1. News 51/SA/2017
Lunedì, 18 dicembre 2017
Sistema di Allerta Rapido europeo per Alimenti e Mangimi Pesticidi
Nella settimana n.50 del 2017 le segnalazioni diffuse dal Sistema rapido di allerta
europeo per alimenti e mangimi (Rasff) sono state 50 (7 quelle inviate dal Ministero
della salute italiano).
Tra i lotti respinti alla frontiera si segnalano notificati: dall’Italia per aflatossine in
chicchi di mandorle amare provenienti dal Uzbekistan, via Turchia, per aflatossine in
nocciole sgusciate provenienti dalla Georgia, per riduttore di solfito di Clostridium in
funghi in salamoia provenienti dalla Cina e per aflatossine in nocciole sgusciate
provenienti dall’ Azerbaijan, via Georgia; dalla Croazia per alto livello di
acrilammide in snacks provenienti dall’ex Repubblica jugoslava di Macedonia e per
alto livello di acrilammide in biscotti provenienti dalla Serbia; dalla Finlandia per
Salmonella enterica ser. Chester e Salmonella enterica ser. Rubislaw in foglia
pandang proveniente dalla Tailandia; dall’Olanda per Salmonella in preparazione
di carne di pollo congelato proveniente dal Brasile, per Salmonella in preparazione
a base di carne di pollame proveniente dal Brasile, per dimetoato e fipronil in fagioli
di valore provenienti dalla Repubblica Dominicana, per Escherichia coli produttrice
di shigatossine in carne di manzo refrigerata proveniente dall’Argentina, per
Salmonella in frozen chicken meat preparation from Brazil; dalla Germania per
aflatossine in pistacchi in guscio provenienti dall’Iran, per Salmonella, Salmonella
enterica ser. Saintpaul and Salmonella enterica ser. San Diego in interiora di agnello
provenienti dalla Turchia, per Salmonella in mezzi petti di pollo congelato con brodo
provenienti dal Brasile e per aflatossine in nocciole intere provenienti dalla Turchia;
dalla Spagna per contenuto troppo alto di solfiti in albicocche provenienti dalla
Turchia e per ocratossina A in uva sultanina proveniente dalla Turchia; dalla
Slovacchia per aflatossine in chicchi di nocciola provenienti dalla Turchia; dal
Regno Unito per Salmonella enterica ser. Enteritidis in filetti di petto di pollo
congelato provenienti dalla Tailandia; dalla Croazia per aflatossine in gherigli di
noce provenienti dalla Serbia; dall’ Austria per acetamipride e imidacloprid e
sostanze non autorizzate tolfenpirad, antrachinone, triazofos e isocarbophos in tè
verde; dal Belgio per certificati sanitari fraudolenti per condroitina solfato
3. Gli italiani a tavola: un popolo di tradizionalisti che non è pronto a cambiare
abitudini. La cucina etnica snobbata da metà dei cittadini. Lo studio Demos
analizzato da Teatro Naturale.
Gli italiani restano tradizionalisti in cucina. Secondo uno studio Demos per la
fondazione Barilla Center for Food and Nutrition, tre quarti degli intervistati non si
sento pronti a cambiare abitudini alimentari e preferiscono il cibo italiano. Ne parla
un articolo di Teatro Naturale che ripubblichiamo con piacere.
Quanto cibo “etnicoâ€, è entrato a far parte a tutti gli effetti della alimentazione dei
Paesi occidentali? In Germania, Francia, Italia e Spagna, a fronte di un mercato
alimentare che vale complessivamente 321 miliardi di euro, la quota cosiddetta
“etnica†relativa agli alimenti per uso domestico ammonta a circa tre miliardi di
euro. Un risultato cui hanno contribuito probabilmente sia i flussi migratori, che
stanno contribuendo a cambiare in qualche misura anche le nostre abitudini
alimentari, sia la costante ricerca di nuovi sapori da parte dei cuochi, dei produttori
alimentari e degli stessi consumatori locali. Ma noi italiani siamo davvero così pronti
ad allargare le nostre abitudini a tavola? Demos ha realizzato con la Fondazione
Barilla for Food & Nutrition uno studio, presentato in occasione dell’8° Forum
Internazionale su Alimentazione & Nutrizione di BCFN, per capire come stanno
cambiando le nostre abitudini alimentari.
4. L’80% circa degli intervistati non mangia mai, o lo fa raramente, piatti etnici
Ebbene, un italiano su due pensa che da qui a 10 anni sulle nostre tavole sarÃ
visibile, molto o moltissimo, questo cambiamento. Questa percezione di
cambiamento prevale soprattutto tra gli over 65 (61,4% della fascia d’età in esame)
e tra le donne (60,5%). Sono loro, in buona parte, a determinare questo risultato. Di
contro, sono i più giovani (15-24 anni) a percepire meno di tutti questo
cambiamento futuro (38,5% del campione in questa fascia). Le ragioni di questa
differente percezione tra persone più e meno giovani potrebbero essere presto
spiegate: se da una parte i giovani sono stati esposti fin dalla nascita alla presenza
di cibi di altre culture, essi sono anche gli attori che vivono maggiormente questo
cambiamento, tanto da non percepirlo, gli over 65 – che in passato dovrebbero giÃ
aver assistito a qualcosa di simile – potrebbero, invece, percepire con maggiore
lucidità l’avvicinarsi di novità pronte ad affermarsi anche a tavola. Se andiamo poi
ad approfondire meglio questo dato scopriamo, a riprova di quanto detto, che gli
stessi giovani sono la parte più rilevante del campione che è più aperto al cibo
etnico e che ne consuma di più (tre su quattro dichiarano di andare in ristoranti
etnici).
Quali i fattori che influiranno di più? Nella percezione degli italiani intervistati, le
variabili che maggiormente influenzeranno sulle scelte alimentari da qui ai prossimi
10 anni, saranno i “cambiamenti climatici†(citati dal 79,6% del campione), seguiti
5. dai “prezzi delle materie prime†(78,2%) e dai “social media†(70,4%). In questa
ipotetica graduatoria le “migrazioni e i contatti con le nuove culture†si fermano al
penultimo posto, indicate “solo†dal 65,6% del campione.
Solo a un italiano su tre piace provare nuovi ristoranti di cucina etnica
Ancora più interessante è notare in “come†e in “cosa†questi cambiamenti di
abitudini alimentari si tradurranno sempre nei prossimi 10 anni. Per il 69,8%
aumenterà il “consumo di cibi biologiciâ€, per il 63,2% quello dei “cibi funzionaliâ€
(ossia i senza glutine, senza lattosio, ecc.) e per il 59,7% i “cibi a Km 0â€. L’aumento
dei “cibi etnici†si ferma al 47,4%, ben distante, peraltro, dalle altre categorie di
risposte (anche se meglio piazzato rispetto a quelli che molti considerano come i
“cibi del futuroâ€, ossia “cibi esotici, come gli insettiâ€, che arrivano appena al 25,2%).
Questi dati fanno pensare che gli italiani siano piuttosto radicati rispetto alle proprie
abitudini alimentari. Non a caso chi crede maggiormente nella possibilità di
diffusione dei cibi etnici sono soprattutto gli studenti, gli stessi che non vedevano
molto i cambiamenti.
Ma che gli italiani, a tavola, siano un popolo di “nazionalistiâ€, lo conferma sempre la
ricerca Demos-BCFN. È la preferenza per il nostro cibo, infatti, che sembra mettere
d’accordo un po’ tutti, soprattutto a partire dai 34 anni in su. Circa tre intervistati su
quattro, infatti, confermano che “si sentono a loro agio solo quando mangiano cibo
8. cui non si ha alcun bisogno (6).
Alcune bevande indicano sull’etichetta la frase senza glutine su prodotti che non hanno mai avuto la proteina tra gli
ingredienti
Come si spiega questo fenomeno? Semplicemente con la viral deception, la
strategia dell’inganno virale che viene portato avanti da Big Food. Da numerosi anni
è in auge l’offerta di prodotti gluten-free, che consentono di risparmiare sui costi di
produzione – sostituendo ai cereali pregiati (come il grano) quelli più economici
(come il mais) – e al contempo permette di aumentare i prezzi. Le campagne sono
anche supportate da alcune star internazionali, che celebrano la dieta senza
bisogno. Da Lady Gaga a Victoria Beckham, Gwyneth Paltrow, Kim Kardashian, la
viral deception si propaga su centinaia di milioni di follower attraverso i social
network. E il lucroso business cresce. Il glutine è invece una proteina preziosa,
presente nei cereali che hanno nutrito le popolazioni europee a partire dal
Neolitico, ed è un campione di sostenibilità , grazie a un’impronta idrica e
ambientale ben inferiore ad altre fonti proteiche.
Gli alimenti “senza glutine†e “a ridotto tenore di glutineâ€, un tempo qualificati come
“alimenti destinati a un’alimentazione particolareâ€, sono ora soggetti alle regole
previste per gli alimenti di uso corrente (7). Il regolamento UE 828/2014, “relativo alle
prescrizioni riguardanti l’informazione dei consumatori sull’assenza di glutine o sulla
sua presenza in misura ridotta negli alimentiâ€, ha confermato le soglie di tolleranza
già definite (8). Introducendo altresì la possibilità di riportare in etichetta, al ricorrere
delle condizioni previste, alcune apposite diciture facoltative.
13. Le quattro aziende lavoreranno insieme per creare un metodo basato su standard
di raccolta dati circa l’origine, la sicurezza e l’autenticità del cibo, utilizzando la
tecnologia blockchain per fornire tracciabilità in tempo reale attraverso la supply
chain. Ciò favorirà l’affidabilità e darà ai fornitori, ai regolatori e ai consumatori una
miglior comprensione e trasparenza relativamente a come il cibo è gestito dal
produttore al consumatore. Ciò è stato tradizionalmente una sfida a causa di sistemi
di condivisione dati complessi e frammentari che sono spesso cartacei e soggetti a
errore.
Walmart, JD, IBM e l’Università di Tsinghua lavoreranno con i fornitori e i regolatori
della supply chain alimentare per sviluppare gli standard, le soluzioni e le
collaborazioni per abilitare la creazione ad ampio raggio di un ecosistema di
sicurezza alimentare in Cina. IBM fornirà la propria piattaforma Blockchain e la
propria esperienza, mentre l’Università di Tsinghua fungerà da consulente tecnico,
mettendo a disposizione le proprie conoscenze nelle tecnologie chiave e
nell’ecosistema di sicurezza alimentare in Cina. IBM e Tsinghua collaboreranno con
Walmart e JD per sviluppare, ottimizzare e distribuire la tecnologia a fornitori e
rivenditori che si uniscano all’alleanza.
Da leader mondiale nella sicurezza alimentare globale, Walmart lavora a stretto
contatto con fornitori, regolatori, partner industriali e la comunità di ricerca in tutto il
mondo. In Cina investe molto nella ricerca sulla sicurezza alimentare attraverso il
Centro di Collaborazione e Sicurezza Alimentare Walmart e ha promosso la sicurezza
alimentare sia tramite la propria rete di fornitori sia lavorando con JD, che ha una
ricca esperienza su tutti i canali di commercializzazione alimentare. I due sono stati
in grado di fare leva sull’esperienza di JD nell’impiego di intelligenza artificiale (IA),
Blockchain, Big Data e altre nuove tecnologie a protezione dei consumatori.
Questa collaborazione, segue l’annuncio fatto nell’agosto scorso tra IBM e Walmart
circa un nuovo consorzio a favore della sicurezza alimentare, e porta l’esperienza di
IBM relativa alla blockchain nella sicurezza alimentare fino in Cina. IBM, Walmart e
l’Università di Tsinghua hanno testato l’utilizzo della blockchain per tracciare prodotti
alimentari, come la carne di maiale in Cina e il mango negli Stati Uniti, lungo tutti i
loro spostamenti attraverso la supply chain per raggiungere gli scaffali dei negozi. Un
recente collaudo di Walmart ha mostrato che l’applicazione della blockchain ha
ridotto il tempo necessario a tracciare il percorso di una confezione di mango dalla
14. fattoria al negozio da giorni o settimane a due secondi.
“Da sostenitore globale della sicurezza alimentare ottimizzata, Walmart si compiace
di poter approfondire il suo lavoro con IBM, l’Università Tsinghua, JD e gli altri
protagonisti della supply chain alimentare. Attraverso la collaborazione, la
standardizzazione e l’adozione di nuove e innovative tecnologie, possiamo
migliorare efficacemente la tracciabilità e la trasparenza e aiutare ad assicurare a
tutti che il sistema alimentare mondiale rimanga sicuro,†ha detto Frank Yiannas,
Vicepresidente responsabile di sicurezza e salute alimentare di Walmart.
“La partnership con IBM, l’Università di Tsinghua e Walmart, tutti leader mondiali in
tracciabilità , dà ai nostri consumatori e alle aziende un’affidabilità impareggiabileâ€,
ha detto Yongli Yu, Presidente dell’unità di ricerca sulla commercializzazione
alimentare di JD-Y e JD.com. “In tutto il mondo, in particolare in Cina, i consumatori
vogliono sempre più sapere da dove venga il cibo che comprano e JD si è
dedicato all’uso della tecnologia per promuovere la completa trasparenza.â€
“Blockchain risulta incredibilmente promettente nella realizzazione della trasparenza
di cui si ha bisogno per promuovere la sicurezza alimentare lungo tutta la supply
chain. Questo è un motivo fondamentale per cui IBM crede tanto fermamente
nell’impatto che questa tecnologia avrà sui modelli di businessâ€, ha detto Bridget
van Kralingen, Vicepresidente Senior, Piattaforme Industriali IBM. “Estendendo il
nostro lavoro di sicurezza alimentare con Walmart e l’Università di Tsinghua in Cina e
aggiungendo nuovi collaboratori come JD.com, la tecnologia porta la tracciabilitÃ
e la trasparenza a più ampie reti di partecipanti della supply chain alimentare.â€
“L’Università di Tsinghua si impegna nella ricerca approfondita sulla sicurezza
alimentare -una delle aree più importanti per migliorare la qualità della vita in Cina
e anche nel resto del mondo. Stiamo già lavorando con IBM e Walmart per creare
un nuovo modello di tracciabilità del cibo, utilizzando blockchain per favorire la
trasparenza e l’affidabilità della supply chain e vediamo questa nuova
cooperazione come un passo importante in questo tentativoâ€, ha detto il Professor
Yueting Chai dal Laboratorio Ingegneristico Nazionale per le Tecnologie di E-
Commerce, Università di Tsinghua.
La collaborazione è atta ad assicurare la privacy dei dati dei proprietari dei marchi,
mentre li si aiuta ad integrare la loro tracciabilità online e offline per la sicurezza
15. alimentare e i canali di gestione della qualità . Le aziende che si uniscono
all’alleanza saranno in grado di condividere informazioni utilizzando la tecnologia
blockchain, e i piani includono la libertà di scelta della soluzione di tracciabilitÃ
basata sullo standard che più si confaccia ai propri bisogni e sistemi legacy. Ciò
porterà a sua volta maggior trasparenza alla supply chain e introdurrà nuove
tecnologie per il settore della vendita al dettaglio, progettate per creare un
ambiente alimentare più sicuro e ottimizzare l’esperienza del consumatore.
Gli spunti tratti dal lavoro in Cina faranno luce su come la tecnologia blockchain
possa aiutare a migliorare processi, quali richiami e verifiche, e sviluppare la fiducia
del cliente grazie alla maggior trasparenza.
Fonte: datamanager.it