Sono aperte le iscrizioni per il MUSTer di FiordiRisorse: Tetrapak, Banca Popolare Emilia Romagna, Loccioni, Elica, Davines, Var Group IBM, Indesit, Micron technologies, Hera, Bassilichi e Marchesini sono le aziende che ospiteranno le lezioni! Numero chiuso: solo 30 posti disponibili.
Intervista ad Alessandro Olivero - HR Manager CaffarelFree Your Talent
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Intervista ad Alessandro Olivero, HR Manager di Caffarel a cura degli studenti del Master ISTUD in Risorse Umane e Organizzazione 2016 -2017 Giulia Di Toro, Mariapina Esposito, Maria Chiara Esposito, Angela Gaggiano, Francesca Mascioli
Agile Teams: stabilit, lunga durata e performanceEmiliano Soldi
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Competing as a protagonist in the digital and global market means being able to provide the customer with a constant flow of value, through the creation of high quality products and services. The performance of the work teams that produce these results is certainly a key factor in achieving those standards.
The Agile teams were designed precisely in that direction: small, self-managed, inter-functional teams,
preferably co-localized and long lasting.
One of the key elements of the equation is precisely the creation of stable and long-lasting teams.
Speciale Diritto e Fisco - Il Giornale (Luglio 2010)
Affrontare preparati le nuove sfide delluniverso lavorativo. Limportanza della consulenza e di una formazione dettagliata e completa per essere allaltezza di un sapere multidisciplinare. Lanalisi di Giuseppe Cassone, fondatore ed amministratore di G11
Ruoli del settore HR: la formazione. Intervista a Mattia SciuttiFree Your Talent
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Ruoli del settore HR: la formazione. Intervista a Mattia Sciutti, HR Training Specialist in Metro ed ex partecipante al Master in Risorse Umane ISTUD.
Intervista a cura di Fabrizio Grasso, Alfonso Buonaiuto, Carina Coppola, Annarita Amatomaggio
Mentorship e mentoring: resistenze, risorse e punti di attenzioneifoasapereutile
油
Verso lEuropa 2020 - imprese e persone che cambiano
Evento Finale del Progetto EMPOWER+ Rete Europea per la promozione delloccupabilit: lavoratori senior come Mentor, Coach e Team-Leaders
Intervento di Isabella Degli Esposti - Coach e Formatore
Verso lEuropa 2020, persone e imprese che cambiano 竪 il titolo con cui si 竪 celebrato il 24 settembre 2013 in IFOA, a Reggio Emilia, levento finale del progetto europeo Empower Plus, realizzato da un partnership costituita da enti rappresentativi di diversi paesi europei: Grecia, regione della Macedonia Centrale, Germania, Spagna e Italia che con IFOA ha contribuito al progetto apportando la sua esperienza nella formazione.
Il convegno si 竪 soffermato sullimportanza del mantenimento del filo di collegamento intergenerazionale che garantisce la continuit nel ricambio allinterno delle organizzazioni: mantenere il patrimonio di conoscenze che i lavoratori pi湛 anziani detengono e studiare e praticare modalit di trasferimento delle competenza ai pi湛 giovani significa per le imprese sopravvivere al cambiamento e assicurarsi continuit e innovazione.
Resto perch竪 cambio: cos狸 linvecchiamento attivo sul posto di lavoro diventa un valore sociale, una ricchezza per limpresa, un opportunit per i giovani, un arricchimento per i lavoratori maturi.
Speciale Diritto e Fisco - Il Giornale (Luglio 2010)
Affrontare preparati le nuove sfide delluniverso lavorativo. Limportanza della consulenza e di una formazione dettagliata e completa per essere allaltezza di un sapere multidisciplinare. Lanalisi di Giuseppe Cassone, fondatore ed amministratore di G11
Ruoli del settore HR: la formazione. Intervista a Mattia SciuttiFree Your Talent
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Ruoli del settore HR: la formazione. Intervista a Mattia Sciutti, HR Training Specialist in Metro ed ex partecipante al Master in Risorse Umane ISTUD.
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Verso lEuropa 2020 - imprese e persone che cambiano
Evento Finale del Progetto EMPOWER+ Rete Europea per la promozione delloccupabilit: lavoratori senior come Mentor, Coach e Team-Leaders
Intervento di Isabella Degli Esposti - Coach e Formatore
Verso lEuropa 2020, persone e imprese che cambiano 竪 il titolo con cui si 竪 celebrato il 24 settembre 2013 in IFOA, a Reggio Emilia, levento finale del progetto europeo Empower Plus, realizzato da un partnership costituita da enti rappresentativi di diversi paesi europei: Grecia, regione della Macedonia Centrale, Germania, Spagna e Italia che con IFOA ha contribuito al progetto apportando la sua esperienza nella formazione.
Il convegno si 竪 soffermato sullimportanza del mantenimento del filo di collegamento intergenerazionale che garantisce la continuit nel ricambio allinterno delle organizzazioni: mantenere il patrimonio di conoscenze che i lavoratori pi湛 anziani detengono e studiare e praticare modalit di trasferimento delle competenza ai pi湛 giovani significa per le imprese sopravvivere al cambiamento e assicurarsi continuit e innovazione.
Resto perch竪 cambio: cos狸 linvecchiamento attivo sul posto di lavoro diventa un valore sociale, una ricchezza per limpresa, un opportunit per i giovani, un arricchimento per i lavoratori maturi.
Emotional intelligence involves the ability to recognize, use, understand and manage emotions. It allows people to effectively deal with their environment and stress. While IQ is mostly determined by genetics, emotional intelligence can be improved through learning and training. Developing emotional intelligence involves improving self-awareness, self-management, social awareness and relationship management skills.
The document discusses emotional intelligence and its importance for leadership. It summarizes that a study of 515 executives found that those with strong emotional intelligence were more likely to succeed than those with only relevant experience and high IQ. Emotional intelligence involves self-awareness, managing emotions well, and handling relationships skillfully. Developing emotional intelligence starts with self-awareness - recognizing your feelings and reactions, being accountable, and reducing reactions by addressing underlying causes like stress or fatigue.
1. MASSIMILIANO CACCAMO
Responsabile CO.ME - Competenze metodologiche per lo sviluppo
della cultura organizzativa
Rifondare la formazione
aziendale
Dalla riscoperta delle Best Practice alla scoperta del-
le Metacompetenze
A - Le best practice della formazione
Che ci sia in atto da tempo una crisi quantitativa (investimenti
progressivamente decrescenti) e qualitativa (prodotti preva-
lentemente allinsegna delle mode del momento e programmi
di fast education che lasciano il pi湛 delle volte il tempo che
trovano) 竪 un fatto noto. Una crisi fra laltro aggravata dalla
crisi economica pi湛 generale che sta attraversando il sistema
paese ma che viene da molto pi湛 lontano.
Anche da cause, per cos狸 dire, endogene; tra queste, alcune
fondamentali buone pratiche il cui utilizzo 竪 andato perden-
dosi nel tempo.
Sono saperi e modalit operative ben conosciute da chi ha
avuto la fortuna di cominciare il suo percorso formativo den-
tro aziende come Pirelli, Fiat, Unilever, Rinascente, Hewlett
Packard negli anni 80. Oppure di chi ha avuto altrettanta for-
tuna nel frequentare i percorsi di Formazione Formatori AIF,
ISTUD, ISPER, IPSOA negli stessi anni.
Non ho la pretesa di aver ricordato tutte le aree di eccellenza di
quel periodo. N辿 quella di approfondire tutte le best practice
disponibili.
Mi limiter嘆 alle pi湛 importanti.
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PERSONALE E LAVORO N. 514 - DICEMBRE 2009
2. Best practice n. 1: cosa signi鍖ca fare formazione?
Su cosa signi鍖ca fare Sembra una domanda semplice. Ma basta una rapida overview
formazione in questi anni le delle scelte fatte dalle aziende italiane in questi anni per capire
idee sembrano essere assai che proprio su questa domanda le idee sembrano essere assai
confuse e contraddittorie. confuse e contraddittorie.
Cominciamo da cosa non 竪 formazione. Come indicavo an-
che in un precedente contributo per ISPER (Personale e La-
voro N. 498, aprile 2007).
Cominciamo dunque col dire cosa non 竪 la formazione, o me-
glio a cosa la formazione non serve, considerando che in que-
sto elenco sono comprese, al contrario e purtroppo, le motiva-
zioni al fare formazione (talora anche esplicite) addotte dai
responsabili HR o Formazione o anche dai DG/AD di molte
aziende italiane.
Qualche breve parola di commento nel caso queste afferma-
zioni non sembrino di tutta evidenza.
- Non si fa (o non si dovrebbe fare) formazione per tirare
su il morale alla gente nei momenti di crisi, quando sono
鍖niti i soldi per la meritocrazia o quando le analisi del cli-
ma segnalano nuvoloso tendente a pioggia (o peggio).
O almeno non si dovrebbe fare senza che il collegamen-
to fra il sintomo (clima organizzativo pessimo) e la cura
(formazione) trovi giusti鍖cazione in un accertato de鍖cit di
competenza.
- Non si fa (o non si dovrebbe fare) formazione per tenere
impegnato il personale ormai espulso dal processo pro-
duttivo, di cui non si sa cosa farsene e in cui non esiste,
gi a priori, un disegno credibile di riquali鍖cazione e riu-
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PERSONALE E LAVORO N. 514 - DICEMBRE 2009
3. tilizzo in altri job. Al contrario vediamo ogni tanto in giro
cimiteri degli elefanti a cui si propinano giornate sulla
motivazione, la comunicazione, lorientamento al cliente
ecc. In qualche caso attorno a questi soggetti si crea ad-
dirittura un centro di formazione di cui i soggetti me-
desimi diventano docenti (potete immaginare con quale
entusiasmo).
- Non si fa (o non si dovrebbe fare) formazione per veicola-
re in modo unidirezionale i messaggi del vertice aziendale.
Queste comunicazioni possono essere af鍖date alle comu-
nicazioni di servizio, cartacee, via mail o attraverso riu-
nioni a ci嘆 predisposte, senza scomodare la formazione.
Che pu嘆 rientrare in gioco solo quando si parli dello svi-
luppo di nuove competenze che da queste comunicazioni
possono discendere.
- Non si fa (o non si dovrebbe fare) formazione unicamente
per accaparrarsi qualche 鍖nanziamento nazionale od eu-
ropeo attorno al quale inventarsi programmi improbabili
con destinatari altrettanto improbabili. Perch辿 nellunico
modo regolare di fare le cose prima si identi鍖cano dei bi-
sogni e dei target, poi si de鍖nisce un programma e in鍖ne, se
竪 proprio necessario, si cerca una linea di credito esterna
che 鍖nanzi il programma. Il viceversa 竪 possibile soltanto
nel mondo di duplex (che, per i meno giovani non amanti
di superman, era un mondo in cui tutto andava allincon-
trario).
- Non si fa (o non si dovrebbe fare) formazione come prete-
sto per stilare una pagella dei buoni e dei cattivi che stan-
no in aula. Perch辿 questa sarebbe una specie di valutazio-
ne del potenziale coperta. E perch辿 oltretutto sarebbe
unidiozia: non si capisce perch辿 un consulente dovrebbe
capire in poche ore quello che i capi dei partecipanti non
avrebbero capito in anni di gestione.
La formazione fa una cosa Insomma la formazione fa una cosa sola: sviluppa competen-
sola: sviluppa competenze. ze. E in ci嘆 si af鍖anca allesperienza sul campo nel dare soste-
gno alla crescita professionale (o manageriale) delle risorse
umane.
Pu嘆 fare anche dellaltro, indirettamente (nel caso appena ci-
tato) o direttamente con programmi ad hoc. Ovverossia, soste-
nere lo sviluppo pi湛 generale delle organizzazioni, migliorare
la cultura organizzativa, migliorare la diffusione e lo sviluppo
del know-how. Punto. Ed 竪 dunque solo allinterno e intorno
alla parola competenza che si gioca questa partita. E la de鍖-
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PERSONALE E LAVORO N. 514 - DICEMBRE 2009
4. nizione corretta di questa parola costituisce la seconda best
practice di cui voglio parlare.
Best practice n. 2: cosa sono le competenze
Questa parola (competenza) viene utilizzata dentro e fuori le
aziende centinaia di volte al giorno. Molto spesso a sproposito.
Da un punto di vista tecnico la competenza 竪 un costrutto, pi湛
che un concetto. Ovverossia, risulta dalla sommatoria di pi湛
dimensioni, come riportato nella 鍖gura qui sotto.
Se andate a chiedere alluomo della strada una de鍖nizione
della persona competente, nel novanta per cento dei casi vi
risponder uno che sa, oppure uno che sa fare.
In ci嘆 cogliendo correttamente due dimensioni della compe-
tenza, le conoscenze e le capacit. Senza addentrarci troppo
nelle sottocategorie (conoscenze di base, intermedie, avan-
zate; capacit operative, di problem solving, ecc.) dobbiamo
integrare queste due dimensioni con la terza che, normal-
mente, non appare cos狸 intuitiva ai non addetti ai lavori: i
comportamenti. Anche se la volessimo reinserire nel novero
delle capacit (capacit comportamentali) resta in ogni caso
una dimensione importante perch辿 recupera tutta larea che
potremmo de鍖nire dellintelligenza sociale. Che assume poi
colorature differenti se la applichiamo, ad esempio, ai com-
portamenti organizzativi.
La seconda operazione che farebbe intuitivamente luomo del-
la strada sarebbe poi quella di chiedervi: Scusi, ma competen-
te in che?. Anche qui cogliendo intuitivamente una variabile
a tutti nota, ovverossia quella del campo o settore disciplinare
e/o applicativo della competenza. Dallindustria ai servizi, dal-
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PERSONALE E LAVORO N. 514 - DICEMBRE 2009
5. la produzione al marketing, dalla matematica alla letteratura
straniera, lelenco delle possibili competenze sarebbe presso-
ch辿 in鍖nito.
A questo punto della nostra breve storia della competenza, po-
tremmo sintetizzare dicendo che una persona competente 竪 una
persona che conosce approfonditamente una certa disciplina e la
sa applicare a situazioni in cui 竪 richiesto un certo tipo di applica-
zione.
La parola situazioni ci ricorda per嘆 immediatamente che
esistono contesti applicativi diversi per lo stesso tipo di com-
petenza. Due persone possono avere lo stesso curriculum studi
nel marketing e poi trovarsi a lavorare in Benetton e in Fiat.
In un caso si troveranno ad avere a che fare con marketing di
largo consumo, nel secondo con marketing industriale. Sempre
marketing, ma le competenze richieste sono in parte diverse.
Ma anche nello stesso settore le differenze non 鍖niscono. Se
andassimo a vedere cosa signi鍖ca fare marketing in Oviesse e
in Rinascente, vedremmo che nello stesso settore e allinterno
della medesima disciplina avvengono prassi assai diverse.
Ma non 竪 ancora 鍖nita.
Potremmo notare senza dif鍖colt che anche due colleghi con
lo stesso curriculum studi, che lavorano nella stessa azienda e
nello stesso settore si muovono in modo diverso. E maga-
ri uno lo riteniamo pi湛 competente dellaltro, anche se con
laltro condivide la stessa identica esperienza.
E questo avviene per un unico motivo. Perch辿 allinterno della
parola competenza ricomprendiamo anche fattori individuali.
Caratteristiche intrinseche allindividuo come lintelligenza, il
livello di motivazione, lautostima, il coraggio, ed altro che, pi湛
in l nel nostro discorso, ricomprenderemo nella categoria del-
le metacompetenze.
Se vogliamo costruire La best practice n. 2 pu嘆 essere riassunta dunque cos狸. Se vo-
competenze, dobbiamo gliamo fare il mestiere della formazione, ovverossia costruire
avere attenzione non solo competenze, dobbiamo avere attenzione non solo agli aspetti
agli aspetti di contenuto ma di contenuto (discipline, materie) ma anche agli aspetti atti-
anche agli aspetti attinenti ai nenti ai differenti contesti applicativi (ambiente socioecono-
differenti contesti applicativi mico, differenti prassi e culture per ciascuna speci鍖ca orga-
e, in鍖ne, alla persona nizzazione) e, in鍖ne, alla persona come individuo, con le sue
come individuo, con le sue caratteristiche uniche e distintive.
caratteristiche uniche e Come vedremo fra breve questo, che diventa immediatamente
distintive. un presupposto fondante una progettazione formativa di qua-
lit, richiede di conseguenza al progettista una competenza
tecnico metodologica non banale.
Best practice n. 3: come si progetta la formazione
Se lasciamo da parte le operazioni di copia/incolla da pro-
grammi gi confezionati da altri che appartengono alla bassa
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PERSONALE E LAVORO N. 514 - DICEMBRE 2009
6. cucina formativa di molte organizzazioni e si giusti鍖cano vuoi
con la mancanza di competenze progettuali, vuoi per il degra-
do, a ruota libera, che ha attraversato il nostro mestiere negli
ultimi anni, i veri mali endemici della formazione sono due:
- la delega progettuale piena ai cosiddetti esperti di conte-
nuto;
- il modismo.
Riprenderemo fra breve questi problemi dopo aver inserito
i canoni di un processo formativo virtuoso che contempla tre
parti in sequenza:
1. Il 鍖nding competence process, che si sostanzia nellattivit
pi湛 conosciuta col nome di analisi dei bisogni;
2. Il making competence process, che si sostanzia nelle attivi-
t pi湛 conosciute col nome di progettazione ed erogazione
della formazione;
3. Lacting competence process, che si sostanzia nelle attivit
di applicazione on the job delle competenze apprese per
il tramite della formazione.
Lo schema riproduce nel dettaglio il processo formativo rispet-
to al quale noi faremo solo qualche importante considerazione
a livello macro.
- La fase di Analisi dei bisogni non 竪 un optional. Lo dico per-
ch辿 si assiste ormai a prassi consolidate nelle quali si eroga-
no programmi preconfezionati sulla base di corrispondenze
pi湛 o meno attendibili fra target e contenuti. Per intenderci:
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PERSONALE E LAVORO N. 514 - DICEMBRE 2009
7. hanno bisogno di un corso di comunicazione. E si passa
immediatamente allerogazione di un corso (preferibilmen-
te instant) sulla comunicazione senza aver minimamente
sondato linteresse/bisogno dei partecipanti n辿 le N. possi-
bili alternative progettuali disponibili.
- La progettazione deve esplorare le alternative sul tappeto
avendo come faro il rapporto con gli obiettivi organizzativi e
didattici. Meno interessanti sono le abitudini progettuali ed
erogative dei docenti che devono piegarsi al progetto e non
viceversa; ancora meno interessante 竪 la moda del momen-
to (Outdoor? Teatro? Coaching?) se non sembra coerente
con detti obiettivi.
- I criteri di valutazione vanno concordati a priori con com-
mittenza e utenza, altrimenti alla 鍖ne si valuter sulla base
di sensazioni e per di pi湛 disomogenee.
- La valutazione deve accompagnare tutto il processo forma-
tivo e non comparire solo alla 鍖ne a babbo morto (come
si dice in Emilia).
B - Dalle competenze alle metacompetenze
Se riprendiamo lo schema della competenza vediamo come le
metacompetenze si collochino nella parte bassa e sommersa
della piramide, quella che ha pi湛 a che vedere con le variabili
individuali.
Se le Best Practice
costituiscono la cassetta degli
attrezzi, le metacompetenze
sono lolio e la benzina del
motore.
Se le Best Practice costituiscono la cassetta degli attrezzi,
le metacompetenze sono lolio e la benzina del motore. Lolio
per evitare lusura. La benzina per generare la spinta necessa-
ria al sorpasso.
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PERSONALE E LAVORO N. 514 - DICEMBRE 2009
8. 1) Motivazione e Passione
dif鍖cile pensare di affrontare un lavoro qualsiasi senza un
briciolo di motivazione. Ciononostante, per svariati motivi,
molte persone non fanno il lavoro per il quale sarebbero mo-
tivate. Parlando di formazione, le cause della de-motivazione
in ingresso sono statisticamente meno rilevanti delle cause
della de-motivazione ad ingresso avvenuto.
dif鍖cile che qualcuno si affacci alla professione di formatore
dentro le aziende senza aver un interesse speci鍖co. Dif鍖cile ma,
naturalmente, non impossibile. pi湛 facile invece entrare in posi-
zioni organizzative che riguardano la formazione o, pi湛 in genera-
le le HR, senza avere le altre metacompetenze che servirebbero.
Nessun selezionatore 竪 Ed 竪 reso facile dal fatto che nessun selezionatore che io conosca
attrezzato per valutare la 竪 attrezzato per valutare la sussistenza di metacompetenze.
sussistenza di metacompetenze. In realt, parlando di assunzioni dallesterno, vengono fatte
entrare in azienda risorse misurate unicamente sul curriculum
studi, sulla motivazione dichiarata, e su una discreta capacit
di comunicazione e relazione. (Tutto questo nel presupposto
che il selezionatore abbia suf鍖ciente competenza e ci sareb-
be da aprire un capitolo a parte).
Ma che ne sar di questa motivazione iniziale quando si sco-
prir il ruolo assegnato al formatore e alla formazione, quando
qualcuno chieder al formatore di fare da esecutore organiz-
zativo di programmi decisi da docenti selezionati, a loro vol-
ta, da un livello superiore della piramide? Peggio ancora, cosa
succederebbe della motivazione del giovane formatore una
volta che constatasse che un certo programma 竪 abborraccia-
to, il gradimento dei partecipanti basso, ma i docenti non si
cambiano perch辿 in realt sono scelti per ragioni diverse da
quelle della buona performance?
Le ragioni della passione suggerirebbero una risposta. Che sa-
rebbe ancora insuf鍖ciente. Ma sarebbe un primo passo.
2) Concretezza
La passione senza La passione senza concretezza non produrrebbe nulla di buo-
concretezza non produrrebbe no. Non basta reagire. Non basta opporsi alle cattive prati-
nulla di buono. che. Occorre cio竪 la capacit di fare le cose giuste in rap-
porto alla situazione che ci si trova ad affrontare. Ogni azienda
ha la sua storia. Ogni azienda ha una cosa giusta che va fatta
per aprire una breccia. E devessere una cosa molto concreta
per il contesto in cui ci si trova ad operare.
Nelle prime edizioni del percorso inserimento e professio-
nalizzazione dedicato ai neolaureati della Pirelli negli anni
80, sembr嘆 giusto dedicare una settimana allanalisi di casi di
riorganizzazione strategica del Gruppo. Questa era una par-
te intellettualmente s鍖dante per il neolaureato ma generava
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PERSONALE E LAVORO N. 514 - DICEMBRE 2009
9. attese nei confronti dellazienda. In altri termini alla 鍖ne del
percorso i neo ingegneri si aspettavano di ricoprire un ruolo
a valenza strategica. E invece avevano molta gavetta da fare,
ivi incluso lo svolgimento di mansioni molto operative alle
dipendenze di periti meccanici molto esperti che godevano
molto nel mettere sotto torchio gli aspiranti direttori gene-
rali. La cosa concreta che serviva, e che fu fatta, consistette
nelleliminare i casi di strategia a favore di autocasi dedicati al
rapporto dif鍖cile coi diretti superiori. E ricordare che questa
gavetta era parte ineludibile del percorso di crescita dellinge-
gnere Pirelli.
Al di l di questo esempio va ricordato che:
- la percezione di concretezza 竪 soggettiva: ogni persona de-
鍖nisce sensate e concrete situazioni ed eventi rispetto
alla propria concezione di s辿 e ai propri schemi cognitivi;
- 竪 un processo sociale: in un ambiente in cui non si crea inte-
razione 竪 dif鍖cile dare senso concreto alle cose;
- 竪 un processo guidato dalla plausibilit pi湛 che dalla accu-
ratezza.
Occorre concretezza nella scelta degli interlocutori con cui
parlare, nella strada da prendere per arrivare al proprio obiet-
tivo, persino nel modo di rappresentare unidea.
Ma passione e concretezza ancora non bastano per resistere
alle condizioni avverse, occorre qualcosa in pi湛.
3) Resilienza
La resilienza 竪 un termine che la psicologia prende a prestito
dalla metallurgia. E in metallurgia signi鍖ca la propriet che
hanno alcuni metalli di resistere agli urti e ritornare allo stato
originario senza incrinarsi n辿 rompersi. Si compone di tre parti.
Il formatore resiliente 竪 uno
che ha coraggio a suf鍖cienza
per affrontare le insidie e
le dif鍖colt che lo scenario
organizzativo diffonde a
piene mani sulla sua strada.
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10. Insomma il formatore resiliente 竪 uno che sa piegarsi senza
spezzarsi quando occorre. E ha coraggio a suf鍖cienza per af-
frontare le insidie e le dif鍖colt che lo scenario organizzativo
diffonde a piene mani sulla sua strada. Un coraggio che si ali-
menta con la passione per fare questo mestiere. Una passione
che aiuta a sua volta ad essere resilienti quando occorre.
Conclusioni
Qualcuno si chieder come si costruiscono le metacompetenze.
O addirittura se 竪 possibile costruirle o non siano al contrario
innate. In verit 竪 pi湛 facile selezionare persone che siano
gi portatori sani di queste qualit. Ma non 竪 impossibile
rinforzare queste caratteristiche attraverso la formazione. Ma
questo sforzo 竪 oramai ineludibile in chi si occupa di formare i
formatori. Bisogna prendere il toro per le corna, sviluppare
anticorpi e annientare le tossine che sono alla radice del velo-
ce declino della formazione nelle nostre organizzazioni.
Perch辿 queste tornino 鍖nalmente ad essere learning organi-
zations.
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