Dott. Maria Claudia Cavaliere intervento al corso "Le bocce uno sport per tutte le abilità e tutte le culture" di FIB Toscana, Assessorato allo Sport del Comune di Prato e UST Educazione Fisica di Prato.
Didattica inclusiva nel gioco delle bocce
Dinamiche di gruppo
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- Essere in grado di generare consapevolezza e azione all’interno di un gruppo
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Le bocce uno sport per tutte le abilità e tutte le culture
1. Le bocce: uno sport per
tutte le abilità e per tutte
le culture
Dott.ssa Maria Claudia Cavaliere
Prato 15 febbraio 2013
2. Le “abilità di vita”.....
Le life skills, ovvero le abilità di vita- al pari
delle abilità
fisiche-, non possono essere raccontate o
trasmesse tramite la teoria ma sono
apprese attraverso la
dimostrazione e la pratica.
Dott.ssa Claudia Cavaliere 2
3. L'EDUCATORE
L’educatore è colui che aiuta la persona a realizzarsi, la
guida alla personale riflessione e responsabilità, alla sua
specifica umana visione del mondo in ogni momento della
sua vita e della sua situazione esistenziale. Inizialmente
l’educatore è colui che si dedica all’ istruzione e al
governo dei fanciulli, colui che conduce fuori (dal
significato etimologico di e-ducere) le potenzialità del
minore, le guida e le indirizza sia attraverso un contributo
di formazione tecnica che di esperienza di vita.
4. Obiettivi della comunicazione
Per comunicare in maniera efficace
dobbiamo tenere conto del fatto che
LA COMUNICAZIONE NON E’ MAI
NEUTRA MA HA SEMPRE UN
OBIETTIVO
5. Per essere efficaci…..
Dobbiamo sempre essere consapevoli:
• Del ruolo dell’educatore
• Del messaggio che vogliamo inviare
• Del nostro interlocutore
• Del nostro stile comunicativo
6. Nelle bocce……
Considerata la fase evolutiva dei bambini
che giocano a bocce è importantissimo,
ispirandosi ai principi e alle tecniche di
questo sport, perseguire la partecipazione
attiva e prolungata al gioco inteso
essenzialmente come fonte di
divertimento.
7. Motivazione
E’ fondamentale adattare il gioco e
l’allenamento alle capacità ed
aspettative dei bambini in modo che
tutti possano vivere quelle esperienze
di successo importantissime per
mantenere sempre vivo l’interesse e
le motivazioni al gioco.
8. Il metodo….
Un principio fondamentale della proposta
sportiva rivolta ai giovani nella scuola è
quello di privilegiare IL METODO rispetto
al CONTENUTO.
Ricordiamoci che la cosa importante in
questa fase è tutelare il ragazzo e le sue
aspettative e non il risultato tecnico-
sportivo
9. Modello…..
Da un punto di vista metodologico si
procede facendo leva
sull’apprendimento per imitazione.
Chi si propone come modello eseguirà
quindi correttamente le abilità che
insegna.
10. Approccio…..
Si parte da un approccio globale al gesto
tecnico basato proprio sul tentativo di
riprodurre i modelli conosciuti.
Si passa poi alla precisazione dei particolari
meno corretti, ponendo attenzione
dapprima ai più importanti per passare poi
a quelli successivi dopo aver raggiunto
una soddisfacente esecuzione degli
aspetti esaminati.
11. Correzione degli errori….
Nella correzione degli errori bisogna
partire dal presupposto che la
tecnica è uno strumento del gioco,
bisogna quindi far capire al bambino
che, migliorandola, puà divertirsi di
più quando gioca.
12. Che cosa vuol dire allenamento?
• ALLENAMENTO ---------------- ADATTAMENTO
• ADATTAMENTO= INTELLETTIVO, EMOTIVO, FISICO,
SOCIALE.
• In età giovanile l'adattamento deve seguire certi criteri:
• ADATTAMENTO PROGRESSIVO
• RISPETTO DELLE TAPPE FORMATIVE
• CONSOLIDAMENTO DELLE SITUAZIONI
RAGGIUNTE
• VALUTAZIONE E RISPETTO DELL'ETA' BIOLOGICA
13. Allenare i bambini……
• L'allenamento dell'adulto non può
essere uguale all'allenamento del
bambino.
• Devono essere differenti:
LE PROPOSTE
LA QUANTITA'
L' INTENSITA'
14. Gli obiettivi dell’allenamento
giovanile sono………
• Apprendimento
• Conoscenza
• Formazione (intellettiva, emotiva,fisica, sociale)
della personalità
• Miglioramento
• Acquisizione di abilità
• Consolidamento delle abilità
• Capacità di risolvere autonomamente i problemi
• I risultati sono mezzi (indicatori) della
situazione di apprendimento
15. Allenare i bambini…..
• UN GRAVE ERRORE E' INTENDERE
L'ALLENAMENTO INFANTILE COME
DIMINUZIONE QUANTITATIVA E DI
INTENSITA' DELL'ALLENAMENTO
DELL'ADULTO.
• LA DIFFERENZA DOVREBBE ESSERE.
INVECE SOPRATTUTTO QUALITATIVA E
TENERE CONTO DELLA NECESSITA' DI
APPRENDERE DEL BAMBINO E NON DI
ESSERE ESCLUSIVAMENTE ADDESTRATO
PER UNO SCOPO, MAGARI PRECOCEMENTE
ED IN TEMPI PIU' BREVI POSSIBILI
16. Apprendimento…….
• Apprendere significa essere in grado di
modificare il proprio comportamento, nel nostro
caso motorio tramite le esperienze.
• Imparare perfettamente un gesto tecnico ha un
senso quando questa acquisizione diventa parte
integrante della crescita della persona, se è
quindi frutto di un apprendimento intelligente,
mirato al completamento ed al miglioramento
delle possibilità individuali.
17. Apprendimento intelligente….
Perché un apprendimento sia intelligente
deve coinvolgere totalmente il bambino.
Egli deve partecipare all'esperienza
mettendo in gioco tutto se stesso nelle sue
componenti intellettive, emotive e motorie.
In caso contrario, se la partecipazione e
quasi esclusivamente motoria, abbiamo
solamente addestramento.
18. Apprendimento corretto…..
• L 'apprendimento corretto rispetta le tappe
dell’eta' biologica dei bambino e porta
all’evoluzione positiva della personalità grazie
alla:
– - Conquista personale degli obiettivi che diventano
parte integrante della personalità del bambino
– - Acquisizione di abilità
– - Maggior conoscenza di se (limiti e capacità)
– - Maggior padronanza dei propri mezzi
– - Sicurezza nelle proprie capacità
– - Maggior conoscenza e rispetto degli altri
19. Apprendimento intelligente
• Coinvolgimento intellettivo emotivo e fisico
• Attenzione
• Concentrazione attiva
• Partecipazione
• Gioia, piacere
• Voglia di conoscere
• Ricerca di novità, di situazioni
• Voglia di migliorare
• Voglia di verifica costruttiva
• Sensazione dell’errore
• Sensazione dei progressi
20. Addestramento
• Condizionamento intellettivo. emotivo e fisico
• Scarsa attenzione
• Autoconvinzione
• Concentrazione imposta
• Partecipazione imposta
• Stereotipizzazione dei movimenti
• Monotonia esecutiva
• Ricerca spasmodica di perfezione
• Valutazioni sui risultati
• Gratificazione in base ai risultati
21. Se apprende intelligentemente il
bambino……
• - Sente
• - Analizza
• - Ricerca
• - Associa
• - Riflette
• - Modifica
• L 'errore viene considerato una situazione utile per
modificare atteggiamenti e strategie e quindi per
continuare a crescere e migliorare
22. PASSAGGIO DAL GIOCO ALLO
SPORT
• NEL GIOCO:
• le caratteristiche che contraddistinguono questa fase sono:
• - l'esplorazione di sé
• - la conoscenza di sé
• - esperienze sensoriali
• - collaudi - prove - verifiche
• - insuccesso - riprova
• - successo - progressione - acquisizioni
• - divertimento - voglia di continuare - gioia - soddisfazione
• Nel gioco l'impegno fisico può essere più o meno grande.
L'impegno della personalità è sempre totale
23. PASSAGGIO DAL GIOCO ALLO
SPORT
• NELLA FASE ANTAGONISTlCA
• il bambino si chiede:
• - Quanto valgo? …. e quindi:
• - mi confronto - mi misuro
• - mi verifico rispetto agli altri
• - competo
• - verifico i miei limiti
• - richiedo il massimo da me stesso
• - riesco - sono bravo - sono forte- ecc.
• - acquisto sicurezza - posso osare di più
• - miglioro
24. PASSAGGIO DAL GIOCO ALLO
SPORT
• LO SPORT
• Lo SPORT è agonismo, senza agonismo non c'è sport.
• L’attività sportiva richiede:
• - grande impegno fisico
• - grande impegno psichico
• - grande impegno emotivo
• - elevate prestazioni
• - massima capacità di concentrazione
• - abilità generali e specifiche
• LO SPORT è selettivo e discriminante per sua natura, quindi esige:
• - tolleranza alla frustrazione
• - capacità di analisi del contesto
• - personalità e preparazione in quanto crea grande stress psicofisico
• Nel bambino il passaggio dal gioco allo sport deve quindi avvenire
25. Dal gioco allo sport…….
• Nel bambino il passaggio dal gioco allo sport
deve quindi avvenire in modo graduale,
rispettando lo sviluppo dei suoi sistemi
intellettivo, emotivo ed organico.
• La sua formazione sportiva dovrà essere, al pari
di quella umana e sociale, basata su una forma
di apprendimento intelligente e nel rispetto delle
tappe dell'apprendimento stesso.
26. CAUSE INTERNE DI
ABBANDONO (Steiner 82)
• SCARSA REALIZZAZIONE DI SE STESSO: comportamento
passivo, rassegnato e subordinato
• OBBLIGO A RENDERE: scarsa partecipazione, decisioni non
autonome risultati non sentiti come progetto della propria attività non
decisi autonomamente ma come azione inculcata. I risultati vengono
prodotti senza partecipazione interna
• PROSPETTIVA DI OBIETTIVI A LUNGO TERMINE: obiettivi troppo
lontani dalla realtà concreta del bambino, mancanza di esperienze
immediate di successo.
• LA MONOTONIA DELL'ALLENAMENTO: mancanza di gioco e
divertimento nelle esercitazioni. Allenamento sentito come
subordinazione totale a determinate norme di rendimento.
• ALLENAMENTO E GARE CON SCOPO DI SELEZIONE: le
capacità del bambino ed i suoi progressi vengono valutati in base al
rendimento e ai risultati.
27. CAUSE INTERNE DI
ABBANDONO (Steiner 82)
I bisogni infantili sono in questi casi trascurati, quasi in
modo punitivo, per ottenere uno sviluppo che segua
queste norme. Il criterio non è più "i progressi del
singolo individuo", ma le prestazioni “di altri atleti",
senza sapere come si siano prodotte. Non si crea
così una motivazione allo sport stabile, interna nel
bambino, ma una situazione fortemente dipendente
da fattori e varianti esterne, come: il giudizio degli
altri, il risultato, la paura, lo stress.
29. DEFINIZIONI
1- Comunicazione come trasmissione e
passaggio di informazioni
2- Comunicazione come relazione, mettere
in comune, comprensione
30. Elementi della comunicazione
NON SI Può FARE A MENO DI COMUNICARE
LA COMUNICAZIONE SODDISFA BISOGNI:
1. FISICI
2. D’ IDENTITA’
3. SOCIALI
4. PRATICI
SI COMUNICA IN TANTI MODI DIVERSI
(PAROLE, ELEMENTI PARALINGIUSTICI, GESTI, IMMAGINI, MOVIMENTI CORPOREI, DISTANZA, SILENZIO…)
OGNI NOSTRO COMPORTAMENTO è UNA COMUNICAZIONE
E’ IMPORTANTE PRESTARE ATTENZIONE ALLE MODALITA’ CON CUI SI COMUNICA
31. Saper comunicare….
SAPER COMUNICARE SIGNIFICA FARSI COMPRENDERE
FARSI COMPRENDERE SIGNIFICA FARSI CAPIRE
FARSI CAPIRE SIGNIFICA: - ESSERE CHIARI E COMPRENSIBILI
- SUSCITARE INTERESSE
- NON ACCONTENTARSI DI TRASMETTERE
COMUNICARE: CUM = CON MUNIRE = LEGARE, COSTRUIRE
PROCESSO di COSTRUZIONE di SIGNIFICATI COMUNI
che METTE IN RELAZIONE due o più persone
32. A cosa serve saper comunicare
Se L'allievo non ha
Imparato.....
L'insegnante non ha
Insegnato!
33. La Comunicazione efficace
PERMETTE di CAPIRE il > N° di COSE RISPETTO a QUELLE DETTE
COME NON FAR FALLIRE LA COMUNICAZIONE?
1. FACENDO USO DI GESTI, PAROLE, ESEMPI CONCRETI
2. STIMOLANDO: - RICHIAMARE ATTENZIONE
- VARIANDO GLI STIMOLI (PAROLE, GESTI TECNICI, ESERCIZI..)
- COINVOLGENDO (CHIAMANDO PER NOME, CON DOMANDE..)
1. SCEGLIENDO IL LINGUAGGIO DEL DESTINATARIO
2. USANDO UN LINGUAGGIO CHIARO, SEMPLICE, CONCISO
3. PENSANDO ALLE CONSEGUENZE DELLE NOSTRE PAROLE
34. La comunicazione efficace
E’ QUELLA CHE:
1. E’ COSTRUTTIVA (PROPONE ALTERNATIVE DI COMPORTAMENTO)
2. SPIEGA IL PERCHE’ DELLE COSE (SUBITO)
3. CHIEDE, SENZA IMPORRE
4. NON CRITICA LA PERSONA, MA IL COMPORTAMENTO
“Sei una delusione” “Cerca di farmi capire cosa non riesci a fare”
1. RINFORZA I RISULATI POSITIVI
2. SPIEGA LE VITTORIE E LE SCONFITTE
3. USA PAROLE POSITIVE (EVITA IL “NON”)
36. L’EDUCATORE EFFICACE……..
– E’ INTROSPETTIVO
– DA FIDUCIA E LIBERTA’
– COINVOLGE TUTTI ALLO STESSO MODO
– SI PONE OBIETTIVI (per se e per il gruppo) E LI CONDIVIDE
– PROGRAMMA LE ATTIVITA’
– NON SI ACCONTENTA
– CREA UN CLIMA DI SERENITA’
– DA RINFORZI POSITIVI
– TROVA PIU’ DI UNA SOLUZIONE
– RISPETTA E SI FA RISPETTARE
“Il generale Eisenhower era solito collocare in terra una fune per far vedere ai suoi ufficiali
che, se la spingeva, non otteneva alcun risultato, mentre, se era lui a tirarla, la fune lo
avrebbe seguito ovunque lui desiderava che andasse.”
38. Uno strumento fondamentale….
IL FEEDBACK
Il feedback è l’informazione di ritorno.
Da Feed (nutrire, alimentare) e Back (indietro)
E’ l’informazione che serve ad agevolare
l’apprendimento.
Permette a chi ha trasmesso il messaggio di
capire se l’obiettivo della comunicazione è stato
raggiunto
39. Feedback…
Il feedback è uno straordinario
strumento per la crescita e la
facilitazione dell’apprendimento.
Il feedback è importante perché
agisce sulla motivazione.
40. Il feedback attivo…..
E’ definibile come feedback
attivo ogni informazione
relativa ai nostri progressi in
direzione di mete che ci
prefiggiamo di raggiungere.
46. La comunicazione attraverso due
Materiale cognitivo
canali: Materiale Emozionale
informazioni atteggiamenti
norme apprezzamenti
consigli sentimenti
idee emozioni
ipotesi indifferenza
suggerimenti disponibilità
valutazioni rifiuto
proposte credibilità
Se si comunicano segnali incongruenti e contraddittori fra i due canali,
il senso del messaggio è dato soprattutto da quello che viene
compreso sul canale emotivo.
47. E’ quindi importante ricordare
che…
Per comunicare in modo efficace si devono
gestire contemporaneamente tre livelli:
QUELLO CHE SI DICE
COME LO SI DICE
A CHI LO SI DICE
48. Alcuni suggerimenti
• E’ fondamentale che niente sia noioso e
che nei ragazzi non insorga mai un senso
di noia
• Fare molta attenzione al linguaggio che si
usa: discorsi troppo lunghi e frasi o parole
troppo tecniche possono risultare
incomprensibili e ingenerare nei ragazzi
senso di inadeguatezza
49. Alcuni suggerimenti
• E’ molto importante verificare
l’acquisizione dei gesti atletici di base
prima di proseguire con le abilità più
complesse , rispetto alle quali i ragazzi
possono non essere pronti e sperimentare
una serie di insuccessi
50. Alcuni suggerimenti
• Allenarsi ad utilizzare efficacemente tutti i canali
di trasmissione delle informazioni
• E’ necessario far si che ogni ragazzino trovi lo
spazio per un proprio miglioramento personale
• Durante il processo di apprendimento è
opportuno usare in modo adeguato e senza
abusarne il commento positivo,la lode e limitare
quello negativo e le punizioni.
51. Alcuni suggerimenti
• Le affermazioni che commentano un
insuccesso o una cosa fatta male possono
aiutare a costruire l’autostima solo quando
mostrano interesse nei confronti dell’altro ,
lo rispettano e lo invitano a migliorare.
• I ragazzi riescono ad apprendere più
velocemente e a crescere se si sentono
parte attiva di un progetto.
52. L’educatore e le emozioni
• Come educatore l’allenatore ha il compito
fondamentale di insegnare ai ragazzi ad
accettare, a gestire, a vivere, ad esprimere e a
condividere le proprie emozioni e soprattutto a
comprendere che ogni emozione non è buona o
cattiva in sé ma è una porta verso una maggiore
conoscenza di sé e dei propri bisogni.
53. L’educatore come adulto
autorevole
“Life coach è l’educatore che, nel momento in cui i
suoi ragazzi lo eleggono a figura di
attaccamento, sa funzionare come base sicura. È
anche l’educatore sportivo che offre ai ragazzi la
possibilità di riflettere sugli eventi e di attribuire ad
essi valore e significati. La capacità di pensare, di
comprendere i propri stati d‘animo, di rappresentarsi
mentalmente i propri bisogni e le risposte che ad
essi vengono date, è una competenza
estremamente importante che risulta essere un
elemento fondamentale per la salute mentale”.
54. L’educatore come base sicura
L’educatore può essere base sicura per i propri
ragazzi quando risponde alle loro esigenze di
calore, vicinanza, accoglienza e comprensione, ma
anche quando:
Incoraggia la loro autonomia e la loro capacità di
autogestirsi;
Trasmette loro fiducia e rispetto e sottintende
sempre che pensa che siano persone di
valore.
55. Comunicazione e relazione
La comunicazione è la base della relazione, in
un certo senso è la relazione.
Nella vita di un bambino la comunicazione è vitale
perché è attraverso i messaggi che il
mondo invia al bambino stesso che egli ha idea di
chi sia, del suo valore personale, del suo
essere benvenuto e ben accolto nel mondo .
56. Soprattutto con i bambini
Quale è la buona comunicazione?
Quella che
• si basa sul rispetto reciproco;
• riconosce il valore dell’altro come
persona.
57. Soprattutto con i bambini
• pensare prima di parlare;
• esprimere in maniera consapevole ed organizzata
i propri sentimenti e pensieri
prefigurandosi quali saranno l’impatto emotivo e le
reazioni dell’altro.
Inoltre:
La buona comunicazione è quella che parte dalla
conoscenza di chi sia l’altro, nella
consapevolezza che nessun messaggio può essere
efficace se ferisce.
58. Comunicazione con le famiglie
e gli insegnanti
Tra famiglia, scuola e educatore si deve stabilire
un’alleanza che ha fra i suoi obiettivi il
benessere psicofisico del ragazzo, il potenziamento
delle sue capacità, la crescita
armoniosa del suo fisico e della sua mente.
In linea preventiva una buona strada per evitare equivoci e
fraintendimenti è quella di creare
occasioni formali ed istituzionalizzate di incontro fra
educatori e insegnanti da un lato e
genitori dall’altro.
59. Le espressioni non verbali
Posture:
Tenere un atteggiamento rilassato sia in piedi che da
seduto
Nelle situazioni di spogliatoio e in campo l’educatore è
opportuno che mostri ai ragazzi il suo corpo di fronte, in
un atteggiamento di apertura non distorto.
Evitare le braccia conserte, le mani sui fianchi e sulla testa:
sono posizioni che manifestano in talune circostanze, un
atteggiamento autoritario, giudicante e di intolleranza agli
errori.
60. Le espressioni non verbali
La distanza fra gli interlocutori: da sottolineare l’importanza
delle strette di mano, degli abbracci e così via, con cui un
educatore manifesta il proprio affetto, la propria accettazione
ed il sostegno incondizionato ai ragazzi: E’ QUESTO CHE
LORO SI ASPETTANO DI RICEVERE!
Quando ci si rivolge ad un singolo bisogna andargli vicino ad
una distanza di quasi contatto fisico, guardarlo negli occhi,
orientare il corpo, anche abbassandosi su di lui.
Quando si parla al gruppo l’ideale è disporlo intorno a sé a
semicerchio in modo che si possa far scorrere il proprio
sguardo su tutti. Questo confermerà anche il legame che li
unisce.
61. Le espressioni non verbali
Movimenti del corpo:
I movimenti del corpo devono essere lenti e mai a scatti per non
far passare nervosismo. E’ importante ricordare che ogni
mossa che fa il corpo dell’educatore riflette come esso
partecipa emotivamente al gioco.
Un educatore che si muove molto lungo il campo senza motivo
può essere vissuto come una persona agitata e l’ansia viene
trasmessa loro con grande facilità.
Se invece è bloccato, irrigidito, comunica ai ragazzi un senso di
paura, di indecisione e anche un giudizio critico o di
insoddisfazione.
62. Le espressioni non verbali
La gestualità
I gesti delle mani hanno un forte potere comunicativo. Il palmo
spostato verso il basso è un segnale che invita alla calma
(tutti e due, il segnale è ancora più forte)
Il pollice alzato indica soddisfazione (va bene ok), con effetti
motivanti e di stima.
Applaudire i bambini dopo un buon comportamento è segno di
soddisfazione ed ha valore di premio sia per il singolo che per
il gruppo.
Indicare con l’indice il proprio occhio vuol dire per i bambini fare
più attenzione.
63. Le espressioni non verbali
Sollevare una o entrambe le mani significa richiamare
l’attenzione di qualcuno.
Il palmo della mano mosso avanti o indietro, di qua o
di là rispetto al campo, comunica ai piccoli giocatori i
movimenti da eseguire durante la gara.
Attenzione a non usare gesti troppo legati alla tecnica-
tattica che ancora non servono e complicano il
codice comunicativo!
64. Le espressioni non verbali
La mimica facciale, le espressioni del viso:
Il sorriso condensa in sé tanti messaggi positivi: fiducia, piacere,
rinforzo, incoraggiamento, lode, sdrammatizzazione, ricarica,
rasserenamento degli animi.
Il contatto degli occhi educatore-bambino , il saper guardare
negli occhi i propri ragazzi quando ci si rivolge a loro, è un
fatto essenziale per far passare qualsiasi contenuto della
comunicazione. Questo crea un legame empatico, si attira
l’attenzione dei bambini e la loro mente (memoria-
apprendimento) risulta più attiva.
65. Psicolinguistica sportiva
Alcune parole chiave da utilizzare con i bambini
fino a 8 anni
RELAZIONE DOMINANTE E’ L’IO-TU
Verbi:accogliere- aiutare- ambientare- ascoltare-
conoscere- educare- esplorare- divertire- giocare-
gioire- gratificare- imitare- incoraggiare- indicare-
lodare- modellare- mostrare- motivare- osservare-
proteggere- ridere- rinforzare- rispettare-
sdrammatizzare-sognare-sostenere.
66. Psicolinguistica sportiva
• Gioca e divertiti
• Stai tranquillo, gioca come piace a te, sii spontaneo
ed entusiasta
• Guarda bene come faccio io e come fanno gli altri
tuoi compagni
• Sto vicino a te per aiutarti
• Bravissimo vedo che partecipi con grande passione
ai giochi……..
• Altre simili………………….
67. Psicolinguistica sportiva
Alcune parole chiave da utilizzare con i bambini fino da
8 a 10 anni
PREVALENZA NEI RAPPORTI L’IO CON GLI ALTRI IN
INTERAZIONE
Accettare- adattare- ampliare- avere fiducia- confrontare-
consolidare- differenziare- diversificare- divertire-
elogiare- esplorare- essere di esempio-generare-
guidare-immaginare- incoraggiare-incrementare- intuire-
orientare- rassicurare- sperimentare – stabilizzare-
stimolare- trovare (insieme)- variare
68. Psicolinguistica sportiva
• Sii fiducioso con te stesso e verso gli altri
• Gioca con piacere con i tuoi compagni
• Quando giocate metteteci tutto il vostro entusiasmo
• Cerca di muoverti in questo modo
• Forse è meglio che provi a fare così
• Sono contento quando vedo che vi state appassionando
• Mi fa molto piacere quando vedo che vi osservate l’un l’altro
• Siete stati tutti molto bravi: complimenti ragazzi!
• Altre simili……………………
69. Psicolinguistica sportiva
Alcune parole chiave da utilizzare con i bambini
fino da 10 a 12 anni
INIZIA IL PERIODO DELLA VOGLIA DI
APPARTENERE AL GRUPPO. CRESCE IL
BISOGNO DI CONOSCENZA DEL SINGOLO E LA
MOTIVAZIONE AD APPRENDERE PER
MIGLIORARE A GIOCARE
70. Psicolinguistica sportiva
Affinare- apprendere- avere stima- confrontare-
consolidare- coordinare- divertire- gratificare-
incrementare- insegnare- integrare-
intraprendere- mantenere- migliorare-
organizzare- potenziare- richiamare- riflettere-
rinforzare- risolvere- saper dire di NO- scegliere-
stare insieme- strutturare- suggerire
71. Psicolinguistica sportiva
• Va tutto bene, solo in questo aspetto o in questo gesto
potresti fare anche così…o evitare questo movimento
• Cercate di fare attenzione quando (o cerca)
• Per il resto siete tutti bravi
• Tu che ne pensi…o voi cosa ne pensate?
• A tuo avviso come potresti fare meglio questa cosa?
• E’ fondamentale il rispetto
• Cerca di collaborare di più con i tuoi amici mentre giochi
72. Scuola e sport.....
Molteplici ricerche dimostrano che:
Secondo un vecchio stereotipo: “lo sport sottrae tempo
allo studio”
Secondo la nuova prospettiva evolutiva “Lo sport
contribuisce alla formazione globale”
Dott.ssa Claudia Cavaliere 72
73. Le “abilità di vita”.....
In termine tecnico “Life skills”, sono
competenze ritenute centrali per accrescere le
capacità individuali di orientamento e
di adattamento autonomo al mondo
circostante, che sostengono un
atteggiamento positivo e di fiducia nei
confronti di sé e della propria vita
(Caprara, 2001)
Dott.ssa Claudia Cavaliere 73
74. Le “abilità di vita”.....
Le life skills, ovvero le abilità di vita- al pari
delle abilità
fisiche-, non possono essere raccontate o
trasmesse tramite la teoria ma sono
apprese attraverso la
dimostrazione e la pratica.
Dott.ssa Claudia Cavaliere 74
75. Il gioco......
Il gioco è uno dei più straordinari paradossi con i
quali ci troviamo ad avere a che fare: il bambino
nel gioco fa quel che più desidera, perchè il
gioco è legato al piacere.
Nello stesso tempo però impara anche a seguire
le regole, a sottomettersi ad esse, a rinunciare
ad agire secondo l'impulso immediato...
Dott.ssa Claudia Cavaliere 75
76. Scuola e sport.....
Molteplici ricerche dimostrano
che:
Secondo un vecchio stereotipo:
“lo sport sottrae tempo allo
studio”
Secondo la nuova prospettiva
evolutiva “Lo sport contribuisce
alla formazione globale”
Dott.ssa Claudia Cavaliere 76
77. • Per concludere citando EINSTEIN
• “NONPUOI DIRE DI SAPERE
VERAMENTE UNA COSA
FINCHE’ NON SEI IN GRADO DI
SPIEGARLA A TUA NONNA!