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John Locke
Contesto Storico John Locke (1632-1704) fu uno dei più grandi filosofi in Europa alla fine del XVII secolo.  Locke è cresciuto e vissuto uno dei secoli più straordinari della lingua inglese storia politica e intellettuale.  E 'stato un secolo in cui i conflitti tra Corona e il Parlamento e la sovrapposizione di conflitti tra i protestanti, anglicani e cattolici roteato in una guerra civile nel 1640.  Con la sconfitta e la morte di Charles I, cominciò un grande esperimento di istituzioni governative tra cui l'abolizione della monarchia, la House of Lords e la chiesa anglicana, e la creazione di Protettorato di Oliver Cromwell nel 1650.  Il crollo del Protettorato dopo la morte di Cromwell è stata seguita dal ripristino di Charles II - il ritorno della monarchia, la House of Lords e la Chiesa Anglicana.  Questo periodo durò dal 1660-1688.  E 'stato segnato da continui conflitti tra il re e il Parlamento e dibattiti su tolleranza religiosa per i dissidenti protestanti e cattolici.  Questo periodo si conclude con la Gloriosa Rivoluzione del 1688 in cui James II è stato guidato da Inghilterra e sostituito da Guglielmo d'Orange e sua moglie Mary.  L'ultimo periodo durante il quale Locke viveva coinvolto il consolidamento del potere da parte di William e Mary, e l'inizio degli sforzi di Guglielmo di opporsi al dominio di Europa da parte di Francia Louis XIV, che poi ha portato le vittorie militari di John Churchill - il duca di Marlborough
Fondatore del liberalismo politico moderno: Riconoscimento del carattere naturale e inalienabile dei  diritti dell' uomo Negazione di ogni forma di potere assoluto Affermazione del diritto di resistenza  Formulazione della dottrina della separazione dei poteri. JOHN LOCKE (1632-1704)
FORMAZIONE E PRIMI SCRITTI 1632  J.Locke nasce a Wrington, il 29 Agosto 1647  viene ammesso alla Westminster School 1652  si immatricola al Christ Church College di Oxford 1658  conseguito il titolo di Master of Arts, Locke è eletto Senior Student e ricopre incarichi accademici 1660  Trattati sul magistrato civile 1665  viaggio al Cleves  1666  rientra ad Oxford 1667  incontro con Lord Ashley e partecipazione attiva alla vita politica 1675  soggiorno in Francia 1679-1682   Locke ritorna in Inghilterra e riprende la collaborazione politica con Lord Ashley  1683-1688  esilio volontario in Olanda 1689  ritorna in Inghilterra al seguito di William of Orange 1690  pubblicazione “Due trattati sul Governo” 1704  muore il 28 Ottobre
OPERE Le principali opere di Locke sono  Il saggio sull’intelletto umano  (1690), che è il suo capolavoro,  Due trattati sul governo civile  (1690), in cui espone la teoria liberale dello stato,  La ragionevolezza del cristianesimo  (1695) e l’ Epistola sulla tolleranza  (1689).
Razionalismo ed Empirismo A partire dal Sei-Settecento la filosofia iniziò a dividersi in due tradizioni: quella europea e quella anglosassone. La prima tendenzialmente  razionalista , la seconda prettamente  empirista . Il termine "razionalismo" designa la persuasione che la realtà sia conoscibile e interpretabile mediante la ragione, al di là di ogni esperienza. Il termine "empirismo" indica invece ogni dottrina che considera l'esperienza come condizione essenziale della conoscenza.
L’Empirismo in Locke Locke è considerato uno dei massimi esponenti dell'empirismo inglese, una corrente filosofica nata dal diffondersi del metodo sperimentale proposto dalla rivoluzione scientifica. Secondo l'empirismo i dati della certezza epistemica (“che riguarda la conoscenza scientifica”) erano da ricavare dall'osservazione dei fenomeni reali: analogamente alla scienza fisica, anche la filosofia doveva attenersi alla critica dei fatti e delle sensazioni tratte dalla percezione immediata.
La concezione empiristica dell’esperienza Ideologicamente, quindi, l'Empirismo si caratterizza con la teoria della ragione vista come un insieme di poteri limitati dall'esperienza intendendo quest'ultima:  fonte e origine del processo conoscitivo  criterio di verità o strumento di certificazione delle tesi dell'intelletto, che risultano adeguate e certe solo se suscettibili di controllo empirico.
Tabula rasa Analogamente a Leibniz, anche Locke muove dalla polemica nei confronti del pensiero cartesiano: mentre Leibniz aveva attaccato il meccanicismo, Locke ne critica l'idea di innatismo ( l'innatismo sosteneva che fossero innate quelle verità che avevano il carattere dell'evidenza, che fossero chiare e distinte, immediatamente percebilili, per il fatto di essere evidenti per tutti gli uomini, queste capacità innate dovevano essere universali ). Secondo Locke nulla fa pensare che esistano idee innate nella mente degli uomini, anzi, portando come esempio quello dei bambini e dei pazzi, che non hanno in sé alcuna idea strutturata di Dio, nessuna nozione innata di logica, di geometria e di matematica universale,  Locke afferma che la mente umana nasce vuota e priva di ogni conoscenza; all'origine, la mente è una tabula rasa, una tavola ancora da incidere . Se la mente nasce priva di ogni conoscenza, è l'esperienza che fa durante lo svolgersi della vita che la  riempie  di nozioni. Tutto ciò che apprendiamo è dunque frutto della nostra esperienza. Altra considerazione che può andare a favore della tesi di Locke è l'evidente inesistenza di principi universalmente accettati e validi. Nulla è accettato universalmente giusto dagli uomini, vi sono al mondo differenze enormi di giudizio etico, legate ai diversi costumi appresi nelll'ambito delle diverse società, in campo accademico e scientifico nulla vi è di indiscusso: la scienza è lotta di tesi opposte, la stessa esperienza empirica dimostra che tutto deve essere scoperto e nulla di ciò che conosciamo è conosciuto a priori.
PERCEZIONI SEMPLICI E  PERCEZIONI COMPLESSE Da buon empirista, Locke sostiene che tutto ciò che la mente produce è una elaborazione di percezioni esterne (fatti empirici, "che si muovono entro l'esperienza"), non esistono quindi idee direttamente prodotte dalla mente ma solamente la rielaborazione di esperienze percettive.  Nulla vi è nell'intelletto che prima non vi sia stato nella percezione . " Anzitutto, i sensi fanno entrare idee particolari, cominciando ad arredare quel locale vuoto; e la mente, familiarizzandosi poco a poco con alcune idee, le ripone nella memoria e dà loro dei nomi. In seguito vengono a presentarsi nella mente altre idee, che essa astrae da quelle prime, e apprende gradualmente l'uso dei nomi generali. In questa maniera la mente si rifornisce di idee e di linguaggio, ossia dei materiali sui quali eserciterà la sua facoltà discorsiva. E l'uso della ragione diviene più evidente ogni giorno, via via che aumentano questi materiali sui quali essa opera. “ (tratto da  Saggio sull'intelletto umano ).  Si delinea così una gerarchia delle percezioni: esse entrano nella mente dalle più semplici, e queste percezioni semplici servono poi da base alle percezioni più complesse, in un continuo e progressivo lavoro di accumulo e affinamento.  Analogamente esistono qualità della percezione primarie e qualità secondarie.   Le qualità primarie sono le percezioni oggettive che coincidono con la materia estesa cartesiana: la forma, il numero, l'estensione nello spazio. Quelle secondarie sono le impressioni soggettive che riceviamo da un oggetto: il gusto, il colore, ecc.
LEGGE DI NATURA = fonte e origine del potere politico Norme dettate dalle ragione per garantire a ogni uomo i diritti fondamentali la cui violazione va punita La legge di natura è anteriore a ogni altra legge positiva Norma fondamentale della legge di natura = autoconservazione e conservazione di tutti gli uomini “  come ciascuno è tenuto a conservare se stesso e a non abbandonare volontariamente il suo posto, così, per la medesima ragione, quando non sia in gioco la sua stessa conservazione, deve, per quanto può, conservare gli altri, e non può, se non nel caso di far giustizia di un offensore, sopprimere o menomare a un altro la vita o quanto contribuisce alla conservazione della vita, come la libertà,la salute,le membra del corpo, o i beni.”  ( II Trattato, Cap 2, § 6).
I DIRITTI DELLO STATO DI NATURA Diritto alla vita Diritto alla libertà Diritto alla proprietà  (senza la proprietà è impossibile conservare la vita o, almeno, conservarla in modo che si possa dire umana)
STATO E LIBERTA’ Diritto naturale limitato dall’uguale diritto degli altri Lo stato di natura può diventare uno stato di guerra  quando una o più persone  ricorrono alla forza per ottenere un controllo sulla libertà, sulla vita e sui diritti fondamentali degli altri individui ↓ Costituzione della SOCIETA’ POLITICA  = garanzia dei diritti naturali originari  vincoli al solo fine di mantenere e proteggere I diritti fondamentali propri dello stato di natura “… il godimento della proprietà che egli ha è in questa condizione molto incerto e malsicuro. Il che lo rende desideroso di abbandonare una condizione che, per quanto libera, è piena di timori e continui pericoli, e non è senza ragione ch’egli cerca e desidera unirsi in società con gli altri che già sono riuniti, o hanno intenzione di riunirsi, per la mutua conservazione delle loro vite, libertà e averi, cose ch’io denomino, con termine generale, proprietà ” (Due trattati sul governo, II, cap. VIII, par. 123)
Notevole intreccio tra  istanza democratica  (costituita dalla fondazione del potere politico sul consenso popolare) ed  istanza liberale  (limiti posti al potere politico stesso) Esclusione di un potere assoluto o illimitato ↓ Suddivisione dei poteri: Legislativo Esecutivo Federativo
IL COMPITO DELLO STATO ED I SUOI LIMITI “ Mi sembra che lo stato sia una società di uomini costituita per conservare e promuovere soltanto i beni civili. Chiamo beni civili la vita, la libertà, l'integrità del corpo, la sua immunità dal dolore, i possessi delle cose esterne, come la terra, il denaro, le suppellettili".   Lo stato dunque, per i mezzi, i modi ed i fini della sua istituzione, non ha alcun potere decisionale o coercitivo in materia di fede. Infatti, al magistrato civile la cura delle anime non è stata affidata in modo particolare: " Né la cura dello stato, né il diritto di far leggi hanno svelato con maggior certezza al magistrato la via che conduce al cielo di quanto non l'abbia svelato ad un privato cittadino la propria ricerca”
LA TOLLERANZA RELIGIOSA Lo Stato che nasce dall'aggregazione degli individui è naturalmente liberale e democratico, poiché nasce sulla spinta di un principio egualitario. Questo tipo di Stato è quindi garante di se stesso, nel senso che gli stessi legislatori sono sottoposto alle leggi (non così in uno Stato assoluto). Ogni potere - quello legislativo, esecutivo e giudiziario - è autonomo, separato dagli altri e in grado di vigilare sul reciproco operato. Il potere che produce le leggi non può essere incaricato di attuarle, come deve esistere un potere di garanzia che vigili sulla correttezza dei legislatori e dell'esecutivo. Locke, in aperta polemica con Hobbes, si spinge perfino ad affermare che, qualora lo stato liberale e democratico venisse meno ai suoi principi, i cittadini sarebbero giustificati a ribellarsi, spezzando il legame di obbedienza che li lega alle istituzioni ormai corrotte. Nella "Lettera sulla tolleranza", Locke formula poi il principio della tolleranza religiosa: ogni confessione deve essere rispettata dallo Stato, il quale non può intromettersi nelle questioni riguardanti la fede preferendone una all'altra.  Potere dello Stato e potere della Chiesa vanno separati, in quanto al primo spetta la garanzia dei diritti civili, al secondo la salvezza delle anime .  I due poteri sono quindi autonomi ed è buon principio che non confondano i rispettivi ambiti d'azione . I poteri dello Stato devono essere ispirati ai valori di laicità ed uguaglianza, ma devono comunque impedire i comportamenti che vadano a negare i diritti civili, come del resto non potrà ammettere sette o società segrete che attentino all'integrità dei principi liberali e democratici. Tuttavia, nonostante questa visione moderna dei rapporti che devono intercorrere tra i poteri, Locke affermerà che in uno stato liberale, come non può essere tollerata una religione che tenda ad opporsi ai principi civili della tolleranza e della libertà di culto e di coscienza, non può essere tollerato anche l'ateismo, in quanto la ragione naturale è in grado di provare l'esistenza di Dio. L'ateismo è dunque quella condizione che si pone contro la ragione naturale e per questo non è in grado di garantire la moralità dell'individuo. Locke affermerà che il cristianesimo (esistenza di Dio e di Gesù come annunciatore del regno del Padre), pur nel rispetto delle regole civili, " è una religione  ragionevole  e ha il compito di diffondere a tutto il genere umano quelle verità fondamentali e quelle norme morali che altrimenti sarebbero state accessibili solo ai filosofi ." (La filosofia moderna, Emanuele Severino). Ecco dunque come  in Locke resiste quel retaggio teologico per cui non può esistere morale che non discenda da Dio ,  e che l'assenza di Dio ,  anche solo nel pensiero dell'uomo, produce di fatto immoralità .
LA FEDE NON PUO’ ESSERE IMPOSTA CON LA FORZA l'affermazione più completa e profonda della libertà di coscienza del singolo   la fede, per portare alla salvezza deve scaturire spontaneamente da una profonda e convinta adesione ai principi di una chiesa e che dunque a nulla vale la coercizione che si dimostra assolutamente controproducente. " Nessuna via che io imbocchi contro in comando della coscienza mi porterà mai in paradiso…non posso salvarmi con una religione sulla quale ho dei dubbi, con un culto che odio ". Lo stato, o il potere politico, non ha quindi possibilità alcuna di interferire con le scelte religiose del singolo, di imporre una religione piuttosto che un'altra, dal momento che " il potere dello stato concerne i beni civili, è contenuto entro la cura delle cose di questo mondo e non tocca in alcun modo le cose che spettano alla vita futura ".
LA CHIESA La Chiesa non ha e non deve avere possibilità di interferenze in ambito politico. Se la fede è un fatto esclusivamente personale, essa non può avere ripercussioni, positive o negative, sullo stato politico-sociale di chi vi ha aderito
IL FINE DELLA SOCIETA’ RELIGIOSA Da ciò scaturisce la liceità di abbandonare la comunità se vi si trovasse col tempo qualcosa di contrario alle proprie opinioni, o alla dottrina. Si evidenzia altresì come il fine della Chiesa nulla abbia a che fare con quello della società politica, constando nella salvezza delle anime di chi vi si riunisce: " Il fine della società religiosa è il culto pubblico di Dio e, attraverso di esso, il conseguimento della vita eterna   A questo fine ed a questo soltanto devono tendere le leggi ecclesiastiche che abbiamo visto essere indispensabili, e che però non dispongono della forza della costrizione. La Chiesa possiede il potere di " cacciare ed eliminare del tutto dalla società i riluttanti e gli ostinati, che non danno speranza di poter essere corretti ". Ma per la distinzione operata tra Stato e Chiesa, la scomunica non può colpire il singolo nei suoi beni terreni.
SINTESI Netta separazione tra Chiesa e Stato per quanto riguarda le finalità , le funzioni e i poteri che ad essi rispettivamente competono Lo Stato é un' associazione di individui che ha come scopo la tutela del diritto naturale alla vita , alla libertà e alla proprietà . Esso non può dunque intervenire con la costrizione ( che gli compete essenzialmente ) in questioni che , come quelle religiose , non hanno alcuna attinenza con la difesa di quei diritti , a meno che esse non comportino pratiche nocive per la salute sociale o l' integrità dello Stato stesso  La Chiesa é invece un' associazione intesa a procurare ai propri membri la salvezza dell' anima , la qual cosa , dipendendo esclusivamente dalle convinzioni interiori del credente , non può in nessun modo essere indotta con la forza . Il sacerdote non può richiedere l' intervento del magistrato per realizzare con la coazione ciò che non riesce a ottenere con le armi della parola e della convinzione . La Chiesa può legittimamente espellere dal proprio seno mediante la scomunica coloro che non condividono i dogmi e i riti che essa propone come strumenti di salvezza : ma lo scomunicato non deve assolutamente perdere i diritti civili di cui gode come membro dello Stato
A.S. 2009 – 20010 Liceo Scientifico “G. Vailati” di Genzano di Roma Classe IV D La presentazione è stata realizzata da  Emanuele Degli  Esposti, Marco Bernoni, Pierluigi  Sensoli, Chiara Viti nell’ambito di un’attività di webquest coordinata dal Prof.  Pietro Volpones Insieme alle presentazioni, gli studenti hanno realizzato l’ebook “Razionalismo ed  empirismo”, reperibile al seguente indirizzo web:    http://www.liceovailati.it/doceboKms/index.php?modname=documents&op=documents

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Locke

  • 2. Contesto Storico John Locke (1632-1704) fu uno dei più grandi filosofi in Europa alla fine del XVII secolo. Locke è cresciuto e vissuto uno dei secoli più straordinari della lingua inglese storia politica e intellettuale. E 'stato un secolo in cui i conflitti tra Corona e il Parlamento e la sovrapposizione di conflitti tra i protestanti, anglicani e cattolici roteato in una guerra civile nel 1640. Con la sconfitta e la morte di Charles I, cominciò un grande esperimento di istituzioni governative tra cui l'abolizione della monarchia, la House of Lords e la chiesa anglicana, e la creazione di Protettorato di Oliver Cromwell nel 1650. Il crollo del Protettorato dopo la morte di Cromwell è stata seguita dal ripristino di Charles II - il ritorno della monarchia, la House of Lords e la Chiesa Anglicana. Questo periodo durò dal 1660-1688. E 'stato segnato da continui conflitti tra il re e il Parlamento e dibattiti su tolleranza religiosa per i dissidenti protestanti e cattolici. Questo periodo si conclude con la Gloriosa Rivoluzione del 1688 in cui James II è stato guidato da Inghilterra e sostituito da Guglielmo d'Orange e sua moglie Mary. L'ultimo periodo durante il quale Locke viveva coinvolto il consolidamento del potere da parte di William e Mary, e l'inizio degli sforzi di Guglielmo di opporsi al dominio di Europa da parte di Francia Louis XIV, che poi ha portato le vittorie militari di John Churchill - il duca di Marlborough
  • 3. Fondatore del liberalismo politico moderno: Riconoscimento del carattere naturale e inalienabile dei diritti dell' uomo Negazione di ogni forma di potere assoluto Affermazione del diritto di resistenza Formulazione della dottrina della separazione dei poteri. JOHN LOCKE (1632-1704)
  • 4. FORMAZIONE E PRIMI SCRITTI 1632 J.Locke nasce a Wrington, il 29 Agosto 1647 viene ammesso alla Westminster School 1652 si immatricola al Christ Church College di Oxford 1658 conseguito il titolo di Master of Arts, Locke è eletto Senior Student e ricopre incarichi accademici 1660 Trattati sul magistrato civile 1665 viaggio al Cleves 1666 rientra ad Oxford 1667 incontro con Lord Ashley e partecipazione attiva alla vita politica 1675 soggiorno in Francia 1679-1682 Locke ritorna in Inghilterra e riprende la collaborazione politica con Lord Ashley 1683-1688 esilio volontario in Olanda 1689 ritorna in Inghilterra al seguito di William of Orange 1690 pubblicazione “Due trattati sul Governo” 1704 muore il 28 Ottobre
  • 5. OPERE Le principali opere di Locke sono Il saggio sull’intelletto umano (1690), che è il suo capolavoro, Due trattati sul governo civile (1690), in cui espone la teoria liberale dello stato, La ragionevolezza del cristianesimo (1695) e l’ Epistola sulla tolleranza (1689).
  • 6. Razionalismo ed Empirismo A partire dal Sei-Settecento la filosofia iniziò a dividersi in due tradizioni: quella europea e quella anglosassone. La prima tendenzialmente razionalista , la seconda prettamente empirista . Il termine "razionalismo" designa la persuasione che la realtà sia conoscibile e interpretabile mediante la ragione, al di là di ogni esperienza. Il termine "empirismo" indica invece ogni dottrina che considera l'esperienza come condizione essenziale della conoscenza.
  • 7. L’Empirismo in Locke Locke è considerato uno dei massimi esponenti dell'empirismo inglese, una corrente filosofica nata dal diffondersi del metodo sperimentale proposto dalla rivoluzione scientifica. Secondo l'empirismo i dati della certezza epistemica (“che riguarda la conoscenza scientifica”) erano da ricavare dall'osservazione dei fenomeni reali: analogamente alla scienza fisica, anche la filosofia doveva attenersi alla critica dei fatti e delle sensazioni tratte dalla percezione immediata.
  • 8. La concezione empiristica dell’esperienza Ideologicamente, quindi, l'Empirismo si caratterizza con la teoria della ragione vista come un insieme di poteri limitati dall'esperienza intendendo quest'ultima: fonte e origine del processo conoscitivo criterio di verità o strumento di certificazione delle tesi dell'intelletto, che risultano adeguate e certe solo se suscettibili di controllo empirico.
  • 9. Tabula rasa Analogamente a Leibniz, anche Locke muove dalla polemica nei confronti del pensiero cartesiano: mentre Leibniz aveva attaccato il meccanicismo, Locke ne critica l'idea di innatismo ( l'innatismo sosteneva che fossero innate quelle verità che avevano il carattere dell'evidenza, che fossero chiare e distinte, immediatamente percebilili, per il fatto di essere evidenti per tutti gli uomini, queste capacità innate dovevano essere universali ). Secondo Locke nulla fa pensare che esistano idee innate nella mente degli uomini, anzi, portando come esempio quello dei bambini e dei pazzi, che non hanno in sé alcuna idea strutturata di Dio, nessuna nozione innata di logica, di geometria e di matematica universale, Locke afferma che la mente umana nasce vuota e priva di ogni conoscenza; all'origine, la mente è una tabula rasa, una tavola ancora da incidere . Se la mente nasce priva di ogni conoscenza, è l'esperienza che fa durante lo svolgersi della vita che la riempie di nozioni. Tutto ciò che apprendiamo è dunque frutto della nostra esperienza. Altra considerazione che può andare a favore della tesi di Locke è l'evidente inesistenza di principi universalmente accettati e validi. Nulla è accettato universalmente giusto dagli uomini, vi sono al mondo differenze enormi di giudizio etico, legate ai diversi costumi appresi nelll'ambito delle diverse società, in campo accademico e scientifico nulla vi è di indiscusso: la scienza è lotta di tesi opposte, la stessa esperienza empirica dimostra che tutto deve essere scoperto e nulla di ciò che conosciamo è conosciuto a priori.
  • 10. PERCEZIONI SEMPLICI E PERCEZIONI COMPLESSE Da buon empirista, Locke sostiene che tutto ciò che la mente produce è una elaborazione di percezioni esterne (fatti empirici, "che si muovono entro l'esperienza"), non esistono quindi idee direttamente prodotte dalla mente ma solamente la rielaborazione di esperienze percettive. Nulla vi è nell'intelletto che prima non vi sia stato nella percezione . " Anzitutto, i sensi fanno entrare idee particolari, cominciando ad arredare quel locale vuoto; e la mente, familiarizzandosi poco a poco con alcune idee, le ripone nella memoria e dà loro dei nomi. In seguito vengono a presentarsi nella mente altre idee, che essa astrae da quelle prime, e apprende gradualmente l'uso dei nomi generali. In questa maniera la mente si rifornisce di idee e di linguaggio, ossia dei materiali sui quali eserciterà la sua facoltà discorsiva. E l'uso della ragione diviene più evidente ogni giorno, via via che aumentano questi materiali sui quali essa opera. “ (tratto da Saggio sull'intelletto umano ). Si delinea così una gerarchia delle percezioni: esse entrano nella mente dalle più semplici, e queste percezioni semplici servono poi da base alle percezioni più complesse, in un continuo e progressivo lavoro di accumulo e affinamento. Analogamente esistono qualità della percezione primarie e qualità secondarie. Le qualità primarie sono le percezioni oggettive che coincidono con la materia estesa cartesiana: la forma, il numero, l'estensione nello spazio. Quelle secondarie sono le impressioni soggettive che riceviamo da un oggetto: il gusto, il colore, ecc.
  • 11. LEGGE DI NATURA = fonte e origine del potere politico Norme dettate dalle ragione per garantire a ogni uomo i diritti fondamentali la cui violazione va punita La legge di natura è anteriore a ogni altra legge positiva Norma fondamentale della legge di natura = autoconservazione e conservazione di tutti gli uomini “ come ciascuno è tenuto a conservare se stesso e a non abbandonare volontariamente il suo posto, così, per la medesima ragione, quando non sia in gioco la sua stessa conservazione, deve, per quanto può, conservare gli altri, e non può, se non nel caso di far giustizia di un offensore, sopprimere o menomare a un altro la vita o quanto contribuisce alla conservazione della vita, come la libertà,la salute,le membra del corpo, o i beni.” ( II Trattato, Cap 2, § 6).
  • 12. I DIRITTI DELLO STATO DI NATURA Diritto alla vita Diritto alla libertà Diritto alla proprietà (senza la proprietà è impossibile conservare la vita o, almeno, conservarla in modo che si possa dire umana)
  • 13. STATO E LIBERTA’ Diritto naturale limitato dall’uguale diritto degli altri Lo stato di natura può diventare uno stato di guerra quando una o più persone ricorrono alla forza per ottenere un controllo sulla libertà, sulla vita e sui diritti fondamentali degli altri individui ↓ Costituzione della SOCIETA’ POLITICA = garanzia dei diritti naturali originari vincoli al solo fine di mantenere e proteggere I diritti fondamentali propri dello stato di natura “… il godimento della proprietà che egli ha è in questa condizione molto incerto e malsicuro. Il che lo rende desideroso di abbandonare una condizione che, per quanto libera, è piena di timori e continui pericoli, e non è senza ragione ch’egli cerca e desidera unirsi in società con gli altri che già sono riuniti, o hanno intenzione di riunirsi, per la mutua conservazione delle loro vite, libertà e averi, cose ch’io denomino, con termine generale, proprietà ” (Due trattati sul governo, II, cap. VIII, par. 123)
  • 14. Notevole intreccio tra istanza democratica (costituita dalla fondazione del potere politico sul consenso popolare) ed istanza liberale (limiti posti al potere politico stesso) Esclusione di un potere assoluto o illimitato ↓ Suddivisione dei poteri: Legislativo Esecutivo Federativo
  • 15. IL COMPITO DELLO STATO ED I SUOI LIMITI “ Mi sembra che lo stato sia una società di uomini costituita per conservare e promuovere soltanto i beni civili. Chiamo beni civili la vita, la libertà, l'integrità del corpo, la sua immunità dal dolore, i possessi delle cose esterne, come la terra, il denaro, le suppellettili". Lo stato dunque, per i mezzi, i modi ed i fini della sua istituzione, non ha alcun potere decisionale o coercitivo in materia di fede. Infatti, al magistrato civile la cura delle anime non è stata affidata in modo particolare: " Né la cura dello stato, né il diritto di far leggi hanno svelato con maggior certezza al magistrato la via che conduce al cielo di quanto non l'abbia svelato ad un privato cittadino la propria ricerca”
  • 16. LA TOLLERANZA RELIGIOSA Lo Stato che nasce dall'aggregazione degli individui è naturalmente liberale e democratico, poiché nasce sulla spinta di un principio egualitario. Questo tipo di Stato è quindi garante di se stesso, nel senso che gli stessi legislatori sono sottoposto alle leggi (non così in uno Stato assoluto). Ogni potere - quello legislativo, esecutivo e giudiziario - è autonomo, separato dagli altri e in grado di vigilare sul reciproco operato. Il potere che produce le leggi non può essere incaricato di attuarle, come deve esistere un potere di garanzia che vigili sulla correttezza dei legislatori e dell'esecutivo. Locke, in aperta polemica con Hobbes, si spinge perfino ad affermare che, qualora lo stato liberale e democratico venisse meno ai suoi principi, i cittadini sarebbero giustificati a ribellarsi, spezzando il legame di obbedienza che li lega alle istituzioni ormai corrotte. Nella "Lettera sulla tolleranza", Locke formula poi il principio della tolleranza religiosa: ogni confessione deve essere rispettata dallo Stato, il quale non può intromettersi nelle questioni riguardanti la fede preferendone una all'altra. Potere dello Stato e potere della Chiesa vanno separati, in quanto al primo spetta la garanzia dei diritti civili, al secondo la salvezza delle anime . I due poteri sono quindi autonomi ed è buon principio che non confondano i rispettivi ambiti d'azione . I poteri dello Stato devono essere ispirati ai valori di laicità ed uguaglianza, ma devono comunque impedire i comportamenti che vadano a negare i diritti civili, come del resto non potrà ammettere sette o società segrete che attentino all'integrità dei principi liberali e democratici. Tuttavia, nonostante questa visione moderna dei rapporti che devono intercorrere tra i poteri, Locke affermerà che in uno stato liberale, come non può essere tollerata una religione che tenda ad opporsi ai principi civili della tolleranza e della libertà di culto e di coscienza, non può essere tollerato anche l'ateismo, in quanto la ragione naturale è in grado di provare l'esistenza di Dio. L'ateismo è dunque quella condizione che si pone contro la ragione naturale e per questo non è in grado di garantire la moralità dell'individuo. Locke affermerà che il cristianesimo (esistenza di Dio e di Gesù come annunciatore del regno del Padre), pur nel rispetto delle regole civili, " è una religione ragionevole e ha il compito di diffondere a tutto il genere umano quelle verità fondamentali e quelle norme morali che altrimenti sarebbero state accessibili solo ai filosofi ." (La filosofia moderna, Emanuele Severino). Ecco dunque come in Locke resiste quel retaggio teologico per cui non può esistere morale che non discenda da Dio , e che l'assenza di Dio , anche solo nel pensiero dell'uomo, produce di fatto immoralità .
  • 17. LA FEDE NON PUO’ ESSERE IMPOSTA CON LA FORZA l'affermazione più completa e profonda della libertà di coscienza del singolo la fede, per portare alla salvezza deve scaturire spontaneamente da una profonda e convinta adesione ai principi di una chiesa e che dunque a nulla vale la coercizione che si dimostra assolutamente controproducente. " Nessuna via che io imbocchi contro in comando della coscienza mi porterà mai in paradiso…non posso salvarmi con una religione sulla quale ho dei dubbi, con un culto che odio ". Lo stato, o il potere politico, non ha quindi possibilità alcuna di interferire con le scelte religiose del singolo, di imporre una religione piuttosto che un'altra, dal momento che " il potere dello stato concerne i beni civili, è contenuto entro la cura delle cose di questo mondo e non tocca in alcun modo le cose che spettano alla vita futura ".
  • 18. LA CHIESA La Chiesa non ha e non deve avere possibilità di interferenze in ambito politico. Se la fede è un fatto esclusivamente personale, essa non può avere ripercussioni, positive o negative, sullo stato politico-sociale di chi vi ha aderito
  • 19. IL FINE DELLA SOCIETA’ RELIGIOSA Da ciò scaturisce la liceità di abbandonare la comunità se vi si trovasse col tempo qualcosa di contrario alle proprie opinioni, o alla dottrina. Si evidenzia altresì come il fine della Chiesa nulla abbia a che fare con quello della società politica, constando nella salvezza delle anime di chi vi si riunisce: " Il fine della società religiosa è il culto pubblico di Dio e, attraverso di esso, il conseguimento della vita eterna A questo fine ed a questo soltanto devono tendere le leggi ecclesiastiche che abbiamo visto essere indispensabili, e che però non dispongono della forza della costrizione. La Chiesa possiede il potere di " cacciare ed eliminare del tutto dalla società i riluttanti e gli ostinati, che non danno speranza di poter essere corretti ". Ma per la distinzione operata tra Stato e Chiesa, la scomunica non può colpire il singolo nei suoi beni terreni.
  • 20. SINTESI Netta separazione tra Chiesa e Stato per quanto riguarda le finalità , le funzioni e i poteri che ad essi rispettivamente competono Lo Stato é un' associazione di individui che ha come scopo la tutela del diritto naturale alla vita , alla libertà e alla proprietà . Esso non può dunque intervenire con la costrizione ( che gli compete essenzialmente ) in questioni che , come quelle religiose , non hanno alcuna attinenza con la difesa di quei diritti , a meno che esse non comportino pratiche nocive per la salute sociale o l' integrità dello Stato stesso La Chiesa é invece un' associazione intesa a procurare ai propri membri la salvezza dell' anima , la qual cosa , dipendendo esclusivamente dalle convinzioni interiori del credente , non può in nessun modo essere indotta con la forza . Il sacerdote non può richiedere l' intervento del magistrato per realizzare con la coazione ciò che non riesce a ottenere con le armi della parola e della convinzione . La Chiesa può legittimamente espellere dal proprio seno mediante la scomunica coloro che non condividono i dogmi e i riti che essa propone come strumenti di salvezza : ma lo scomunicato non deve assolutamente perdere i diritti civili di cui gode come membro dello Stato
  • 21. A.S. 2009 – 20010 Liceo Scientifico “G. Vailati” di Genzano di Roma Classe IV D La presentazione è stata realizzata da Emanuele Degli Esposti, Marco Bernoni, Pierluigi Sensoli, Chiara Viti nell’ambito di un’attività di webquest coordinata dal Prof. Pietro Volpones Insieme alle presentazioni, gli studenti hanno realizzato l’ebook “Razionalismo ed empirismo”, reperibile al seguente indirizzo web: http://www.liceovailati.it/doceboKms/index.php?modname=documents&op=documents