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Idealismo
tedesco
FICHTE E SCHELLING
P RO F. S S A LU C I A G A N G A L E

16/01/2025
Caratteri dell’Idealismo tedesco

L’Idealismo tedesco è l’espressione filosofica del Romanticismo. I
fondatori sono stati Fichte e Schelling, ma il più rappresentativo è
certamente Hegel. Secondo l’Idealismo l’Io, detto anche Spirito o
idea, è il principio primo di tutte le cose e in esso non c’è nulla. È
una filosofia che parte dal soggetto che pensa e non dall’oggetto che
ho pensato. Attua, cioè, una operazione di rovesciamento che ha
luogo dopo duemila anni di realismo e materialismo in filosofia.
PROF. LUCIA GANGALE

L’Idealismo parte da Kant. Fichte parte dall’Io penso di Kant, cioè
dall’intelletto comune di ogni uomo, e lo trasforma in un io puro e
assoluto. Al centro viene posto l’Io, o Idea, in contrapposizione al
Realismo e Materialismo. L’Io di Fichte coincide con Dio, inteso come
principio primo, ma non come il Dio della tradizione filosofica e
teologica, inteso come Essere perfettissimo. Il Dio di Fichte non ha
consistenza ontologica: è puro pensiero che precede l’essere. Lo
stesso vale per la Ragione o lo Spirito di Schelling e l’Idea o lo Spirito
di Hegel. Karl Marx criticherà l’Idealismo, visto come una filosofia
che cammina sulla testa invece che sui piedi e quindi rovesciandola.
Il Materialismo sostituirà l’Idealismo.
PROF. LUCIA GANGALE

Dogmatismo: parte dalla natura e da essa fa scaturire le leggi del
pensiero. Libertà
Idealismo: muove dall’Io puro, pensante, e lo riconosce fondamento di
tutta la realtà. Passività
PROF. LUCIA GANGALE

Johann Gottlieb Fichte
PROF. LUCIA GANGALE

Nasce a Rammenau il 19 maggio 1792 da famiglia poverissima. Il suo destino era fare il
pastore di oche, tuttavia il barone von Miltitz notò il suo ingegno e gli pagò in parte gli studi
a Jena e a Lipsia. In quest’ultima città conobbe la Critica della Ragion Pura di Kant. Lavorò
come precettore in scuole private e a Zurigo conobbe la sua futura moglie, Johanna Rahn,
che sposò nel 1793. Nello stesso anno entrò nella Massoneria a Danzica (Polonia), per gli
ideali pacifisti che professa. Fu proprio Kant a rivelare il nome di Fichte al mondo culturale
e accademico tedesco. Fichte divenne professore a Jena, dal 1794 al 1799, fino a quando
non scoppiò la «polemica sull’ateismo» di cui il filosofo fu oggetto, in quanto accusato di
essere ateo, perché in un suo scritto aveva identificato Dio con l’ordine morale del mondo.
Allontanato dal governo di Jena dall’Università, ebbe il sostegno degli studenti. Si trasferì a
Berlino e fu nominato professore a Erlangen nel 1805. Si recò Königsberg al momento
dell’invasione napoleonica e da lì a Berlino e qui, mentre la città era occupata, pronunciò i
Discorsi alla nazione tedesca. Fu poi professore e poi rettore all’Università di Berlino.
L’esigenza morale fu molto forte nella vita di Fichte e sovrastò l’esigenza religiosa. Il
distacco dal kantismo lo porta a elaborare una filosofia dell’infinito. Muore di febbre
infettiva il 29 gennaio 1814, contratta dalla moglie mentre curava i soldati feriti. Suo figlio,
Immanuel Hermann von, pubblica tutte le opere del padre.
Prof. Lucia Gangale

La scelta fra idealismo e dogmatismo
• L’idealismo parte dall’io o dal soggetto per poi spiegare la cosa o
l’oggetto;
• Il dogmatismo parte, invece, dalla cosa in sé o dall’oggetto per
spiegare l’io o il soggetto.
I due sistemi non riescono a confutarsi reciprocamente, tuttavia, secondo
Fichte, l’uomo libero sceglie l’idealismo. Infatti il dogmatismo finisce per
rendere nulla o problematica la realtà, l’idealismo, al contrario, finisce per
essere una dottrina della libertà
Prof. Lucia Gangale

IO TRASCENDENTALE
L’Io di Kant è il legislatore della natura. L’Io degli idealisti, Detto anche Spirito, è il creatore della realtà. L’Io
Trascendentale è immanente nelle individualità concrete e si frantuma nei singoli esseri, di cui costituisce
l’essenza. Si esprime nei singoli io empirici, di cui costituisce l’attività-
Il processo dialettico è lo svolgimento dell’Io trascendentale. Dialettica significa ritmo costante delle
contrapposizioni che lo Spirito pone a se stesso e che supera per attuare il proprio sviluppo.
L’Io si attua pensandosi, cioè pensando se stesso in maniera spontanea ed inconscia, perché l’Io è
immaginazione produttiva per la quale esso tende infinitamente a raggiungere una meta ideale di
perfezione dell’essere ed affermare la propria intrinseca moralità. Questa opposizione non può essere
posta che da lui stesso, perché secondo l’Idealismo, non esiste altra realtà al di fuori del Soggetto
pensante.
Prof. Lucia Gangale
Prof. Lucia Gangale

Prof. Lucia Gangale
Come si svolge il processo dialettico
A) tesi: l’Io pone se stesso. L’Io infinito o puro, non limitato da nulla, si pone come libera attività rappresentatrice.
B) antitesi: l’Io pone il non-io. L’Io attività infinita tende ad affermarsi ed a prendere coscienza di sé ponendo di
fronte a sé l’oggetto, cioè il non-io. Tale oggetto è diverso dall’Io, ma è sempre posto da questo a se stesso in modo
inconscio, in virtù dell’attività spontanea propria dell’Io.
C) sintesi: l’Io oppone nell’Io all’Io divisibile un non-io divisibile. L’Io si trova contrapposto in se
stesso al non-Io, al suo limite, un ostacolo alla sua libertà assoluta. Si tratta di un io empirico e
limitato, la singola individualità di ogni uomo. L’Io infinito si frantuma in una molteplicità di io
empirici (i singoli uomini), per cui io empirico (io divisibile) e non-io (non-io divisibile) si implicano a
vicenda, perché il soggetto non può stare senza l’oggetto e viceversa. Tale reciproca limitazione
avviene nell’ambito dell’Io infinito, in quanto non esiste nulla al di fuori dell’Io.

Il superamento del non-io
Tale superamento avviene attraverso la riflessione, cioè l’attività attraverso cui l’io acquista
coscienza di se stesso e supera l’ostacolo rappresentato dal non-io, considerandolo come
prodotto della sua autolimitazione. C’è un primato dell’attività morale su quella teoretica, in
quanto, se quest’ultima fa conoscere all’uomo l’ostacolo che lo limita, è l’attività pratica, morale,
che gli permette di attuare la propria libertà. È un primato diverso da quello kantiano. Per Kant
l’attività morale avvicina l’uomo alla metafisica. Per Fichte, invece, la conoscenza è solo il mezzo
per attuare la morale. Il compito morale dell’io è inesauribile, perché superato l’ostacolo se ne
presentano altri e l’inesauribile attività dell’Io assoluto consiste nell’attuare in maniera sempre
più ampia la propria libertà.
Prof. Lucia Gangale

Idealismo etico soggettivo: l’Io è il principio di tutta la realtà e conoscenza, è Soggettività,
inesauribile attività di pensiero che si realizza nel suo perenne attuarsi. Scopo della sua attività è
il compimento del dovere.
La missione del dotto
L’uomo ha come scopo di vivere in società per farsi libero e rendere libero gli altri. Il dotto, in
particolare, è l’uomo colto che ha maggiore consapevolezza dell’Io puro e deve farsi guida e
maestro per gli altri.
Prof. Lucia Gangale

Stato commerciale chiuso
Lo Stato per Fichte è etico, perché ha il compito di garantire i diritti
naturali dei singoli cittadini ed elevare moralmente il popolo.
È anche uno Stato commerciale chiuso, perché basta a se stesso sotto
il profilo economico ed è indipendente dagli altri popoli. Vengono
sviluppate tutte le energie spirituali e produttive della nazione, il lavoro
è assicurato a ciascuno ed è abolita la concorrenza fra Stati. I singoli
subordinano il proprio interesse individuale a quello della collettività.
Prof. Lucia Gangale

FILOSOFIA DELLA STORIA
La riflessione sulla storia appartiene alla seconda fase della filosofia di Fichte (1800-1814)
Secondo Fichte, la storia umana si sviluppa attraverso due epoche ed è il prodotto dello sforzo
della ragione di passare dall’istinto alla libertà:
Primo stadio – età dell’innocenza : la ragione è ancora incosciente e istintiva
Secondo stadio – età della giustificazione o della santificazione – il kantiano «regno dei fini»
16/01/2025

FILOSOFIA DELLA STORIA
Le fasi della storia sono:
Prima epoca – l’istinto: la ragione umana governa la vita umana senza la partecipazione dela
volontà;
Seconda epoca: l’autorità: l’istinto della ragione si manifesta in uomini superiori, che costringono
con la ragione l’umanità incapace a seguirla per conto suo;
Terza epoca: rivolta contro l’autorità: liberazione dall’istinto e affermazione del libero arbitrio.
Esaltazione dell’individuo sopra ogni legge e costrizione;
Quarta epoca: moralità: l’uomo riconosce la propria legge e il proprio libero arbitrio;
Quinta epoca: legge della ragione: da ideale diventa reale in un mondo giustificato e santificato,
autentico regno di Dio.
Il sapere, nel suo sviluppo totale, non ha altro oggetto di conoscenza che Dio. Tutto è necessario e la
libertà dell’uomo consiste nel riconoscere questa necessità.
Prof. Lucia Gangale

Friedrich Wihelm Joseph Schelling
PROF. LUCIA GANGALE

Friedrich Wihelm Joseph
Schelling
Nasce a Leonberg il 21 gennaio 1775. Si forma al seminario teologico di Tubinga,
divenendo amico di Hölderlin ed Hegel, di cui è più giovane di cinque anni. A Lipsia
studia matematica e scienze naturali ed a soli 23 anni diviene coadiutore di Fichte a
Jena. Quando questi si dimette nel 1799 subentra al suo posto. Sposa Caroline
Schlegel (1803), dopo che la donna ha divorziato da suo marito. Insegna a Würzburg
e poi diviene segretario dell’Accademia delle Belle Arti. Rompe l’amicizia con Hegel,
che l’aveva attaccato nella prefazione alla Fenomenologia dello Spirito ed assiste al
suo trionfo nel mondo accademico. Schelling invece vede declinare le sue forze e
vive semisconosciuto e appartato. Nel 1809 muore la moglie Caroline e Schelling
sposa allora la figlia di un’amica di lei. Insegna a Erlangen, poi a Monaco e quindi a
Berlino, avversando l’hegelismo dilagante nell’Università. Tra i suoi uditori, qui c’è
anche Kierkegaard. Muore dimenticato il 20 agosto 1854 a Bad Ragaz, in Svizzera,
dove si era recato per motivi di salute.
Prof. Lucia Gangale

Schelling
Idealismo estetico oggettivo o Idealrealismo
È il nome con cui è nota la filosofia di Schelling, il quale rivaluta la Natura e
considera il non-Io di Fichte una rappresentazione fittizia, cioè un qualcosa
senza realtà propria, una finzione che serve all’Io per attuare la sua moralità.
L’Io trascendentale di Fichte non può essere puro se per attuarsi deve
superare in maniera meccanica e materiale l’ostacolo. Schelling spiritualizza
la Natura. Per tale motivo è considerato il più romantico degli idealisti.
Prof. Lucia Gangale

Schelling
Il principio della realtà
È l’Assoluto, cioè l’identità indifferenziata di Natura e Spirito, che può essere pensata
indifferentemente come soggetto e oggetto. Per tale motivo, la filosofia dell’Assoluto è detta
filosofia dell’Identità.
La Natura si spiritualizza (aspetto romantico del pensiero di Schelling) ed in essa lo spirito
universale si attua. Tutte le cose hanno un’anima e sono manifestazioni di questo spirito. Lo
Spirito trova la sua più alta espressione nell’arte.
L’Assoluto si pone in una prima fase, inconsciamente, come natura, e in una seconda,
consciamente, come spirito. Natura e spirito corrispondono al non-io e all’io di Fichte. Non sono
due realtà ,ma lo stesso processo visto sotto un duplice aspetto. Non ci può essere soggetto
senza oggetto, né oggetto senza soggetto.
Prof. Lucia Gangale

Schelling
Cosa è la Natura
È la prima manifestazione dell’Assoluto ed ha carattere teleologico (finalistico) e non meccanico,
perché attraverso passaggi graduali si attua in forme sempre più perfette e complete, da quelle
inorganiche a quelle viventi, da realtà inconscia a quella conscia, fino a diventare autocoscienza. Le
scoperte del tempo sono chimica, organica, fisica, elettricità e dunque Schelling pensa ad una
energia spirituale, non riconducibile al semplice meccanismo materialistico.
Cosa è lo Spirito
È la Natura diventata cosciente ed è la seconda fase dello sviluppo dell’Assoluto. Il passaggio da
Natura a Spirito è graduale e non brusco. Lo Spirito riconosce la natura come sua preistoria e
ricompone così l’unità dell’Assoluto.
Prof. Lucia Gangale

Schelling
Rapporto fra Natura e Spirito
Superata ogni distinzione sostanziale tra Natura e Spirito.
La Natura è preistoria dello Spirito, Spirito depotenziato, Spirito visibile.
Lo Spirito è Natura potenziata, Natura invisibile.
Lo Spirito, riconoscendosi come manifestazione inconscia della Natura, tende a ricostruire
l’unità dell’Assoluto e si serve dell’attività teorica e pratica. Infatti, nell’attività teorica, lo Spirito
trova di fronte a sé la Natura, vi si adegua e riconosce la dipendenza del soggetto (cosciente)
all’oggetto (inconscio). Nell’attività pratica lo Spirito opera liberamente, imponendo le sue leggi
alla Natura per subordinarla a sé.
Prof. Lucia Gangale

Schelling
Idealismo estetico oggettivo
L’Idealismo di Schelling si chiama così perché riconosce valore all’oggetto, cioè alla Natura, che non
è un ostacolo passivo da rimuovere, ma una realtà autonma, inferiore per quantità e grado allo
Spirito. È anche estetico, per la rivalutazione dell’arte.
Arte organo della filosofia
L’arte è detta organo della filosofia, perché in essa si raggiunge pienamente l’identità tra Natura e
Spirito. Infatti, nella creazione estetica, si uniscono l’inconscio della Natura, cioè la spontanea
ispirazione, ed il conscio dello Spirito, mediante la rielaborazione cosciente dell’ispirazione.
Nell’arte l’uomo coglie l’Assoluto, cioè l’unità e identità di Natura e Spirito.
Prof. Lucia Gangale

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