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      STRATEGIE E STRUMENTI PER DIFFONDERE IL CONCETTO DI BENE COMUNE
                                            MILANO, 26 APRILE 2012

                                IL SIGNIFICATO DEL BENE COMUNE

                                                                                          Angelo Card. Scola
                                                                                       Arcivescovo di Milano



      1. Il bene comune: un valore non pi湛 ovvio

      Sarebbe del tutto illusorio pensare che il mero ricorso alla categoria di bene comune possa
fungere oggi da punto di riferimento per ledificazione della vita sociale. Basti riflettere sul dato che
questa categoria teorica 竪 propria di una etica sostantiva, unetica che veicola, quindi, una
determinata concezione del bene umano. Etiche sostantive non possono di fatto essere poste alla
base di societ pluralistiche come quelle attuali.
      Il significato della categoria di bene comune 竪 infatti assai problematica nellodierna
condizione sociale pluralistica che, con Maritain, possiamo definire di bab辿lisme: 束La voce che
ciascuno proferisce non 竪 che un puro rumore per i suoi compagni di viaggio損1. In questo senso
potremmo dire che viviamo una crisi comunicativa. Non riusciamo a raggiungere una concezione
universale delluomo come orizzonte di una comune intesa. In assenza di questo codice, la pluralit
fa problema, tanto pi湛 che laumento e laccelerazione dei flussi migratori (processo di meticciato
di civilt) hanno decisamente cambiato lassetto del mondo: i diversi che noi siamo si trovano 
volenti o nolenti  a dover progettare una convivenza, senza poter pi湛 contare sui grandi racconti
del passato, su quelle potenti narrazioni che suggerivano dembl辿e le coordinate del bene comune.
      Sembra che oggi non sia pi湛 possibile raccontare in modo credibile la verit circa lesperienza
umana. Viviamo ormai nella convinzione pi湛 o meno esplicita che la ragione umana sia uno
strumento debole, incapace di portare a termine il compito di conoscere la realt e di stabilire valori
da tutti condivisibili.
      Considerata latmosfera che respiriamo, si capisce quanto sia divenuto difficile comunicare tra
persone e soggetti associati che hanno concezioni del mondo cos狸 diverse e contrastanti. Non 竪 un
caso che le democrazie siano oggi per lo pi湛 in crisi.
      Dobbiamo rassegnarci a questo stato di cose o 竪 invece possibile trovare strade percorribili per
il recupero del valore sostanziale del bene comune in vista delledificazione di una societ che
renda possibile la vita buona?
      La difficolt a comunicare a questo livello costitutivo della vita civile va considerata come un
grave sintomo da non sottovalutare, se vogliamo difendere lo spazio politico di una convivenza
democratica. Habermas 竪 sempre stato particolarmente attento a questo indicatore: 束La condizione
in cui si trova una democrazia si pu嘆 accertare solo sentendo il polso del suo spazio pubblico
politico損2.




1
  J. MARITAIN, La voie de la paix, in ID., uvres compl竪tes, vol. IX (1947-1951), Editions Universitaires Fribourg
Suisse, Editions Saint Paul, Paris 1990, 143-164.
2
  J. HABERMAS, La condizione intersoggettiva, tr. it. di M. Carpitella, Laterza, Roma-Bari 2005, 18.
2. Bene comune e comunicazione3

       Per un tale ricupero 竪 imprescindibile partire da quella che possiamo chiamare lesperienza
elementare ed integrale, comune alluomo di ogni epoca4. Essa parla una lingua che 竪 come una
sorgente perenne: niente e nessuno la pu嘆 spegnere. Attraverso le grandi ed universali parole della
vita e della morte, dellamore, della giustizia e della pace, il fiume carsico della questione non posta
improvvisamente riaffiora: 束Ed io che sono?損5; 束Alla fine chi mi as-sicura?損6. Cos狸 lio e laltro,
nellunit duale insuperabile di individuo e comunit, che caratterizza luomo in quanto creatura,
tornano alla ribalta.
         A livello dei rapporti interpersonali, che possiedono un obiettivo primato nellumana
convivenza, la comunicazione riconosce lunicit di ogni singolo uomo e nella maggioranza degli
uomini giunge ad affermare il Fattore personale e trascendente che ne custodisce gelosamente
lassoluta dignit7. Tuttavia non 竪 possibile fermarsi a questo livello del problema. Infatti il terzo
compare sempre e tra i tre (la societ) 竪 necessario che si stabilisca un ordine (istituzioni, politica,
Stato), per impedire che la possibile assolutezza della gratuit nel rapporto io-tu diventi ingiustizia
rispetto al terzo: 束Lio appunto in quanto responsabile verso laltro e verso il terzo, non pu嘆 restare
indifferente alle loro interazioni e, nella sua carit per luno, non pu嘆 liberarsi dal suo amore per
laltro () Ecco lora della giustizia inevitabile che la stessa carit esige損8.
          importante sottolineare quindi che lapparire del terzo 竪 un dato costitutivo dellumana
esperienza. Basta pensare al rapporto del bambino con il padre in relazione a quello con la madre. 
il padre a porre originariamente la questione del terzo. La libert del figlio, che incontra nel
rapporto con la madre la sua prima identificazione, 竪 dolorosamente condotta dalla presenza del
padre a quel salutare scambio col reale che gli evita la chiusura autistica. Fin da questo livello
elementare la presenza del terzo introduce, per cos狸 dire, al principio di realt. La relazione
familiare (padre, madre, figlio) rappresenta in nuce lavvenimento della communitas, cio竪 della
societ e, in questo modo, ci permette di prendere coscienza dell'originaria socialit dell'uomo.
         A questo punto 竪 possibile, proprio a partire dalla considerazione di questa esperienza comune
ad ogni uomo, affermare che la relazione costituisce un bene condiviso che, se viene assunto
consapevolmente, pu嘆 essere riconosciuto come il bene comune, il bene dellessere insieme allinterno
delle odierne societ pluralistiche. Lidentit umana infatti documenta che costitutivamente la persona
竪 un io-in-relazione. Il bene sociale primario dellessere insieme, che trova nella relazione e, pertanto,
nella comunicazione la sua punta espressiva, deve essere scelto da tutti i soggetti che abitano la societ
civile, come bene politico9.

      3. Per una riformulazione del bene comune

     Occorre, tuttavia, proporre un passaggio ulteriore. Quali espressioni concrete possiede questo
bene pratico comune dellessere insieme? Importanti espressioni sono legate alle pratiche solidali.
3
  Sul bene comune cf.: M. SIMONE (a cura di), Il bene comune oggi. Un impegno che viene da lontano. Atti della 45属
Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, EDB, Bologna 2008; G. QUINZI  U. MONTISCI  M. TOSO, Alla ricerca del
bene comune. Prospettive teoretiche e implicazioni pedagogiche per una nuova solidariet, LAS, Roma 2008;
COMITATO SCIENTIFICO E ORGANIZZATORE DELLE SETTIMANE SOCIALI DEI CATTOLICI ITALIANI, Bene comune e
dottrina sociale della Chiesa. Dal Vaticano II a Benedetto XII, EDB, Bologna 2007;
4
  Cf. A. SCOLA, .Lesperienza elementare. La vena profonda del magistero di Giovanni Paolo II, Marietti 1820, Genova
2003.
5
  G. LEOPARDI, Canto notturno del pastore errante dellAsia, v. 89.
6
  Cf. J.-L. MARION, Le ph辿nom竪ne 辿rotique, Grasset, Paris 2003, 37-48.
7
  E. LVINAS, facendo ricorso alla tradizione rabbinica, dice: 束Dio 竪 del tutto straordinario. In effetti per battere moneta
gli Stati ricorrono ad un calco. Con un calco unico essi fanno molti pezzi tutti somiglianti. Dio, con il calco della sua
immagine, arriva a creare una molteplicit dissimile [differenti]: degli io, gli unici nel loro genere損, ibid., 256.
8
  Ibid., 273.
9
  F. BOTTURI, La ricchezza del bene comune, Quaderno n. 29, Associazione per lo Sviluppo degli Studi di Banca e
Borsa  Universit Cattolica del Sacro Cuore, Milano 2008, 15-33, qui 15. Inoltre si vedano gli utili spunti sulla storia
del concetto di bene comune nei contributi di Jos辿 Luis Brey Blanco, Henri Hude e Alain Mattheeuws in: G. RICHI
ALBERTI (a cura di ), Ripensare il bene comune, Uomo Polis Economia 5, Marcianum Press, Venezia 2009.
2
Infatti perch辿 abbia senso parlare di pratiche solidali - volontariato, organizzazioni non profit -
occorre riconoscere il bene comune sociale primario dellessere insieme. Le pratiche di solidariet
esprimono la compartecipazione sia nei beni che nei carichi (pesi) sociali. Daltra parte, se
vogliamo godere di questo bene comune in un modo non lesivo della dignit umana non possiamo
mortificare (paternalisticamente) lagire degli attori sociali: la sussidiariet serve proprio a questo
scopo, cio竪 esprime liniziativa (singola o collettiva), altrettanto fondamentale e non riducibile al
tutto sociale stesso.
      Per esprimere questo quadro complesso, Benedetto XVI ha fatto riferimento a quello che
possiamo chiamare un vero e proprio schizzo architettonico della vita sociale. Dice, infatti, il Papa:
束possiamo tratteggiare le interconnessioni fra  quattro principi  dignit umana, solidariet,
sussidiariet e bene comune - ponendo la dignit della persona nel punto di intersezione di due
assi, uno orizzontale, che rappresenta la "solidariet" e la "sussidiariet", e uno verticale, che
rappresenta il "bene comune"損10.
      In questo schizzo ci sono dunque due assi fondamentali che dobbiamo trattenere, se
vogliamo ripensare attentamente il significato del bene comune e delle pratiche solidali che lo
esprimono:
      (a) Sullasse orizzontale: non 竪 possibile rispettare la dignit umana senza aver cura solidale di
chi 竪 in difficolt; ma non 竪 possibile una solidariet autentica senza garantire alle persone una
fondamentale libert di iniziativa. Cos狸, se la sussidiariet corrisponde alla dimensione di singolarit
irriducibile della persona come protagonista e non oggetto della societ, la solidariet corrisponde
alla dimensione della appartenenza sociale: duplice dimensione, la cui espressione e il cui rispetto
sono indispensabili per una socialit a misura della dignit di ogni persona umana.
      (b) Sullasse verticale: il bene comune 竪 il bene condiviso nella stessa socialit, che come
bene umano non ha automatica attuazione ma va voluto e praticamente perseguito (la societ 竪
maxime opus rationis). Esso sta a fondamento della societ, come un bene di persone il cui valore
d sostanza e insieme eccede il bene comune. Per questo il bene comune compiutamente inteso non
si conclude con quello storico sociale, ma 竪 aperto al bene comune delle persone come tali. In
questo senso non 竪 possibile rispettare fino in fondo la dignit umana senza adombrare una
prospettiva escatologica di compimento della persona e di tutte le persone.
      Diventa comprensibile quello che gi Maritain aveva indicato nel 1947: c竪 un bene comune 
come San Tommaso insegna  che vale di pi湛 del bene dei singoli consociati; ma questo bene
comune, che Maritain chiama 束bene comune immanente損, vale meno (竪 infatti infravalente) di
quel bene cui la comunit umana 竪 ultimamente ordinata e che per Maritain (come per Tommaso) 竪
il 束Bene comune increato delle tre Persone divine損11. Si capisce allora perch辿 Benedetto XVI
affermi che la vera solidariet compie se stessa quando diviene carit e che la vera sussidiariet
compie se stessa lasciando spazio allamore: perch辿 竪 qui, nella carit e nellamore, che Dio
accade come risposta inaudita alla promessa inscritta nel bene comune immanente12.
      Questo schizzo architettonico diventa allora un riferimento essenziale per tutte quelle
dinamiche contemporanee che puntano a unipotesi di vita buona umanamente sostenibile. In
particolare, le due coordinate (orizzontale e verticale) disegnano un framework che sembra
diventare irrinunciabile per interpretare lo spazio sociale in senso autenticamente democratico:
      a) lasse orizzontale (sussidiariet  solidariet) 竪 infatti compatibile solo con unadeguata
valorizzazione del protagonismo tipico nella societ civile: lidea, verso cui si stanno orientando le
pi湛 acute interpretazioni sociologiche contemporanee, 竪 proprio che c竪 un capitale di solidariet
che solo gli attori della societ civile sono in grado di generare e di cui nessuno Stato democratico



10
   BENEDETTO XVI, Discorso ai partecipanti allAssemblea Plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali,
3 maggio 2008, in M. S. ARCHER  P. DONATI (eds.), Pursuing the common good: how solidarity and subsidiarity can
work together, The Pontifical Academy of Social Sciences, Vatican City 2008, 16.
11
   J. MARITAIN, La personne et le bien commun, in ID., uvres compl竪tes, vol. IX (1947-1951), Editions Universitaires
Fribour Suisse, Editions Saint Paul, Paris 1990, 167-237, qui 178.
12
   Cf. ARCHER  DONATI, 16.
3
pu嘆 fare a meno. Da qui laccento posto in maniera decisa su assetti istituzionali in grado di
garantire, attraverso il principio di sussidiariet, la libert e le forme civili dellessere insieme13.
      b) lasse verticale (bene comune immanente  Bene comune increato) esige invece quella
libert che, da pi湛 parti ormai, viene riconosciuta sempre pi湛 consapevolmente come irrinunciabile:
la libert religiosa14. Si tratta infatti di giungere a riconoscere che la dimensione socio-politica non
pu嘆 essere lorizzonte esclusivo della persona umana15.
      Rinasce qui la questione: come proporre questo schizzo architettonico emergente
dallinsegnamento sociale della Chiesa in una societ pluralistica?

      4. Un pensiero comune pratico in favore del bene comune

       Per rispondere vorrei riferirmi ad unintelligente proposta di Maritain, nel suo discorso
allUnesco del 1947 (La voie de la paix).
       In quelloccasione, Maritain afferm嘆 che, stante la pluralit irriducibile degli attori sociali,
lambito politico deve puntare a convergere verso un 束pensiero comune pratico損, cio竪 uno 束stesso
insieme di convinzioni volte allazione損16. Il che implica accettare linevitabile divergenza delle
visioni del mondo, scommettendo al contempo sulla possibilit di intendersi concretamente sul da
farsi. Questo non vuol dire rinunciare al piano della giustificazione teorica dellagire pratico:
sarebbe una scelta nullista. Significa piuttosto riconoscere che lambito politico non necessita, per
essere in buona salute, del consenso totale (assai improbabile) intorno a visioni sostantive della vita.
Accettando questa delimitazione si pu嘆 realizzare quel bene comune essenziale che Maritain
suggeriva, quando parlava della societ umana come corps de communications sociales. Come
s竪 detto, il bene comune secondo la visione cristiana abbraccia lintera vita delluomo e non solo
quella storica, ma questo, a livello di convivenza civile, non produce una pretesa di condivisione
totale da parte degli altri soggetti. Piuttosto lampiezza di visione sostiene limpegno a contribuire
al bene pratico dellessere insieme formulando proposte circa tutti gli aspetti antropologici, sociali
ed economici della vita associata.
       In due ambiti almeno, a mio parere, questa visione pu嘆 essere recepita con grande giovamento
della societ civile. Mi limito a qualche considerazione.
       Il primo si riferisce a quella che altrove ho chiamato nuova laicit17. La visione che abbiamo
brevemente tratteggiato ci domanda di abbandonare significati secolaristi e meramente oppositivi di
laicit: se lobiettivo del politico 竪 un pensiero pratico comune, anche i cittadini credenti debbono
poter dire la loro. Ci嘆 significa che il politico deve essere lambito in cui tutti i diversi debbono
avere la possibilit di contribuire responsabilmente al bene comune della relazione-comunicazione,
cercando di spiegare ci嘆 che per loro vale in un linguaggio che sia accessibile a tutti. Si pu嘆 allora
essere giustamente perplessi di fronte alla presunta laicit di scelte politiche che mirano a eliminare
ogni riferimento religioso nello spazio pubblico: quel che si ottiene, infatti, non 竪 un pensiero
pratico comune, bens狸 un minimo comune denominatore, rispetto al quale le diversit culturali


13
   Cfr. P. DONATI  M. ARCHER (dir.), Riflessivit, modernizzazione e societ civile, Franco Angeli, Milano 2010; J.-L.
Laville  P. GLEMAIN (dir.), L辿conomie sociale aux prises avec la gestion, Descl辿e de Brouwer, Paris 2010 ; J. BRAUN
 G.S. MCCALL (dir.), Dilemmas in nation-building, Blackwell for UNESCO, Oxford 2009; C. RUZZA  V. DELLA
SALA (dir.), Governance and civil society in the European Union, vol. 1. Normative perspectives, Manchester
University Press, Manchester, UK; New York, NY (Distributed exclusively in the USA by Palgrave) 2007; M.
MAGATTI, Il potere istituente della societ civile, Laterza, Roma Bari 2005.
14
   B. DUARTE (dir), Manifester sa religion, droits et limites, Harmattan, Paris 2011; J.A. ARAA (dir.), Libert religiosa
e reciprocit, Giuffr竪, Milano 2009.
15
   Come diceva eloquentemente Giovanni Paolo II, il riconoscimento della libert religiosa 竪 di fondamentale
importanza, perch辿 束it is an implicit recognition of the existence of an order which transcends the political dimension of
existence損 (Address to the Diplomatic Corps, 1989). Cfr. anche THE PONTIFICAL ACADEMY OF SOCIAL SCIENCES,
Universal Rights in a World of Diversity. The Case of Religious Freedom, XVII Plenary Session, 29 April-3 May 2011,
Vatican City 2011.
16
   MARITAIN, La voie de la paix, 158.
17
   Cf. A. SCOLA, Una nuova laicit. Temi per una societ plurale, Marsilio, Venezia 2007.
4
subiscono di fatto una privatizzazione estraniante18.  veramente pubblico, e perci嘆 sanamente
laico, solo quello spazio che scommette sulla libert dei cittadini, credenti e non credenti, di
mettersi in gioco attraverso una narrazione reciproca, intesa come lopera comune di raccontare il
significato della propria esperienza, secondo una logica - come insegna Ricoeur  di reciproco,
seppur faticoso, riconoscimento19. Il che ci fa capire un altro elemento importante: limpegno a
tradurre la propria visione del mondo in un linguaggio comprensibile anche da chi non la condivide
non deve gravare solo sui cittadini credenti, ma devessere inteso - ricorda giustamente Habermas -
come 束un [comune] impegno collaborativo損20.
      Il secondo tema si rif, per qualche aspetto, al titolo dellodierna giornata. Le vicende del
Terzo settore nellattuale frangente di crisi economico-finanziaria, rivelano chiaramente quanto a
lungo si siano adottati solo degli aggiustamenti pragmatici, che non hanno intaccato ancora il
nocciolo dellordinamento giuridico e, a dire di non pochi, la miopia che lo ha caratterizzato.
      Per limitarci al momento attuale dobbiamo riconoscere che una societ impoverita non pu嘆
fare a lungo da parafulmine ad uno Stato povero e inefficiente. Se una risposta statalista pervasiva,
oltre a non suscitare alcun fascino, non risulta praticabile per ragioni finanziarie, il ritorno ad un
liberalismo minimalista, nel quale lo Stato si spogliasse semplicemente dei suoi compiti perch辿 non
竪 in grado di perseguirli in proprio, non aprirebbe spazi per la societ civile 21. Si allargherebbe
semplicemente la forbice tra chi si trova in condizioni di bisogno e chi riesce in proprio a far fronte
alla crisi.
      Va inoltre considerato che una grave crisi economica ed occupazionale, se non governata, ha
delle implicazioni sociali assai gravi per societ come le nostre. Facciamo solo un esempio. La crisi
del mercato del lavoro dovrebbe teoricamente obbligare gli immigrati a rientrare nel giro di pochi
mesi nella propria Patria. Tuttavia, i contesti da cui provengono molti di essi  penso soprattutto ai
paesi africani  soffrono di uninstabilit politica endemica, quando non siano gi vittime di una
guerra civile o di uno stato di estrema carestia. Tutto ci嘆 rende pi湛 probabile che gli immigrati
decidano di rimanere nel Paese ospitante pur nellillegalit, con i problemi che ne conseguono.

       5. Relazioni buone e bene comune

      Le rapsodiche notazioni che vi ho proposto circa il bene comune mostrando la necessit di un
articolato ripensamento di questa necessaria categoria, possono trovare nella comunicazione quel
carattere pratico che favorisca la crescita del tasso di relazioni buone. Esse sono alla base dellethos,
fattore imprescindibile per la riorganizzazione complessiva della nostra societ in questa travagliata
fase di transizione.




18
   Cf. F. BOTTURI, Secolarizzazione e laicit, in P. DONATI (dir.), Laicit: la ricerca delluniversale nelle differenze, Il
Mulino, Bologna, 2008, pp. 295-337; cfr. il Rapporto sulla laicit. Il testo della Commissione Stasi, prefazione di S.
Romano e postfazione di E. Bianchi, Scheiwiller, Milano 2004, su cui si 竪 modellata la legge francese sul
comportamento religioso pubblico. Cfr. anche M. GAUCHET, La religion dans la d辿mocratie, Parcours de la la誰cit辿,
Gallimard, Paris 1998 e M. TROPER, French Secularism or Laicit辿, 束Cardoso Law Review損, 21 (2000), pp. 1267-1284.
19
   P. RICUR, Parcours de la reconnaissance, Editions Stock, collections "Les Essais", Paris 2004.
20
   J. HABERMAS, Tra scienza e fede, tr. it. di M. Carpitella, Laterza, Roma-Bari 2006, 35.
21
   Significativa, in questo senso, la vicenda che ha caratterizzato alcune Regioni italiane, le cui Amministrazioni hanno
diminuito  talvolta drasticamente  i finanziamenti alle scuole paritarie. In questo modo, il peso dellistruzione grava
maggiormente sulle famiglie. Se queste ultime, premute dalla crisi, devono rinunciare ad iscrivere i figli alle scuole
private e preferiscono quelle statali producono un aumento del carico finanziario per gli enti pubblici. I tagli alle scuole
private non si trasformano in aggravi per lo Stato solo fino a quando le famiglie sono in grado di procurare ai figli
unistruzione privata. In sostanza, in questi casi gli enti pubblici si avvantaggiano della propensione delle famiglie a fare
sacrifici per assicurare la migliore istruzione possibile per i propri figli, per diminuire il finanziamento delle scuole
private.
5

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P&p il significato del bene comune card. scola 26.04.12

  • 1. FONDAZIONE CARIPLO FONDAZIONE PUBBLICIT E PROGRESSO PI SOCIALE NEL SOCIAL STRATEGIE E STRUMENTI PER DIFFONDERE IL CONCETTO DI BENE COMUNE MILANO, 26 APRILE 2012 IL SIGNIFICATO DEL BENE COMUNE Angelo Card. Scola Arcivescovo di Milano 1. Il bene comune: un valore non pi湛 ovvio Sarebbe del tutto illusorio pensare che il mero ricorso alla categoria di bene comune possa fungere oggi da punto di riferimento per ledificazione della vita sociale. Basti riflettere sul dato che questa categoria teorica 竪 propria di una etica sostantiva, unetica che veicola, quindi, una determinata concezione del bene umano. Etiche sostantive non possono di fatto essere poste alla base di societ pluralistiche come quelle attuali. Il significato della categoria di bene comune 竪 infatti assai problematica nellodierna condizione sociale pluralistica che, con Maritain, possiamo definire di bab辿lisme: 束La voce che ciascuno proferisce non 竪 che un puro rumore per i suoi compagni di viaggio損1. In questo senso potremmo dire che viviamo una crisi comunicativa. Non riusciamo a raggiungere una concezione universale delluomo come orizzonte di una comune intesa. In assenza di questo codice, la pluralit fa problema, tanto pi湛 che laumento e laccelerazione dei flussi migratori (processo di meticciato di civilt) hanno decisamente cambiato lassetto del mondo: i diversi che noi siamo si trovano volenti o nolenti a dover progettare una convivenza, senza poter pi湛 contare sui grandi racconti del passato, su quelle potenti narrazioni che suggerivano dembl辿e le coordinate del bene comune. Sembra che oggi non sia pi湛 possibile raccontare in modo credibile la verit circa lesperienza umana. Viviamo ormai nella convinzione pi湛 o meno esplicita che la ragione umana sia uno strumento debole, incapace di portare a termine il compito di conoscere la realt e di stabilire valori da tutti condivisibili. Considerata latmosfera che respiriamo, si capisce quanto sia divenuto difficile comunicare tra persone e soggetti associati che hanno concezioni del mondo cos狸 diverse e contrastanti. Non 竪 un caso che le democrazie siano oggi per lo pi湛 in crisi. Dobbiamo rassegnarci a questo stato di cose o 竪 invece possibile trovare strade percorribili per il recupero del valore sostanziale del bene comune in vista delledificazione di una societ che renda possibile la vita buona? La difficolt a comunicare a questo livello costitutivo della vita civile va considerata come un grave sintomo da non sottovalutare, se vogliamo difendere lo spazio politico di una convivenza democratica. Habermas 竪 sempre stato particolarmente attento a questo indicatore: 束La condizione in cui si trova una democrazia si pu嘆 accertare solo sentendo il polso del suo spazio pubblico politico損2. 1 J. MARITAIN, La voie de la paix, in ID., uvres compl竪tes, vol. IX (1947-1951), Editions Universitaires Fribourg Suisse, Editions Saint Paul, Paris 1990, 143-164. 2 J. HABERMAS, La condizione intersoggettiva, tr. it. di M. Carpitella, Laterza, Roma-Bari 2005, 18.
  • 2. 2. Bene comune e comunicazione3 Per un tale ricupero 竪 imprescindibile partire da quella che possiamo chiamare lesperienza elementare ed integrale, comune alluomo di ogni epoca4. Essa parla una lingua che 竪 come una sorgente perenne: niente e nessuno la pu嘆 spegnere. Attraverso le grandi ed universali parole della vita e della morte, dellamore, della giustizia e della pace, il fiume carsico della questione non posta improvvisamente riaffiora: 束Ed io che sono?損5; 束Alla fine chi mi as-sicura?損6. Cos狸 lio e laltro, nellunit duale insuperabile di individuo e comunit, che caratterizza luomo in quanto creatura, tornano alla ribalta. A livello dei rapporti interpersonali, che possiedono un obiettivo primato nellumana convivenza, la comunicazione riconosce lunicit di ogni singolo uomo e nella maggioranza degli uomini giunge ad affermare il Fattore personale e trascendente che ne custodisce gelosamente lassoluta dignit7. Tuttavia non 竪 possibile fermarsi a questo livello del problema. Infatti il terzo compare sempre e tra i tre (la societ) 竪 necessario che si stabilisca un ordine (istituzioni, politica, Stato), per impedire che la possibile assolutezza della gratuit nel rapporto io-tu diventi ingiustizia rispetto al terzo: 束Lio appunto in quanto responsabile verso laltro e verso il terzo, non pu嘆 restare indifferente alle loro interazioni e, nella sua carit per luno, non pu嘆 liberarsi dal suo amore per laltro () Ecco lora della giustizia inevitabile che la stessa carit esige損8. importante sottolineare quindi che lapparire del terzo 竪 un dato costitutivo dellumana esperienza. Basta pensare al rapporto del bambino con il padre in relazione a quello con la madre. il padre a porre originariamente la questione del terzo. La libert del figlio, che incontra nel rapporto con la madre la sua prima identificazione, 竪 dolorosamente condotta dalla presenza del padre a quel salutare scambio col reale che gli evita la chiusura autistica. Fin da questo livello elementare la presenza del terzo introduce, per cos狸 dire, al principio di realt. La relazione familiare (padre, madre, figlio) rappresenta in nuce lavvenimento della communitas, cio竪 della societ e, in questo modo, ci permette di prendere coscienza dell'originaria socialit dell'uomo. A questo punto 竪 possibile, proprio a partire dalla considerazione di questa esperienza comune ad ogni uomo, affermare che la relazione costituisce un bene condiviso che, se viene assunto consapevolmente, pu嘆 essere riconosciuto come il bene comune, il bene dellessere insieme allinterno delle odierne societ pluralistiche. Lidentit umana infatti documenta che costitutivamente la persona 竪 un io-in-relazione. Il bene sociale primario dellessere insieme, che trova nella relazione e, pertanto, nella comunicazione la sua punta espressiva, deve essere scelto da tutti i soggetti che abitano la societ civile, come bene politico9. 3. Per una riformulazione del bene comune Occorre, tuttavia, proporre un passaggio ulteriore. Quali espressioni concrete possiede questo bene pratico comune dellessere insieme? Importanti espressioni sono legate alle pratiche solidali. 3 Sul bene comune cf.: M. SIMONE (a cura di), Il bene comune oggi. Un impegno che viene da lontano. Atti della 45属 Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, EDB, Bologna 2008; G. QUINZI U. MONTISCI M. TOSO, Alla ricerca del bene comune. Prospettive teoretiche e implicazioni pedagogiche per una nuova solidariet, LAS, Roma 2008; COMITATO SCIENTIFICO E ORGANIZZATORE DELLE SETTIMANE SOCIALI DEI CATTOLICI ITALIANI, Bene comune e dottrina sociale della Chiesa. Dal Vaticano II a Benedetto XII, EDB, Bologna 2007; 4 Cf. A. SCOLA, .Lesperienza elementare. La vena profonda del magistero di Giovanni Paolo II, Marietti 1820, Genova 2003. 5 G. LEOPARDI, Canto notturno del pastore errante dellAsia, v. 89. 6 Cf. J.-L. MARION, Le ph辿nom竪ne 辿rotique, Grasset, Paris 2003, 37-48. 7 E. LVINAS, facendo ricorso alla tradizione rabbinica, dice: 束Dio 竪 del tutto straordinario. In effetti per battere moneta gli Stati ricorrono ad un calco. Con un calco unico essi fanno molti pezzi tutti somiglianti. Dio, con il calco della sua immagine, arriva a creare una molteplicit dissimile [differenti]: degli io, gli unici nel loro genere損, ibid., 256. 8 Ibid., 273. 9 F. BOTTURI, La ricchezza del bene comune, Quaderno n. 29, Associazione per lo Sviluppo degli Studi di Banca e Borsa Universit Cattolica del Sacro Cuore, Milano 2008, 15-33, qui 15. Inoltre si vedano gli utili spunti sulla storia del concetto di bene comune nei contributi di Jos辿 Luis Brey Blanco, Henri Hude e Alain Mattheeuws in: G. RICHI ALBERTI (a cura di ), Ripensare il bene comune, Uomo Polis Economia 5, Marcianum Press, Venezia 2009. 2
  • 3. Infatti perch辿 abbia senso parlare di pratiche solidali - volontariato, organizzazioni non profit - occorre riconoscere il bene comune sociale primario dellessere insieme. Le pratiche di solidariet esprimono la compartecipazione sia nei beni che nei carichi (pesi) sociali. Daltra parte, se vogliamo godere di questo bene comune in un modo non lesivo della dignit umana non possiamo mortificare (paternalisticamente) lagire degli attori sociali: la sussidiariet serve proprio a questo scopo, cio竪 esprime liniziativa (singola o collettiva), altrettanto fondamentale e non riducibile al tutto sociale stesso. Per esprimere questo quadro complesso, Benedetto XVI ha fatto riferimento a quello che possiamo chiamare un vero e proprio schizzo architettonico della vita sociale. Dice, infatti, il Papa: 束possiamo tratteggiare le interconnessioni fra quattro principi dignit umana, solidariet, sussidiariet e bene comune - ponendo la dignit della persona nel punto di intersezione di due assi, uno orizzontale, che rappresenta la "solidariet" e la "sussidiariet", e uno verticale, che rappresenta il "bene comune"損10. In questo schizzo ci sono dunque due assi fondamentali che dobbiamo trattenere, se vogliamo ripensare attentamente il significato del bene comune e delle pratiche solidali che lo esprimono: (a) Sullasse orizzontale: non 竪 possibile rispettare la dignit umana senza aver cura solidale di chi 竪 in difficolt; ma non 竪 possibile una solidariet autentica senza garantire alle persone una fondamentale libert di iniziativa. Cos狸, se la sussidiariet corrisponde alla dimensione di singolarit irriducibile della persona come protagonista e non oggetto della societ, la solidariet corrisponde alla dimensione della appartenenza sociale: duplice dimensione, la cui espressione e il cui rispetto sono indispensabili per una socialit a misura della dignit di ogni persona umana. (b) Sullasse verticale: il bene comune 竪 il bene condiviso nella stessa socialit, che come bene umano non ha automatica attuazione ma va voluto e praticamente perseguito (la societ 竪 maxime opus rationis). Esso sta a fondamento della societ, come un bene di persone il cui valore d sostanza e insieme eccede il bene comune. Per questo il bene comune compiutamente inteso non si conclude con quello storico sociale, ma 竪 aperto al bene comune delle persone come tali. In questo senso non 竪 possibile rispettare fino in fondo la dignit umana senza adombrare una prospettiva escatologica di compimento della persona e di tutte le persone. Diventa comprensibile quello che gi Maritain aveva indicato nel 1947: c竪 un bene comune come San Tommaso insegna che vale di pi湛 del bene dei singoli consociati; ma questo bene comune, che Maritain chiama 束bene comune immanente損, vale meno (竪 infatti infravalente) di quel bene cui la comunit umana 竪 ultimamente ordinata e che per Maritain (come per Tommaso) 竪 il 束Bene comune increato delle tre Persone divine損11. Si capisce allora perch辿 Benedetto XVI affermi che la vera solidariet compie se stessa quando diviene carit e che la vera sussidiariet compie se stessa lasciando spazio allamore: perch辿 竪 qui, nella carit e nellamore, che Dio accade come risposta inaudita alla promessa inscritta nel bene comune immanente12. Questo schizzo architettonico diventa allora un riferimento essenziale per tutte quelle dinamiche contemporanee che puntano a unipotesi di vita buona umanamente sostenibile. In particolare, le due coordinate (orizzontale e verticale) disegnano un framework che sembra diventare irrinunciabile per interpretare lo spazio sociale in senso autenticamente democratico: a) lasse orizzontale (sussidiariet solidariet) 竪 infatti compatibile solo con unadeguata valorizzazione del protagonismo tipico nella societ civile: lidea, verso cui si stanno orientando le pi湛 acute interpretazioni sociologiche contemporanee, 竪 proprio che c竪 un capitale di solidariet che solo gli attori della societ civile sono in grado di generare e di cui nessuno Stato democratico 10 BENEDETTO XVI, Discorso ai partecipanti allAssemblea Plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, 3 maggio 2008, in M. S. ARCHER P. DONATI (eds.), Pursuing the common good: how solidarity and subsidiarity can work together, The Pontifical Academy of Social Sciences, Vatican City 2008, 16. 11 J. MARITAIN, La personne et le bien commun, in ID., uvres compl竪tes, vol. IX (1947-1951), Editions Universitaires Fribour Suisse, Editions Saint Paul, Paris 1990, 167-237, qui 178. 12 Cf. ARCHER DONATI, 16. 3
  • 4. pu嘆 fare a meno. Da qui laccento posto in maniera decisa su assetti istituzionali in grado di garantire, attraverso il principio di sussidiariet, la libert e le forme civili dellessere insieme13. b) lasse verticale (bene comune immanente Bene comune increato) esige invece quella libert che, da pi湛 parti ormai, viene riconosciuta sempre pi湛 consapevolmente come irrinunciabile: la libert religiosa14. Si tratta infatti di giungere a riconoscere che la dimensione socio-politica non pu嘆 essere lorizzonte esclusivo della persona umana15. Rinasce qui la questione: come proporre questo schizzo architettonico emergente dallinsegnamento sociale della Chiesa in una societ pluralistica? 4. Un pensiero comune pratico in favore del bene comune Per rispondere vorrei riferirmi ad unintelligente proposta di Maritain, nel suo discorso allUnesco del 1947 (La voie de la paix). In quelloccasione, Maritain afferm嘆 che, stante la pluralit irriducibile degli attori sociali, lambito politico deve puntare a convergere verso un 束pensiero comune pratico損, cio竪 uno 束stesso insieme di convinzioni volte allazione損16. Il che implica accettare linevitabile divergenza delle visioni del mondo, scommettendo al contempo sulla possibilit di intendersi concretamente sul da farsi. Questo non vuol dire rinunciare al piano della giustificazione teorica dellagire pratico: sarebbe una scelta nullista. Significa piuttosto riconoscere che lambito politico non necessita, per essere in buona salute, del consenso totale (assai improbabile) intorno a visioni sostantive della vita. Accettando questa delimitazione si pu嘆 realizzare quel bene comune essenziale che Maritain suggeriva, quando parlava della societ umana come corps de communications sociales. Come s竪 detto, il bene comune secondo la visione cristiana abbraccia lintera vita delluomo e non solo quella storica, ma questo, a livello di convivenza civile, non produce una pretesa di condivisione totale da parte degli altri soggetti. Piuttosto lampiezza di visione sostiene limpegno a contribuire al bene pratico dellessere insieme formulando proposte circa tutti gli aspetti antropologici, sociali ed economici della vita associata. In due ambiti almeno, a mio parere, questa visione pu嘆 essere recepita con grande giovamento della societ civile. Mi limito a qualche considerazione. Il primo si riferisce a quella che altrove ho chiamato nuova laicit17. La visione che abbiamo brevemente tratteggiato ci domanda di abbandonare significati secolaristi e meramente oppositivi di laicit: se lobiettivo del politico 竪 un pensiero pratico comune, anche i cittadini credenti debbono poter dire la loro. Ci嘆 significa che il politico deve essere lambito in cui tutti i diversi debbono avere la possibilit di contribuire responsabilmente al bene comune della relazione-comunicazione, cercando di spiegare ci嘆 che per loro vale in un linguaggio che sia accessibile a tutti. Si pu嘆 allora essere giustamente perplessi di fronte alla presunta laicit di scelte politiche che mirano a eliminare ogni riferimento religioso nello spazio pubblico: quel che si ottiene, infatti, non 竪 un pensiero pratico comune, bens狸 un minimo comune denominatore, rispetto al quale le diversit culturali 13 Cfr. P. DONATI M. ARCHER (dir.), Riflessivit, modernizzazione e societ civile, Franco Angeli, Milano 2010; J.-L. Laville P. GLEMAIN (dir.), L辿conomie sociale aux prises avec la gestion, Descl辿e de Brouwer, Paris 2010 ; J. BRAUN G.S. MCCALL (dir.), Dilemmas in nation-building, Blackwell for UNESCO, Oxford 2009; C. RUZZA V. DELLA SALA (dir.), Governance and civil society in the European Union, vol. 1. Normative perspectives, Manchester University Press, Manchester, UK; New York, NY (Distributed exclusively in the USA by Palgrave) 2007; M. MAGATTI, Il potere istituente della societ civile, Laterza, Roma Bari 2005. 14 B. DUARTE (dir), Manifester sa religion, droits et limites, Harmattan, Paris 2011; J.A. ARAA (dir.), Libert religiosa e reciprocit, Giuffr竪, Milano 2009. 15 Come diceva eloquentemente Giovanni Paolo II, il riconoscimento della libert religiosa 竪 di fondamentale importanza, perch辿 束it is an implicit recognition of the existence of an order which transcends the political dimension of existence損 (Address to the Diplomatic Corps, 1989). Cfr. anche THE PONTIFICAL ACADEMY OF SOCIAL SCIENCES, Universal Rights in a World of Diversity. The Case of Religious Freedom, XVII Plenary Session, 29 April-3 May 2011, Vatican City 2011. 16 MARITAIN, La voie de la paix, 158. 17 Cf. A. SCOLA, Una nuova laicit. Temi per una societ plurale, Marsilio, Venezia 2007. 4
  • 5. subiscono di fatto una privatizzazione estraniante18. veramente pubblico, e perci嘆 sanamente laico, solo quello spazio che scommette sulla libert dei cittadini, credenti e non credenti, di mettersi in gioco attraverso una narrazione reciproca, intesa come lopera comune di raccontare il significato della propria esperienza, secondo una logica - come insegna Ricoeur di reciproco, seppur faticoso, riconoscimento19. Il che ci fa capire un altro elemento importante: limpegno a tradurre la propria visione del mondo in un linguaggio comprensibile anche da chi non la condivide non deve gravare solo sui cittadini credenti, ma devessere inteso - ricorda giustamente Habermas - come 束un [comune] impegno collaborativo損20. Il secondo tema si rif, per qualche aspetto, al titolo dellodierna giornata. Le vicende del Terzo settore nellattuale frangente di crisi economico-finanziaria, rivelano chiaramente quanto a lungo si siano adottati solo degli aggiustamenti pragmatici, che non hanno intaccato ancora il nocciolo dellordinamento giuridico e, a dire di non pochi, la miopia che lo ha caratterizzato. Per limitarci al momento attuale dobbiamo riconoscere che una societ impoverita non pu嘆 fare a lungo da parafulmine ad uno Stato povero e inefficiente. Se una risposta statalista pervasiva, oltre a non suscitare alcun fascino, non risulta praticabile per ragioni finanziarie, il ritorno ad un liberalismo minimalista, nel quale lo Stato si spogliasse semplicemente dei suoi compiti perch辿 non 竪 in grado di perseguirli in proprio, non aprirebbe spazi per la societ civile 21. Si allargherebbe semplicemente la forbice tra chi si trova in condizioni di bisogno e chi riesce in proprio a far fronte alla crisi. Va inoltre considerato che una grave crisi economica ed occupazionale, se non governata, ha delle implicazioni sociali assai gravi per societ come le nostre. Facciamo solo un esempio. La crisi del mercato del lavoro dovrebbe teoricamente obbligare gli immigrati a rientrare nel giro di pochi mesi nella propria Patria. Tuttavia, i contesti da cui provengono molti di essi penso soprattutto ai paesi africani soffrono di uninstabilit politica endemica, quando non siano gi vittime di una guerra civile o di uno stato di estrema carestia. Tutto ci嘆 rende pi湛 probabile che gli immigrati decidano di rimanere nel Paese ospitante pur nellillegalit, con i problemi che ne conseguono. 5. Relazioni buone e bene comune Le rapsodiche notazioni che vi ho proposto circa il bene comune mostrando la necessit di un articolato ripensamento di questa necessaria categoria, possono trovare nella comunicazione quel carattere pratico che favorisca la crescita del tasso di relazioni buone. Esse sono alla base dellethos, fattore imprescindibile per la riorganizzazione complessiva della nostra societ in questa travagliata fase di transizione. 18 Cf. F. BOTTURI, Secolarizzazione e laicit, in P. DONATI (dir.), Laicit: la ricerca delluniversale nelle differenze, Il Mulino, Bologna, 2008, pp. 295-337; cfr. il Rapporto sulla laicit. Il testo della Commissione Stasi, prefazione di S. Romano e postfazione di E. Bianchi, Scheiwiller, Milano 2004, su cui si 竪 modellata la legge francese sul comportamento religioso pubblico. Cfr. anche M. GAUCHET, La religion dans la d辿mocratie, Parcours de la la誰cit辿, Gallimard, Paris 1998 e M. TROPER, French Secularism or Laicit辿, 束Cardoso Law Review損, 21 (2000), pp. 1267-1284. 19 P. RICUR, Parcours de la reconnaissance, Editions Stock, collections "Les Essais", Paris 2004. 20 J. HABERMAS, Tra scienza e fede, tr. it. di M. Carpitella, Laterza, Roma-Bari 2006, 35. 21 Significativa, in questo senso, la vicenda che ha caratterizzato alcune Regioni italiane, le cui Amministrazioni hanno diminuito talvolta drasticamente i finanziamenti alle scuole paritarie. In questo modo, il peso dellistruzione grava maggiormente sulle famiglie. Se queste ultime, premute dalla crisi, devono rinunciare ad iscrivere i figli alle scuole private e preferiscono quelle statali producono un aumento del carico finanziario per gli enti pubblici. I tagli alle scuole private non si trasformano in aggravi per lo Stato solo fino a quando le famiglie sono in grado di procurare ai figli unistruzione privata. In sostanza, in questi casi gli enti pubblici si avvantaggiano della propensione delle famiglie a fare sacrifici per assicurare la migliore istruzione possibile per i propri figli, per diminuire il finanziamento delle scuole private. 5