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Pascoli
Vita e pensiero politico
Giovanni Pascoli nasce nel 1855 a San Mauro di Romagna, da una famiglia di piccola
borghesia rurale. Nel 1867 suo padre viene assassinato, ma il colpevole non viene
mai arrestato, lasciandogli addosso un forte senso di ingiustizia. Nel 1868 muore la
sorella Margherita, seguita dalla madre e dal fratello Luigi.
Nel 1873, grazie a una borsa di studio, si iscrive all’Università di Bologna. Entra in
contatto con Andrea Costa, militante anarchico-socialista e partecipa a diverse
manifestazioni dovute alle tensioni dell’Italia da poco unificata. Pascoli ha la
concezione di un socialismo di tipo umanitario e utopico che affida alla poesia la
missione di diffondere amore e fratellanza universale. Aderire al socialismo era un
fenomeno diffuso tra gli intellettuali del tempo.
La sua ideologia era dovuta sia ai contatti con Andrea Costa, che alla sua
provenienza dalla piccola borghesia rurale che trasformava in rabbia
l’emarginazione di cui lui e la sua famiglia erano vittima, ma anche per l’ingiustizia
subita a causa dell’uccisione del padre, i vari lutti e la povertà.
Inizia a collaborare con alcuni giornali, pubblicando i primi esperimenti letterari.
In gravi difficoltà economiche, nel 1879 viene arrestato per aver contestato la
condanna dell’attentatore alla vita del re e, dopo essere stato in prigione per 4 mesi,
inizia a soffrire di depressione e a pensare al suicidio.
Si assiste ad un abbandono delle idee anarchiche di Bakunin a favore di quelle
comuniste di Marx. Il socialismo marxista si fondava sul concetto di lotta di classe,
sull’inconciliabilità di interessi fra capitale e lavoro e sullo scontro violento, ma
Pascoli respinge ciò perché nella sua prospettiva utopica non poteva accettare i
conflitti violenti, ma sognava la fratellanza di tutti gli uomini. Lancia perciò degli
appelli alla bontà, all’amore, alla fraternità, alla solidarietà fra gli uomini cercando di
alleviare le sofferenze degli infelici. Il segreto dell’armonia sociale consiste per
Pascoli nel fatto che ciascuno si deve accontentare di ciò che possiede anche se
poco.
Si laurea ed inizia ad insegnare, portando con sé le sorelle Ida e Maria, nel tentativo
di ricostruire il ‘‘nido’’ familiare. Il rapporto tra i tre fratelli è però viziato da un
reciproco controllo sulla vita sentimentale altrui.
Pubblica Myricae e i Poemetti. Nel 1895 si sposa la sorella Ida, evento che l’autore
vive come un tradimento della comunità familiare. Pubblica i canti di Castelvecchio e
i Poemi Conviviali.
Nel 1905, succede a Carducci come docente di Letteratura italiana a Bologna. Si
dedica alla poesia storicizzante (Canzoni di Re Ezio, Odi e Inni, Poemi Italici, Poemi
del Risorgimento), per poi approdare alla retorica nazionalistica. Il fondamento della
sua ideologia è la celebrazione del nucleo familiare che si raccoglie dentro il nido,
che però con il tempo si allarga e dà origine al cosiddetto nazionalismo pascoliano.
L’italiano è costretto a lasciare il suolo della patria e viene così strappato al nido. La
tragedia dell’emigrazione induce Pascoli a far proprio un concetto corrente nel
Nazionalismo, ovvero quello dell’esistenza di nazioni ricche e povere, tra cui l’Italia.
Le nazioni povere hanno il diritto di soddisfare i propri bisogni anche utilizzando la
forza, perciò nel 1911 Pascoli celebra l’Impresa in Libia come il momento di riscatto
dell’Italia (La grande proletaria si è mossa). Pascoli perciò fonde il socialismo
umanitario e il nazionalismo colonialistico. Muore nel 1912.
Ideologia e contenuto
Pascoli è studioso delle lingue classiche (conosce bene il latino) e della tradizione
italiana (studia la metrica dei poeti italiani). La poesia per Pascoli è la vera
educatrice delle civiltà e promuove la solidarietà e la giustizia.
Nella sua poetica troviamo:
- La condizione di dolore e sofferenza dell’uomo.
- La sfiducia nella scienza e nella religione.
- La fiducia in nuove discipline come sociologia e psicologia.
- La certezza della morte.
Stile e forma
ï‚· La sintassi franta: la poesia deve adottare lo sguardo assoluto e innocente del
bambino (fanciullino). La sintassi è paratattica (ricca di asindeti: senza
congiunzioni e con segni di punteggiatura deboli), in quanto deve restituire la
visione infantile.
 Il plurilinguismo: la poesia è la voce di tutti gli esseri, perciò Pascoli utilizza sia
termini aulici e arcaici e sia espressioni popolari e dialettali.
ï‚· Il linguaggio: utilizza spesso le onomatopee e i termini tecnici della botanica e
della zoologia.
ï‚· Simbolismo e figure retoriche: fa ricorso a immagini con valore simbolico e a
figure retoriche come analogie e metafore.
Fanciullino
La poesia dipende da una voce interiore, quella del ‘‘fanciullino’’, che si trova in ogni
uomo: essa esclude tutto ciò che è brutto, è portatrice di giustizia e pace, ma solo il
poeta è in grado di mantenere viva e far parlare la voce.
Pubblicato con 3 edizioni (l’ultima nel 1907), il Fanciullino è un testo diviso in 20
brevi componimenti in cui Pascoli espone la sua poetica, ossia le sue idee su cosa
sia la poesia e quali siano i compiti del poeta. L’autore delinea una concezione della
poesia come attività irrazionale e spontanea che nasce dalla fantasia e
dall’immaginazione. Il poeta è uno spirito sensibile e per rappresentare la sensibilità,
Pascoli si serve della poetica del fanciullino. Si tratta di un essere che guarda il
mondo in maniera ingenua, cioè con lo stupore di chi vede ogni cosa per la prima
volta e che sa cogliere degli aspetti inconsueti della realtà. Questa creatura è
presente in ogni persona: nell’infanzia coincide con il bambino, nell’età adulta viene
messa in disparte perché l’uomo maturo utilizza uno sguardo razionale sul mondo
che non lascia spazio all’immaginazione e alla fantasia del fanciullino, ma esso non
scompare, infatti resta dentro di noi e riemerge di continuo. Il fanciullino è presente
in tutti gli uomini, ma solo il poeta è in grado di dargli voce attraverso la poesia.
Myricae
Il titolo Myricae deriva da un verso di un’opera di Virgilio e allude a un genere di
poesia dedicato alle realtà semplici. Dopo la lunga gestazione di quasi 20 anni, esce
in varie edizioni alla fine dell’800.
Sono più di 150 componimenti raggruppati in 15 sezioni, influenzati da Dante
(combinazioni numeriche baste sul 9), da Leopardi (per la metrica) e da Baudelaire
(carattere dualistico del messaggio poetico).
C’è un ampio utilizzo di figure retoriche, puntini di sospensione e onomatopee, oltre
a descrizioni di particolari individuati dal fanciullino.
I temi principali sono:
- La natura: Lo sfondo della poesia è il paesaggio naturale, pieno di significati
simbolici.
- La morte: Il tema è legato alle vicende personali dell’autore, a partire dall’episodio
dell’assassinio del padre; inoltre è frequente anche la figura della madre morta che
ascolta o piange.
- La memoria: La memoria ha funzione consolatoria, infatti c’è un desiderio di
regressione nel tentativo di ricostruire il nido familiare.
- Il fanciullino: Il poeta guarda con lo sguardo innocente del bambino.
Canti di Castelvecchio
I Canti di Castelvecchio rimandano agli anni che il poeta trascorre a Castelvecchio,
un paesino in Garfagnana, una zona della Toscana. La pubblicazione arriva nel 1903,
ma nello stesso anno l’opera viene riedita con l’aggiunta di un glossario, che illustra
la spiegazione dei termini dialettali. Le edizioni successive vedono l’accrescimento
del numero dei testi. L’ultima edizione esce postuma nel 1912.
I Canti sono dedicati alla madre del poeta. C’è un accentuato simbolismo. I temi
prevalenti, oltre a quelli già presenti in Myricae, sono:
- Il senso della vita: di fronte alla fragilità, l’autore si interroga sul senso di esistere
(morte rasserenatrice che lo può ricongiungere ai suoi cari defunti).
- Il presagio: ricavabile dalla natura e riconducibile alle credenze popolari.
Lo stile è più elevato rispetto a quello di Myricae.
Oltre a Dante, il modello più influente è quello di Leopardi (il rapporto tra uomo e
natura: l’uomo ha poco spazio di intervento; la funzione della memoria: legata al
ricordo degli affetti familiari ed è fonte di dolore più che di consolazione).
Poemetti
I poemetti pubblicate in varie edizioni, intorno al 1900 si distinguono in Primi
Poemetti, dedicati alla sorella Maria, e Nuovi Poemetti, nei quali emerge il tema
della morte e del ricordo dei propri cari. La raccolta è piena di simbolismi e
l’ideologia di fondo è l’invito ad apprezzare le cose semplici della vita e a
perseguire la pace sociale, accontentandosi di quello che si possiede.
I temi principali sono la natura e il lavoro agricolo, il dialogo, tematica politica e
sociale (dovuta alle tensioni sociali in Italia e all’uccisione di re Umberto I), la
generazione e la fecondità, in contrasto con la morte.
Espressioni dialettali sono utilizzate insieme all’inglese, all’onomatopea e agli
equivoci tra le lingue (‘‘neve’’ e ‘‘never’’). Inoltre, la terzina dantesca viene
consolidata come metro narrativo.
Oltre a Dante e Petrarca, i modelli di riferimento sono la poesia classica (Orazio e
Virgilio) e le Sacre Scritture.
Poemi
C’è un “ritorno all’anticoâ€, infatti l’autore si identifica con alcuni personaggi di
epoche passate vittime di sofferenze e sconfitte.
I poemi si dividono in Poemi conviviali e Poemi cristiani.
Poemi conviviali: pubblicati a inizio 1900, i turbamenti del poeta vengono
proiettati nell’atmosfera dell’età classica; la lingua utilizzata è un italiano che tende
verso le lingue classiche (latinismi, grecismi, linguaggio aulico).
Poemi cristiani: tracciano la parabola del cristianesimo, dal suo primo apparire, alle
persecuzioni, alle dispute religiose, alla diffusione tra i livelli sociali più alti, al suo
trionfo sul paganesimo; la lingua utilizzata è il latino.
Crepuscolari
Generale
I poeti crepuscolari esordiscono all’inizio del XX secolo, ma senza fondare un
movimento, o pubblicare un manifesto. Sono influenzati dalla crisi dello stato
liberale e dalla conseguente incertezza sociale e politica. “Chi sono?†diventa una
domanda ricorrente nei loro versi, a simboleggiare una crisi identitaria non solo
individuale, ma anche riguardante il ruolo dell’intellettuale nella società.
Poetica
I crepuscolari dipingono una realtà di provincia lenta e monotona, che ruota
attorno a eventi poco importanti ed è popolata da personaggi e oggetti come
ospedali, conventi, ville abbandonate, suore, vecchie zie.
Il pensiero dei crepuscolari si oppone volutamente a quello di Carducci, Pascoli e
D’Annunzio: il poeta crepuscolare infatti non crede in niente, si isola e si concentra
sugli aspetti marginali.
Ci sono influenze dal Poema paradisiaco di D’Annunzio e dalla poetica del
“fanciullino†di Pascoli. Tuttavia, i crepuscolari negano il valore della poesia stessa,
posizioni sconosciute sia a D’Annunzio che a Pascoli. Altra influenza è quella dei
simbolisti francesi.
Il lessico è quotidiano, le rime sono facili e la sintassi è semplice.
Come nasce il termine Crepuscolare
La denominazione ‘‘crepuscolare’’ viene usata inizialmente da Giuseppe Antonio
Borgese, giornalista e poeta italiano, per evidenziare la distanza tra questi poeti e
Carducci, Pascoli e D’Annunzio. Nel 1910, infatti, Borgese pubblica un articolo dove
definisce la voce di questi poeti ‘‘crepuscolare’’. Il termine ‘‘crepuscolare’’ ha poi
perso l’iniziale accezione negativa, ed è rimasto a indicare i toni umili di questa
poesia.
Corrado Govoni: nasce nel 1884 in provincia di Ferrara, compie gli studi e pubblica
le sue prime raccolte, aderisce al Futurismo, si occupa anche di teatro e muore nel
1903.
Sergio Corazzini: nasce nel 1886 a Roma, il tema principale delle sue opere è la
malattia, infatti si presenta come un fanciullo che piange, fragile e solitario e muore
nel 1907 a Roma, a soli 20 anni.
Marino Moretti: nasce nel 1885 a Cesenatico, collabora con il ‘‘Corriere della Sera’’
e altri periodici, scrive anche prose memoriali e muore a Cesenatico nel 1979.
Guido Gozzano: Nasce nel 1883 vicino Torino, studia giurisprudenza, si dedica alla
letteratura, influenzato da Nietzsche, Schopenhauer e poeti simbolisti francesi,
collabora con importanti riviste, iniziano a manifestarsi i primi segnali della
tubercolosi, malattia che lo allontana dalla vita mondana della Belle Époque torinese
di quegli anni, compie un viaggio in India nella speranza di guarire dalla malattia, ma
muore a Torino nel 1916.
In contrasto con D’annunzio, mischia linguaggio parlato e aulico, mette in scena la
solitudine del letterato, si rifugia nelle cose semplici e quotidiane, descrive la realtà
della piccola borghesia.
Vociani
Durante l’età giolittiana, con l’avvento della società di massa, si percepisce la
necessità di parlare a coloro che facevano parte della piccola borghesia e ai cattolici,
per contrastare le potenzialità rivoluzionarie del proletariato. A Firenze perciò
nascono alcune riviste con il culto dell’unicità dell’individuo:
ï‚· “Leonardoâ€: fondata nel 1903 da Papini e Prezzolini, coniuga individualismo
superomistico dannunziano con irrazionalismo, utilizza la provocazione e
l’insulto verbale;
ï‚· “Il Regnoâ€: fondata nel 1903, diretta da Corradini, ha un taglio nazionalista e
antisocialista;
ï‚· “Hermesâ€: fondata nel 1904, diretta da Borgese, si occupa di critica letteraria,
eleggendo a modelli Croce e D’Annunzio, da cui deriva l’individualismo, il
cinismo e la concezione antidemocratica della società.
 ‘‘La Voce’’, fondata nel 1908 da Giuseppe Prezzolini, esprime l’antigiolittismo
di sinistra e attraversa due fasi distinte: la prima, sotto la direzione di
Prezzolini, fino al 1914, che ha un compito politico e civile, infatti la rivista è
vicina alla politica antigiolittiana; la seconda, sotto la direzione di De Robertis,
fino al 1916 che ha un’impostazione letteraria e si consacra alla promozione di
testi letterari, promuovendo la figura del letterato sganciato dalla
componente ideologica.
La poetica dei “vociani†nasce da una rivolta contro le forme artistiche tradizionali e
si caratterizza per:
- presenza di brevi testi detti frammenti;
- contaminazione tra prosa e poesia (prosimetro);
- componente autobiografica;
- rifiuto della concezione elitaria del letterato;
- inquietudine interiore;
- città come scenario privilegiato.
Futurismo
All’inizio del XX secolo il panorama internazionale è animato da movimenti molto
diversi tra loro, accomunati da una forte volontà innovatrice. Si apre la stagione
delle avanguardie, caratterizzate dal radicalismo e dalla tendenza sovversiva.
Gli intellettuali avanguardisti infatti si sentono investiti della missione di innovare le
lettere, le arti e la società, tramite uno sperimentalismo estremo, un attivismo
battagliero e un’ideologia multidisciplinare che coinvolge letteratura, politica e
arte.
Il primo movimento delle avanguardie in Italia è il Futurismo, caratterizzato da un
forte desiderio di rottura con il passato e una spinta verso tutto ciò che è innovativo,
moderno e proteso al futuro, quindi esaltano il progresso scientifico e tecnologico,
tramite nuove tecniche espressive.
Filippo Tommaso Marinetti nasce nel 1876 e nel 1909 pubblica il “Manifesto del
futurismo†sul giornale francese “Le Figaròâ€: tale pubblicazione contribuisce a dare
al Futurismo uno slancio internazionale dato che Parigi era il centro della vita
culturale internazionale. Aveva affinità ideologiche col fascismo come esaltazione
della guerra, attivismo e nazionalismo, ma anche differenze come anarchismo e
anticlericalismo. Nonostante le differenze, Marinetti è comunque vicino al Fascismo:
nel 1918 fonda il ‘‘Partito politico futurista’’, che l’anno successivo confluisce nei
Fasci di combattimento, infatti lo stesso Marinetti combatte in Etiopia e in Russia e
aderisce alla Repubblica sociale.
Con violenza travolgente, i futuristi intendono liberare l’Italia da tutto ciò che è
vecchio e sorpassato. Occorre fare spazio alla modernità, identificata con
l’avanzamento tecnologico, la macchina, la velocità. Immagini chiave della poetica
futurista sono il movimento, la corsa, la guerra, l’incendio. Gli influssi filosofici sono
diversi: da Nietzsche (superomismo) a Bergson (slancio vitale), al darwinismo sociale
(legittima sopraffazione dei forti a danno dei deboli).
Il Futurismo distrugge la sintassi, elimina la punteggiatura, usa i verbi all’infinito,
usa sostantivi e aggettivi per ottenere serie di immagini, dispone le parole in modo
disordinato sulla pagina, utilizza diversi caratteri tipografici: nasce il metodo delle
‘‘parole in libertà’’.
Innovazioni ci sono anche in ambito artistico e teatrale: i pittori ritraggono solo
scene in movimento, aboliscono le regole della prospettiva e sovrappongono i corpi,
mentre gli autori teatrali rifiutano le opere del passato e il dramma borghese,
virando verso un teatro utile al fascismo per scopi propagandistici.
Anche sul piano comunicativo, il Futurismo si distingue: gli artisti futuristi si fanno
pubblicità tramite attività di volantinaggio, pubblicità sonora e riviste fondati dagli
stessi intellettuali futuristi.
I centri principali del Futurismo in Italia sono Milano e Firenze, ma il movimento si
diffonde anche oltre i confini nazionali.
Il Dadaismo è una tendenza culturale nata in Svizzera all’inizio del 1900. Il
movimento artistico e letterario, rifiutava gli standard artistici, come dimostra il
nome “dada†che non ha un vero e proprio significato, tramite opere culturali che
erano contro l'arte stessa.
Il Surrealismo è un altro movimento artistico e letterario d'avanguardia del
Novecento, nato a Parigi all’inizio del 1900 come evoluzione del dadaismo e che
coinvolse tutte le arti. Esso vuole esprimere una realtà superiore, fatta
di irrazionale e di sogno, per rivelare gli aspetti più profondi della psiche. Il
surrealismo ebbe come principale teorico il poeta André Breton.
Pirandello
Vita
Luigi Pirandello nasce a Porto Empedocle nel 1867, ma si trasferisce a Palermo,
dove frequenta il liceo e poi si iscrive all’università. Si trasferisce a Roma per portare
avanti gli studi umanistici e infine si laurea a Bonn, in Germania, nel 1891. Tornato in
Italia si sposa con Antonietta Portolano e torna a Roma. Entra in contatto con
l’ambiente letterario intorno a Capuana e pubblica le sue prime opere. Ha tre figli e
per mantenere la famiglia lavora come insegnante. Per far fronte alle elevate spese
familiari moltiplica la sua attività di scrittore. Nel 1904 pubblica Il fu Mattia Pascal, il
suo primo grande successo. Gli anni della prima guerra mondiale sono difficili: il
figlio viene fatto prigioniero, la figlia tenta il suicidio e la moglie, con disagi psichici,
viene ricoverata in un ospedale psichiatrico. Scrive anche commedie teatrali
innovative e nel 1921 va in scena la sua opera teatrale più rivoluzionaria “Sei
personaggi in cerca d’autoreâ€. Riceve il premio Nobel nel 1934 e muore nel 1936.
Fasi
Si riconoscono 5 fasi nella scrittura di Pirandello:
 1892-1903: poetiche veristiche e naturalistiche, c’è ancora legame con il mondo
siciliano, influenze di Verga e Capuana;
 1904-1915: fase dell’umorismo;
ï‚· 1916-1920: scrittura di opere teatrali;
ï‚· 1921-1929: rinnovamento delle strutture del teatro, grande successo;
ï‚· 1930-1936: ulteriori sviluppi del teatro.
La struttura interiore dei personaggi di Pirandello è molto diversa da quella
teorizzata da Freud.
La lingua e lo stile di Pirandello sono semplici.
Le opere sono concepite come un’unica riflessione sulla vita.
Fascismo
La visione di Pirandello comporta un giudizio fortemente critico sulla società
borghese contemporanea. Si spiega così la convinta adesione dell’autore al
fascismo, che non ha nulla di ideologico, ma che va letta come espressione della sua
delusione dovuta al crollo degli ideali risorgimentali.
L’umorismo
Il saggio L’umorismo, pubblicato nel 1908, rappresenta la riflessione dell’autore
sulle scoperte maturate scrivendo Il fu Mattia Pascal. Il saggio si divide in due parti:
la prima ha carattere storico, infatti è presente l’etimologia del termine umorismo e
gli umori vengono visti come gli elementi che determinano il carattere della
persona; mentre la seconda parte ha carattere innovativo, infatti l’umorismo viene
visto come modo di comprendere la realtà che sta ‘‘oltre’’ le apparenze, cioè davanti
a una situazione strana o insolita occorre superare l’istintivo “avvertimento del
contrario†che ci porta al riso, per andare oltre e riflettere, comprendendo le ragioni
che stanno dietro alla maschera apparente.
Novelle
Pirandello scrive novelle lungo tutta la sua attività letteraria. La produzione di
novelle si articola in 5 tappe:
ï‚· Prima novella: 1884, pubblicata sulla Gazzetta del Popolo di Torino;
ï‚· Prima raccolta: 1894, Amori senza amore;
 Corpus di novelle: 1922, Novelle per un anno, cioè si era imposto di scrivere
365 novelle, una ogni giorno;
ï‚· Singole raccolte di novelle: dal 1922, Lo scialle nero, La vita nuda, La
rallegrata,
ï‚· Ultima novella: 1936, Effetti di un sogno interrotto.
Le novelle di Pirandello (circa 250 in totale) hanno una scarsa evoluzione tematica, a
differenza dei romanzi o delle opere teatrali.
Ci sono centinaia di situazioni diverse, i personaggi sono umoristici e le storie sono
complesse. L’ambientazione è siciliana (con personaggi grotteschi) o romana (con
personaggi della piccola borghesia): fa un quadro della società italiana.
Romanzi
I romanzi degni di nota sono Il Fu Mattia Pascal, I vecchi e i Giovani, L’esclusa, I
Quaderni di Serafino Gubbio Operatore, Suo marito e Uno, nessuno e centomila.
Per quest’ultimo, il suo capolavoro, impiegherà molti anni per la stesura.
Le tematiche principali dei romanzi sono:
 Ambientazione siciliana: si trova nell’Esclusa, dove Marta viene cacciata di
casa dal marito Rocco per un tradimento inesistente;
 Tradimento/matrimonio: nell’esclusa;
 Divario tra i personaggi: si ritrova in Suo marito, in cui c’è un progressivo
allontanamento della scrittrice Silvia dal marito Giustino, un mediocre
impiegato che svolge la funzione di agente per la moglie. La prima parte
presenta il punto di vista di Silvia, la seconda di Giustino;
ï‚· La ricostruzione storica: nel romanzo I vecchi e i Giovani, ambientato durante
la rivolta dei fasci siciliani del 1893, viene narrato il fallimento degli ideali
risorgimentali che hanno portato all’Unità d’Italia.
Il fu Mattia Pascal
Il fu Mattia Pascal, pubblicato all’inizio del 1900, è un romanzo che fonde diverse
tipologie narrative: il romanzo autobiografico, il racconto filosofico e la riflessione
narrativa.
Mattia Pascal racconta la sua storia. Da giovane ha vissuto da inetto (paragone con
inetto di Svevo): sperpera l’intero patrimonio familiare ed è costretto a sposare la
figlia di colui che lo ha privato di tutti i suoi beni. La vita domestica diventa
intollerabile per i continui litigi con moglie e suocera, perciò Mattia decide di
fuggire. Vince una buona somma di denaro, ma apprende dai giornali la notizia della
sua morte. Al suo paese, infatti, è stato trovato un cadavere ormai irriconoscibile e
tutti pensano appartenga a lui. Mattia decide di approfittare dell’occasione e di
rifarsi una vita con la nuova identità di Adriano Meis. Raggiunge Roma, prende una
stanza in affitto e si innamora di una donna curiosa del suo passato, perciò decide di
abbandonare la nuova identità e si riappropria del vecchio nome. Infine, decide di
tornare al suo paese, dove trova profondi cambiamenti: la moglie si è risposata e ha
avuto due figli dal nuovo marito. Lui invece riprende il suo vecchio lavoro di
bibliotecario.
Escluso dalla società, Mattia Pascal sperimenta quindi un’esistenza marginale, che
gli permette di rendersi conto dell’inconsistenza delle maschere sociali.
Il romanzo si basa sull’accadimento di eventi assurdi, spesso inverosimili.

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  • 1. Pascoli Vita e pensiero politico Giovanni Pascoli nasce nel 1855 a San Mauro di Romagna, da una famiglia di piccola borghesia rurale. Nel 1867 suo padre viene assassinato, ma il colpevole non viene mai arrestato, lasciandogli addosso un forte senso di ingiustizia. Nel 1868 muore la sorella Margherita, seguita dalla madre e dal fratello Luigi. Nel 1873, grazie a una borsa di studio, si iscrive all’Università di Bologna. Entra in contatto con Andrea Costa, militante anarchico-socialista e partecipa a diverse manifestazioni dovute alle tensioni dell’Italia da poco unificata. Pascoli ha la concezione di un socialismo di tipo umanitario e utopico che affida alla poesia la missione di diffondere amore e fratellanza universale. Aderire al socialismo era un fenomeno diffuso tra gli intellettuali del tempo. La sua ideologia era dovuta sia ai contatti con Andrea Costa, che alla sua provenienza dalla piccola borghesia rurale che trasformava in rabbia l’emarginazione di cui lui e la sua famiglia erano vittima, ma anche per l’ingiustizia subita a causa dell’uccisione del padre, i vari lutti e la povertà. Inizia a collaborare con alcuni giornali, pubblicando i primi esperimenti letterari. In gravi difficoltà economiche, nel 1879 viene arrestato per aver contestato la condanna dell’attentatore alla vita del re e, dopo essere stato in prigione per 4 mesi, inizia a soffrire di depressione e a pensare al suicidio. Si assiste ad un abbandono delle idee anarchiche di Bakunin a favore di quelle comuniste di Marx. Il socialismo marxista si fondava sul concetto di lotta di classe, sull’inconciliabilità di interessi fra capitale e lavoro e sullo scontro violento, ma Pascoli respinge ciò perché nella sua prospettiva utopica non poteva accettare i conflitti violenti, ma sognava la fratellanza di tutti gli uomini. Lancia perciò degli appelli alla bontà, all’amore, alla fraternità, alla solidarietà fra gli uomini cercando di alleviare le sofferenze degli infelici. Il segreto dell’armonia sociale consiste per Pascoli nel fatto che ciascuno si deve accontentare di ciò che possiede anche se poco. Si laurea ed inizia ad insegnare, portando con sé le sorelle Ida e Maria, nel tentativo di ricostruire il ‘‘nido’’ familiare. Il rapporto tra i tre fratelli è però viziato da un reciproco controllo sulla vita sentimentale altrui. Pubblica Myricae e i Poemetti. Nel 1895 si sposa la sorella Ida, evento che l’autore vive come un tradimento della comunità familiare. Pubblica i canti di Castelvecchio e i Poemi Conviviali. Nel 1905, succede a Carducci come docente di Letteratura italiana a Bologna. Si
  • 2. dedica alla poesia storicizzante (Canzoni di Re Ezio, Odi e Inni, Poemi Italici, Poemi del Risorgimento), per poi approdare alla retorica nazionalistica. Il fondamento della sua ideologia è la celebrazione del nucleo familiare che si raccoglie dentro il nido, che però con il tempo si allarga e dà origine al cosiddetto nazionalismo pascoliano. L’italiano è costretto a lasciare il suolo della patria e viene così strappato al nido. La tragedia dell’emigrazione induce Pascoli a far proprio un concetto corrente nel Nazionalismo, ovvero quello dell’esistenza di nazioni ricche e povere, tra cui l’Italia. Le nazioni povere hanno il diritto di soddisfare i propri bisogni anche utilizzando la forza, perciò nel 1911 Pascoli celebra l’Impresa in Libia come il momento di riscatto dell’Italia (La grande proletaria si è mossa). Pascoli perciò fonde il socialismo umanitario e il nazionalismo colonialistico. Muore nel 1912. Ideologia e contenuto Pascoli è studioso delle lingue classiche (conosce bene il latino) e della tradizione italiana (studia la metrica dei poeti italiani). La poesia per Pascoli è la vera educatrice delle civiltà e promuove la solidarietà e la giustizia. Nella sua poetica troviamo: - La condizione di dolore e sofferenza dell’uomo. - La sfiducia nella scienza e nella religione. - La fiducia in nuove discipline come sociologia e psicologia. - La certezza della morte. Stile e forma ï‚· La sintassi franta: la poesia deve adottare lo sguardo assoluto e innocente del bambino (fanciullino). La sintassi è paratattica (ricca di asindeti: senza congiunzioni e con segni di punteggiatura deboli), in quanto deve restituire la visione infantile. ï‚· Il plurilinguismo: la poesia è la voce di tutti gli esseri, perciò Pascoli utilizza sia termini aulici e arcaici e sia espressioni popolari e dialettali. ï‚· Il linguaggio: utilizza spesso le onomatopee e i termini tecnici della botanica e della zoologia. ï‚· Simbolismo e figure retoriche: fa ricorso a immagini con valore simbolico e a figure retoriche come analogie e metafore. Fanciullino La poesia dipende da una voce interiore, quella del ‘‘fanciullino’’, che si trova in ogni uomo: essa esclude tutto ciò che è brutto, è portatrice di giustizia e pace, ma solo il poeta è in grado di mantenere viva e far parlare la voce. Pubblicato con 3 edizioni (l’ultima nel 1907), il Fanciullino è un testo diviso in 20
  • 3. brevi componimenti in cui Pascoli espone la sua poetica, ossia le sue idee su cosa sia la poesia e quali siano i compiti del poeta. L’autore delinea una concezione della poesia come attività irrazionale e spontanea che nasce dalla fantasia e dall’immaginazione. Il poeta è uno spirito sensibile e per rappresentare la sensibilità, Pascoli si serve della poetica del fanciullino. Si tratta di un essere che guarda il mondo in maniera ingenua, cioè con lo stupore di chi vede ogni cosa per la prima volta e che sa cogliere degli aspetti inconsueti della realtà. Questa creatura è presente in ogni persona: nell’infanzia coincide con il bambino, nell’età adulta viene messa in disparte perché l’uomo maturo utilizza uno sguardo razionale sul mondo che non lascia spazio all’immaginazione e alla fantasia del fanciullino, ma esso non scompare, infatti resta dentro di noi e riemerge di continuo. Il fanciullino è presente in tutti gli uomini, ma solo il poeta è in grado di dargli voce attraverso la poesia. Myricae Il titolo Myricae deriva da un verso di un’opera di Virgilio e allude a un genere di poesia dedicato alle realtà semplici. Dopo la lunga gestazione di quasi 20 anni, esce in varie edizioni alla fine dell’800. Sono più di 150 componimenti raggruppati in 15 sezioni, influenzati da Dante (combinazioni numeriche baste sul 9), da Leopardi (per la metrica) e da Baudelaire (carattere dualistico del messaggio poetico). C’è un ampio utilizzo di figure retoriche, puntini di sospensione e onomatopee, oltre a descrizioni di particolari individuati dal fanciullino. I temi principali sono: - La natura: Lo sfondo della poesia è il paesaggio naturale, pieno di significati simbolici. - La morte: Il tema è legato alle vicende personali dell’autore, a partire dall’episodio dell’assassinio del padre; inoltre è frequente anche la figura della madre morta che ascolta o piange. - La memoria: La memoria ha funzione consolatoria, infatti c’è un desiderio di regressione nel tentativo di ricostruire il nido familiare. - Il fanciullino: Il poeta guarda con lo sguardo innocente del bambino. Canti di Castelvecchio I Canti di Castelvecchio rimandano agli anni che il poeta trascorre a Castelvecchio, un paesino in Garfagnana, una zona della Toscana. La pubblicazione arriva nel 1903, ma nello stesso anno l’opera viene riedita con l’aggiunta di un glossario, che illustra la spiegazione dei termini dialettali. Le edizioni successive vedono l’accrescimento del numero dei testi. L’ultima edizione esce postuma nel 1912. I Canti sono dedicati alla madre del poeta. C’è un accentuato simbolismo. I temi
  • 4. prevalenti, oltre a quelli già presenti in Myricae, sono: - Il senso della vita: di fronte alla fragilità, l’autore si interroga sul senso di esistere (morte rasserenatrice che lo può ricongiungere ai suoi cari defunti). - Il presagio: ricavabile dalla natura e riconducibile alle credenze popolari. Lo stile è più elevato rispetto a quello di Myricae. Oltre a Dante, il modello più influente è quello di Leopardi (il rapporto tra uomo e natura: l’uomo ha poco spazio di intervento; la funzione della memoria: legata al ricordo degli affetti familiari ed è fonte di dolore più che di consolazione). Poemetti I poemetti pubblicate in varie edizioni, intorno al 1900 si distinguono in Primi Poemetti, dedicati alla sorella Maria, e Nuovi Poemetti, nei quali emerge il tema della morte e del ricordo dei propri cari. La raccolta è piena di simbolismi e l’ideologia di fondo è l’invito ad apprezzare le cose semplici della vita e a perseguire la pace sociale, accontentandosi di quello che si possiede. I temi principali sono la natura e il lavoro agricolo, il dialogo, tematica politica e sociale (dovuta alle tensioni sociali in Italia e all’uccisione di re Umberto I), la generazione e la fecondità, in contrasto con la morte. Espressioni dialettali sono utilizzate insieme all’inglese, all’onomatopea e agli equivoci tra le lingue (‘‘neve’’ e ‘‘never’’). Inoltre, la terzina dantesca viene consolidata come metro narrativo. Oltre a Dante e Petrarca, i modelli di riferimento sono la poesia classica (Orazio e Virgilio) e le Sacre Scritture. Poemi C’è un “ritorno all’anticoâ€, infatti l’autore si identifica con alcuni personaggi di epoche passate vittime di sofferenze e sconfitte. I poemi si dividono in Poemi conviviali e Poemi cristiani. Poemi conviviali: pubblicati a inizio 1900, i turbamenti del poeta vengono proiettati nell’atmosfera dell’età classica; la lingua utilizzata è un italiano che tende verso le lingue classiche (latinismi, grecismi, linguaggio aulico). Poemi cristiani: tracciano la parabola del cristianesimo, dal suo primo apparire, alle persecuzioni, alle dispute religiose, alla diffusione tra i livelli sociali più alti, al suo trionfo sul paganesimo; la lingua utilizzata è il latino. Crepuscolari
  • 5. Generale I poeti crepuscolari esordiscono all’inizio del XX secolo, ma senza fondare un movimento, o pubblicare un manifesto. Sono influenzati dalla crisi dello stato liberale e dalla conseguente incertezza sociale e politica. “Chi sono?†diventa una domanda ricorrente nei loro versi, a simboleggiare una crisi identitaria non solo individuale, ma anche riguardante il ruolo dell’intellettuale nella società. Poetica I crepuscolari dipingono una realtà di provincia lenta e monotona, che ruota attorno a eventi poco importanti ed è popolata da personaggi e oggetti come ospedali, conventi, ville abbandonate, suore, vecchie zie. Il pensiero dei crepuscolari si oppone volutamente a quello di Carducci, Pascoli e D’Annunzio: il poeta crepuscolare infatti non crede in niente, si isola e si concentra sugli aspetti marginali. Ci sono influenze dal Poema paradisiaco di D’Annunzio e dalla poetica del “fanciullino†di Pascoli. Tuttavia, i crepuscolari negano il valore della poesia stessa, posizioni sconosciute sia a D’Annunzio che a Pascoli. Altra influenza è quella dei simbolisti francesi. Il lessico è quotidiano, le rime sono facili e la sintassi è semplice. Come nasce il termine Crepuscolare La denominazione ‘‘crepuscolare’’ viene usata inizialmente da Giuseppe Antonio Borgese, giornalista e poeta italiano, per evidenziare la distanza tra questi poeti e Carducci, Pascoli e D’Annunzio. Nel 1910, infatti, Borgese pubblica un articolo dove definisce la voce di questi poeti ‘‘crepuscolare’’. Il termine ‘‘crepuscolare’’ ha poi perso l’iniziale accezione negativa, ed è rimasto a indicare i toni umili di questa poesia. Corrado Govoni: nasce nel 1884 in provincia di Ferrara, compie gli studi e pubblica le sue prime raccolte, aderisce al Futurismo, si occupa anche di teatro e muore nel 1903. Sergio Corazzini: nasce nel 1886 a Roma, il tema principale delle sue opere è la malattia, infatti si presenta come un fanciullo che piange, fragile e solitario e muore nel 1907 a Roma, a soli 20 anni. Marino Moretti: nasce nel 1885 a Cesenatico, collabora con il ‘‘Corriere della Sera’’ e altri periodici, scrive anche prose memoriali e muore a Cesenatico nel 1979. Guido Gozzano: Nasce nel 1883 vicino Torino, studia giurisprudenza, si dedica alla letteratura, influenzato da Nietzsche, Schopenhauer e poeti simbolisti francesi, collabora con importanti riviste, iniziano a manifestarsi i primi segnali della tubercolosi, malattia che lo allontana dalla vita mondana della Belle Époque torinese
  • 6. di quegli anni, compie un viaggio in India nella speranza di guarire dalla malattia, ma muore a Torino nel 1916. In contrasto con D’annunzio, mischia linguaggio parlato e aulico, mette in scena la solitudine del letterato, si rifugia nelle cose semplici e quotidiane, descrive la realtà della piccola borghesia. Vociani Durante l’età giolittiana, con l’avvento della società di massa, si percepisce la necessità di parlare a coloro che facevano parte della piccola borghesia e ai cattolici, per contrastare le potenzialità rivoluzionarie del proletariato. A Firenze perciò nascono alcune riviste con il culto dell’unicità dell’individuo: ï‚· “Leonardoâ€: fondata nel 1903 da Papini e Prezzolini, coniuga individualismo superomistico dannunziano con irrazionalismo, utilizza la provocazione e l’insulto verbale; ï‚· “Il Regnoâ€: fondata nel 1903, diretta da Corradini, ha un taglio nazionalista e antisocialista; ï‚· “Hermesâ€: fondata nel 1904, diretta da Borgese, si occupa di critica letteraria, eleggendo a modelli Croce e D’Annunzio, da cui deriva l’individualismo, il cinismo e la concezione antidemocratica della società. ï‚· ‘‘La Voce’’, fondata nel 1908 da Giuseppe Prezzolini, esprime l’antigiolittismo di sinistra e attraversa due fasi distinte: la prima, sotto la direzione di Prezzolini, fino al 1914, che ha un compito politico e civile, infatti la rivista è vicina alla politica antigiolittiana; la seconda, sotto la direzione di De Robertis, fino al 1916 che ha un’impostazione letteraria e si consacra alla promozione di testi letterari, promuovendo la figura del letterato sganciato dalla componente ideologica. La poetica dei “vociani†nasce da una rivolta contro le forme artistiche tradizionali e si caratterizza per: - presenza di brevi testi detti frammenti; - contaminazione tra prosa e poesia (prosimetro); - componente autobiografica; - rifiuto della concezione elitaria del letterato; - inquietudine interiore; - città come scenario privilegiato.
  • 7. Futurismo All’inizio del XX secolo il panorama internazionale è animato da movimenti molto diversi tra loro, accomunati da una forte volontà innovatrice. Si apre la stagione delle avanguardie, caratterizzate dal radicalismo e dalla tendenza sovversiva. Gli intellettuali avanguardisti infatti si sentono investiti della missione di innovare le lettere, le arti e la società, tramite uno sperimentalismo estremo, un attivismo battagliero e un’ideologia multidisciplinare che coinvolge letteratura, politica e arte. Il primo movimento delle avanguardie in Italia è il Futurismo, caratterizzato da un forte desiderio di rottura con il passato e una spinta verso tutto ciò che è innovativo, moderno e proteso al futuro, quindi esaltano il progresso scientifico e tecnologico, tramite nuove tecniche espressive. Filippo Tommaso Marinetti nasce nel 1876 e nel 1909 pubblica il “Manifesto del futurismo†sul giornale francese “Le Figaròâ€: tale pubblicazione contribuisce a dare al Futurismo uno slancio internazionale dato che Parigi era il centro della vita culturale internazionale. Aveva affinità ideologiche col fascismo come esaltazione della guerra, attivismo e nazionalismo, ma anche differenze come anarchismo e anticlericalismo. Nonostante le differenze, Marinetti è comunque vicino al Fascismo: nel 1918 fonda il ‘‘Partito politico futurista’’, che l’anno successivo confluisce nei Fasci di combattimento, infatti lo stesso Marinetti combatte in Etiopia e in Russia e aderisce alla Repubblica sociale. Con violenza travolgente, i futuristi intendono liberare l’Italia da tutto ciò che è vecchio e sorpassato. Occorre fare spazio alla modernità, identificata con l’avanzamento tecnologico, la macchina, la velocità. Immagini chiave della poetica futurista sono il movimento, la corsa, la guerra, l’incendio. Gli influssi filosofici sono diversi: da Nietzsche (superomismo) a Bergson (slancio vitale), al darwinismo sociale (legittima sopraffazione dei forti a danno dei deboli). Il Futurismo distrugge la sintassi, elimina la punteggiatura, usa i verbi all’infinito, usa sostantivi e aggettivi per ottenere serie di immagini, dispone le parole in modo disordinato sulla pagina, utilizza diversi caratteri tipografici: nasce il metodo delle ‘‘parole in libertà’’. Innovazioni ci sono anche in ambito artistico e teatrale: i pittori ritraggono solo scene in movimento, aboliscono le regole della prospettiva e sovrappongono i corpi, mentre gli autori teatrali rifiutano le opere del passato e il dramma borghese, virando verso un teatro utile al fascismo per scopi propagandistici. Anche sul piano comunicativo, il Futurismo si distingue: gli artisti futuristi si fanno pubblicità tramite attività di volantinaggio, pubblicità sonora e riviste fondati dagli
  • 8. stessi intellettuali futuristi. I centri principali del Futurismo in Italia sono Milano e Firenze, ma il movimento si diffonde anche oltre i confini nazionali. Il Dadaismo è una tendenza culturale nata in Svizzera all’inizio del 1900. Il movimento artistico e letterario, rifiutava gli standard artistici, come dimostra il nome “dada†che non ha un vero e proprio significato, tramite opere culturali che erano contro l'arte stessa. Il Surrealismo è un altro movimento artistico e letterario d'avanguardia del Novecento, nato a Parigi all’inizio del 1900 come evoluzione del dadaismo e che coinvolse tutte le arti. Esso vuole esprimere una realtà superiore, fatta di irrazionale e di sogno, per rivelare gli aspetti più profondi della psiche. Il surrealismo ebbe come principale teorico il poeta André Breton. Pirandello Vita Luigi Pirandello nasce a Porto Empedocle nel 1867, ma si trasferisce a Palermo, dove frequenta il liceo e poi si iscrive all’università. Si trasferisce a Roma per portare avanti gli studi umanistici e infine si laurea a Bonn, in Germania, nel 1891. Tornato in Italia si sposa con Antonietta Portolano e torna a Roma. Entra in contatto con l’ambiente letterario intorno a Capuana e pubblica le sue prime opere. Ha tre figli e per mantenere la famiglia lavora come insegnante. Per far fronte alle elevate spese familiari moltiplica la sua attività di scrittore. Nel 1904 pubblica Il fu Mattia Pascal, il suo primo grande successo. Gli anni della prima guerra mondiale sono difficili: il figlio viene fatto prigioniero, la figlia tenta il suicidio e la moglie, con disagi psichici, viene ricoverata in un ospedale psichiatrico. Scrive anche commedie teatrali innovative e nel 1921 va in scena la sua opera teatrale più rivoluzionaria “Sei personaggi in cerca d’autoreâ€. Riceve il premio Nobel nel 1934 e muore nel 1936. Fasi Si riconoscono 5 fasi nella scrittura di Pirandello: ï‚· 1892-1903: poetiche veristiche e naturalistiche, c’è ancora legame con il mondo siciliano, influenze di Verga e Capuana; ï‚· 1904-1915: fase dell’umorismo; ï‚· 1916-1920: scrittura di opere teatrali; ï‚· 1921-1929: rinnovamento delle strutture del teatro, grande successo; ï‚· 1930-1936: ulteriori sviluppi del teatro.
  • 9. La struttura interiore dei personaggi di Pirandello è molto diversa da quella teorizzata da Freud. La lingua e lo stile di Pirandello sono semplici. Le opere sono concepite come un’unica riflessione sulla vita. Fascismo La visione di Pirandello comporta un giudizio fortemente critico sulla società borghese contemporanea. Si spiega così la convinta adesione dell’autore al fascismo, che non ha nulla di ideologico, ma che va letta come espressione della sua delusione dovuta al crollo degli ideali risorgimentali. L’umorismo Il saggio L’umorismo, pubblicato nel 1908, rappresenta la riflessione dell’autore sulle scoperte maturate scrivendo Il fu Mattia Pascal. Il saggio si divide in due parti: la prima ha carattere storico, infatti è presente l’etimologia del termine umorismo e gli umori vengono visti come gli elementi che determinano il carattere della persona; mentre la seconda parte ha carattere innovativo, infatti l’umorismo viene visto come modo di comprendere la realtà che sta ‘‘oltre’’ le apparenze, cioè davanti a una situazione strana o insolita occorre superare l’istintivo “avvertimento del contrario†che ci porta al riso, per andare oltre e riflettere, comprendendo le ragioni che stanno dietro alla maschera apparente. Novelle Pirandello scrive novelle lungo tutta la sua attività letteraria. La produzione di novelle si articola in 5 tappe: ï‚· Prima novella: 1884, pubblicata sulla Gazzetta del Popolo di Torino; ï‚· Prima raccolta: 1894, Amori senza amore; ï‚· Corpus di novelle: 1922, Novelle per un anno, cioè si era imposto di scrivere 365 novelle, una ogni giorno; ï‚· Singole raccolte di novelle: dal 1922, Lo scialle nero, La vita nuda, La rallegrata, ï‚· Ultima novella: 1936, Effetti di un sogno interrotto. Le novelle di Pirandello (circa 250 in totale) hanno una scarsa evoluzione tematica, a differenza dei romanzi o delle opere teatrali. Ci sono centinaia di situazioni diverse, i personaggi sono umoristici e le storie sono complesse. L’ambientazione è siciliana (con personaggi grotteschi) o romana (con personaggi della piccola borghesia): fa un quadro della società italiana.
  • 10. Romanzi I romanzi degni di nota sono Il Fu Mattia Pascal, I vecchi e i Giovani, L’esclusa, I Quaderni di Serafino Gubbio Operatore, Suo marito e Uno, nessuno e centomila. Per quest’ultimo, il suo capolavoro, impiegherà molti anni per la stesura. Le tematiche principali dei romanzi sono: ï‚· Ambientazione siciliana: si trova nell’Esclusa, dove Marta viene cacciata di casa dal marito Rocco per un tradimento inesistente; ï‚· Tradimento/matrimonio: nell’esclusa; ï‚· Divario tra i personaggi: si ritrova in Suo marito, in cui c’è un progressivo allontanamento della scrittrice Silvia dal marito Giustino, un mediocre impiegato che svolge la funzione di agente per la moglie. La prima parte presenta il punto di vista di Silvia, la seconda di Giustino; ï‚· La ricostruzione storica: nel romanzo I vecchi e i Giovani, ambientato durante la rivolta dei fasci siciliani del 1893, viene narrato il fallimento degli ideali risorgimentali che hanno portato all’Unità d’Italia. Il fu Mattia Pascal Il fu Mattia Pascal, pubblicato all’inizio del 1900, è un romanzo che fonde diverse tipologie narrative: il romanzo autobiografico, il racconto filosofico e la riflessione narrativa. Mattia Pascal racconta la sua storia. Da giovane ha vissuto da inetto (paragone con inetto di Svevo): sperpera l’intero patrimonio familiare ed è costretto a sposare la figlia di colui che lo ha privato di tutti i suoi beni. La vita domestica diventa intollerabile per i continui litigi con moglie e suocera, perciò Mattia decide di fuggire. Vince una buona somma di denaro, ma apprende dai giornali la notizia della sua morte. Al suo paese, infatti, è stato trovato un cadavere ormai irriconoscibile e tutti pensano appartenga a lui. Mattia decide di approfittare dell’occasione e di rifarsi una vita con la nuova identità di Adriano Meis. Raggiunge Roma, prende una stanza in affitto e si innamora di una donna curiosa del suo passato, perciò decide di abbandonare la nuova identità e si riappropria del vecchio nome. Infine, decide di tornare al suo paese, dove trova profondi cambiamenti: la moglie si è risposata e ha avuto due figli dal nuovo marito. Lui invece riprende il suo vecchio lavoro di bibliotecario. Escluso dalla società, Mattia Pascal sperimenta quindi un’esistenza marginale, che gli permette di rendersi conto dell’inconsistenza delle maschere sociali. Il romanzo si basa sull’accadimento di eventi assurdi, spesso inverosimili.