi e trattamento della famiglia 
La complessit delle forme psicopatologiche 
contemporanee rende necessaria la 
costruzione di progetti terapeutici che non 
siano centrati sulla relazione con il singolo 
paziente, ma che contemplino anche il 
coinvolgimento di figure significative del 
gruppo di riferimento del paziente (familiari, 
amici, altri terapeuti, altre istituzioni). 
13
La nascita delle terapie familiari 
 Le terapie familiari nascono come un esperimento, una 
tecnica innovativa, di fronte allestrema difficolt del 
trattamento dei pazienti pi湛 gravi. 
 Soggetti problematici che non chiedono aiuto (riluttanti, 
diffidenti, ambivalenti). La richiesta di aiuto proviene dai 
familiari e il trattamento individuale  anche semi-coatto 
 竪 impraticabile o molto difficoltoso. 
14
Un paradigma che nasce come iper-relazionale 
 La premessa della terapia familiare: per curare il 
disagio psichico di un soggetto bisogna cambiare il 
funzionamento del suo sistema di appartenenza. 
 Il potere 竪 nelle regole del gioco che si sono 
stabilite nel tempo nel contesto pragmatico di 
coloro che vi si trovano coinvolti. 
[Selvini Palazzoli, Boscolo, Cecchin, Prata, 2003 (1捉 ed. 1975), p. 5] 
15
Le terapie familiari, oggi 
 Lapproccio sistemico: da una visione sovra-individuale allindividuo 
strategico. 
 La teoria dellattaccamento come ponte tra la dimensione 
individuale e quella relazionale. 
 Le ipotesi del pensiero clinico (nellottica sistemica) non si sviluppano 
pi湛 cercando una corrispondenza tra famiglia e sintomo, ma 
articolando tre poli: famiglia, soggetto e sintomo. 
16
La famiglia come ordinatore semeiologico 
Secondo Pontalti le relazioni familiari non sono di per se la causa 
della malattia mentale, esse rappresentano piuttosto una 
sorta di ordinatore semeiologico che ci indica le coordinate 
simboliche attraverso cui il soggetto cerca di arrangiarsi con 
lesistenza. In tale prospettiva la matrice simbolica delle 
relazioni familiari si costituisce come un campo mentale 
che contempla la connessione di trame gruppali [] inerenti 
la vita psichica individuale e sociale. 
17
Tre registri relazionali del famigliare 
 Secondo Pontalti 竪 necessario distinguere tre registri 
relazionali del famigliare: 
 relazioni attuali; 
 relazioni storiche; 
 relazioni fantasmatiche. 
 Si tratta di tre livelli che permettono al clinico di orientarsi 
nella comprensione della posta in gioco nella sofferenza del 
paziente. A seconda del livello di gravit della patologia le 
questioni del soggetto cercano e trovano una loro possibile 
soluzione su piani diversi. 
18
Il soggetto e il famigliare 
 Nel caso della classica nevrosi verranno investite soprattutto 
le relazioni fantasmatiche, lAltro della realt attuale sar 
considerato solo come il rappresentante di una questione che 
abita nellinconscio del soggetto. 
 Invece, nei casi gravi, riconducibili a una fenomenologia 
borderline o psicotica, la questione del soggetto verr agita 
nella relazioni attuali: ci嘆 che non ha occasione di essere 
simbolizzato nel campo mentale del soggetto viene mostrato 
in relazioni strette, coinvolte e coinvolgenti. 
19
Allargare il campo terapeutico 
 Limpostazione terapeutica deve dunque tener conto del 
campo multipersonale in cui 竪 inserito il paziente che 
incontriamo, e soprattutto occorre saper decodificare il livello 
relazionale in cui si gioca e si pu嘆 giocare la partita tra il 
soggetto e il suo reale. 
 Nella clinica dei soggetti borderline le relazioni attuali 
possono costituire un punto di ancoraggio preliminare 
allelaborazione della propria questione. Il setting della cura 
contempla la possibilit di allargare il campo terapeutico 
includendo sulla scena quelle persone che possono 
contribuire ad alimentare la significazione esistentiva del 
paziente, una significazione che soprattutto nelle patologie 
gravi incontra troppo presto un punto di interruzione. 
20
Ogni situazione richiede il suo progetto 
Ogni situazione richiede il suo progetto e richiede soprattutto una 
estrema duttilit di gestione sullinterfaccia del campo terapeutico 
e del campo familiare (Pontalti, 1998). Esprimo questa convinzione 
con laffermazione che il costrutto setting 竪 un operatore psichico 
del terapeuta il quale deve valutare, momento per momento, le 
variabili in gioco, in modo da modificare il suo set formale per 
garantire sempre la stabilit evolutiva delle matrici gruppali dei 
campi familiari. La stabilit garantisce che la relazione terapeutica 
non susciti angoscia intollerabile in nessun punto del campo 
mentale (non nel paziente ne nei familiari) e garantisce che le 
situazioni di empasse siano gestibili non solo da lui ma anche dalla 
rete relazionale che si presenta spontaneamente nel campo 
terapeutico o che pu嘆 essere convocata per elaborare strumenti 
condivisi efficaci al proseguimento della terapia (Pontalti, 2000). 
21
La famiglia come risorsa per il trattamento 
 La consultazione con la famiglia: la terapia familiare non 
serve a curare la famiglia. 
 Il paziente e il suo sistema familiare di appartenenza: 
collaborare con la famiglia pu嘆 aiutarci a far nascere la 
motivazione del soggetto sofferente ma non richiedente, 
analizzando le dinamiche in cui 竪 inserito, la storia che 
ha avuto, le modalit con cui i suoi familiari si sono 
relazionati con lui e lui con loro. 
22
Il lavoro di rete multimodale 
 Le sedute familiari per favorire la collaborazione nella 
famiglia e tra la famiglia e i curanti. 
 Le sedute familiari per combattere visioni distorte dei 
problemi in essere e per accelerare la valutazione di limiti e 
risorse. 
 Le convocazioni familiari sono flessibili. 
 La trasformazione del setting 竪 una mossa potente perch辿 竪 
affidata alla concretezza dei fatti e non alle parole. 
23
Opportunit delle sedute familiari 
1. Per la fase di valutazione iniziale di un paziente non 
richiedente: per raccogliere ci嘆 che il paziente non dice. 
2. Osservare direttamente le interazioni familiari. 
3. Decidere interventi prescrittivi immediati. 
4. Condividere la trama delle generazioni. 
5. Le sedute allargate come supervisioni. 
6. Le sedute familiari come periodici momenti di bilancio o di 
mobilizzazione di fronte a un momento di crisi. 
24
Controindicazioni, rischi e trappole 
1. Violenza e distruttivit (controindicazione). 
2. Lesistenza di un macroscopico segreto che rende tutto 
caotico e confusivo. 
3. Un genitore dittatore. 
4. Un marito violento: uso mistificatorio della seduta di coppia. 
5. Un eccesso di rancore tra i genitori che impedisce di vedere i 
figli. 
6. Un radicale vittimismo. 
7. Casi in cui si rischia di drammatizzare. 
25
Alcuni riferimenti bibliografici 
 Pontalti C., Disturbi di personalit e campi mentali familiari, Rivista di Psicoterapia 
Relazionale, 1999, 9, pp. 25-43. 
 Pontalti C., Campo familiare-campo gruppale: dalla psicopatologia alletica dellincontro, 
Gruppi, 2000, 2, pp. 35-50. 
 Pontalti C., Persone e gruppi: il lavoro ambulatoriale nella psichiatria pubblica, Gruppi, 
2002, 3, pp. 31-50. 
 Pontalti C., Epistemologia gruppale e trattamento del disturbo borderline di personalit, in 
in in in in in in in 
 Pontalti C., I vincoli nella costruzione e gestione del progetto di cura: pensare la 
competenza, in in in in in in in in in in 
 Pontalti C., Prospettiva multipersonale in psicopatologia. Connessione o lacerazione dei 
contesti di vita?, in Lo Coco G., Lo Verso G., La cura relazionale. Disturbo psichico e 
guarigione nelle terapie di gruppo, Cortina, Milano 2006, pp. 123-146. 
 Pontalti C., Generativit e clinica: concepire la persona nella trama dei legami, in in in in in 
in in in in in in in in in in 
 Pontalti C., Pontalti I., Ladolescenza tra codici familiari e codici sociali, in Bria P., Rinaldi L. 
(a cura), Corpo e mente in adolescenza. Contributi clinici ed esperienze psicoanalitiche, 
Angeli, Milano 1999, pp. 101-107. 
26
Nicol嘆 Terminio 
Psicoterapeuta  Ph.D. 
www.nicoloterminio.it

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Il famigliare e l'azione terapeutica

  • 1. Il famigliare e lazione terapeutica Note a partire dal pensiero clinico di Corrado Pontalti Nicol嘆 Terminio Psicoterapeuta Ph.D. Centro Relazioni e Famiglie Torino 28 ottobre, 25 novembre, 2 dicembre 2014
  • 2. La dottrina pu嘆 essere esposta legittimamente solo nella forma dellinterpretazione. G. Agamben I testi di Pontalti vanno considerati come un bacino di raccolta dove confluiscono diversi codici. Nei lavori e nellinsegnamento di Pontalti confluiscono non solo le articolazioni di diversi codici, ma anche numerose storie di vita (casi clinici) che intendono documentare il vertice epistemologico e le sequenze procedurali implicate nella costruzione dei progetti terapeutici.
  • 3. Setting multipli e mobili Corrado Pontalti ha sviluppato una riflessione teorica e metodologica sulla costruzione di setting terapeutici multipli e mobili. Le situazioni cliniche con cui si confrontano oggi gli operatori della salute mentale richiedono infatti una capacit inedita di progettare percorsi terapeutici che siano aderenti alla singolare situazione di cui ci si prende cura, rimanendo per嘆 in stretta connessione con il massimo rigore metodologico. 3
  • 4. Persona Nel suo pensiero clinico Pontalti utilizza il costrutto di persona con lo sforzo di superare concezioni solipsistiche dellindividuo e della psicopatologia. La persona si costituisce come un essere in relazione che trova il fondamento del proprio esserci nellappartenenza al campo familiare e gruppale. 4
  • 5. Persona Siamo sicuramente daccordo che ogni persona 竪 tale in quanto 竪 in relazione. Dobbiamo ribadire che ogni relazione 竪 relazione con persone entro un campo accomunante costituito non da atti comunicativi ma da matrici di senso che organizzano lo psichismo della relazione stessa. Le matrici di senso rimandano continuamente a simbolismi personali, storici, culturali quali si sono venuti configurando nel corso della vita a partire dai lunghi anni di permanenza nella famiglia. La famiglia, in questa prospettiva, 竪 quindi un campo gruppale che connette vari articolati, tra loro comunque coerenti anche se a volte disfunzionali. (Pontalti, 2000) 5
  • 6. La differenza tra codice familiare e sociale Pontalti valorizza inoltre la differenza tra il codice familiare e quello sociale: Il sociale 竪 esattamente quellinsieme, quel campo psichico, quel campo organizzato di trame anche mentali e di regole, di leggi che non 竪 trattabile dai codici familiari. Il sociale 竪 quindi quello che non 竪 familiare. Unesemplificazione paradigmatica 竪 che se non si paga la bolletta del telefono la Telecom interrompe la linea; non si possono addurre giustificazioni quali la zia malata o la depressione. Il sociale 竪 ci嘆 che non 竪 contrattabile dai campi emozionali. (Pontalti C., Pontalti I., 1999) 6
  • 7. Ascolto ed etica dellincontro Pontalti sostiene una posizione di ascolto che nella clinica valorizza il sapere di cui innanzitutto si fa portatore il paziente: Considero il mio interlocutore come narratore privilegiato di una storia fatta di relazioni, di connessioni significanti, di saperi a me del tutto preclusi non solo allinizio ma sicuramente per molto tempo del mio cercare percorsi che sedimentino il coacervo in trame simboliche. Molti sono i campi gruppali che si dispiegano davanti a me fin dal primo colloquio, campi di cui solo linterlocutore ha il filo di Arianna: lo ha comunque, per quanto tortuoso sia il suo percorso di vita mentale; sa di avere un sapere che 竪 fondativo per lui ed essenziale per me terapeuta in ogni incontro nella relazione di aiuto (Pontalti, 2000). 7
  • 8. Angoscia e modello Nelle sue riflessioni Pontalti si schiera contro quelle teorie che identificano la causa di una patologia individuando il colpevole, sia esso un gene egoista o un genitore schizofrenogeno: Sarebbe interessante esporre una analisi di come i modelli interpretativi dei disturbi psichiatrici, nella loro apparente scientificit, siano in realt difese istituzionali rispetto allangoscia della impredicabilit delle cause e allangoscia della estrema difficolt per la mente umana nel non attribuire relazioni lineari tra gli eventi. La formazione delloperatore e il suo itinerario professionale avvengono tramite acquisizione di modelli, paradigmi e procedure (tecniche) ben ancorate ad attribuzioni etiologiche. Poco importa che la causazione sia biologica (cromosomi e mediatori biochimici) o psicologica (madri simbiotiche, padri assenti, stallo di coppia, famiglia rigida, etc.. etc..); viene comunque identificata e proposta. Loperatore psi pu嘆 quindi proteggersi dallangoscia riferendosi ad un preteso sapere scientifico ritenuto neutro, dimostrato, che non occorre pi湛 interrogare quale difesa collettiva ma che pu嘆 essere utilizzato per piegare linterlocutore paziente ed i suoi familiari entro il proprio campo semantico e progettuale (Pontalti, 2000). 8
  • 9. Caso per caso Le riflessioni sulla cautela nellutilizzo della teoria e del sapere del clinico non devono per嘆 essere confuse con un invito a un eclettismo teorico-clinico che mira a integrare diverse prospettive in un polpettone concettuale che prende spunti qua e l. Leggendo i lavori di Pontalti emergono infatti da un lato le preoccupazioni epistemologiche e dallaltro la necessit di fondare e definire chiaramente un modello di intervento clinico che possa tener conto della complessit e della particolarit di ogni incontro clinico. 9
  • 10. Il metodo gruppoanalitico Una metodologia che modula gli interventi sul progressivo evidenziarsi di un processo psicodinamico, e che non mira soltanto a ridurre coattivamente il fenomeno nelle maglie restrittive di una teoria non disposta a mutare. Plexus: rete dinamica, intima: un numero relativamente piccolo di persone, che comprende la famiglia, si raggruppa dinamicamente, man mano che procede il trattamento, alla persona centrale il paziente soprattutto in connessione ai suoi conflitti che hanno un significato particolare per il disturbo che lha spinta a consultarci. Dal punto di vista del metodo: non costruiamo in anticipo il plexus ma seguiamo la psicodinamica del processo. 10
  • 11. Dalla diagnosi alla costruzione del progetto terapeutico 1. La molteplicit dei disturbi e dei meccanismi. Molteplici meccanismi in un singolo disturbo. Disturbi diversi come conseguenza di un singolo meccanismo. 2. Una metodologia che modula gli interventi. 3. La variabilit del setting e lefficacia del progetto terapeutico. 11
  • 12. Alcune declinazioni della domanda di trattamento 1. La domanda di un genitore per un figlio definito paziente ma non motivato e non collaborante: chi ha il sintomo non domanda, chi domanda non ha il sintomo. 2. La domanda di cura per una relazione che non funziona (per es. coppia). 3. Il paziente che domanda per s辿. 4. La domanda di trattamento coatto. 12
  • 13. Nuovi sintomi e trattamento della famiglia La complessit delle forme psicopatologiche contemporanee rende necessaria la costruzione di progetti terapeutici che non siano centrati sulla relazione con il singolo paziente, ma che contemplino anche il coinvolgimento di figure significative del gruppo di riferimento del paziente (familiari, amici, altri terapeuti, altre istituzioni). 13
  • 14. La nascita delle terapie familiari Le terapie familiari nascono come un esperimento, una tecnica innovativa, di fronte allestrema difficolt del trattamento dei pazienti pi湛 gravi. Soggetti problematici che non chiedono aiuto (riluttanti, diffidenti, ambivalenti). La richiesta di aiuto proviene dai familiari e il trattamento individuale anche semi-coatto 竪 impraticabile o molto difficoltoso. 14
  • 15. Un paradigma che nasce come iper-relazionale La premessa della terapia familiare: per curare il disagio psichico di un soggetto bisogna cambiare il funzionamento del suo sistema di appartenenza. Il potere 竪 nelle regole del gioco che si sono stabilite nel tempo nel contesto pragmatico di coloro che vi si trovano coinvolti. [Selvini Palazzoli, Boscolo, Cecchin, Prata, 2003 (1捉 ed. 1975), p. 5] 15
  • 16. Le terapie familiari, oggi Lapproccio sistemico: da una visione sovra-individuale allindividuo strategico. La teoria dellattaccamento come ponte tra la dimensione individuale e quella relazionale. Le ipotesi del pensiero clinico (nellottica sistemica) non si sviluppano pi湛 cercando una corrispondenza tra famiglia e sintomo, ma articolando tre poli: famiglia, soggetto e sintomo. 16
  • 17. La famiglia come ordinatore semeiologico Secondo Pontalti le relazioni familiari non sono di per se la causa della malattia mentale, esse rappresentano piuttosto una sorta di ordinatore semeiologico che ci indica le coordinate simboliche attraverso cui il soggetto cerca di arrangiarsi con lesistenza. In tale prospettiva la matrice simbolica delle relazioni familiari si costituisce come un campo mentale che contempla la connessione di trame gruppali [] inerenti la vita psichica individuale e sociale. 17
  • 18. Tre registri relazionali del famigliare Secondo Pontalti 竪 necessario distinguere tre registri relazionali del famigliare: relazioni attuali; relazioni storiche; relazioni fantasmatiche. Si tratta di tre livelli che permettono al clinico di orientarsi nella comprensione della posta in gioco nella sofferenza del paziente. A seconda del livello di gravit della patologia le questioni del soggetto cercano e trovano una loro possibile soluzione su piani diversi. 18
  • 19. Il soggetto e il famigliare Nel caso della classica nevrosi verranno investite soprattutto le relazioni fantasmatiche, lAltro della realt attuale sar considerato solo come il rappresentante di una questione che abita nellinconscio del soggetto. Invece, nei casi gravi, riconducibili a una fenomenologia borderline o psicotica, la questione del soggetto verr agita nella relazioni attuali: ci嘆 che non ha occasione di essere simbolizzato nel campo mentale del soggetto viene mostrato in relazioni strette, coinvolte e coinvolgenti. 19
  • 20. Allargare il campo terapeutico Limpostazione terapeutica deve dunque tener conto del campo multipersonale in cui 竪 inserito il paziente che incontriamo, e soprattutto occorre saper decodificare il livello relazionale in cui si gioca e si pu嘆 giocare la partita tra il soggetto e il suo reale. Nella clinica dei soggetti borderline le relazioni attuali possono costituire un punto di ancoraggio preliminare allelaborazione della propria questione. Il setting della cura contempla la possibilit di allargare il campo terapeutico includendo sulla scena quelle persone che possono contribuire ad alimentare la significazione esistentiva del paziente, una significazione che soprattutto nelle patologie gravi incontra troppo presto un punto di interruzione. 20
  • 21. Ogni situazione richiede il suo progetto Ogni situazione richiede il suo progetto e richiede soprattutto una estrema duttilit di gestione sullinterfaccia del campo terapeutico e del campo familiare (Pontalti, 1998). Esprimo questa convinzione con laffermazione che il costrutto setting 竪 un operatore psichico del terapeuta il quale deve valutare, momento per momento, le variabili in gioco, in modo da modificare il suo set formale per garantire sempre la stabilit evolutiva delle matrici gruppali dei campi familiari. La stabilit garantisce che la relazione terapeutica non susciti angoscia intollerabile in nessun punto del campo mentale (non nel paziente ne nei familiari) e garantisce che le situazioni di empasse siano gestibili non solo da lui ma anche dalla rete relazionale che si presenta spontaneamente nel campo terapeutico o che pu嘆 essere convocata per elaborare strumenti condivisi efficaci al proseguimento della terapia (Pontalti, 2000). 21
  • 22. La famiglia come risorsa per il trattamento La consultazione con la famiglia: la terapia familiare non serve a curare la famiglia. Il paziente e il suo sistema familiare di appartenenza: collaborare con la famiglia pu嘆 aiutarci a far nascere la motivazione del soggetto sofferente ma non richiedente, analizzando le dinamiche in cui 竪 inserito, la storia che ha avuto, le modalit con cui i suoi familiari si sono relazionati con lui e lui con loro. 22
  • 23. Il lavoro di rete multimodale Le sedute familiari per favorire la collaborazione nella famiglia e tra la famiglia e i curanti. Le sedute familiari per combattere visioni distorte dei problemi in essere e per accelerare la valutazione di limiti e risorse. Le convocazioni familiari sono flessibili. La trasformazione del setting 竪 una mossa potente perch辿 竪 affidata alla concretezza dei fatti e non alle parole. 23
  • 24. Opportunit delle sedute familiari 1. Per la fase di valutazione iniziale di un paziente non richiedente: per raccogliere ci嘆 che il paziente non dice. 2. Osservare direttamente le interazioni familiari. 3. Decidere interventi prescrittivi immediati. 4. Condividere la trama delle generazioni. 5. Le sedute allargate come supervisioni. 6. Le sedute familiari come periodici momenti di bilancio o di mobilizzazione di fronte a un momento di crisi. 24
  • 25. Controindicazioni, rischi e trappole 1. Violenza e distruttivit (controindicazione). 2. Lesistenza di un macroscopico segreto che rende tutto caotico e confusivo. 3. Un genitore dittatore. 4. Un marito violento: uso mistificatorio della seduta di coppia. 5. Un eccesso di rancore tra i genitori che impedisce di vedere i figli. 6. Un radicale vittimismo. 7. Casi in cui si rischia di drammatizzare. 25
  • 26. Alcuni riferimenti bibliografici Pontalti C., Disturbi di personalit e campi mentali familiari, Rivista di Psicoterapia Relazionale, 1999, 9, pp. 25-43. Pontalti C., Campo familiare-campo gruppale: dalla psicopatologia alletica dellincontro, Gruppi, 2000, 2, pp. 35-50. Pontalti C., Persone e gruppi: il lavoro ambulatoriale nella psichiatria pubblica, Gruppi, 2002, 3, pp. 31-50. Pontalti C., Epistemologia gruppale e trattamento del disturbo borderline di personalit, in in in in in in in in Pontalti C., I vincoli nella costruzione e gestione del progetto di cura: pensare la competenza, in in in in in in in in in in Pontalti C., Prospettiva multipersonale in psicopatologia. Connessione o lacerazione dei contesti di vita?, in Lo Coco G., Lo Verso G., La cura relazionale. Disturbo psichico e guarigione nelle terapie di gruppo, Cortina, Milano 2006, pp. 123-146. Pontalti C., Generativit e clinica: concepire la persona nella trama dei legami, in in in in in in in in in in in in in in in Pontalti C., Pontalti I., Ladolescenza tra codici familiari e codici sociali, in Bria P., Rinaldi L. (a cura), Corpo e mente in adolescenza. Contributi clinici ed esperienze psicoanalitiche, Angeli, Milano 1999, pp. 101-107. 26
  • 27. Nicol嘆 Terminio Psicoterapeuta Ph.D. www.nicoloterminio.it