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UNA STRANA COPPIA
Cavalleria Rusticana - Pagliacci
Premessa: la Giovane Scuola Italiana
• Gruppo di operisti italiani operanti tra fine ‘800 – inizio ‘900
• I più notevoli
- Alfredo Catalani (1854 – 1893)
- Ruggero Leoncavallo (1857 – 1919)
- Giacomo Puccini (1858 – 1924)
- Pietro Mascagni (1863 – 1945)
- Francesco Cilea (1866 – 1950)
- Umberto Giordano (1867 – 1948)
CAVALLERIA
RUSTICANA
Pietro Mascagni
(Livorno, 1863 - Roma, 1945)
Note biografiche e opere
• Studiò dapprima a Livorno, poi, con Ponchielli, al Conservatorio di Milano, lasciato
dopo breve tempo per insofferenza alla disciplina scolastica.
• Dall'oscura posizione di direttore di banda a Cerignola lo trasse l'improvviso e
clamoroso successo di Cavalleria rusticana con cui vinse nel 1889 il premio Sonzogno.
• Dal 1895 al 1902 diresse il Conservatorio di Pesaro, lasciò poi l'incarico per dedicarsi
più intensamente alla composizione e alla direzione d'orchestra.
• 1903 - direttore della Scuola Nazionale di Musica di Roma; dal 1927 vive all’Hotel Plaza
• Altre sue opere liriche: L'amico Fritz (1891), Guglielmo Ratcliff (1895), Le maschere
(1901), Iris (1898), Isabeau (1911), Parisina (su libretto di D'Annunzio, 1913),
Lodoletta (1917), Il piccolo Marat (1921), Pinotta (1932), Nerone (1935)
• Altre composizioni: un'operetta, Sì (1919), una Cantata a G. Leopardi (1898), una
Rapsodia satanica (1915), due sinfonie (1878 e 1881), il poema sinfonico
Contemplando la Santa Teresa del Bernini (1922), molte melodie per canto e pianoforte
• Considerato caposcuola del «verismo»
La nascita di «Cavalleria rusticana»
• Nel 1888 l'editore milanese Edoardo Sonzogno annunciò un
concorso aperto a tutti i giovani compositori italiani che non
avevano ancora fatto rappresentare una loro opera: 73 le opere
presentate, vince trionfalmente quella di Mascagni, all’epoca più o
meno ignoto
• Cavalleria rusticana è un'opera in un unico atto di Pietro
Mascagni, va in scena per la prima volta il 17 maggio 1890 al
Teatro Costanzi di Roma, su libretto di Giovanni Targioni-Tozzetti e
Guido Menasci, tratto dalla novella omonima di Giovanni Verga.
• Viene imparentata al Verismo letterario (in realtà: Giovane Scuola
Italiana)…
• Viene spesso rappresentata o incisa insieme ai Pagliacci di
Ruggero Leoncavallo, da pochi anni dopo la prima esecuzione
Leoncavallo e Mascagni - Pagliacci e Cavalleria rusticana.pptx
Mascagni vs. Verga
• Mascagni non riconobbe al Verga i profitti derivanti dai
diritti d’autore.
• La questione viene sottoposta alla Società per i diritti
d'autore (la SIAE dell’epoca) e al giudizio dei tribunali.
Un processo, che culmina con la sentenza della Corte di
Milano del giugno 1891, segna la fine della “guerra
giudiziaria”.
• La vertenza si conclude nel 1893 con una vittoria
morale del Verga, che ottiene un rimborso di 143.000
lire (poco meno di 600.000 euro attuali); dopodichè
torna a Catania, si ritira in uno sdegnato silenzio
letterario che conserva sino alla morte.
La vicenda
La scena si svolge in un paese siciliano (ispirato a Vizzini, ove, nel borgo di
Cunziria, Verga ambienta il finale della sua novella) durante il giorno di Pasqua.
• Ancora a sipario calato, si sente Turiddu, il tenore, cantare una
serenata a Lola, sua promessa sposa che durante il servizio militare di
Turiddu ha però sposato Alfio. La scena si riempie di paesani e paesane in
festa, giunge anche Santa, detta Santuzza, attuale fidanzata di Turiddu, che
non si sente di entrare in chiesa sentendosi in grave peccato. Entra allora in
casa di mamma Lucia, madre di Turiddu, chiedendole notizie del figlio.
• Lucia dice a Santuzza che Turiddu è andato a Francofonte a comprare il vino,
ma Santa sostiene di aver visto Turiddu che si aggirava sotto la casa di Lola.
La stessa notizia arriva anche ad Alfio, che ignaro di tutto va a trovare Lucia. A
questo punto Santuzza svela a Lucia la relazione tra Turiddu e Lola. Egli
ormai l'ha disonorata per ripicca contro Lola, alla quale prima di andare
soldato aveva giurato fedeltà eterna, e che ora continua a frequentare
sebbene sia sposata. Giunge dunque Turiddu che discute animatamente con
Santa; interviene anche Lola che sta per recarsi in chiesa, e le due donne si
scambiano battute ironiche.
• Turiddu segue Lola, che è sola perché il marito lavora.
Santuzza augura a Turiddu la malapasqua e, vedendo arrivare
Alfio, gli denuncia la tresca amorosa della moglie. Lo svolgimento
della messa è sottolineato dal famoso intermezzo sinfonico;
terminata la cerimonia, Turiddu offre un brindisi a tutti i paesani.
Alfio entra nella piccola bottega e getta il bicchiere di vino in
faccia a Turiddu il quale gli morde l'orecchio sfidandolo a duello.
Turiddu corre a salutare la madre e ubriaco, le dice addio e le
affida Santuzza.
Subito dopo si sente un vociare di donne e popolani. Un urlo
sovrasta gli altri: "Hanno ammazzato compare Turiddu!".
L’orchestra
La partitura di Mascagni prevede l'utilizzo di:
• due ottavini, due flauti, due oboi, due clarinetti,
due fagotti
• quattro corni, due trombe, tre tromboni, tuba
• timpani, grancassa, piatti, triangolo, tamburo,
campane tubolari, frusta
• tre arpe (due in orchestra ed una sulla scena),
organo
• archi
I personaggi
e le voci
LOLA
moglie di Alfio
(mezzosoprano)
TURIDDU
giovane contadino
(tenore)
Alfio
carrettiere
(baritono)
Lucia
madre di Turiddu
(contralto)
Santuzza
giovane contadina
(soprano)
Occorrenze – Cavalleria rusticana
casa
chiesa
mamma
vino
0 2 4 6 8 10 12
12
12
10
9
Leoncavallo e Mascagni - Pagliacci e Cavalleria rusticana.pptx
La nascita della coppia
• Il singolare abbinamento Cavalleria
Rusticana / Pagliacci venne proposto per
la prima volta al Metropolitan Opera House
di New York il 22 dicembre 1893, in Italia
due giorni dopo presso il teatro Politeama
Reinach di Parma (distrutto nel 1944).
• Venne legittimato dallo stesso Mascagni,
che nel 1926, al Teatro alla Scala di
Milano, diresse, nella stessa serata,
entrambe le opere.
Siciliana
TURIDDU
(a sipario calato)
O Lola ch'ai di latti la cammisa
Si bianca e russa comu la cirasa,
Quannu t'affacci fai la vucca a risa,
Biato cui ti dà lu primu vasu!
Ntra la porta tua lu sangu è sparsu,
E nun me mporta si ce muoru accisu...
E s'iddu muoru e vaju mparadisu
Si nun ce truovo a ttia, mancu ce trasu.
Romanza e Scena - Lucia e Santuzza
LUCIA
Perché m'hai fatto
Segno di tacere?
SANTUZZA
Voi lo sapete, o mamma,
Prima d'andar soldato,
Turiddu aveva a Lola
Eterna fè giurato.
Tornò, la seppe sposa;
E con un nuovo amore
Volle spegner la fiamma
Che gli bruciava il core:
M'amò, l'amai.
Quell'invidia d'ogni delizia
mia,
Del suo sposo dimentica,
Arse di gelosia...
Me l'ha rapito...
Priva dell'onor mio rimango:
Lola e Turiddu s'amano,
Io piango, io piango!
Duetto - Santuzza e Turiddu
TURIDDU (irato)
Ah! lo vedi,
Che hai tu detto...?
SANTUZZA
L'hai voluto, e ben ti sta.
TURIDDU (Le s'avventa.)
Ah! perdio!
SANTUZZA
Squarciami il petto!
TURIDDU (s'avvia)
No!
SANTUZZA (trattenendolo)
Turiddu, ascolta!
TURIDDU
No!
SANTUZZA
No, no, Turiddu,
Rimani ancora.
Abbandonarmi
Dunque tu vuoi?
TURIDDU
Perché seguirmi,
Perché spiarmi
Sul limitare
Fin della chiesa?
SANTUZZA
La tua Santuzza
Piange e t'implora;
Come cacciarla
Così tu puoi?
TURIDDU
Va, ti ripeto
Va non tediarmi,
Pentirsi è vano
Dopo l'offesa!
SANTUZZA (minacciosa)
Bada!
TURIDDU
Dell'ira tua non mi curo!
(La getta a terra e fugge in chiesa.)
SANTUZZA
(nel colmo dell'ira)
A te la mala Pasqua, spergiuro!
(Cade affranta ed angosciata.)
Scena, Coro e Brindisi
TURIDDU
(al Coro)
Intanto amici, qua,
Beviamone un bicchiere.
(Tutti si avvicinano alla tavola dell'osteria e prendono bicchieri.)
Viva il vino spumeggiante
Nel bicchiere scintillante,
Come il riso dell'amante
Mite infonde il giubilo!
Viva il vino ch'è sincero
Che ci allieta ogni pensiero,
E che annega l'umor nero,
Nell'ebbrezza tenera.
CORO
Viva il vino spumeggiante, ecc.
(Si riprende il brindisi.)
Finale
TURIDDU
Mamma,
Quel vino è generoso, e certo
Oggi troppi bicchieri
Ne ho tracannati...
Vado fuori all'aperto.
Ma prima voglio
Che mi benedite
Come quel giorno
Che partii soldato.
E poi... mamma... sentite...
S'io... non tornassi...
Voi dovrete fare
Da madre a Santa,
Ch'io le avea giurato
Di condurla all'altare.
LUCIA
Perché parli così, figliuol mio?
TURIDDU
Oh! nulla!
È il vino che mi ha suggerito!
Per me pregate Iddio!
Un bacio, mamma...
Un altro bacio... addio!
(L'abbraccia ed esce precipitosamente.)
Lucia, Santuzza e Coro
LUCIA
(disperata, correndo in fondo)
Turiddu?! Che vuoi dire?
Turiddu? Turiddu? Ah!
(Entra Santuzza.)
Santuzza!...
SANTUZZA
(Getta la braccia al collo di Lucia.)
Oh! madre mia!
(Si sente un mormorio lontano.)
DONNE
(correndo)
Hanno ammazzato compare Turiddu!
(Tutti gettano un grido.)
PAGLIACCI
Ruggero Leoncavallo
(Napoli, 1857 – Montecatini Terme, 1919)
Note biografiche
• Dopo i primi studi a Potenza, pianoforte al Conservatorio di San Pietro a
Majella di Napoli sotto la guida di Beniamino Cesi (dal 1873)
• Poi a Bologna, conosce Richard Wagner che ammirava, e il giovane Giovanni
Pascoli.
• Visse Parigi, dove soggiornò per sei anni a partire dal 1882 come insegnante
di canto; conobbe Sybil Sanderson, Alexandre Dumas figlio, Victor Maurel (il
primo Tonio) e la futura moglie Berthe Rambaud.
• Nel 1888 si spostò a Milano, dove propose «Pagliacci» a Giulio Ricordi che
non ne fu convinto; inviò il libretto a Edoardo Sonzogno, che acquistò la
proprietà dell'opera, rappresentata nel 1892, è l’unica rimasta in repertorio
• Dal 1903 si trasferisce in Ticino, a Brissago (ove si trovano le sue spoglie dal
1989), quindi, dal 1916, a Montecatini Terme
La produzione
Opere
• Pagliacci (Milano, 21 maggio 1892)
• I Medici (Milano, 10 novembre 1893)
• Chatterton (Roma, 10 marzo 1896)
• La bohème (Venezia, 6 maggio 1897)
• Zazà (Milano, 10 novembre 1900)
• Der Roland von Berlin (Berlino, 13 dicembre
1904)
• Maià (Roma, 15 gennaio 1910)
• Zingari (Londra, 16 settembre 1912)
• Mameli (Genova, 27 aprile 1916)
(recensione di Montale in absentia, per altri)
• Edipo re (postuma – Chicago, 13 dicembre
1920)
Operette
• La jeunesse de Figaro (USA, 1906)
• Malbrouck, (Roma, 20 gennaio 1910)
• La reginetta delle rose (24 giugno 1912)
• Are you there? (Londra, 1913)
• La candidata, (Roma e Torino, 6 febbraio 1915)
• Prestami tua moglie (Montecatini, 2 settembre 1916)
• A chi la giarrettiera (Roma, 6 ottobre 1919)
• Il primo bacio (postuma - Montecatini, 29 aprile 1923)
• La maschera nuda, completata da Salvatore Allegra,
(Napoli, 2 maggio 1925)
Tra le altre composizioni
• Seraphitus Seraphita - Poema sinfonico da Séraphîta di
Honoré de Balzac - Teatro alla Scala, Milano, 1894)
• Mattinata - Romanza, scritta per Enrico Caruso nel
1903
• Di viva fiamma, di sangue vivo, inno composto per la
Croce Rossa Italiana nel 1901
La storia dell’opera
• Pagliacci è un'opera lirica su musica e
libretto di Ruggero Leoncavallo.
• Il soggetto si ispira a un delitto realmente
accaduto a Montalto Uffugo (CS).
• Gli assassini di un domestico dei Leoncavallo,
Gaetano Scavello, furono condannati dal
padre di Ruggero, magistrato a Montalto.
• Il musicista affermò che l'assassinio si
svolse sotto i suoi occhi e che fu eseguito
da un pagliaccio che aveva appena ucciso la
propria moglie, poiché sosteneva di aver
trovato tra i suoi vestiti un biglietto di Scavello
• La prima assoluta dell'opera ebbe luogo il
21 maggio del 1892, presso il Teatro dal
Verme di Milano, diretta dal venticinquenne
Arturo Toscanini (allora quasi sconosciuto).
• Il titolo originale (Pagliaccio) viene mutato
poiché il baritono francese Victor Maurel non
voleva che il suo ruolo (Tonio) passasse in
secondo piano in favore di quello del tenore
(Canio).
• L'opera ottenne, fin da subito, grande
successo. È stata rappresentata spesso ed
è considerata uno dei massimi esempi
d'opere veriste.
• Prima opera trasmessa dalla Rai (26/9/1954)
La vicenda
• Al termine di un'introduzione strumentale, la scena si apre con il prologo, a
sipario calato, di un baritono (solitamente quello che interpreta Tonio). La sua
funzione è di fungere da portavoce dell'autore e introdurre alla poetica e ai
principi informatori dell'opera.
• La piccola compagnia teatrale itinerante formata da Canio, la moglie
Nedda, Beppe e Tonio arriva a Montalto, a metà agosto, per mettere in scena
una commedia. Silvio, contadino del luogo, è l'amante di Nedda, Canio non
sospetta nulla, ma Tonio, fisicamente deforme, che ama Nedda e ne è
respinto, lo avvisa del tradimento. Canio scopre i due amanti che si
promettono amore e si infuria, ma Silvio fugge senza essere visto in volto.
• Il pubblico freme e non può più aspettare, infatti, Beppe arriva dai due per
sollecitare l'inizio della commedia. Niente da fare per Canio che non può far
altro che cominciare a prepararsi per lo spettacolo (Vesti la giubba).
• Alla fine di un intermezzo sinfonico, Canio (Pagliaccio sulla scena) deve
fingere di impersonare un marito tradito. Ovviamente, data la sua
condizione, la realtà prende il sopravvento sulla finzione e così riprende il
discorso, mai concluso, con Nedda (Colombina) rinfacciandole di averlo
tradito. La donna prova a mantenere i toni da commedia, ma nel momento in
cui si sente minacciata li abbandona per reagire con scontrosità.
• Beppe (Arlecchino) vorrebbe intervenire, Tonio (Taddeo) glielo impedisce ed
intanto il pubblico inizia a capire che lo spettacolo che stanno osservando
non ha più nulla a che vedere con la finzione. (No! Pagliaccio non son!)
• Nedda non ha il coraggio di nominare il nome del suo amante e Canio, di
fronte a questo rifiuto, accoltella prima la moglie e poi Silvio, che era giunto
in suo soccorso e si trovava a sedere tra il pubblico.
• Curiosità: secondo la partitura originale dell'opera è Tonio ad esclamare "La
commedia è finita", ma la battuta, a chiusura dell'opera, passò presto a Canio
L’orchestra
La partitura di Leoncavallo prevede l'utilizzo di:
• 3 flauti (III anche ottavino), 2 oboi, corno inglese,
2 clarinetti, clarinetto basso, 3 fagotti
• 4 corni, 3 trombe, 3 tromboni, tuba
• timpani, grancassa, piatti, triangolo, glockenspiel,
tam-tam, campane tubolari
• 2 arpe
• Archi
Da suonare sul palco:
• oboe, tromba, violino, grancassa, 3 campane
I personaggi
e le voci
NEDDA
(Soprano - Colombina)
CANIO
(Tenore - Pagliaccio)
Silvio
(Baritono)
Beppe
(Tenore - Arlecchino)
TONIO
(Baritono - Taddeo)
Occorrenze - Pagliacci
pagliaccio
folla
scena
amor
nome
teatro
0 5 10 15 20 25
23
23
21
19
16
15
Leoncavallo e Mascagni - Pagliacci e Cavalleria rusticana.pptx
Prologo
Si può? Si può?
Signore! Signori! Scusatemi
Se da sol mi presento. Io sono il Prologo.
Poiché in iscena ancor
Le antiche maschere mette l’autore,
In parte ei vuol riprendere
Le vecchie usanze, e a voi
Di nuovo inviami.
Ma non per dirvi come pria
“Le lacrime che noi versiam son false!
Degli spasimi e dei nostri martir
Non allarmatevi!” No. No.
L’autore ha cercato invece pingervi
Uno squarcio di vita.
Egli ha per massima sol che l’artista
È un uom, e che per gli uomini
Scrivere ei deve. Ed al vero ispiravasi.
Un nido di memorie in fondo all’anima
Cantava un giorno, ed ei con vere lacrime
Scrisse, e i singhiozzi il tempo gli battevano!
Dunque, vedrete amar sì come s’amano
Gli esseri umani, vedrete dell’odio
I tristi frutti. Del dolor gli spasimi,
Urli di rabbia, udrete, e risa ciniche!
E voi, piuttosto che le nostre povere
Gabbane d’istrioni, le nostr’anime
Considerate, poiché siam uomini
Di carne e d’ossa, e che di quest’orfano
Mondo al pari di voi spiriamo l’aere!
Il concetto vi dissi. Or ascoltate
Com’egli è svolto.
Andiam. Incominciate! (gridando verso la scena)
Vesti la giubba
Recitar! Mentre preso dal delirio, Non so più quel che dico, E quel che
faccio! Eppur d'uopo, sforzati! Bah! sei tu forse un uom? Tu se' Pagliaccio!
Vesti la giubba e la faccia infarina
La gente paga, e rider vuole qua
E se Arlecchin t'invola Colombina
Ridi, Pagliaccio, e ognun applaudirà
Tramuta in lazzi lo spasmo ed il pianto
In una smorfia il singhiozzo e il dolor, ah
Ridi, Pagliaccio, sul tuo amore infranto
Ridi del duol che t'avvelena il cor
No! Pagliaccio non son!
Canio:
No! Pagliaccio non son!
Se il viso è pallido,
è di vergogna, e smania di vendetta!
L'uom riprende i suoi dritti, e 'l cor che sanguina
vuol sangue a lavar l'onta, o maledetta!
No, Pagliaccio non son! Son quei che stolido
ti raccolse orfanella in su la via
quasi morta di fame, e un nome offriati,
ed un amor ch'era febbre e follia!
Contadine:
Comare, mi fa piangere!
Par vera questa scena!
Contadini:
Zitte laggiù! Che diamine!
Silvio:
Io mi ritengo appena!
Canio:
Sperai, tanto il delirio acciecato m'aveva,
se non amor, pietà, mercé!
Ed ogni sacrifizio al cor lieto imponeva,
e fidente credeva più che in dio stesso, in te!
Ma il vizio alberga sol ne l'alma tua negletta;
tu viscere non hai, sol legge è 'l senso a te!
Va', non merti il mio duol, o meretrice abbietta,
vo' ne lo sprezzo mio schiacciarti sotto i piè!
LA VERSIONE
DI MARTONE
Teatro alla Scala 2011
Ci sono casi fortunati in cui una lettura registica innovativa è in
grado di riproporre un intero repertorio sotto una nuova luce: è stato
il caso del percorso di Mario Martone attraverso il verismo, con
spettacoli come La cena delle beffe, Andrea Chénier e Fedora.
Primo passo di questo cammino è stato il dittico formato
da Pagliacci di Ruggero Leoncavallo e Cavalleria rusticana di Pietro
Mascagni, affrontato nel 2011 con essenzialità e realismo. Questo
spettacolo ormai storico torna con la direzione sicura di Giampaolo
Bisanti e un grande cast in cui spiccano Elīna Garanča come
Santuzza, Brian Jagde come Turiddu, Irina Lungu come Nedda,
Fabio Sartori come Canio e Amartuvshin Enkhbat come Tonio e
Alfio.
(https://www.teatroallascala.org/it/stagione/2023-2024/opera/cavalleria-rusticana-pagliacci.html)
Il cast 2024
Cavalleria rusticana
Pietro Mascagni
Melodramma in un atto
Libretto di Giovanni Targioni-Tozzetti e Guido Menasci
Santuzza Elīna Garanča (16, 18, 21, 23, 26, 28
apr.)
Saioa Hernández (30 apr., 2 e 5 mag.)
Lola Francesca Di Sauro
Turiddu Brian Jagde (16, 21, 23, 26, 28 apr., 2, 5
mag.)
Yusif Eyvazov (18, 30 apr.)
Alfio Amartuvshin Enkhbat (16, 28, 30 apr., 2,
5 mag.)
Roman Burdenko (18, 21, 23, 26 apr.)
Mamma Lucia Elena Zilio
Pagliacci
Ruggero Leoncavallo
Dramma in un prologo e due atti
Libretto di Ruggero Leoncavallo
Nedda Irina Lungu
Canio Fabio Sartori
Tonio Amartuvshin Enkhbat (16, 28,
30 apr., 2, 5 mag.)
Roman Burdenko (18, 21,
23, 26 apr.)
Peppe Jinxu Xiahou
Silvio Mattia Olivieri
Direttore GIAMPAOLO BISANTI
Regia MARIO MARTONE
Scene SERGIO TRAMONTI
Costumi URSULA PATZAK
Luci PASQUALE MARI
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  • 1. UNA STRANA COPPIA Cavalleria Rusticana - Pagliacci
  • 2. Premessa: la Giovane Scuola Italiana • Gruppo di operisti italiani operanti tra fine ‘800 – inizio ‘900 • I più notevoli - Alfredo Catalani (1854 – 1893) - Ruggero Leoncavallo (1857 – 1919) - Giacomo Puccini (1858 – 1924) - Pietro Mascagni (1863 – 1945) - Francesco Cilea (1866 – 1950) - Umberto Giordano (1867 – 1948)
  • 4. Note biografiche e opere • Studiò dapprima a Livorno, poi, con Ponchielli, al Conservatorio di Milano, lasciato dopo breve tempo per insofferenza alla disciplina scolastica. • Dall'oscura posizione di direttore di banda a Cerignola lo trasse l'improvviso e clamoroso successo di Cavalleria rusticana con cui vinse nel 1889 il premio Sonzogno. • Dal 1895 al 1902 diresse il Conservatorio di Pesaro, lasciò poi l'incarico per dedicarsi più intensamente alla composizione e alla direzione d'orchestra. • 1903 - direttore della Scuola Nazionale di Musica di Roma; dal 1927 vive all’Hotel Plaza • Altre sue opere liriche: L'amico Fritz (1891), Guglielmo Ratcliff (1895), Le maschere (1901), Iris (1898), Isabeau (1911), Parisina (su libretto di D'Annunzio, 1913), Lodoletta (1917), Il piccolo Marat (1921), Pinotta (1932), Nerone (1935) • Altre composizioni: un'operetta, Sì (1919), una Cantata a G. Leopardi (1898), una Rapsodia satanica (1915), due sinfonie (1878 e 1881), il poema sinfonico Contemplando la Santa Teresa del Bernini (1922), molte melodie per canto e pianoforte • Considerato caposcuola del «verismo»
  • 5. La nascita di «Cavalleria rusticana» • Nel 1888 l'editore milanese Edoardo Sonzogno annunciò un concorso aperto a tutti i giovani compositori italiani che non avevano ancora fatto rappresentare una loro opera: 73 le opere presentate, vince trionfalmente quella di Mascagni, all’epoca più o meno ignoto • Cavalleria rusticana è un'opera in un unico atto di Pietro Mascagni, va in scena per la prima volta il 17 maggio 1890 al Teatro Costanzi di Roma, su libretto di Giovanni Targioni-Tozzetti e Guido Menasci, tratto dalla novella omonima di Giovanni Verga. • Viene imparentata al Verismo letterario (in realtà: Giovane Scuola Italiana)… • Viene spesso rappresentata o incisa insieme ai Pagliacci di Ruggero Leoncavallo, da pochi anni dopo la prima esecuzione
  • 7. Mascagni vs. Verga • Mascagni non riconobbe al Verga i profitti derivanti dai diritti d’autore. • La questione viene sottoposta alla Società per i diritti d'autore (la SIAE dell’epoca) e al giudizio dei tribunali. Un processo, che culmina con la sentenza della Corte di Milano del giugno 1891, segna la fine della “guerra giudiziaria”. • La vertenza si conclude nel 1893 con una vittoria morale del Verga, che ottiene un rimborso di 143.000 lire (poco meno di 600.000 euro attuali); dopodichè torna a Catania, si ritira in uno sdegnato silenzio letterario che conserva sino alla morte.
  • 8. La vicenda La scena si svolge in un paese siciliano (ispirato a Vizzini, ove, nel borgo di Cunziria, Verga ambienta il finale della sua novella) durante il giorno di Pasqua. • Ancora a sipario calato, si sente Turiddu, il tenore, cantare una serenata a Lola, sua promessa sposa che durante il servizio militare di Turiddu ha però sposato Alfio. La scena si riempie di paesani e paesane in festa, giunge anche Santa, detta Santuzza, attuale fidanzata di Turiddu, che non si sente di entrare in chiesa sentendosi in grave peccato. Entra allora in casa di mamma Lucia, madre di Turiddu, chiedendole notizie del figlio. • Lucia dice a Santuzza che Turiddu è andato a Francofonte a comprare il vino, ma Santa sostiene di aver visto Turiddu che si aggirava sotto la casa di Lola. La stessa notizia arriva anche ad Alfio, che ignaro di tutto va a trovare Lucia. A questo punto Santuzza svela a Lucia la relazione tra Turiddu e Lola. Egli ormai l'ha disonorata per ripicca contro Lola, alla quale prima di andare soldato aveva giurato fedeltà eterna, e che ora continua a frequentare sebbene sia sposata. Giunge dunque Turiddu che discute animatamente con Santa; interviene anche Lola che sta per recarsi in chiesa, e le due donne si scambiano battute ironiche.
  • 9. • Turiddu segue Lola, che è sola perché il marito lavora. Santuzza augura a Turiddu la malapasqua e, vedendo arrivare Alfio, gli denuncia la tresca amorosa della moglie. Lo svolgimento della messa è sottolineato dal famoso intermezzo sinfonico; terminata la cerimonia, Turiddu offre un brindisi a tutti i paesani. Alfio entra nella piccola bottega e getta il bicchiere di vino in faccia a Turiddu il quale gli morde l'orecchio sfidandolo a duello. Turiddu corre a salutare la madre e ubriaco, le dice addio e le affida Santuzza. Subito dopo si sente un vociare di donne e popolani. Un urlo sovrasta gli altri: "Hanno ammazzato compare Turiddu!".
  • 10. L’orchestra La partitura di Mascagni prevede l'utilizzo di: • due ottavini, due flauti, due oboi, due clarinetti, due fagotti • quattro corni, due trombe, tre tromboni, tuba • timpani, grancassa, piatti, triangolo, tamburo, campane tubolari, frusta • tre arpe (due in orchestra ed una sulla scena), organo • archi
  • 11. I personaggi e le voci LOLA moglie di Alfio (mezzosoprano) TURIDDU giovane contadino (tenore) Alfio carrettiere (baritono) Lucia madre di Turiddu (contralto) Santuzza giovane contadina (soprano)
  • 12. Occorrenze – Cavalleria rusticana casa chiesa mamma vino 0 2 4 6 8 10 12 12 12 10 9
  • 14. La nascita della coppia • Il singolare abbinamento Cavalleria Rusticana / Pagliacci venne proposto per la prima volta al Metropolitan Opera House di New York il 22 dicembre 1893, in Italia due giorni dopo presso il teatro Politeama Reinach di Parma (distrutto nel 1944). • Venne legittimato dallo stesso Mascagni, che nel 1926, al Teatro alla Scala di Milano, diresse, nella stessa serata, entrambe le opere.
  • 15. Siciliana TURIDDU (a sipario calato) O Lola ch'ai di latti la cammisa Si bianca e russa comu la cirasa, Quannu t'affacci fai la vucca a risa, Biato cui ti dà lu primu vasu! Ntra la porta tua lu sangu è sparsu, E nun me mporta si ce muoru accisu... E s'iddu muoru e vaju mparadisu Si nun ce truovo a ttia, mancu ce trasu.
  • 16. Romanza e Scena - Lucia e Santuzza LUCIA Perché m'hai fatto Segno di tacere? SANTUZZA Voi lo sapete, o mamma, Prima d'andar soldato, Turiddu aveva a Lola Eterna fè giurato. Tornò, la seppe sposa; E con un nuovo amore Volle spegner la fiamma Che gli bruciava il core: M'amò, l'amai. Quell'invidia d'ogni delizia mia, Del suo sposo dimentica, Arse di gelosia... Me l'ha rapito... Priva dell'onor mio rimango: Lola e Turiddu s'amano, Io piango, io piango!
  • 17. Duetto - Santuzza e Turiddu TURIDDU (irato) Ah! lo vedi, Che hai tu detto...? SANTUZZA L'hai voluto, e ben ti sta. TURIDDU (Le s'avventa.) Ah! perdio! SANTUZZA Squarciami il petto! TURIDDU (s'avvia) No! SANTUZZA (trattenendolo) Turiddu, ascolta! TURIDDU No! SANTUZZA No, no, Turiddu, Rimani ancora. Abbandonarmi Dunque tu vuoi? TURIDDU Perché seguirmi, Perché spiarmi Sul limitare Fin della chiesa? SANTUZZA La tua Santuzza Piange e t'implora; Come cacciarla Così tu puoi? TURIDDU Va, ti ripeto Va non tediarmi, Pentirsi è vano Dopo l'offesa! SANTUZZA (minacciosa) Bada! TURIDDU Dell'ira tua non mi curo! (La getta a terra e fugge in chiesa.) SANTUZZA (nel colmo dell'ira) A te la mala Pasqua, spergiuro! (Cade affranta ed angosciata.)
  • 18. Scena, Coro e Brindisi TURIDDU (al Coro) Intanto amici, qua, Beviamone un bicchiere. (Tutti si avvicinano alla tavola dell'osteria e prendono bicchieri.) Viva il vino spumeggiante Nel bicchiere scintillante, Come il riso dell'amante Mite infonde il giubilo! Viva il vino ch'è sincero Che ci allieta ogni pensiero, E che annega l'umor nero, Nell'ebbrezza tenera. CORO Viva il vino spumeggiante, ecc. (Si riprende il brindisi.)
  • 19. Finale TURIDDU Mamma, Quel vino è generoso, e certo Oggi troppi bicchieri Ne ho tracannati... Vado fuori all'aperto. Ma prima voglio Che mi benedite Come quel giorno Che partii soldato. E poi... mamma... sentite... S'io... non tornassi... Voi dovrete fare Da madre a Santa, Ch'io le avea giurato Di condurla all'altare. LUCIA Perché parli così, figliuol mio? TURIDDU Oh! nulla! È il vino che mi ha suggerito! Per me pregate Iddio! Un bacio, mamma... Un altro bacio... addio! (L'abbraccia ed esce precipitosamente.) Lucia, Santuzza e Coro LUCIA (disperata, correndo in fondo) Turiddu?! Che vuoi dire? Turiddu? Turiddu? Ah! (Entra Santuzza.) Santuzza!... SANTUZZA (Getta la braccia al collo di Lucia.) Oh! madre mia! (Si sente un mormorio lontano.) DONNE (correndo) Hanno ammazzato compare Turiddu! (Tutti gettano un grido.)
  • 20. PAGLIACCI Ruggero Leoncavallo (Napoli, 1857 – Montecatini Terme, 1919)
  • 21. Note biografiche • Dopo i primi studi a Potenza, pianoforte al Conservatorio di San Pietro a Majella di Napoli sotto la guida di Beniamino Cesi (dal 1873) • Poi a Bologna, conosce Richard Wagner che ammirava, e il giovane Giovanni Pascoli. • Visse Parigi, dove soggiornò per sei anni a partire dal 1882 come insegnante di canto; conobbe Sybil Sanderson, Alexandre Dumas figlio, Victor Maurel (il primo Tonio) e la futura moglie Berthe Rambaud. • Nel 1888 si spostò a Milano, dove propose «Pagliacci» a Giulio Ricordi che non ne fu convinto; inviò il libretto a Edoardo Sonzogno, che acquistò la proprietà dell'opera, rappresentata nel 1892, è l’unica rimasta in repertorio • Dal 1903 si trasferisce in Ticino, a Brissago (ove si trovano le sue spoglie dal 1989), quindi, dal 1916, a Montecatini Terme
  • 22. La produzione Opere • Pagliacci (Milano, 21 maggio 1892) • I Medici (Milano, 10 novembre 1893) • Chatterton (Roma, 10 marzo 1896) • La bohème (Venezia, 6 maggio 1897) • Zazà (Milano, 10 novembre 1900) • Der Roland von Berlin (Berlino, 13 dicembre 1904) • Maià (Roma, 15 gennaio 1910) • Zingari (Londra, 16 settembre 1912) • Mameli (Genova, 27 aprile 1916) (recensione di Montale in absentia, per altri) • Edipo re (postuma – Chicago, 13 dicembre 1920) Operette • La jeunesse de Figaro (USA, 1906) • Malbrouck, (Roma, 20 gennaio 1910) • La reginetta delle rose (24 giugno 1912) • Are you there? (Londra, 1913) • La candidata, (Roma e Torino, 6 febbraio 1915) • Prestami tua moglie (Montecatini, 2 settembre 1916) • A chi la giarrettiera (Roma, 6 ottobre 1919) • Il primo bacio (postuma - Montecatini, 29 aprile 1923) • La maschera nuda, completata da Salvatore Allegra, (Napoli, 2 maggio 1925) Tra le altre composizioni • Seraphitus Seraphita - Poema sinfonico da Séraphîta di Honoré de Balzac - Teatro alla Scala, Milano, 1894) • Mattinata - Romanza, scritta per Enrico Caruso nel 1903 • Di viva fiamma, di sangue vivo, inno composto per la Croce Rossa Italiana nel 1901
  • 23. La storia dell’opera • Pagliacci è un'opera lirica su musica e libretto di Ruggero Leoncavallo. • Il soggetto si ispira a un delitto realmente accaduto a Montalto Uffugo (CS). • Gli assassini di un domestico dei Leoncavallo, Gaetano Scavello, furono condannati dal padre di Ruggero, magistrato a Montalto. • Il musicista affermò che l'assassinio si svolse sotto i suoi occhi e che fu eseguito da un pagliaccio che aveva appena ucciso la propria moglie, poiché sosteneva di aver trovato tra i suoi vestiti un biglietto di Scavello
  • 24. • La prima assoluta dell'opera ebbe luogo il 21 maggio del 1892, presso il Teatro dal Verme di Milano, diretta dal venticinquenne Arturo Toscanini (allora quasi sconosciuto). • Il titolo originale (Pagliaccio) viene mutato poiché il baritono francese Victor Maurel non voleva che il suo ruolo (Tonio) passasse in secondo piano in favore di quello del tenore (Canio). • L'opera ottenne, fin da subito, grande successo. È stata rappresentata spesso ed è considerata uno dei massimi esempi d'opere veriste. • Prima opera trasmessa dalla Rai (26/9/1954)
  • 25. La vicenda • Al termine di un'introduzione strumentale, la scena si apre con il prologo, a sipario calato, di un baritono (solitamente quello che interpreta Tonio). La sua funzione è di fungere da portavoce dell'autore e introdurre alla poetica e ai principi informatori dell'opera. • La piccola compagnia teatrale itinerante formata da Canio, la moglie Nedda, Beppe e Tonio arriva a Montalto, a metà agosto, per mettere in scena una commedia. Silvio, contadino del luogo, è l'amante di Nedda, Canio non sospetta nulla, ma Tonio, fisicamente deforme, che ama Nedda e ne è respinto, lo avvisa del tradimento. Canio scopre i due amanti che si promettono amore e si infuria, ma Silvio fugge senza essere visto in volto. • Il pubblico freme e non può più aspettare, infatti, Beppe arriva dai due per sollecitare l'inizio della commedia. Niente da fare per Canio che non può far altro che cominciare a prepararsi per lo spettacolo (Vesti la giubba).
  • 26. • Alla fine di un intermezzo sinfonico, Canio (Pagliaccio sulla scena) deve fingere di impersonare un marito tradito. Ovviamente, data la sua condizione, la realtà prende il sopravvento sulla finzione e così riprende il discorso, mai concluso, con Nedda (Colombina) rinfacciandole di averlo tradito. La donna prova a mantenere i toni da commedia, ma nel momento in cui si sente minacciata li abbandona per reagire con scontrosità. • Beppe (Arlecchino) vorrebbe intervenire, Tonio (Taddeo) glielo impedisce ed intanto il pubblico inizia a capire che lo spettacolo che stanno osservando non ha più nulla a che vedere con la finzione. (No! Pagliaccio non son!) • Nedda non ha il coraggio di nominare il nome del suo amante e Canio, di fronte a questo rifiuto, accoltella prima la moglie e poi Silvio, che era giunto in suo soccorso e si trovava a sedere tra il pubblico. • Curiosità: secondo la partitura originale dell'opera è Tonio ad esclamare "La commedia è finita", ma la battuta, a chiusura dell'opera, passò presto a Canio
  • 27. L’orchestra La partitura di Leoncavallo prevede l'utilizzo di: • 3 flauti (III anche ottavino), 2 oboi, corno inglese, 2 clarinetti, clarinetto basso, 3 fagotti • 4 corni, 3 trombe, 3 tromboni, tuba • timpani, grancassa, piatti, triangolo, glockenspiel, tam-tam, campane tubolari • 2 arpe • Archi Da suonare sul palco: • oboe, tromba, violino, grancassa, 3 campane
  • 28. I personaggi e le voci NEDDA (Soprano - Colombina) CANIO (Tenore - Pagliaccio) Silvio (Baritono) Beppe (Tenore - Arlecchino) TONIO (Baritono - Taddeo)
  • 31. Prologo Si può? Si può? Signore! Signori! Scusatemi Se da sol mi presento. Io sono il Prologo. Poiché in iscena ancor Le antiche maschere mette l’autore, In parte ei vuol riprendere Le vecchie usanze, e a voi Di nuovo inviami. Ma non per dirvi come pria “Le lacrime che noi versiam son false! Degli spasimi e dei nostri martir Non allarmatevi!” No. No. L’autore ha cercato invece pingervi Uno squarcio di vita. Egli ha per massima sol che l’artista È un uom, e che per gli uomini Scrivere ei deve. Ed al vero ispiravasi. Un nido di memorie in fondo all’anima Cantava un giorno, ed ei con vere lacrime Scrisse, e i singhiozzi il tempo gli battevano! Dunque, vedrete amar sì come s’amano Gli esseri umani, vedrete dell’odio I tristi frutti. Del dolor gli spasimi, Urli di rabbia, udrete, e risa ciniche! E voi, piuttosto che le nostre povere Gabbane d’istrioni, le nostr’anime Considerate, poiché siam uomini Di carne e d’ossa, e che di quest’orfano Mondo al pari di voi spiriamo l’aere! Il concetto vi dissi. Or ascoltate Com’egli è svolto. Andiam. Incominciate! (gridando verso la scena)
  • 32. Vesti la giubba Recitar! Mentre preso dal delirio, Non so più quel che dico, E quel che faccio! Eppur d'uopo, sforzati! Bah! sei tu forse un uom? Tu se' Pagliaccio! Vesti la giubba e la faccia infarina La gente paga, e rider vuole qua E se Arlecchin t'invola Colombina Ridi, Pagliaccio, e ognun applaudirà Tramuta in lazzi lo spasmo ed il pianto In una smorfia il singhiozzo e il dolor, ah Ridi, Pagliaccio, sul tuo amore infranto Ridi del duol che t'avvelena il cor
  • 33. No! Pagliaccio non son! Canio: No! Pagliaccio non son! Se il viso è pallido, è di vergogna, e smania di vendetta! L'uom riprende i suoi dritti, e 'l cor che sanguina vuol sangue a lavar l'onta, o maledetta! No, Pagliaccio non son! Son quei che stolido ti raccolse orfanella in su la via quasi morta di fame, e un nome offriati, ed un amor ch'era febbre e follia! Contadine: Comare, mi fa piangere! Par vera questa scena! Contadini: Zitte laggiù! Che diamine! Silvio: Io mi ritengo appena! Canio: Sperai, tanto il delirio acciecato m'aveva, se non amor, pietà, mercé! Ed ogni sacrifizio al cor lieto imponeva, e fidente credeva più che in dio stesso, in te! Ma il vizio alberga sol ne l'alma tua negletta; tu viscere non hai, sol legge è 'l senso a te! Va', non merti il mio duol, o meretrice abbietta, vo' ne lo sprezzo mio schiacciarti sotto i piè!
  • 34. LA VERSIONE DI MARTONE Teatro alla Scala 2011
  • 35. Ci sono casi fortunati in cui una lettura registica innovativa è in grado di riproporre un intero repertorio sotto una nuova luce: è stato il caso del percorso di Mario Martone attraverso il verismo, con spettacoli come La cena delle beffe, Andrea Chénier e Fedora. Primo passo di questo cammino è stato il dittico formato da Pagliacci di Ruggero Leoncavallo e Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni, affrontato nel 2011 con essenzialità e realismo. Questo spettacolo ormai storico torna con la direzione sicura di Giampaolo Bisanti e un grande cast in cui spiccano Elīna Garanča come Santuzza, Brian Jagde come Turiddu, Irina Lungu come Nedda, Fabio Sartori come Canio e Amartuvshin Enkhbat come Tonio e Alfio. (https://www.teatroallascala.org/it/stagione/2023-2024/opera/cavalleria-rusticana-pagliacci.html)
  • 36. Il cast 2024 Cavalleria rusticana Pietro Mascagni Melodramma in un atto Libretto di Giovanni Targioni-Tozzetti e Guido Menasci Santuzza Elīna Garanča (16, 18, 21, 23, 26, 28 apr.) Saioa Hernández (30 apr., 2 e 5 mag.) Lola Francesca Di Sauro Turiddu Brian Jagde (16, 21, 23, 26, 28 apr., 2, 5 mag.) Yusif Eyvazov (18, 30 apr.) Alfio Amartuvshin Enkhbat (16, 28, 30 apr., 2, 5 mag.) Roman Burdenko (18, 21, 23, 26 apr.) Mamma Lucia Elena Zilio Pagliacci Ruggero Leoncavallo Dramma in un prologo e due atti Libretto di Ruggero Leoncavallo Nedda Irina Lungu Canio Fabio Sartori Tonio Amartuvshin Enkhbat (16, 28, 30 apr., 2, 5 mag.) Roman Burdenko (18, 21, 23, 26 apr.) Peppe Jinxu Xiahou Silvio Mattia Olivieri Direttore GIAMPAOLO BISANTI Regia MARIO MARTONE Scene SERGIO TRAMONTI Costumi URSULA PATZAK Luci PASQUALE MARI