I numeri della povertà in Italia e le politiche contro la povertà
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2. 2
Povertà: di che cosa stiamo parlando?
POVERTA’ ASSOLUTA
Si riferisce all'incapacità di acquisire i beni e i servizi, necessari a
raggiungere uno standard di vita minimo accettabile nel contesto di
appartenenza
Esempio ISTAT:
2 adulti e 2 figli, Nord Italia, grande comune: Consumo=1.560€/mese
POVERTA’ RELATIVA
È un parametro (un valore) che esprime la difficoltà economiche nella
fruizione di beni e servizi in rapporto al livello economico medio di vita
dell'ambiente o della nazione, individuato normalmente attraverso il
reddito medio pro-capite.
3. 3
Come misurarla?
Istat fa riferimento a due indici principali:
1. INCIDENZA: il rapporto tra il numero di famiglie
(individui) in condizione di povertà e il numero di famiglie
(individui) residenti.
2. INTENSITÀ: il divario medio di povertà, che misura
«quanto poveri sono i poveri», cioè di quanto, in termini
percentuali, la spesa media mensile delle famiglie povere
è inferiore alla linea di povertà.
4. 4
Povertà: un processo disomogeneo
Povertà intesa non come stato ma come processo
che si produce nel tempo, strettamente connesso
con:
• Esclusione sociale
• Povertà soggettiva e precarietà
Rilevante l’analisi di indicatori come il rischio di
povertà e dei fattori che innescano le trappole della
povertà, i.e. fattori che conducono ad una situazione
di indigenza e che la perpetuano nel tempo.
5. 5
Snapshot: la povertà in Italia oggi
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2012 2013 2014 2015
Incidenza povertà assoluta (famiglie) per ripartizione geografica
Nord Centro Sud Italia
7. 7
Povertà infantile Povertà educativa
• Letteratura sul “Socio-economic Gradient” per effetti:
• Primari (cognitivi e accademici)
• Secondari (decisionali) ampia evidenza empirica a livello
internazionale
• In Italia: Gli Effetti Primari sono molto più bassi in altri paesi comparabili
(10-30%), mentre gli Effetti Secondari sono molto più alti (70-90%)
(ruolo dei licei non selettivi all’entrata)
• Dati test PISA e sull’ottenimento della laurea
INTERVENTI RECENTI
• Provincia di Trento: curriculum più omogeneo tra scuole nelle materie principali
più possibilità di correggere le scelte
• Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile (maggio 2016, Nannicini),
400 milioni di euro tramite crediti di imposta, in collaborazione con fondazioni
bancarie e terzo settore.
8. 8
Povertà educativa Povertà in età adulta
Povertà Assoluta % 2014 2015
<= Scuola elementare 8,4 8,5
Scuola media 7,8 8,7
Diploma e oltre 3,2 3,5
In Italia è a livello di educazione universitaria è ragionevole focalizzarsi più che altro
sugli effetti occupazionali che sul tasso di povertà
DATI ISTAT (29 settembre 2016) Laurea e occupazione dal 2011 al 2015
• Tasso di occupazione (letterario 73,4%, economia 88,8%, ingegneria 93,9%)
• Reddito mensile mediano (letterario 1158, economia 1575, ingegneria 1658)
• Indice di Gini (letterario 0.28, economia 0.25, ingegneria 0.20)
• Laurea era richiesta (letterario 50%, economia 75%, ingegneria 85%)
9. 9
Povertà FEMMINILE
I numeri in Italia (2014):
• POVERTA’ ASSOLUTA: 2 milioni 44 mila
• POVERTA’ RELATIVA: 3 milioni 879 mila
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2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015
Incidenza di povertà assoluta individuale
(per 100 individui con le stesse
caratteristiche) 2005-2015
Maschi Femmine
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Incidenza di povertà relativa individuale (per 100
individui con le stesse caratteristiche) 1997-2013
Maschi Femmine
10. 10
La disuguaglianza di genere in Italia
Indice sull’uguaglianza di genere (EIGE), basato su 4 domini (1-100):
• Dominio del lavoro: misura i divari di genere relativi alla
partecipazione, alla durata della vita lavorativa, ai modelli di
segregazione settoriale e alla qualità del lavoro -> UE: 69 ITALIA: 60,6
• Dominio del denaro: considera le disuguaglianze di accesso alle
risorse finanziarie e la condizione economica delle donne e degli
uomini (misura del rischio di povertà) -> UE: 68,8 ITALIA: 68,2
• Dominio del tempo: riguarda l’equilibrio fra attività economiche,
assistenziali e sociali ed evidenzia chiaramente che sono
prevalentemente le donne a farsi carico dei lavori di cura -> UE: 38,8
ITALIA: 33
• Dominio della conoscenza: evidenzia la differenza tra uomini e
donne in termini di istruzione e formazione. Questo dominio mette in
luce il perdurare di modelli di segregazione. Sebbene le donne
accedano sempre di più ad ambiti tradizionalmente dominati dalla
presenza maschile, il contrario non avviene -> UE: 48,9 ITALIA: 32,1
11. 11
Povertà femminile: un fenomeno complesso
Limiti nei tassi ufficiali di povertà mancano dati individuali,
dati aggregati a livello familiare.
3 tipi di donne maggiormente a rischio
povertà:
• le madri sole: uniche o principali
procacciatrici di reddito e fornitrici di
lavoro di cura;
• donne anziane che non hanno mai
lavorato o con carriere contributive
discontinue;
• casalinghe di nuclei familiari numerosi,
con "membri aggregati”.
12. 12
Donne e mercato del lavoro in Italia
• Tasso di occupazione femminile 15-64 anni:
47,2% nel 2015.
• Segregazione orizzontale: settori economici
diversi rispetto agli uomini (servizi, cura e relazione
con le persone).
• Segregazione verticale: minore presenza di
donne nei percorsi di carriera (nel 2015 donne solo
il 27,6% dei dirigenti).
• Differenziale salariale: a parità di mansioni e qualifica, pagate meno
degli uomini (Gender Pay Gap: 6,5% nel 2014).
• Orario lavorativo: lavorano più frequentemente con orario part-time
e fanno meno straordinari (nel 2015 i lavoratori a part time erano donne
per il 73,1%)
Can we do it
???
13. 13
Donne e mercato del lavoro in Italia
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2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015
Tasso di occupazione 2004-2015
Maschi Femmine
• Quasi il 50% delle donne lascia il lavoro alla nascita del primo figlio e solo il
18% dei bambini fino a tre anni frequenta un nido d’infanzia pubblico (per
direttiva europea dovrebbe essere 33%).
• Le donne italiane sono inattive nel 46,1% dei casi, gli uomini nel 26,7%.
• Disoccupazione giovanile: colpisce più le donne che gli uomini (donne al
41,4%, uomini al 39%).
14. 14
Politiche sulla povertà femminile
Ipotesi alla base delle politiche contro la lotta alla povertà femminile
essenziali per l’efficacia dell’intervento -> intervengono fattori socio-
culturali.
Politiche per il mercato del lavoro:
• Congedo parentale retribuito -> incide direttamente sulla suddivisione,
attualmente non egualitaria, del lavoro retribuito e di quello non retribuito
di cura. Congedo di paternità obbligatorio: in Italia 1 giorno, in Finlandia 54.
• Flessibilità degli orari di lavoro
Politiche per la cura:
• Potenziare gli asili -> circa il 29% dei bambini al di sotto dei 3 anni
usufruiscono dei Servizi all’Infanzia.
• Servizi di pre e dopo scuola.
Politiche per l’accesso al credito ?
15. 15
Povertà, GEOGRAFIA e DEMOGRAFIA
Nel Mezzogiorno incidenza più alta della povertà:
• Possibilmente data dal più alto livello di disoccupazione
• Da notare anche il costo della vita più basso
In Italia adesso i poveri sono i più giovani:
• Disoccupazione giovanile più alta
• In molti lavori lo stipendio è funzione anche dell’anzianità.
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2014 2015 2014 2015* 2014 2015 2014 2015
18-34 35-44 45-54 55-64 65+
INCIDENZA DI POVERTÀ RELATIVA PER ETÀ DELLA PERSONA DI RIFERIMENTO E RIPARTIZIONE GEOGRAFICA (%)
22. 22
Accesso al mercato del lavoro
Tasso di disoccupazione 15 anni e oltre per cittadinanza e
genere (anni 2010-2015):
23. 23
Inserimento nel mondo lavorativo
Distribuzione percentuale degli occupati per canale di ingresso nel
mercato del lavoro e cittadinanza (anno 2015):
24. 24
Accesso alla previdenza sociale
• Le pensioni IVS erogate da INPS a cittadini extracomunitari alla
fine del 2015 sono 39.340, pari allo 0,28% del totale delle
pensioni dello stesso tipo
• Inoltre nello stesso periodo l’INPS ha erogato a cittadini
extracomunitari 59.228 pensioni assistenziali, l’1,5% del totale
Distribuzione territoriale delle pensioni previdenziali (sinistra) e assistenziali (destra) erogate agli extracomunitari. Anno 2015.
Fonte: Istat
26. 26
POLICY
Ci sono tre presupposti nell’idea delle politiche anti-
povertà:
- La povertà è un social bad;
- La povertà può essere eliminata;
- Delle politiche pubbliche possono raggiungere questo
obbiettivo.
Questi presupposti sono ampiamente accettati oggi, ma
non si può dire lo stesso del passato, in particolare prima
del 19simo secolo…
27. 27
Storia delle politiche contro la povertà
• Dal medioevo fino alla modernità, rilevanza alla distinzione fra
poor (persona potenzialmente in grado di mantenersi e quindi
non meritevole di aiuto) e pauper, persona non autosufficiente
• 1601 - Old Poor Law: sistema pubblico di assistenza ai poveri
finanziato per via fiscale e amministrato dalle parrocchie
• 1834 - Poor Law Reform Act:
- Restrizione dell’outdoor relief (deserving poor)
- Indoor relief punitivo e stigmatizzante (workhouses come carceri)
- Undeserving poor & less eligibility
• Fine XIX secolo - Sviluppo di sistemi di protezione sociale e
allentamento della percezione di precarietà esistenziale
connaturata alla condizione di proletario.
28. 28
Politiche contro la povertà oggi
A prima vista, la politica contro la povertà più intuitiva sembra
un semplice trasferimento redistributivo di denaro.
In realtà, il tipo e la varietà di
politiche anti-povertà a disposizione
dei suoi policymakers di un paese
dipende fortemente dal livello di
sviluppo del paese stesso, a causa di:
Informazione e trasparenza
(osservabilità dei redditi)
Incentivi e reazioni
29. 29
Politiche contro la povertà oggi
Principali tipi di intervento contemplati dalla letteratura:
• Trasferimenti operati dallo stato finanziati tramite
tassazione
• Educazione gratuita per bambini in famiglie povere
• Incentivi alla scolarizzazione
• Microfinance
• Programmi di sviluppo per regioni povere
• Programmi mirati a risolvere un problema dei poveri
(Leap)
30. 30
Reis in breve: la proposta
• Utenza: Chiunque si trovi in povertà assoluta
• Importo: La differenza tra la soglia di povertà assoluta ed il
reddito familiare
• Servizi di Welfare
• Servizi per il lavoro
• Welfare mix: Il Reis è responsabilità a livello locale dei Comuni
in forma associata
• Sostenibilità economica
• Obiettivi economici:
• Consumi
• Lavoro
31. 31
Dov’eravamo rimasti noi?
• Disegno di legge «delega in materia di contrasto alla povertà”
presentato a Febbraio ed approvato dalla Camera ad inizio Luglio
• Su cosa erano tutti concordi:
• Fornire a chi è caduto in povertà un adeguato contributo
monetario, parallelamente alla predisposizione di incisivi percorsi
d’inserimento sociale e lavorativo da parte dei Comuni e delle
altre realtà del welfare locale (come Terzo Settore e Centri per
l’impiego)
• Particolare attenzione alla dimensione attuativa, cioè alla
costruzione delle condizioni necessarie per la positiva
realizzazione del REI nei territori
32. 32
… Cosa mancava
• Universalità, ovvero il raggiungimento di tutti gli individui in
povertà assoluta e non solo una parte di essi
• Totalità e modalità di stanziamento dei fondi
• Meccanismi per evitare la trappola della povertà
• Potenziamento dei meccanismi di coordinazione tra comuni
limitrofi
33. 33
Cosa è successo nel frattempo
• Da Giovedi scorso il ddl è discusso in Senato
• La speranza di «Alleanza contro la povertà» è di rendere la riforma
strutturale ed universale, e dunque «completa»
• Ciò significherebbe una progressiva estensione del REI a tutti gli
indigenti, accompagnata da un investimento pluriennale sulla
dimensione realizzativa che sostenga gli attori del welfare locale
nella definizione di un adeguato sistema di risposte
• Il caso della Sardegna
• 30 milioni stanziati
• Condizionali all’impegno nei corsi di formazione e nella ricerca di
un’occupazione
34. 34
Prospetti futuri
Annualità Spesa totale
(Miliardi Euro)
Spesa rispetto ad
anno precedente
(Miliardi Euro)
Utenza rispetto ad
anno precedente
Anno 1
(2017)
2 -
Anno 2
(2018)
3,66 + 1,66 50%
Anno 3
(2019)
5,32 + 1,66 75%
Dall’anno 4 (2020) in
avanti 7 + 1,66 100%
35. 35
Le ragioni di un Piano pluriennale per una
“riforma completa”
• Ragione pratica:
Per costruire un cambiamento ambizioso nei territori ci vuole
tempo
• Ragione sociale:
Per evitare tensioni sociali bisogna dichiarare all’inizio i passi
successivi nell’ampliamento dell’utenza
• Ragione economica:
Diluire il necessario incremento di spesa nel tempo lo rende
meglio sostenibile dal bilancio pubblico
Editor's Notes
#3: Sia la soglia di povertà «assoluta» che quella «relativa» possono essere definite in modo differente (es: Istat e Banca d’Italia) e mutano nel tempo
Indicativamente, nel 2010 (secondo Istat)P. assoluta: circa 700€ mensili per nucleo familiare P. relativa: circa 990€ per una famiglia di 2 persone
#13: In Italia gli occupati nell’industria nel 2015 erano infatti uomini per il 79%, mentre gli occupati nei servizi erano donne per il 50,5%. Nello specifico le donne lavorano soprattutto in settori quali l’istruzione e la sanità (72,1%) e nei servizi collettivi e personali (69,7%);
#15: Un recente studio commissionato dal Comitato per i diritti delle donne e la parità di genere delParlamento europeosottolinea che il grado di utilizzazione dei congedi familiari da parte dei padri è legato alla presenza di forti stereotipi di genere, ma in gran parte dipende anche dal livello dell’indennità di congedo rispetto alla retribuzione percepita: poiché nella maggior parte delle famigliele donne rappresentano il genitore con retribuzione inferiore, laddove il tasso di compensazione del salario perso è minore, sono quasi esclusivamente le donne a usufruire del congedo
#22: Gioca un ruolo importante la composizione demografica, nettamente diversa tra italiani e stranieri: per i secondi, nel 2015 si registra un18,9% rappresentato da minori fino a 14 anni (contro il 19,3% del 2014), un 33,1% (contro il 34,3 % dell’anno precedente) da giovani tra i 15 ed i 34 anni, un 45,0% (contro il 43,9% nel 2014) dalla popolazione tra i 35 ed i 64 anni e solo il 3,0% da individui con un’età dai 65 anni in su.
La popolazione residente di cittadinanza italiana nell’intervallo di età 0-14 anni risulta essere pari al 13,3% del
totale dei cittadini italiani residenti (dato inferiore a quello dell’anno precedente) mentre quella anziana (65
anni e oltre) è al 23,4% (contro il 20,4% dell’anno precedente). La popolazione tra i 15 ed i 34 anni è al
20,0% (contro il 20,9% del 2014) e quella tra i 35 ed i 64 anni al 43,2% (44,8% nel 2014).
Ne segue che la componente immigrata, come noto, è mediamente molto più giovane di
quella italiana.
#23: Demografia conta: ISTAT ha detto che i nuovi rapporti di lavoro in Italia interessano quasi esclusivamente gli over 50.
Tassi di disoccupazione molto diversi a seconda della nazionalità: si va dal 3,4% dei cinesi al 25,4% dei marocchini. Tassi femminili generalmente maggiori di quelli maschili.