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Master in Risorse Umane e Organizzazione 2011-2012
Project Work: Biblioteca dellHR, tutto ci嘆 che un
professionista HR deve conoscere

Abbiamo chiesto ai partecipanti al Master, su base volontaria, di recensire alcuni libri di
management, organizzazione e narrativa.


ANNA ARENDT: VITA ACTIVA
A cura di Francesca Moncada

Dalla natura delluomo alla condizione umana

La condizione umana rappresenta il telos, originario e oggi purtroppo dimenticato, a cui ogni
uomo dovrebbe tendere.  questa dimensione che esprime i caratteri propri dellessere umano
personale, e non quella derivante da un troppo generico concetto di natura umana, e a questa
posizione originaria la Arendt auspica il ritorno.

Lintento dell'Autrice, 竪 quello di tracciare unimmagine della condizione umana che non si basi n辿
sul primato della conoscenza scientifica, n辿 su quello del pensiero filosofico. Nel cercare una
risposta alla domanda 束chi 竪 luomo?損, nel provare a definirne lidentit, la Arendt fonda la sua
indagine su unanalisi fenomenologica, nel senso proprio di apparenza, delle condizioni
dellesistenza umana, delle attivit che a essa sono strettamente connesse e degli spazi in cui
queste ultime si svolgono. E la condizione propriamente umana la Arendt la ritrova nellagire.

Fin dalla loro nascita gli uomini entrano in rapporto con gli altri esseri viventi e trascorrono la loro
esistenza sulla terra trasformando il mondo naturale in un mondo artificiale al fine di rendere
lambiente pi湛 consono alle loro necessit ed esigenze. La vita umana si esplica nel lavoro,
nellopera e, infine, nellazione, dove trova la sua pi湛 alta e connaturale dimensione. Col lavoro
luomo provvede alla sua sussistenza; con lopera crea un mondo artificiale ricco di quei manufatti
che compensano le carenze biologiche e facilitano la sopravvivenza; infine, con lazione, e in
particolare con lazione politica, egli entra in rapporto con gli altri e comunica con loro. Il soggetto
che compie lazione 竪 il cittadino, e non il semplice lavoratore o il fabbricante di manufatti. Solo
lattivit dello zoon politikon, presupponendo necessariamente la presenza di altri uomini,
permette il passaggio da una vita puramente naturale-esistenziale a una realmente umana-
essenziale. Luomo inteso come essere agente e le condizioni della sua azione, comprese quelle da
cui si genera il male, sono i temi centrali della nuova scienza della politica che lAutrice si prefissa
di costruire, e che in questo testo trova le sue fondamenta.

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Dal lavoro allopera e dallopera al lavoro: il primato moderno dellanimal laborans

Il lavoro, da sempre, 竪 lattivit con la quale lumanit si garantisce la sopravvivenza. Lessere che
per questo lavora con il suo corpo 竪 definito dalla Arendt animal laborans. Il lavoro costituisce
latto indispensabile allanimale-uomo al fine di assicurarsi lesistenza e protrarla nel tempo. Si
tratta di unattivit connessa alluomo come essere biologico, in stretta simbiosi con la natura, la
quale costituisce il primo dei contesti strutturali cui si accede producendo e consumando. Il lavoro,
dunque, si svolge esclusivamente allinterno del circolo dei processi naturali, poich辿 ha come unico
scopo la soddisfazione dei bisogni primitivi della vita e non lascia alcuna traccia di s辿, poich辿 il suo
risultato si dissolve nel consumo quasi immediato del prodotto. A differenza delloperare, che
raggiunge il suo termine con la realizzazione delloggetto che si aggiunge agli altri gi compiuti,
lattivit lavorativa percorre sempre lo stesso circolo prescritto dallorganismo vivente: produce
beni di consumo i quali, essendo i meno durevoli tra tutte le cose materiali, deperiscono
velocemente se non vengono utilizzati e rientrano in quel ciclo vitale da cui hanno tratto origine.
Sono le pi湛 naturali e necessarie tra tutte le cose. Vanno e vengono, sono prodotte e consumate, in
analogia con il ritmo ricorrente dei processi naturali. Il lavoro, in questottica, corrisponde alla
condizione esistenziale del possesso della vita.

Lopera delle nostre mani, invece, fabbrica tutta quellinfinita molteplicit di manufatti che
costituisce il nostro ambiente, il mondo artificiale in cui viviamo. Non si tratta in questo caso di
beni di consumo, ma di oggetti duso, che permettono a quellessere carente che 竪 luomo di
raggiungere la sicurezza e la stabilit che non potrebbe trovare in un contesto esclusivamente
naturale. Se al lavoro corrisponde il consumo, allopera corrisponde luso. Le cose prodotte dalle
nostre mani sono usate e non consumate.  nella capacit di durare che le cose del mondo
artificiale acquistano una relativa indipendenza rispetto a colui che le produce; da ci嘆 deriva il loro
porsi come oggetti di fronte ai soggetti che ne fanno uso. Mentre il lavoro 竪 svolto da un animal
laborans in una natura sempre uguale, lopera 竪 attuata dallhomo faber in un mondo artificiale
relativamente stabile. La civilt deriverebbe quindi dallumana capacit di operare e di fabbricare
strumenti, attraverso i quali luomo pu嘆 ergersi a 束signore e padrone della natura stessa nella
misura in cui viola e distrugge parzialmente ci嘆 che gli 竪 stato dato損 (p. 103). Allopera, dunque,
corrisponde il mondo artificiale dei manufatti stabilmente strutturati e costruiti dagli uomini, e
rappresenta la condizione esistenziale dellessere-nel-mondo.

Se nellantica Grecia, il ruolo di colui che viveva per lavorare era decisamente diverso da quello di
colui che operava per produrre, poich辿 solo chi non doveva preoccuparsi per la propria esistenza
poteva incanalare le sue energie verso la creativit (opera), verso la speculazione (pensiero) e
verso la politica (azione); nellet moderna si 竪 verificato, secondo la Arendt, un ribaltamento dei
ruoli e della considerazione tra lattivit lavorativa e lopera della creativit. Limportanza del
lavoro raggiunse paradossalmente il suo apice con Karl Marx, che indic嘆 nella 束forza-lavoro損 la
causa della produttivit e quindi il fulcro dellessenza umana e la sorgente della civilt stessa. Pur
analizzando a fondo la tematica del lavoro, Marx non colse per嘆 la distinzione tra opera e lavoro

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giungendo a conclusioni contraddittorie e fuorvianti. Egli infatti attribu狸 il grande incremento della
produttivit, che ha caratterizzato lepoca moderna e il conseguente sviluppo economico, sociale,
tecnologico e politico, esclusivamente allaumento della forza-lavoro. Ovvero, qualsiasi tipo di
lavoro sarebbe di per s辿 produttivo e non ci sarebbe pi湛 distinzione tra i lavori servili che non
lasciano il segno e la produzione di manufatti che durano nel tempo. La misura non starebbe pi湛
nelle caratteristiche delloggetto prodotto, ma nella quantit di forza-lavoro impiegata per la sua
produzione. Cos狸 lopera si dissolve interamente nel lavoro cui viene attribuito al lavoro quel
carattere di essenza che identificherebbe luomo distinguendolo da ogni altro vivente.

Il processo storico avrebbe condotto, secondo la Arendt, verso una societ in cui si 竪 riusciti sia a
diminuire drasticamente la fatica connessa alle attivit lavorative sia a garantire loro un adeguato
compenso. A tutto ci嘆 non 竪 seguita, per嘆, lemancipazione politica dei lavoratori, ma ne 竪
derivato soltanto il primato dellattivit lavorativa come tale. Tale primato si 竪 imposto soffocando
e annullando tutte le altre capacit umane che formano la vita activa, ovvero lopera e lazione.
Cos狸 oggi rischiamo che lapparente emancipazione del lavoro non apra nuovi spazi di libert, ma
crei una sorta di squilibrio tra lattivit lavorativa, divenuta ipertrofica, e tutte le altre espressioni
umane. La vera sconfitta delluomo nella societ moderna discenderebbe quindi dal dominio
assoluto del lavoro e dallarroganza dellanimal laborans che, sommerso nella vorticosa spirale
produzione-consumo, finisce per appiattire e mortificare le altre due attivit.




La dimensione propriamente umana dellagire e la sua scomparsa

 lazione, per la Arendt, lattivit con la quale gli uomini entrano in rapporto diretto tra loro senza
la mediazione di cose naturali, materiali, artificiali, e corrisponde alla condizione strutturale della
pluralit, al fatto che sulla Terra ci siano gli uomini e non luomo. Nellagire luomo si rivela e,
bench辿 possa essere in parte condizionato e motivato da interessi contingenti e individuali, riesce a
superarli e a trascenderli. Se non fosse cos狸, lazione non potrebbe essere memorabile e quindi
degna di attenzione e ricordo ma ricadrebbe nellambito del lavoro e dellopera, poich辿
risponderebbe soltanto a requisiti di necessit e utilit.  la pluralit che promuove e favorisce la
manifestazione dellagire. Mentre molte altre facolt umane, come il pensiero, la volont, la
creativit e lamore, sono esercitabili anche nellisolamento, lazione 竪 la sola attivit che 束mette
in rapporto diretto gli uomini senza la mediazione di cose materiali損 (p. 7).

La vita, quella umana, si manifesta nellazione e nel discorso. Non 竪 infatti sufficiente agire
perch辿 ci sia unazione significativa, occorre che quella azione venga raccontata. Bisogna che ci sia
qualcuno che faccia conoscere quella azione a chi non era presente e la tramandi alle generazioni
future.  solo cos狸 che il tempo che viviamo non si riduce semplicemente a quello biologico della
vita e della morte, ma ha un passato e un futuro significativi. Tutto ci嘆 equivale a una seconda
nascita, in quanto, dopo essere entrati nel semplice mondo della vita, ci inseriamo a pieno nel
mondo umano. Questo inserimento non ci 竪 imposto dalla necessit come il lavoro, n辿 dai bisogni o

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dai desideri come lopera; esso 竪 al contrario incondizionato, il suo impulso sorge da quellinizio
rappresentato dalla nascita con cui luomo da avvio, di sua iniziativa, al nuovo e allinatteso.
束Agire, nel suo senso pi湛 generale, significa prendere uniniziativa, iniziare (come indica la parola
greca archein, incominciare, condurre e anche governare), mettere in movimento qualcosa
(che 竪 il significato originale del latino agere). Poich辿 sono initium, nuovi venuti e iniziatori grazie
alla nascita, gli uomini prendono liniziativa, sono pronti allazione損 (pp. 128-129). Esiste dunque
uno stretto legame tra azione e inizio cos狸 come tra discorso e rivelazione: agire significa dare
lavvio, incominciare qualcosa; parlare vuol dire rivelare il proprio Io distinguendosi dagli altri.
Azione e discorso creano insomma levento dellidentit umana.

Lazione, dunque, acquista rilievo nel corso della vita umana, per la sua capacit di dare a
questultima un significato profondo, che le permetta di superare la banalit del quotidiano e la
ripetitivit delle esigenze biologiche, ricordandoci 束che gli uomini, anche se devono morire, non
sono nati per morire, ma per incominciare損 (p. 182 corsivo mio).

Sfortunatamente per嘆 la dimensione dellagire 竪 stata mortificata e accantonata nel corso dei
secoli dalla filosofia delle idee, la quale ha distinto nettamente lessere dallapparire. La
complessit e limprevedibilit delle azioni prodotte da una pluralit di uomini hanno spinto i
filosofi a costruire una 束teoria del buon governo損 o del 束buon comandante損 piuttosto che
interessarsi allintricato fenomeno della partecipazione dei singoli alla vita collettiva. Alla pluralit
degli uomini liberi, diversi tra loro, imprevedibili e incontrollabili, si 竪 preferito sostituire la
semplicit e la rapidit delle regole di un governo che legifera. La filosofia, non solo avrebbe
snaturato e frammentato la portata del pensiero politico riducendo drasticamente la ricchezza e
larticolazione della pluralit, ma ha anche instaurato la prassi di fondare il tutto partendo da una
delle due facolt, azione o pensiero. E non 竪 prassi solo recente.

La cultura greca, al tempo dei presocratici, aveva basato sullagire tutte le sue conoscenze, mentre
la scuola platonica aveva capovolto la situazione, subordinando tutto al pensiero. Il Cristianesimo
aveva svalutato entrambi i termini a favore della contemplazione e la modernit aveva posto al
vertice di ogni considerazione la conoscenza scientifica; infine la cultura contemporanea aveva
dato la preminenza al lavoro. La Arendt intende interrompere tali sterili supremazie analizzando
lagire proprio delluomo, nel quale questultimo manifesta la sua peculiarit pi湛 alta e nobile.
Cerca, quindi, di riportare al centro dellattenzione quella condizione umana, lazione intesa nel
suo significato di agire politico, che la filosofia aveva opportunisticamente emarginato e
allontanato, perch辿 troppo complessa, imprevedibile e non malleabile. Il suo scopo 竪 di aprire la
strada al ripristino della comprensione specifica della originariet e autenticit dellagire quale
determinazione fondamentale, o meglio, quale modo di essere proprio del vivere umano, distinto
dalle dimensioni seppur necessarie della pura sopravvivenza.

Solo con lazione e nellazione, infatti, luomo si sottrae alla natura ed 竪 libero di dare inizio
allassolutamente nuovo, allimpensato, allimprevedibile. Nella sfera politica non si producono
oggetti duso, ma relazioni tra uomini, rapporti non vincolati n辿 dalle leggi di natura, n辿 dai
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caratteri tipici della specie, poich辿 nel genere umano lidentit si attenua a vantaggio della
singolarit e della irripetibilit di ogni individuo. Se nellambito del lavoro e dellopera luomo pu嘆
soltanto manipolare ci嘆 che 竪 gi dato, attraverso lazione politica pu嘆 realizzare i suoi progetti
critici e passare cos狸 dallesistenza inautentica a una autentica.




Attivit e contemplazione: quale rapporto?

I Greci distinguevano la vita attiva fatta di lavoro, creazione artistica e azione politica, dalla vita
contemplativa. Nella prima luomo plasmava le cose al fine di renderle utili, durevoli, di
conquistarsi quella immortalit delloperare che poteva renderlo presente ai mortali anche dopo la
sua morte. Nella vita contemplativa luomo era messo di fronte alleternit del divino, che lo
portava allascesi e al misticismo. Con let moderna, la vita attiva e quella contemplativa
perdevano la loro ragion dessere: il theor辿in passava dal filosofo allo scienziato, o meglio ai suoi
strumenti, diventando cos狸 la pi湛 astratta delle attivit pratiche. Il fare diventava un complemento
della tecnica e il pensare si trovava ad avere, come suo unico oggetto, il mondo interiore per il
tramite dellintrospezione. Una tale trasformazione influ狸 anche sulla sfera sociale: la sfera
dellagire fu sottomessa a quella del fare e dell'utilit. Il risultato fu la spoliticizzazione del fare
e il trasferimento del gioco politico nelle mani di pochi.  in Cartesio che la Arendt vede colui
che ha trovato il punto di Archimede della modernit, rovesciando lordine gerarchico tra la vita
contemplativa e la vita attiva e, internamente a quella attiva, spostando il focus dallagire politico
al puro lavorare per la sopravvivenza. O meglio, la vita attiva acquistava la superiorit sulla vita
contemplativa, poich辿, nellet moderna, lhomo faber vince su qualsiasi altro aspetto
dellattivit umana, ma tale iniziale vittoria avrebbe portato per嘆 a conseguenze di altro genere,
che hanno poi condotto alla disfatta dellhomo faber stesso.

Queste ulteriori conseguenze sono derivate dalla desacralizzazione della vita individuale, che il
cristianesimo aveva invece esaltato e sacralizzato ponendola come prioritaria rispetto al corpo
politico. Rimane, nellepoca moderna della secolarizzazione, la priorit dellinteresse per la vita,
ma per una vita che non ha ormai pi湛 nulla di sacro o di cristiano. Il mondo moderno 竪 pervenuto
alla disfatta dellhomo faber (mentre lo zoon politik嘆n era stato sconfitto dallaffermarsi del
cristianesimo) e alla vittoria dellanimal laborans, cio竪 al primato di quellattivit che ha come fine
unico la conservazione della vita. 束La vittoria dellanimal laborans non sarebbe mai stata completa
se il processo di secolarizzazione, la perdita inevitabile della fede derivata dal dubbio cartesiano,
non avesse privato la vita individuale dalla sua immortalit, o almeno della certezza
dellimmortalit. La vita individuale divenne nuovamente mortale, come lo era stata nellantichit,
e il mondo fu ancora meno stabile, meno permanente e offr狸 quindi ancor meno affidamento che
nellera cristiana. Luomo moderno, quando perse la certezza di un mondo a venire, si ripieg嘆 su se
stesso損 (pp. 238-39). Per tale motivo 束la vita individuale divenne parte del processo vitale, e
lavorare, assicurare la continuit della propria vita e di quella della propria famiglia, fu tutto
quanto bastava損 (p. 239). Si afferm嘆 cos狸 il primato del darsi da fare per la pura sopravvivenza. Lo
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stesso pensiero, usato soltanto in funzione strumentale, divenne una funzione cerebrale, portando
let moderna alla pi湛 mortale e pi湛 sterile passivit che la storia abbia mai conosciuto.  quella
passivit sulla quale pu嘆 affermarsi il totalitarismo; quella passivit che pu嘆 produrre gli Eichmann
e la banalit del male.




ETICA, LAVORO E POLITICA. Riflessioni e interrogativi

La concezione aristotelica delletica sottolineava il legame stabilito tra etica e politica. Il modello
per la Arendt 竪 la Polis, intesa non come realt da riproporre, ma come modello che sottolinea lo
stretto rapporto che occorre ricreare tra dimensione morale, individuale, e dimensione etica,
pubblica. La Polis, infatti, costituiva uno spazio pubblico dove lindividuo era reso partecipe, aveva
modo di oggettivarsi e di riconoscersi nel proprio agire. La politica, per la Arendt, va intesa
appunto come vita politica nella Polis, ovvero come dimensione etica ed esistenziale. Lagire 竪 la
dimensione etica propria delluomo che, per attivarsi, ha bisogno di uno spazio politico, pubblico, e
la Polis 竪 lo spazio dove pu嘆 compiersi questoggettivazione. Essa 竪 linsieme delle interazioni tra
gli individui, un mondo costruito dal singolo a cui ognuno partecipa: ogni individualit contribuisce
alla formazione di ogni altra, e da ogni altra 竪 formata.

Se 竪 vero, infatti, che la Arendt insiste sullurgenza del recupero della dimensione dellagire,
daltra parte ella non tarda a sottolineare il carattere contingente di ogni azione che, una volta
avviata, nei pensieri o nelle parole di chi parla a un altro uomo, innesca un vero e proprio processo
a catena che genera e determina le successive azioni. Lesigenza di salvare la dimensione della
libert umana senza ridurla a mero determinismo o meccanicismo, 竪 espressa dalla Arendt
mediante la presentazione dei limiti dellagire umano: lirreversibilit del processo innescato da
ogni azione iniziata e limprevedibilit del futuro. Ci嘆 che avverr non ci appartiene ancora: non
sapendolo, lo smarrimento rispetto allabisso di possibilit immense che laltro, in quanto libero, 竪,
rende rischiosa ogni azione e soprattutto ogni iniziativa. Limprevedibilit di cui parla la Arendt,
strettamente connessa alla dimensione della libert, 竪 diametralmente opposta al comportamento
che prevede losservanza di criteri morali: gli uomini si comportano, non agiscono e i loro
comportamenti devono rientrare in una scienza statistica del comportamento conforme ai dettami
della societ.

Daltra parte, una volta avviato il processo che ha generato lazione di un uomo, ci嘆 che 竪 accaduto
risulta irreversibile, accaduto una volta per tutte, punto da cui non potere pi湛 tornare indietro.
Quali rimedi rispetto ai limiti che lazione umana pone per la sua costituzione? Non il ritiro dal
mondo e dalla dimensione della pluralit in cui si 竪 inscritti, bens狸, spiega la Arendt, il perdono e la
promessa: se mediante il primo, infatti, 竪 possibile ancora e sempre salvare lazione umana dal
rischio di perdersi nel meccanismo automatico della vendetta, mediante la promessa, il timore per
il futuro 竪 legato col doppio filo della fiducia tra i contraenti del patto perch辿 ci嘆 che si promette,
ci si impegna a mantenere. Consenso e riconoscimento reciproco costituiscono i caratteri di un

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rapporto, a conferma del fatto che nessuno pu嘆 veramente agire da solo e che gli uomini, se
desiderano ottenere qualcosa dal mondo, devono agire insieme.

Dallet moderna ai giorni nostri invece, leconomia politica, ovvero lamministrazione della grande
famiglia sociale in vista della produttivit, si 竪 estraniata dalla societ nella quale si trovava
cominciando a dettar legge attraverso lideologia della crescita per la crescita, progressiva e
illimitata. Luomo si 竪 trasformato in forza-lavoro massificata e intercambiabile. La natura 竪 stata
concepita unicamente come terra mercificabile. La novit sconvolgente dello spirito capitalistico
moderno, 竪 consistita proprio nella ristrettezza unidimensionale, indifferente a qualsiasi
considerazione che non sia di carattere contabile con la quale esso opera, e nellorganizzazione
scientifica del lavoro industriale che ne sta alla base, il cui sforzo costante 竪 stato quello di
distaccare il lavoro in quanto categoria economica quantificabile dalla persona vivente del
lavoratore. La razionalizzazione economica ha scisso nettamente il prodotto da colui che lo produce
portando alla completa alienazione loperaio-produttore, il quale si 竪 trasformato cos狸 in un
lavoratore-consumatore del tutto intercambiabile. Questa 竪 lalienazione pi湛 grande della
modernit, e non quella che si 竪 obiettata alla Arendt sulla perdizione del s辿 nellaltro nellatto
della rivelazione dellidentit.  il trionfo di ci嘆 che la Arendt chiama animal laborans, il quale
soppianta lancora pre-tecnologico homo faber caratterizzandosi professionalmente come
impiegato e come operaio di processo, le cui competenze si limitano ormai unicamente alla
supervisione e alla manutenzione di un processo produttivo del tutto automatizzato e
informatizzato. Il lavoro, del tutto avulso dallesistenza del singolo individuo, perde cos狸 anche quel
valore forte di identit sociale e quel senso di appartenenza a una certa categoria professionale,
attribuitogli almeno fino agli anni Ottanta del secolo scorso. Oggi si parla non a caso di fine del
lavoro, ma forse si dovrebbe sottolineare che si tratta probabilmente soltanto della fine di un
certo tipo di concettualizzare il lavoro, sorto con la rivoluzione industriale e con lavvento della
Modernit.

Il problema oggi 竪 che la tecnicizzazione e linformatizzazione sempre pi湛 dominanti e pervasive
stanno mettendo in luce i nervi scoperti di una razionalit economica che si sta rovesciando
implacabilmente nel suo contrario. Proprio in questo, consiste la dialettica della modernit, per cui
paradossalmente la crisi del moderno nasce dalla vittoria del moderno. Non c竪 dubbio, a questo
proposito, che segnali inquietanti, in questo scorcio di XXI secolo, siano ormai allordine del giorno,
cos狸 che la nostra conditio humana tende a caratterizzarsi sempre pi湛 per i rischi incalcolabili e le
angoscianti insicurezze prodotte proprio dai progressi tecno-scientifici delluomo. Oggi, in ci嘆 che
molti definiscono era postmoderna, il paradigma utilitaristico, che pure ambiva originariamente
alla massima felicit divisa tra il maggior numero, si 竪 ridotto a pura strumentalit scevra di
qualsiasi finalit, cos狸 che lunico telos rintracciabile allinterno del processo produttivo risulta
essere il mantenimento del processo stesso nel suo fluire ininterrotto. La razionalit economica
muta sempre pi湛 in razionalizzazione finanziaria, ormai totalmente avulsa dalla reale ricchezza
prodotta dal lavoro delluomo, e la virtualit della forma soppianta progressivamente la
concretezza della sostanza.
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Dati questi presupposti, non certo confortanti, 竪 possibile allo stato attuale ricreare le condizioni
per un lavoro grazie al quale luomo possa realizzare dignitosamente la propria esistenza umana? 
possibile ritrovare un senso nel lavoro che ci si trova a svolgere quotidianamente?  possibile,
insomma, aspirare alla costruzione di una societ che possa elevarsi, oltre che materialmente e
culturalmente, anche e persino spiritualmente, attraverso il laborioso affaccendarsi degli uomini?

Tutto ci嘆 che potenzia e ravviva i legami tra la natura, gli esseri viventi e luomo e, allo stesso
tempo, tra questultimo e i suoi simili 竪 bene e deve essere perseguito. Il lavoro si dovrebbe
idealmente collocare in questa dimensione, nello sforzo costante di creare e mantenere le
condizioni necessarie per la vita sulla terra e, soprattutto, fornendo i presupposti indispensabili
affinch辿 gli uomini possano abitare un mondo propriamente umano. A questo punto 竪 evidente che
ci si imbatte nel grande problema dellincontrollabilit dello sviluppo tecnico, che rende
addirittura luomo, cos狸 come il suo lavoro, ormai completamente antiquati. Il problema, allo
stato attuale, non 竪 tanto linsieme dei principi etici che orientano la vita del singolo individuo che
opera allinterno di un sistema completamente globalizzato, ma lampiezza, completamente
inafferrabile per il singolo, dello stesso sistema, oramai coincidente con lintero nostro pianeta. Se
la mia azione, qui e in questo momento, ha la potenzialit di incidere in una qualche misura
dallaltra parte del globo, come posso concretamente controllarne gli effetti, se neanche il
perdono e la promessa possono pi湛 qualcosa?

La libert, compresa quella di agire, a mio parere, pu嘆 essere compresa soltanto allinterno della
dialettica con la necessit, dalla quale pure deriva. Lessere umano non nasce affatto libero: egli
ha estremamente bisogno delle cure parentali ed 竪 fortemente esposto ad ogni forma di necessit
vitale. Soltanto una volta diventato adulto ed emancipatosi dai bisogni primari strettamente
necessari, come il mangiare, il bere, il dormire e il possedere una propriet, egli assume la libert
di scegliere tra pi湛 dimensioni date. Allo stesso tempo, per嘆, egli possiede anche la libert di
scegliere di non scegliere il gi dato e di dare vita, potenzialmente, a qualcosa di nuovo e
inaspettato: un evento che, secondo la Arendt, ha gli stessi caratteri del miracolo. La libert cos狸
intesa, la libert come capacit di agire e dare inizio (archein), rappresenta indubbiamente la pi湛
alta facolt posseduta dalluomo, oggi alquanto rara. Ci嘆 nonostante essa 竪 la sola che pu嘆
rinnovare e rivitalizzare davvero la condizione umana sulla terra, ricongiungendo armonicamente
lio al cosmo. Il lavoro, ripensato in unottica di maggiore relazionalit e convivialit tra diversi
individui, pur restando legato, essendo questa la sua caratteristica precipua, alle necessit vitali
degli esseri umani, potr acquistare un nuovo e pi湛 nobile senso e, grazie alla sua opera, si
potranno porre le fondamenta per la nascita di un mondo pi湛 libero, equo e dignitoso.  questo oggi
il nostro pi湛 incombente dovere: il dovere per la libert.




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  • 1. Master in Risorse Umane e Organizzazione 2011-2012 Project Work: Biblioteca dellHR, tutto ci嘆 che un professionista HR deve conoscere Abbiamo chiesto ai partecipanti al Master, su base volontaria, di recensire alcuni libri di management, organizzazione e narrativa. ANNA ARENDT: VITA ACTIVA A cura di Francesca Moncada Dalla natura delluomo alla condizione umana La condizione umana rappresenta il telos, originario e oggi purtroppo dimenticato, a cui ogni uomo dovrebbe tendere. questa dimensione che esprime i caratteri propri dellessere umano personale, e non quella derivante da un troppo generico concetto di natura umana, e a questa posizione originaria la Arendt auspica il ritorno. Lintento dell'Autrice, 竪 quello di tracciare unimmagine della condizione umana che non si basi n辿 sul primato della conoscenza scientifica, n辿 su quello del pensiero filosofico. Nel cercare una risposta alla domanda 束chi 竪 luomo?損, nel provare a definirne lidentit, la Arendt fonda la sua indagine su unanalisi fenomenologica, nel senso proprio di apparenza, delle condizioni dellesistenza umana, delle attivit che a essa sono strettamente connesse e degli spazi in cui queste ultime si svolgono. E la condizione propriamente umana la Arendt la ritrova nellagire. Fin dalla loro nascita gli uomini entrano in rapporto con gli altri esseri viventi e trascorrono la loro esistenza sulla terra trasformando il mondo naturale in un mondo artificiale al fine di rendere lambiente pi湛 consono alle loro necessit ed esigenze. La vita umana si esplica nel lavoro, nellopera e, infine, nellazione, dove trova la sua pi湛 alta e connaturale dimensione. Col lavoro luomo provvede alla sua sussistenza; con lopera crea un mondo artificiale ricco di quei manufatti che compensano le carenze biologiche e facilitano la sopravvivenza; infine, con lazione, e in particolare con lazione politica, egli entra in rapporto con gli altri e comunica con loro. Il soggetto che compie lazione 竪 il cittadino, e non il semplice lavoratore o il fabbricante di manufatti. Solo lattivit dello zoon politikon, presupponendo necessariamente la presenza di altri uomini, permette il passaggio da una vita puramente naturale-esistenziale a una realmente umana- essenziale. Luomo inteso come essere agente e le condizioni della sua azione, comprese quelle da cui si genera il male, sono i temi centrali della nuova scienza della politica che lAutrice si prefissa di costruire, e che in questo testo trova le sue fondamenta. 1
  • 2. Dal lavoro allopera e dallopera al lavoro: il primato moderno dellanimal laborans Il lavoro, da sempre, 竪 lattivit con la quale lumanit si garantisce la sopravvivenza. Lessere che per questo lavora con il suo corpo 竪 definito dalla Arendt animal laborans. Il lavoro costituisce latto indispensabile allanimale-uomo al fine di assicurarsi lesistenza e protrarla nel tempo. Si tratta di unattivit connessa alluomo come essere biologico, in stretta simbiosi con la natura, la quale costituisce il primo dei contesti strutturali cui si accede producendo e consumando. Il lavoro, dunque, si svolge esclusivamente allinterno del circolo dei processi naturali, poich辿 ha come unico scopo la soddisfazione dei bisogni primitivi della vita e non lascia alcuna traccia di s辿, poich辿 il suo risultato si dissolve nel consumo quasi immediato del prodotto. A differenza delloperare, che raggiunge il suo termine con la realizzazione delloggetto che si aggiunge agli altri gi compiuti, lattivit lavorativa percorre sempre lo stesso circolo prescritto dallorganismo vivente: produce beni di consumo i quali, essendo i meno durevoli tra tutte le cose materiali, deperiscono velocemente se non vengono utilizzati e rientrano in quel ciclo vitale da cui hanno tratto origine. Sono le pi湛 naturali e necessarie tra tutte le cose. Vanno e vengono, sono prodotte e consumate, in analogia con il ritmo ricorrente dei processi naturali. Il lavoro, in questottica, corrisponde alla condizione esistenziale del possesso della vita. Lopera delle nostre mani, invece, fabbrica tutta quellinfinita molteplicit di manufatti che costituisce il nostro ambiente, il mondo artificiale in cui viviamo. Non si tratta in questo caso di beni di consumo, ma di oggetti duso, che permettono a quellessere carente che 竪 luomo di raggiungere la sicurezza e la stabilit che non potrebbe trovare in un contesto esclusivamente naturale. Se al lavoro corrisponde il consumo, allopera corrisponde luso. Le cose prodotte dalle nostre mani sono usate e non consumate. nella capacit di durare che le cose del mondo artificiale acquistano una relativa indipendenza rispetto a colui che le produce; da ci嘆 deriva il loro porsi come oggetti di fronte ai soggetti che ne fanno uso. Mentre il lavoro 竪 svolto da un animal laborans in una natura sempre uguale, lopera 竪 attuata dallhomo faber in un mondo artificiale relativamente stabile. La civilt deriverebbe quindi dallumana capacit di operare e di fabbricare strumenti, attraverso i quali luomo pu嘆 ergersi a 束signore e padrone della natura stessa nella misura in cui viola e distrugge parzialmente ci嘆 che gli 竪 stato dato損 (p. 103). Allopera, dunque, corrisponde il mondo artificiale dei manufatti stabilmente strutturati e costruiti dagli uomini, e rappresenta la condizione esistenziale dellessere-nel-mondo. Se nellantica Grecia, il ruolo di colui che viveva per lavorare era decisamente diverso da quello di colui che operava per produrre, poich辿 solo chi non doveva preoccuparsi per la propria esistenza poteva incanalare le sue energie verso la creativit (opera), verso la speculazione (pensiero) e verso la politica (azione); nellet moderna si 竪 verificato, secondo la Arendt, un ribaltamento dei ruoli e della considerazione tra lattivit lavorativa e lopera della creativit. Limportanza del lavoro raggiunse paradossalmente il suo apice con Karl Marx, che indic嘆 nella 束forza-lavoro損 la causa della produttivit e quindi il fulcro dellessenza umana e la sorgente della civilt stessa. Pur analizzando a fondo la tematica del lavoro, Marx non colse per嘆 la distinzione tra opera e lavoro 2
  • 3. giungendo a conclusioni contraddittorie e fuorvianti. Egli infatti attribu狸 il grande incremento della produttivit, che ha caratterizzato lepoca moderna e il conseguente sviluppo economico, sociale, tecnologico e politico, esclusivamente allaumento della forza-lavoro. Ovvero, qualsiasi tipo di lavoro sarebbe di per s辿 produttivo e non ci sarebbe pi湛 distinzione tra i lavori servili che non lasciano il segno e la produzione di manufatti che durano nel tempo. La misura non starebbe pi湛 nelle caratteristiche delloggetto prodotto, ma nella quantit di forza-lavoro impiegata per la sua produzione. Cos狸 lopera si dissolve interamente nel lavoro cui viene attribuito al lavoro quel carattere di essenza che identificherebbe luomo distinguendolo da ogni altro vivente. Il processo storico avrebbe condotto, secondo la Arendt, verso una societ in cui si 竪 riusciti sia a diminuire drasticamente la fatica connessa alle attivit lavorative sia a garantire loro un adeguato compenso. A tutto ci嘆 non 竪 seguita, per嘆, lemancipazione politica dei lavoratori, ma ne 竪 derivato soltanto il primato dellattivit lavorativa come tale. Tale primato si 竪 imposto soffocando e annullando tutte le altre capacit umane che formano la vita activa, ovvero lopera e lazione. Cos狸 oggi rischiamo che lapparente emancipazione del lavoro non apra nuovi spazi di libert, ma crei una sorta di squilibrio tra lattivit lavorativa, divenuta ipertrofica, e tutte le altre espressioni umane. La vera sconfitta delluomo nella societ moderna discenderebbe quindi dal dominio assoluto del lavoro e dallarroganza dellanimal laborans che, sommerso nella vorticosa spirale produzione-consumo, finisce per appiattire e mortificare le altre due attivit. La dimensione propriamente umana dellagire e la sua scomparsa lazione, per la Arendt, lattivit con la quale gli uomini entrano in rapporto diretto tra loro senza la mediazione di cose naturali, materiali, artificiali, e corrisponde alla condizione strutturale della pluralit, al fatto che sulla Terra ci siano gli uomini e non luomo. Nellagire luomo si rivela e, bench辿 possa essere in parte condizionato e motivato da interessi contingenti e individuali, riesce a superarli e a trascenderli. Se non fosse cos狸, lazione non potrebbe essere memorabile e quindi degna di attenzione e ricordo ma ricadrebbe nellambito del lavoro e dellopera, poich辿 risponderebbe soltanto a requisiti di necessit e utilit. la pluralit che promuove e favorisce la manifestazione dellagire. Mentre molte altre facolt umane, come il pensiero, la volont, la creativit e lamore, sono esercitabili anche nellisolamento, lazione 竪 la sola attivit che 束mette in rapporto diretto gli uomini senza la mediazione di cose materiali損 (p. 7). La vita, quella umana, si manifesta nellazione e nel discorso. Non 竪 infatti sufficiente agire perch辿 ci sia unazione significativa, occorre che quella azione venga raccontata. Bisogna che ci sia qualcuno che faccia conoscere quella azione a chi non era presente e la tramandi alle generazioni future. solo cos狸 che il tempo che viviamo non si riduce semplicemente a quello biologico della vita e della morte, ma ha un passato e un futuro significativi. Tutto ci嘆 equivale a una seconda nascita, in quanto, dopo essere entrati nel semplice mondo della vita, ci inseriamo a pieno nel mondo umano. Questo inserimento non ci 竪 imposto dalla necessit come il lavoro, n辿 dai bisogni o 3
  • 4. dai desideri come lopera; esso 竪 al contrario incondizionato, il suo impulso sorge da quellinizio rappresentato dalla nascita con cui luomo da avvio, di sua iniziativa, al nuovo e allinatteso. 束Agire, nel suo senso pi湛 generale, significa prendere uniniziativa, iniziare (come indica la parola greca archein, incominciare, condurre e anche governare), mettere in movimento qualcosa (che 竪 il significato originale del latino agere). Poich辿 sono initium, nuovi venuti e iniziatori grazie alla nascita, gli uomini prendono liniziativa, sono pronti allazione損 (pp. 128-129). Esiste dunque uno stretto legame tra azione e inizio cos狸 come tra discorso e rivelazione: agire significa dare lavvio, incominciare qualcosa; parlare vuol dire rivelare il proprio Io distinguendosi dagli altri. Azione e discorso creano insomma levento dellidentit umana. Lazione, dunque, acquista rilievo nel corso della vita umana, per la sua capacit di dare a questultima un significato profondo, che le permetta di superare la banalit del quotidiano e la ripetitivit delle esigenze biologiche, ricordandoci 束che gli uomini, anche se devono morire, non sono nati per morire, ma per incominciare損 (p. 182 corsivo mio). Sfortunatamente per嘆 la dimensione dellagire 竪 stata mortificata e accantonata nel corso dei secoli dalla filosofia delle idee, la quale ha distinto nettamente lessere dallapparire. La complessit e limprevedibilit delle azioni prodotte da una pluralit di uomini hanno spinto i filosofi a costruire una 束teoria del buon governo損 o del 束buon comandante損 piuttosto che interessarsi allintricato fenomeno della partecipazione dei singoli alla vita collettiva. Alla pluralit degli uomini liberi, diversi tra loro, imprevedibili e incontrollabili, si 竪 preferito sostituire la semplicit e la rapidit delle regole di un governo che legifera. La filosofia, non solo avrebbe snaturato e frammentato la portata del pensiero politico riducendo drasticamente la ricchezza e larticolazione della pluralit, ma ha anche instaurato la prassi di fondare il tutto partendo da una delle due facolt, azione o pensiero. E non 竪 prassi solo recente. La cultura greca, al tempo dei presocratici, aveva basato sullagire tutte le sue conoscenze, mentre la scuola platonica aveva capovolto la situazione, subordinando tutto al pensiero. Il Cristianesimo aveva svalutato entrambi i termini a favore della contemplazione e la modernit aveva posto al vertice di ogni considerazione la conoscenza scientifica; infine la cultura contemporanea aveva dato la preminenza al lavoro. La Arendt intende interrompere tali sterili supremazie analizzando lagire proprio delluomo, nel quale questultimo manifesta la sua peculiarit pi湛 alta e nobile. Cerca, quindi, di riportare al centro dellattenzione quella condizione umana, lazione intesa nel suo significato di agire politico, che la filosofia aveva opportunisticamente emarginato e allontanato, perch辿 troppo complessa, imprevedibile e non malleabile. Il suo scopo 竪 di aprire la strada al ripristino della comprensione specifica della originariet e autenticit dellagire quale determinazione fondamentale, o meglio, quale modo di essere proprio del vivere umano, distinto dalle dimensioni seppur necessarie della pura sopravvivenza. Solo con lazione e nellazione, infatti, luomo si sottrae alla natura ed 竪 libero di dare inizio allassolutamente nuovo, allimpensato, allimprevedibile. Nella sfera politica non si producono oggetti duso, ma relazioni tra uomini, rapporti non vincolati n辿 dalle leggi di natura, n辿 dai 4
  • 5. caratteri tipici della specie, poich辿 nel genere umano lidentit si attenua a vantaggio della singolarit e della irripetibilit di ogni individuo. Se nellambito del lavoro e dellopera luomo pu嘆 soltanto manipolare ci嘆 che 竪 gi dato, attraverso lazione politica pu嘆 realizzare i suoi progetti critici e passare cos狸 dallesistenza inautentica a una autentica. Attivit e contemplazione: quale rapporto? I Greci distinguevano la vita attiva fatta di lavoro, creazione artistica e azione politica, dalla vita contemplativa. Nella prima luomo plasmava le cose al fine di renderle utili, durevoli, di conquistarsi quella immortalit delloperare che poteva renderlo presente ai mortali anche dopo la sua morte. Nella vita contemplativa luomo era messo di fronte alleternit del divino, che lo portava allascesi e al misticismo. Con let moderna, la vita attiva e quella contemplativa perdevano la loro ragion dessere: il theor辿in passava dal filosofo allo scienziato, o meglio ai suoi strumenti, diventando cos狸 la pi湛 astratta delle attivit pratiche. Il fare diventava un complemento della tecnica e il pensare si trovava ad avere, come suo unico oggetto, il mondo interiore per il tramite dellintrospezione. Una tale trasformazione influ狸 anche sulla sfera sociale: la sfera dellagire fu sottomessa a quella del fare e dell'utilit. Il risultato fu la spoliticizzazione del fare e il trasferimento del gioco politico nelle mani di pochi. in Cartesio che la Arendt vede colui che ha trovato il punto di Archimede della modernit, rovesciando lordine gerarchico tra la vita contemplativa e la vita attiva e, internamente a quella attiva, spostando il focus dallagire politico al puro lavorare per la sopravvivenza. O meglio, la vita attiva acquistava la superiorit sulla vita contemplativa, poich辿, nellet moderna, lhomo faber vince su qualsiasi altro aspetto dellattivit umana, ma tale iniziale vittoria avrebbe portato per嘆 a conseguenze di altro genere, che hanno poi condotto alla disfatta dellhomo faber stesso. Queste ulteriori conseguenze sono derivate dalla desacralizzazione della vita individuale, che il cristianesimo aveva invece esaltato e sacralizzato ponendola come prioritaria rispetto al corpo politico. Rimane, nellepoca moderna della secolarizzazione, la priorit dellinteresse per la vita, ma per una vita che non ha ormai pi湛 nulla di sacro o di cristiano. Il mondo moderno 竪 pervenuto alla disfatta dellhomo faber (mentre lo zoon politik嘆n era stato sconfitto dallaffermarsi del cristianesimo) e alla vittoria dellanimal laborans, cio竪 al primato di quellattivit che ha come fine unico la conservazione della vita. 束La vittoria dellanimal laborans non sarebbe mai stata completa se il processo di secolarizzazione, la perdita inevitabile della fede derivata dal dubbio cartesiano, non avesse privato la vita individuale dalla sua immortalit, o almeno della certezza dellimmortalit. La vita individuale divenne nuovamente mortale, come lo era stata nellantichit, e il mondo fu ancora meno stabile, meno permanente e offr狸 quindi ancor meno affidamento che nellera cristiana. Luomo moderno, quando perse la certezza di un mondo a venire, si ripieg嘆 su se stesso損 (pp. 238-39). Per tale motivo 束la vita individuale divenne parte del processo vitale, e lavorare, assicurare la continuit della propria vita e di quella della propria famiglia, fu tutto quanto bastava損 (p. 239). Si afferm嘆 cos狸 il primato del darsi da fare per la pura sopravvivenza. Lo 5
  • 6. stesso pensiero, usato soltanto in funzione strumentale, divenne una funzione cerebrale, portando let moderna alla pi湛 mortale e pi湛 sterile passivit che la storia abbia mai conosciuto. quella passivit sulla quale pu嘆 affermarsi il totalitarismo; quella passivit che pu嘆 produrre gli Eichmann e la banalit del male. ETICA, LAVORO E POLITICA. Riflessioni e interrogativi La concezione aristotelica delletica sottolineava il legame stabilito tra etica e politica. Il modello per la Arendt 竪 la Polis, intesa non come realt da riproporre, ma come modello che sottolinea lo stretto rapporto che occorre ricreare tra dimensione morale, individuale, e dimensione etica, pubblica. La Polis, infatti, costituiva uno spazio pubblico dove lindividuo era reso partecipe, aveva modo di oggettivarsi e di riconoscersi nel proprio agire. La politica, per la Arendt, va intesa appunto come vita politica nella Polis, ovvero come dimensione etica ed esistenziale. Lagire 竪 la dimensione etica propria delluomo che, per attivarsi, ha bisogno di uno spazio politico, pubblico, e la Polis 竪 lo spazio dove pu嘆 compiersi questoggettivazione. Essa 竪 linsieme delle interazioni tra gli individui, un mondo costruito dal singolo a cui ognuno partecipa: ogni individualit contribuisce alla formazione di ogni altra, e da ogni altra 竪 formata. Se 竪 vero, infatti, che la Arendt insiste sullurgenza del recupero della dimensione dellagire, daltra parte ella non tarda a sottolineare il carattere contingente di ogni azione che, una volta avviata, nei pensieri o nelle parole di chi parla a un altro uomo, innesca un vero e proprio processo a catena che genera e determina le successive azioni. Lesigenza di salvare la dimensione della libert umana senza ridurla a mero determinismo o meccanicismo, 竪 espressa dalla Arendt mediante la presentazione dei limiti dellagire umano: lirreversibilit del processo innescato da ogni azione iniziata e limprevedibilit del futuro. Ci嘆 che avverr non ci appartiene ancora: non sapendolo, lo smarrimento rispetto allabisso di possibilit immense che laltro, in quanto libero, 竪, rende rischiosa ogni azione e soprattutto ogni iniziativa. Limprevedibilit di cui parla la Arendt, strettamente connessa alla dimensione della libert, 竪 diametralmente opposta al comportamento che prevede losservanza di criteri morali: gli uomini si comportano, non agiscono e i loro comportamenti devono rientrare in una scienza statistica del comportamento conforme ai dettami della societ. Daltra parte, una volta avviato il processo che ha generato lazione di un uomo, ci嘆 che 竪 accaduto risulta irreversibile, accaduto una volta per tutte, punto da cui non potere pi湛 tornare indietro. Quali rimedi rispetto ai limiti che lazione umana pone per la sua costituzione? Non il ritiro dal mondo e dalla dimensione della pluralit in cui si 竪 inscritti, bens狸, spiega la Arendt, il perdono e la promessa: se mediante il primo, infatti, 竪 possibile ancora e sempre salvare lazione umana dal rischio di perdersi nel meccanismo automatico della vendetta, mediante la promessa, il timore per il futuro 竪 legato col doppio filo della fiducia tra i contraenti del patto perch辿 ci嘆 che si promette, ci si impegna a mantenere. Consenso e riconoscimento reciproco costituiscono i caratteri di un 6
  • 7. rapporto, a conferma del fatto che nessuno pu嘆 veramente agire da solo e che gli uomini, se desiderano ottenere qualcosa dal mondo, devono agire insieme. Dallet moderna ai giorni nostri invece, leconomia politica, ovvero lamministrazione della grande famiglia sociale in vista della produttivit, si 竪 estraniata dalla societ nella quale si trovava cominciando a dettar legge attraverso lideologia della crescita per la crescita, progressiva e illimitata. Luomo si 竪 trasformato in forza-lavoro massificata e intercambiabile. La natura 竪 stata concepita unicamente come terra mercificabile. La novit sconvolgente dello spirito capitalistico moderno, 竪 consistita proprio nella ristrettezza unidimensionale, indifferente a qualsiasi considerazione che non sia di carattere contabile con la quale esso opera, e nellorganizzazione scientifica del lavoro industriale che ne sta alla base, il cui sforzo costante 竪 stato quello di distaccare il lavoro in quanto categoria economica quantificabile dalla persona vivente del lavoratore. La razionalizzazione economica ha scisso nettamente il prodotto da colui che lo produce portando alla completa alienazione loperaio-produttore, il quale si 竪 trasformato cos狸 in un lavoratore-consumatore del tutto intercambiabile. Questa 竪 lalienazione pi湛 grande della modernit, e non quella che si 竪 obiettata alla Arendt sulla perdizione del s辿 nellaltro nellatto della rivelazione dellidentit. il trionfo di ci嘆 che la Arendt chiama animal laborans, il quale soppianta lancora pre-tecnologico homo faber caratterizzandosi professionalmente come impiegato e come operaio di processo, le cui competenze si limitano ormai unicamente alla supervisione e alla manutenzione di un processo produttivo del tutto automatizzato e informatizzato. Il lavoro, del tutto avulso dallesistenza del singolo individuo, perde cos狸 anche quel valore forte di identit sociale e quel senso di appartenenza a una certa categoria professionale, attribuitogli almeno fino agli anni Ottanta del secolo scorso. Oggi si parla non a caso di fine del lavoro, ma forse si dovrebbe sottolineare che si tratta probabilmente soltanto della fine di un certo tipo di concettualizzare il lavoro, sorto con la rivoluzione industriale e con lavvento della Modernit. Il problema oggi 竪 che la tecnicizzazione e linformatizzazione sempre pi湛 dominanti e pervasive stanno mettendo in luce i nervi scoperti di una razionalit economica che si sta rovesciando implacabilmente nel suo contrario. Proprio in questo, consiste la dialettica della modernit, per cui paradossalmente la crisi del moderno nasce dalla vittoria del moderno. Non c竪 dubbio, a questo proposito, che segnali inquietanti, in questo scorcio di XXI secolo, siano ormai allordine del giorno, cos狸 che la nostra conditio humana tende a caratterizzarsi sempre pi湛 per i rischi incalcolabili e le angoscianti insicurezze prodotte proprio dai progressi tecno-scientifici delluomo. Oggi, in ci嘆 che molti definiscono era postmoderna, il paradigma utilitaristico, che pure ambiva originariamente alla massima felicit divisa tra il maggior numero, si 竪 ridotto a pura strumentalit scevra di qualsiasi finalit, cos狸 che lunico telos rintracciabile allinterno del processo produttivo risulta essere il mantenimento del processo stesso nel suo fluire ininterrotto. La razionalit economica muta sempre pi湛 in razionalizzazione finanziaria, ormai totalmente avulsa dalla reale ricchezza prodotta dal lavoro delluomo, e la virtualit della forma soppianta progressivamente la concretezza della sostanza. 7
  • 8. Dati questi presupposti, non certo confortanti, 竪 possibile allo stato attuale ricreare le condizioni per un lavoro grazie al quale luomo possa realizzare dignitosamente la propria esistenza umana? possibile ritrovare un senso nel lavoro che ci si trova a svolgere quotidianamente? possibile, insomma, aspirare alla costruzione di una societ che possa elevarsi, oltre che materialmente e culturalmente, anche e persino spiritualmente, attraverso il laborioso affaccendarsi degli uomini? Tutto ci嘆 che potenzia e ravviva i legami tra la natura, gli esseri viventi e luomo e, allo stesso tempo, tra questultimo e i suoi simili 竪 bene e deve essere perseguito. Il lavoro si dovrebbe idealmente collocare in questa dimensione, nello sforzo costante di creare e mantenere le condizioni necessarie per la vita sulla terra e, soprattutto, fornendo i presupposti indispensabili affinch辿 gli uomini possano abitare un mondo propriamente umano. A questo punto 竪 evidente che ci si imbatte nel grande problema dellincontrollabilit dello sviluppo tecnico, che rende addirittura luomo, cos狸 come il suo lavoro, ormai completamente antiquati. Il problema, allo stato attuale, non 竪 tanto linsieme dei principi etici che orientano la vita del singolo individuo che opera allinterno di un sistema completamente globalizzato, ma lampiezza, completamente inafferrabile per il singolo, dello stesso sistema, oramai coincidente con lintero nostro pianeta. Se la mia azione, qui e in questo momento, ha la potenzialit di incidere in una qualche misura dallaltra parte del globo, come posso concretamente controllarne gli effetti, se neanche il perdono e la promessa possono pi湛 qualcosa? La libert, compresa quella di agire, a mio parere, pu嘆 essere compresa soltanto allinterno della dialettica con la necessit, dalla quale pure deriva. Lessere umano non nasce affatto libero: egli ha estremamente bisogno delle cure parentali ed 竪 fortemente esposto ad ogni forma di necessit vitale. Soltanto una volta diventato adulto ed emancipatosi dai bisogni primari strettamente necessari, come il mangiare, il bere, il dormire e il possedere una propriet, egli assume la libert di scegliere tra pi湛 dimensioni date. Allo stesso tempo, per嘆, egli possiede anche la libert di scegliere di non scegliere il gi dato e di dare vita, potenzialmente, a qualcosa di nuovo e inaspettato: un evento che, secondo la Arendt, ha gli stessi caratteri del miracolo. La libert cos狸 intesa, la libert come capacit di agire e dare inizio (archein), rappresenta indubbiamente la pi湛 alta facolt posseduta dalluomo, oggi alquanto rara. Ci嘆 nonostante essa 竪 la sola che pu嘆 rinnovare e rivitalizzare davvero la condizione umana sulla terra, ricongiungendo armonicamente lio al cosmo. Il lavoro, ripensato in unottica di maggiore relazionalit e convivialit tra diversi individui, pur restando legato, essendo questa la sua caratteristica precipua, alle necessit vitali degli esseri umani, potr acquistare un nuovo e pi湛 nobile senso e, grazie alla sua opera, si potranno porre le fondamenta per la nascita di un mondo pi湛 libero, equo e dignitoso. questo oggi il nostro pi湛 incombente dovere: il dovere per la libert. 8
  • 9. 9