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Apprendere ad impegnarsi in interazioni sociali cooperative è 
una skida per i soggetti affetti da disturbi dello spettro autistico 
(Rutter  1985).  Anche  coloro  che  posseggono  elevate  abilità  di 
speaker  e  di  listener,  difkicilmente  mostrano  buone  capacità  di 
iniziare  interazioni  con  i  pari  (peer  initiation),  impegnarsi  con 
essi in attività (peer engagement) e intraprendere con loro giochi 
spontanei (Odom, Hoyson, Jamieson, Strain, 1985). 
In  letteratura  diversi  studi  promuovono  lo  sviluppo  del  peer 
engagement.  Particolarmente  interessanti  sono  quelli  che 
propongono di intervenire attraverso l'insegnamento diretto alla 
diade  piuttosto  che  al  singolo  (Betz,  Higbee,  Reagon,  2008),  il 
ricorso  a  copioni  sociali  (Krantz  &  McClannahan,  1993)  e 
l'apprendimento in un contesto interattivo di gioco cooperativo 
(Bay-­‐Hinitz, Peterson, Quilitch, 1994).
La kinalità del presente lavoro è stata quella di promuovere il 
peer  engagement  in  due  bambini  con  autismo,  lavorando  sulla 
diade per incrementare il tempo di interazione cooperativo e la 
frequenza dei comportamenti cooperativi dei singoli.
Introduzione
Partecipanti e setting
L'intervento è stato rivolto a due bambini, Carlo e Mario, con 
diagnosi di autismo, di sesso maschile, con un’età compresa tra i 
5 e i 6 anni. 
Entrambi frequentano la scuola dell’infanzia e comunicano con 
linguaggio  vocale.  Possiedono  un  repertorio  di  abilità  che  si 
attesta  al  terzo  livello  (30  e  48  mesi  di  età)  del  VB-­‐MAPP 
Milestone  Assessment  (Sundberg  2008),  ad  eccezione  del 
comportamento sociale e del gioco sociale. 
I  bambini  seguono  una  terapia  comportamentale  presso 
l'Istituto Tolman con una cadenza di 3 incontri settimanali di 2 
ore  ciascuno.  Tutte  le  sessioni  relative  alla  ricerca  sono  state 
condotte in una stanza che conteneva un tavolo, delle sedie, degli 
scaffali con diversi giocattoli, il “libro per la scelta dei giochi” (ad 
eccezione della baseline e dell'inversione del trattamento).
Materiali
 Durante il trattamento, è stato utilizzato il “libro dei giochi”, un 
quaderno contenente le immagini di alcuni dei giochi preferiti da 
entrambi i bambini (in base all'assessment delle preferenze), per 
la  scelta  di  quelli  da  intraprendere  durante  la  sessione. 
All’interno del libro sono stati inseriti esclusivamente giochi con 
le  seguenti  caratteristiche:  cooperativi  (promuovono 
l’interazione in modo non competitivo); con chiaro inizio e kine; 
con  possibilità  di  giocare  simultaneamente;  già  presenti  nel 
repertorio  dei  bambini.  Ad  esempio,  è  stato  utilizzato  il  “gioco 
delle  palline”:  i  bambini  con  un  telo  portano  insieme  delle 
palline  kino  a  raggiungere  un  traguardo  segnalato  da  un 
contenitore  trasparente  con  delle  tacche  colorate;  al 
raggiungimento di ogni  tacca è erogato un premio.
Inoltre,  sono  stati  utilizzati  dei  rinforzatori  alimentari,  un 
cronometro e attrezzatura per la videoregistrazione.
Comportamenti target e misurazione del comportamento
Sono state effettuate registrazioni relative sia alla diade che al 
singolo. 
Misure  sulla  diade:  durante  ogni  sessione  è  stato  valutato  il 
peer  engagement,  operazionalizzato  in  termini  di  tempo  speso 
dalla diade in un'interazione reciproca in cui entrambi i membri 
emettevano comportamenti cooperativi (Betz et al; 2008). Il peer 
engagment  è  stato  misurato  in  secondi  sul  totale  della  durata 
della sessione. Inoltre, in ogni sessione è stata misurata anche la 
percentuale di  tempo in cui non vi era nessuna interazione tra i 
bambini (es. gioco parallelo).
Misure  sul  singolo  :  sono  stati  registrati  i  comportamenti 
cooperativi  (Bay-­‐Hinitz,  Peterson,  Quilitch;  1994),  intesi  come 
comportamenti  diretti  verso  un  altro  bambino  e  volti  alla 
condivisione e all’aiuto reciproco (es. lavorare insieme verso un 
obiettivo  comune,  condivisione  dei  materiali,  contatto  kisico  di 
una natura affettuosa, ecc.). In ogni sessione di 10 minuti è stata 
misurata  per  ogni  bambino  la  frequenza  dei  comportamenti 
cooperativi  attraverso  un  10-­‐s  momentary  time  sampling  (60 
intervalli).
Procedura
Per    indagare  l'efkicacia  del  programma  è  stato  utilizzato  un 
reversal  design.  La  fase  di  baseline  ha  avuto  una  durata  di  8 
sessioni, al training sono state dedicate 30 sessioni e, in ultimo, 8 
sessioni sono state rivolte all’inversione del trattamento. Il tutto, 
per  un  totale  di  46  sessioni,    realizzate  in  un  periodo 
complessivo di 8 settimane.
Metodi
La percentuale di engagement era bassa in fase di baseline 
(kig. 1), occupando in media il 2,7% del tempo totale delle 
sessioni,  mentre  era  molto  alta  la  percentuale  di  tempo 
trascorsa  senza  alcuna  interazione  reciproca  (in  media 
88,5%):  i  bambini  tendevano  a  stare  nella  stessa  stanza, 
giocando in modo indipendente ed  ignorandosi l'un l’altro. 
Durante il training si è assistito ad un rapido incremento del 
peer engagement (in media 74,4%) ed un altrettanto rapido 
decremento  del  tempo  trascorso  senza  alcuna  interazione 
(in media  11,5%). Nella fase di inversione del trattamento, 
tale situazione sembra essersi mantenuta: i bambini hanno 
trascorso in media solo il 25,6% del tempo senza effettuare 
alcuna interazione ed hanno mostrato engagement in media 
nel 62,5% del tempo.
In entrambi i bambini si è assistito ad un incremento dei 
comportamenti  cooperativi  all'interno  della  fase  di 
trattamento.  Tale  incremento  sembra  essersi  mantenuto 
anche  nella  fase  di  inversione,  sebbene  con  valori 
leggermente  inferiori  rispetto  a  quelli  riscontrati  nel 
trattamento (kig. 2 e kig. 3). 
Il  presente  studio  si  conkigura  come  un  lavoro  kinalizzato  ad 
estendere  la  ricerca  sui  programmi  che  mostrano  l'efkicacia 
dell'insegnamento  rivolto  alla  diade  per  aumentare  il  peer 
engagement  (Krantz,  McClannahan,  1993;  MacDuff,  Krantz, 
McClannahan,  1993;  Betz,  Higbee,  Reagon,  2008).  L'intervento 
sulla  diade  sembra  preferibile  perchè,  oltre  a  presentare  gli 
stessi  benekici  dell'intervento  diretto  al  singolo,    promuove 
l'incremento dell'indipendenza dai prompt da parte di un adulto, 
il peer engagement nell'attività, l'alternanza del turno e il gioco 
cooperativo.
Inoltre,  si  sono  voluti  superare  alcuni  dei  limiti 
precedentemente  riscontrati  in  letteratura.  Per  tali  ragioni 
all'interno del programma è stato inserito l'initiation preferendo 
insegnare  non  solo  i  comportamenti  sociali  ma  anche  come 
iniziare un'interazione. Quest'ultimo aspetto si è dimostrato un 
predittore  afkidabile  dell'incremento  dei  comportamenti  sociali 
in bambini con autismo  perchè assicura che il bambino impari 
ad utilizzare le abilità apprese non solo in risposta agli approcci 
degli altri (Weiss, Harris; 2001). 
Altro punto di forza del programma è anche il fatto che la scelta 
dei giochi da intraprendere durante la sessione veniva effettuata 
dai  bambini  in  modo  alternato  e  randomizzato  e  non  veniva 
imposta dall’esterno: ciò aumentava la motivazione degli stessi. 
Attraverso  la  ricerca  è  stato  osservato  che,  in  seguito  al 
trattamento,  i  due  bambini  svolgevano  attività  cooperative  in 
assenza  sia  di  rinforzatori  che  di  prompt  mediati  dall'adulto. 
Inoltre,  il  comportamento  cooperativo  era  stato  generalizzato 
anche  ad  altri  giochi  non  direttamente  coinvolti  all'interno  del 
programma (ad esempio rincorrersi). È possibile ipotizzare che 
la persistenza dell'engagement fosse dovuta al fatto che l'attività 
di giocare con il pari fosse diventata di per sè stessa rinforzante. 
Si  ritiene  interessante  approfondire,  con  ulteriori  ricerche,  se 
tale  risultato  possa  essere  ottenuto  anche  da  altre  diadi  di 
bambini con autismo e se le abilità di initiation e di gioco sociale 
apprese  possano  essere  generalizzate  dai  membri  della  diade 
anche in contesti diversi e con altri bambini.
Nel  presente  studio  è  stata  utilizzata  una  dekinizione  di  peer 
engagement  molto  ampia:  essa  infatti  abbraccia  una  varietà  di 
comportamenti  interattivi  e  di  gioco.  Questo  può  essere 
considerato  un  limite  e  sarebbe,  pertanto,  interessante 
approfondire, con ulteriori ricerche, alcuni aspetti più specikici o 
includere  come  variabili  anche  quelle  legate  ad  altri 
comportamenti,  ad  esempio  quelli  aggressivi.  Inoltre,  sarebbe 
interessante  comparare  la  procedura  utilizzata  con  altre  già 
note, come ad esempio il video modeling o le storie sociali, al kine 
di valutarne l'efkicacia.
Discussione
Bay-­‐Hinitz A. K., Peterson R. F., Quilitch H. R. (1994). Cooperative 
games: a way to modify aggressive and cooperative behaviors in 
young children. Journal of Applied Behavior Analysis, 27, 435–446.
Betz A., Higbee T. S., Reagon K. A. (2008). Using joint activity 
schedules to promote peer engagement in preschoolers with autism. 
Journal of Applied Behavior Analysis, 41, 237–241.
Krantz, P. J., & McClannahan, L. E. (1993). Teaching children with 
autism to initiate to peers: Effects of a script-­fading procedure. 
Journal of Applied Behavior Analysis, 26, 121–132.
Odom S. L., Hoyson M., Jamieson B., Strain P. S. (1985). Increasing 
handicapped preschoolers' peer social interactions: cross-­setting 
and component analysis. Journal of Applied Behavior Analysis, 
18(1): 3–16. 
Weiss M. J., Harris S. L., (2001). Teaching social skills to people with 
autism. Behavior Modikication, Vol. 25 No. 5, October 2001, 785-­‐
802; 
Bibliografia essenziale
Promuovere il peer engagement attraverso attività condivise
in una coppia di bambini con autismo in età prescolare
Compagno F.*, Mustacchia L.*, Patti S.*, Lo Savio N.*, Di Blasi D.‡
* Istituto Tolman
‡
Istituto Tolman e Università degli studi di Messina – Dipartimento di Scienze Umane e Sociali
Baseline e Inversione del trattamento:
Situazione libera (free play period e unstructured games). In 
questa  fase  non  era  promptato  il  peer  initiation  nè  era 
presente  il  libro  dei  giochi.  I  due  bambini  venivano  inseriti 
all’interno della stessa stanza in cui erano presenti dei giochi, 
dando  come  consegna:  “Andate  a  giocare”.  Comportamenti 
inappropriati  o  tentativi  di  interagire  con  chiunque  ad 
eccezione dell’altro bambino venivano ignorati.
Training
  Ogni  sessione  aveva  inizio  dopo  aver  realizzato  il  peer 
initiation e la scelta del gioco: i bambini venivano portati nella 
stanza  ed  era  loro  presentato  il  libro  dei  giochi.  L'operatore 
diceva  “Adesso  giocherete  insieme,  questo  è  il  libro  dei  giochi,  a 
turno  sceglierete  da  questo  libro  quale  fare”.  Il  turno  d’inizio  è 
stato kissato in modo randomizzato. 
  Il  bambino  che  iniziava,  era  invitato  a  scegliere  un  gioco 
all'interno del libro; una volta fatto, riceveva dall'operatore come 
prompt  un  copione  sociale  da  ripetere  all’altro  bambino, 
guardandolo.  Successivamente  veniva  rinforzato.  L’altro 
bambino,  quindi,  riceveva  come  prompt  un  copione  sociale  da 
ripetere in risposta. Anche quest'ultimo veniva rinforzato solo se 
emetteva il comportamento guardando l'interlocutore. I copioni 
sociali di proposta di gioco (es. “vuoi giocare con me?”, “ti va di 
giocare  con  questo  gioco?”  etc.)  e  di  risposta  alla  proposta  di 
gioco (es “certo, andiamo!”, “si, mi va di giocare”, etc.) venivano 
scelti tra una lista di 5 copioni sociali per ciascuna. 
  Se  i  bambini  non  sceglievano  il  gioco,  non  ripetevano  il 
copione dopo 5 secondi, o lo ripetevano senza guardare l’altro 
bambino, venivano forniti prompt  o utilizzato il mantenimento 
dell’istruzione. 
 Durante la sessione si è  fatto ricorso a  prompt verbali ed al 
rinforzo dei comportamenti cooperativi (RV5). I prompt da parte 
degli  operatori  sono  stati  gradualmente  soggetti  a  fading 
diminuendo  i  prompt  verbali  forniti  all'interno  delle  sessioni, 
aumentando gradualmente la distanza dell'operatore rispetto al 
bambino (kino a raggiungere quella di 1,5 metri) ed eliminando 
dai copioni sociali una parola alla volta a partire dall'ultima kino 
a quando le parole non venivano pronunciate dai bambini, i quali 
avviavano e portavano avanti  autonomamente il gioco.
Fig. 3 – Comportamenti cooperativi di Carlo
Risultati
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
100%
Nessuna interazione Engangement
Baseline
(A)
Intervention
(B)
Reversal
(back to baseline or A)
Fig. 1 – Percentuali di engagement e di assenza di 
interazioni nella diade
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
100%
Baseline
(A)
Intervention
(B)
Reversal
(back to baseline or A)
Fig. 2 – Comportamenti cooperativi di Mario
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
100%
Baseline
(A)
Intervention
(B)
Reversal
(back to baseline or A)
Fig. 3 – Comportamenti cooperativi di Carlo
Istituto Tolman
via Cerda 24, Palermo
http://istitutotolman.net
tel. 091 587732 – box@istitutotolman.net
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  • 1. Apprendere ad impegnarsi in interazioni sociali cooperative è una skida per i soggetti affetti da disturbi dello spettro autistico (Rutter 1985). Anche coloro che posseggono elevate abilità di speaker e di listener, difkicilmente mostrano buone capacità di iniziare interazioni con i pari (peer initiation), impegnarsi con essi in attività (peer engagement) e intraprendere con loro giochi spontanei (Odom, Hoyson, Jamieson, Strain, 1985). In letteratura diversi studi promuovono lo sviluppo del peer engagement. Particolarmente interessanti sono quelli che propongono di intervenire attraverso l'insegnamento diretto alla diade piuttosto che al singolo (Betz, Higbee, Reagon, 2008), il ricorso a copioni sociali (Krantz & McClannahan, 1993) e l'apprendimento in un contesto interattivo di gioco cooperativo (Bay-­‐Hinitz, Peterson, Quilitch, 1994). La kinalità del presente lavoro è stata quella di promuovere il peer engagement in due bambini con autismo, lavorando sulla diade per incrementare il tempo di interazione cooperativo e la frequenza dei comportamenti cooperativi dei singoli. Introduzione Partecipanti e setting L'intervento è stato rivolto a due bambini, Carlo e Mario, con diagnosi di autismo, di sesso maschile, con un’età compresa tra i 5 e i 6 anni. Entrambi frequentano la scuola dell’infanzia e comunicano con linguaggio vocale. Possiedono un repertorio di abilità che si attesta al terzo livello (30 e 48 mesi di età) del VB-­‐MAPP Milestone Assessment (Sundberg 2008), ad eccezione del comportamento sociale e del gioco sociale. I bambini seguono una terapia comportamentale presso l'Istituto Tolman con una cadenza di 3 incontri settimanali di 2 ore ciascuno. Tutte le sessioni relative alla ricerca sono state condotte in una stanza che conteneva un tavolo, delle sedie, degli scaffali con diversi giocattoli, il “libro per la scelta dei giochi” (ad eccezione della baseline e dell'inversione del trattamento). Materiali Durante il trattamento, è stato utilizzato il “libro dei giochi”, un quaderno contenente le immagini di alcuni dei giochi preferiti da entrambi i bambini (in base all'assessment delle preferenze), per la scelta di quelli da intraprendere durante la sessione. All’interno del libro sono stati inseriti esclusivamente giochi con le seguenti caratteristiche: cooperativi (promuovono l’interazione in modo non competitivo); con chiaro inizio e kine; con possibilità di giocare simultaneamente; già presenti nel repertorio dei bambini. Ad esempio, è stato utilizzato il “gioco delle palline”: i bambini con un telo portano insieme delle palline kino a raggiungere un traguardo segnalato da un contenitore trasparente con delle tacche colorate; al raggiungimento di ogni tacca è erogato un premio. Inoltre, sono stati utilizzati dei rinforzatori alimentari, un cronometro e attrezzatura per la videoregistrazione. Comportamenti target e misurazione del comportamento Sono state effettuate registrazioni relative sia alla diade che al singolo. Misure sulla diade: durante ogni sessione è stato valutato il peer engagement, operazionalizzato in termini di tempo speso dalla diade in un'interazione reciproca in cui entrambi i membri emettevano comportamenti cooperativi (Betz et al; 2008). Il peer engagment è stato misurato in secondi sul totale della durata della sessione. Inoltre, in ogni sessione è stata misurata anche la percentuale di tempo in cui non vi era nessuna interazione tra i bambini (es. gioco parallelo). Misure sul singolo : sono stati registrati i comportamenti cooperativi (Bay-­‐Hinitz, Peterson, Quilitch; 1994), intesi come comportamenti diretti verso un altro bambino e volti alla condivisione e all’aiuto reciproco (es. lavorare insieme verso un obiettivo comune, condivisione dei materiali, contatto kisico di una natura affettuosa, ecc.). In ogni sessione di 10 minuti è stata misurata per ogni bambino la frequenza dei comportamenti cooperativi attraverso un 10-­‐s momentary time sampling (60 intervalli). Procedura Per indagare l'efkicacia del programma è stato utilizzato un reversal design. La fase di baseline ha avuto una durata di 8 sessioni, al training sono state dedicate 30 sessioni e, in ultimo, 8 sessioni sono state rivolte all’inversione del trattamento. Il tutto, per un totale di 46 sessioni, realizzate in un periodo complessivo di 8 settimane. Metodi La percentuale di engagement era bassa in fase di baseline (kig. 1), occupando in media il 2,7% del tempo totale delle sessioni, mentre era molto alta la percentuale di tempo trascorsa senza alcuna interazione reciproca (in media 88,5%): i bambini tendevano a stare nella stessa stanza, giocando in modo indipendente ed ignorandosi l'un l’altro. Durante il training si è assistito ad un rapido incremento del peer engagement (in media 74,4%) ed un altrettanto rapido decremento del tempo trascorso senza alcuna interazione (in media 11,5%). Nella fase di inversione del trattamento, tale situazione sembra essersi mantenuta: i bambini hanno trascorso in media solo il 25,6% del tempo senza effettuare alcuna interazione ed hanno mostrato engagement in media nel 62,5% del tempo. In entrambi i bambini si è assistito ad un incremento dei comportamenti cooperativi all'interno della fase di trattamento. Tale incremento sembra essersi mantenuto anche nella fase di inversione, sebbene con valori leggermente inferiori rispetto a quelli riscontrati nel trattamento (kig. 2 e kig. 3). Il presente studio si conkigura come un lavoro kinalizzato ad estendere la ricerca sui programmi che mostrano l'efkicacia dell'insegnamento rivolto alla diade per aumentare il peer engagement (Krantz, McClannahan, 1993; MacDuff, Krantz, McClannahan, 1993; Betz, Higbee, Reagon, 2008). L'intervento sulla diade sembra preferibile perchè, oltre a presentare gli stessi benekici dell'intervento diretto al singolo, promuove l'incremento dell'indipendenza dai prompt da parte di un adulto, il peer engagement nell'attività, l'alternanza del turno e il gioco cooperativo. Inoltre, si sono voluti superare alcuni dei limiti precedentemente riscontrati in letteratura. Per tali ragioni all'interno del programma è stato inserito l'initiation preferendo insegnare non solo i comportamenti sociali ma anche come iniziare un'interazione. Quest'ultimo aspetto si è dimostrato un predittore afkidabile dell'incremento dei comportamenti sociali in bambini con autismo perchè assicura che il bambino impari ad utilizzare le abilità apprese non solo in risposta agli approcci degli altri (Weiss, Harris; 2001). Altro punto di forza del programma è anche il fatto che la scelta dei giochi da intraprendere durante la sessione veniva effettuata dai bambini in modo alternato e randomizzato e non veniva imposta dall’esterno: ciò aumentava la motivazione degli stessi. Attraverso la ricerca è stato osservato che, in seguito al trattamento, i due bambini svolgevano attività cooperative in assenza sia di rinforzatori che di prompt mediati dall'adulto. Inoltre, il comportamento cooperativo era stato generalizzato anche ad altri giochi non direttamente coinvolti all'interno del programma (ad esempio rincorrersi). È possibile ipotizzare che la persistenza dell'engagement fosse dovuta al fatto che l'attività di giocare con il pari fosse diventata di per sè stessa rinforzante. Si ritiene interessante approfondire, con ulteriori ricerche, se tale risultato possa essere ottenuto anche da altre diadi di bambini con autismo e se le abilità di initiation e di gioco sociale apprese possano essere generalizzate dai membri della diade anche in contesti diversi e con altri bambini. Nel presente studio è stata utilizzata una dekinizione di peer engagement molto ampia: essa infatti abbraccia una varietà di comportamenti interattivi e di gioco. Questo può essere considerato un limite e sarebbe, pertanto, interessante approfondire, con ulteriori ricerche, alcuni aspetti più specikici o includere come variabili anche quelle legate ad altri comportamenti, ad esempio quelli aggressivi. Inoltre, sarebbe interessante comparare la procedura utilizzata con altre già note, come ad esempio il video modeling o le storie sociali, al kine di valutarne l'efkicacia. Discussione Bay-­‐Hinitz A. K., Peterson R. F., Quilitch H. R. (1994). Cooperative games: a way to modify aggressive and cooperative behaviors in young children. Journal of Applied Behavior Analysis, 27, 435–446. Betz A., Higbee T. S., Reagon K. A. (2008). Using joint activity schedules to promote peer engagement in preschoolers with autism. Journal of Applied Behavior Analysis, 41, 237–241. Krantz, P. J., & McClannahan, L. E. (1993). Teaching children with autism to initiate to peers: Effects of a script-­fading procedure. Journal of Applied Behavior Analysis, 26, 121–132. Odom S. L., Hoyson M., Jamieson B., Strain P. S. (1985). Increasing handicapped preschoolers' peer social interactions: cross-­setting and component analysis. Journal of Applied Behavior Analysis, 18(1): 3–16. Weiss M. J., Harris S. L., (2001). Teaching social skills to people with autism. Behavior Modikication, Vol. 25 No. 5, October 2001, 785-­‐ 802; Bibliografia essenziale Promuovere il peer engagement attraverso attività condivise in una coppia di bambini con autismo in età prescolare Compagno F.*, Mustacchia L.*, Patti S.*, Lo Savio N.*, Di Blasi D.‡ * Istituto Tolman ‡ Istituto Tolman e Università degli studi di Messina – Dipartimento di Scienze Umane e Sociali Baseline e Inversione del trattamento: Situazione libera (free play period e unstructured games). In questa fase non era promptato il peer initiation nè era presente il libro dei giochi. I due bambini venivano inseriti all’interno della stessa stanza in cui erano presenti dei giochi, dando come consegna: “Andate a giocare”. Comportamenti inappropriati o tentativi di interagire con chiunque ad eccezione dell’altro bambino venivano ignorati. Training Ogni sessione aveva inizio dopo aver realizzato il peer initiation e la scelta del gioco: i bambini venivano portati nella stanza ed era loro presentato il libro dei giochi. L'operatore diceva “Adesso giocherete insieme, questo è il libro dei giochi, a turno sceglierete da questo libro quale fare”. Il turno d’inizio è stato kissato in modo randomizzato. Il bambino che iniziava, era invitato a scegliere un gioco all'interno del libro; una volta fatto, riceveva dall'operatore come prompt un copione sociale da ripetere all’altro bambino, guardandolo. Successivamente veniva rinforzato. L’altro bambino, quindi, riceveva come prompt un copione sociale da ripetere in risposta. Anche quest'ultimo veniva rinforzato solo se emetteva il comportamento guardando l'interlocutore. I copioni sociali di proposta di gioco (es. “vuoi giocare con me?”, “ti va di giocare con questo gioco?” etc.) e di risposta alla proposta di gioco (es “certo, andiamo!”, “si, mi va di giocare”, etc.) venivano scelti tra una lista di 5 copioni sociali per ciascuna. Se i bambini non sceglievano il gioco, non ripetevano il copione dopo 5 secondi, o lo ripetevano senza guardare l’altro bambino, venivano forniti prompt o utilizzato il mantenimento dell’istruzione. Durante la sessione si è fatto ricorso a prompt verbali ed al rinforzo dei comportamenti cooperativi (RV5). I prompt da parte degli operatori sono stati gradualmente soggetti a fading diminuendo i prompt verbali forniti all'interno delle sessioni, aumentando gradualmente la distanza dell'operatore rispetto al bambino (kino a raggiungere quella di 1,5 metri) ed eliminando dai copioni sociali una parola alla volta a partire dall'ultima kino a quando le parole non venivano pronunciate dai bambini, i quali avviavano e portavano avanti autonomamente il gioco. Fig. 3 – Comportamenti cooperativi di Carlo Risultati 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100% Nessuna interazione Engangement Baseline (A) Intervention (B) Reversal (back to baseline or A) Fig. 1 – Percentuali di engagement e di assenza di interazioni nella diade 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100% Baseline (A) Intervention (B) Reversal (back to baseline or A) Fig. 2 – Comportamenti cooperativi di Mario 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100% Baseline (A) Intervention (B) Reversal (back to baseline or A) Fig. 3 – Comportamenti cooperativi di Carlo Istituto Tolman via Cerda 24, Palermo http://istitutotolman.net tel. 091 587732 – box@istitutotolman.net